sabato 27 novembre 2010

RIPRENDIAMO LA QUESTIONE DI UN CIMITERO PER I MUSULMANI

Qualche anno fa, in Toscana, dove è nota la vena ironica e a volte sarcastica degli abitanti, a fronte del fatto che con una certa precocità vi si era stabilita una consistente comunità cinese, alcuni buontemponi cominciarono a chiedersi, un pò per celia e un pò sul serio: "Ma dove vanno a finire i cinesi che risiedono qui quando muoiono? Li rimandano in Cina? Li usano come sofisticati ingredienti per la loro cucina estremamente varia?".
In effetti la questione della sepoltura degli immigrati che muoiono nel nostro paese è uno dei tanti aspetti che assume il particolare e composito razzismo all'italiana. In tutti i paesi europei, tranne, forse, qualche più xenofobo cantone svizzero, lo hanno risolto applicando il principio di uguaglianza fra gli esseri umani, declinato con quello della libertà religiosa come diritto assoluto: i residenti stranieri, che non praticano la religione cattolica o cristiana, che vengono raggiunti dall'Angelo della Morte nella terra in cui lavorano da anni come immigrati, hanno generalmente spazi riservati nei cimiteri comunali, o, addirittura cimiteri acattolici, dove usanze funerarie ispirate alla massima sobrietà e conformi alle convinzioni religiose del defunto e della sua famiglia, hanno modo di essere rispettate, senza peraltro venir meno alle norme che regolano la materia cimiteriale. A questo proposito non sarà male ricordare che i servizi cimiteriali sono servizi che un comune è obbligato ad erogare, alla pari dell'erogazione dell'acqua, della luce e del gas o della raccolta dei rifiuti solidi urbani. Ignorare l'esigenza di un servizio cimiteriale per stranieri che praticano una qualche fede religiosa con caratteristiche abbastanza definite, equivale a negare acqua, luce e gas o a raccogliere le immondizie di qualcuno perchè è... islamico (e quindi, per definizione fondamentalista, estremista, terrorista, schiavista con le donne, etc etc).
In mancanza di regole comportamentali consolidate in Italia, come al solito, ci si arrangia. La maggior parte dei residenti di religione islamica che muoiono nel bel paese costringe i familiari a sobbarcarsi grosse spese per... rimpatriare la salma. La spesa è tollerabile per chi deve tornare da morto in Tunisia, Algeria e Marocco oppure in Bosnia o in Albania. Ben diverso è il caso di chi deve raggiungere da morto l'Egitto, l'Iraq, il Pakistan e l'India.
Nei cimiteri comunali in genere non c'è posto; oppure non si ritiene di praticare un tipo di sepoltura che richiede una particolare posizione del cadavere (un fantasioso segretario comunale si è inventato che i musulmani chiedono di essere sepolti in posizione eretta; più semplicemente un buon musulmano pone la semplice esigenza di essere sepolto in direzione della Mecca). Solo pochi cimiteri italiani (meno di cento) hanno affrontato il tema attivando o riattivando antichi cimiteri acattolici in quasi totale disuso. Altri Comuni hanno demilitato nei cimiteri comunali un apposito spazio per i defunti di religione non cattolica (tale il caso del Comune di Padova). E quella di usufruire del cimitero acattolico che a Vicenza già c'è, anche se l'ultima salma vi è stata sepolta nel 1956, è stata la strada che almeno 4 anni fa fu seguita dall'allora presidente della comunità islamica vicentina.
Alla domanda, tuttavia, fu risposto che il cimitero acattolico non era più agibile, sia perchè le nuove norme di igiene cimiteriale richiedono una maggiore profondità della falda acquifera, sia perchè il cimitero acattolico è sotto vincolo monumentale della sopraintendenza dei monumenti di Verona e quindi non è suscettibile di lavori che lo rendano compatibile con le nuove norme in materia. Non si mancò tuttavia di evidenziare che una concessione cimiteriale in Italia esige la certezza che chi cura la sepoltura di una salma deve rigorosamente rispettare "le regole": in questa sottolineatura era sottintesa la convinzione che i musulmani, refrattari ad una vera integrazione (che nella testa di molti sarebbe l'accettazione del battesimo e degli altri sacramenti della religione cattolica), non avrebbero rispettato regole di alcun genere e avrebbero trasformato il cimitero acattolico in una specie di "suq" arabo.
Non si cercò di spiegare agli amministratori del momento che il carattere distintivo delle sepolture islamiche è la sobrietà, la mancanza di sfarzo, l'assenza di statue e di simboli religiosi troppo vistosi, e ciò in base al principio che di fronte alla morte siamo tutti uguali. Si omise anche di spiegare che la presenza di immagini che raffigurano angeli, santi, figure umane allontana per  i musulmani la presenza benefica degli spiriti angelici veri. In tal modo la domanda a suo tempo presentata finì nel dimenticatoio della passata amministrazione comunale.  Da notare che in un incontro con i rappresentanti della comunità ebraica di Vicenza si era dichiarata la incondinzionata disponibilità a dividere lo spazio cimiteriale.
Cambiata la civica amministrazione si è tornati a riattivare la questione. Fu di nuovo esclusa nei primi incontri la possibilità di usufruire dell'esistente cimitero acattolico (dove, paradossalmente, esiste anche un'abitazione per il custode addetto alla manutenzione) e si passò a una articolata trattativa per individuare un'area diversa che non sarebbe stato possibile delimitare all'interno del cimitero comunale ormai praticamente al completo e si doveva quindi cercare un'area diversa che non comportasse spese per il comune e che andava individuata d'intesa con gli uffici tecnici comunali. Ed ecco quel che accadde:












































Sugli articoli che precedono occorre fare alcune considerazioni:

1 - Il titolo "cimitero islamico a Polegge" è errato. La comunità islamica vicentina non ha mai chiesto un cimitero riservato ai musulmani ma un cimitero acattolico che prenda il posto di quello esistente e dichiarato inagibile. Siamo perfettamente consapevoli che l'Italia è un paese laico e che quindi cimiteri "confessionali" e cioè riservati a defunti di una sola religione non sono compatibili col principio che i servizi cimiteriali sono servizi pubblici;

2 - Sulla questione si è avventato come un avvoltoio il solito rappresentante della lega, al quale, evidentemente, non sta assolutamente a cuore la difesa della laicità dello stato visto che il suo partito di appartenenza sostiene che in Italia (o in padania) la sola religione tollerabile è quella cattolica apostolica (e il "romana" dove lo mettono?); quel che interessa è invece consumare l'ennesima provocazione anti-islamica e un'odiosa discriminazione nei confronti dei morti: teme forse che nella tombe musulmane possano nascondersi depositi di armi, guerriglieri kamikaze, o che si possano creare intralci per il traffico?;

3 - Resta evidente, nel terzo articolo, che l'entrata in campo della lega ha avuto come seguito la marcia indietro del Sindaco Variati il quale, dimenticando che da quando la sua amministrazione è in carica esempi di incontro e di collaborazione tra i musulmani residenti a Vicenza e numerosi assessori della sua giunta sono stati numerosi e proficui, al pari della significativa collaborazione che la comunità intrattiene con la Charitas, con la Croce Rossa e con l'Avis, se ne viene fuori con le frasi "Non conosco bene la comunità islamica di Vicenza e non so bene cosa faccia!". Circa le priorità comparse solo ora ed elencate dal Sindaco insieme alla impossibilità di affrontare spese da parte del Comune ci viene da rispondere che poteva dircele prima senza trascurare che la comunità islamica ha ribadito più volte di essere pronta a farsi carico di ogni spesa.
E' evidente che Variati ha paura della lega o non vuole un cimitero in cui anche i musulmani residenti a Vicenza , COMPRESI QUELLI CHE HANNO LA CITTADINANZA ITALIANA, abbiano un luogo di sepoltura in città. Nell'uno e nell'altro caso saremo costretti a richiedere un formale provvedimento amministrativo di reiezione della nostra richiesta e a tutelare i nostri diritti indisponibili davanti al Tar Veneto o di fronte alla Corte Europea per la Difesa dei Diritti dell'Uomo con sede a Strasburgo: e questa volta non saranno sufficienti benevole letterine interlocutorie o assicurazioni riguardanti un futuro imprecisato ed incerto a farci stare buoni. I diritti sono diritti, le promesse generiche sono promesse generiche, le chiacchiere sono chiacchiere. 

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