domenica 6 novembre 2011

CONTRIBUTI A UN SERIO E NON PROPAGANDISTICO DISCORSO FINALIZZATO A UN PROFICUO DIALOGO TRA RELIGIONI MONOTEISTICHE E, IN PARTICOLARE ISLAM E CRISTIANESIMO

La presenza in Italia di un milione e seicentomila musulmani, di cui circa un terzo in possesso della cittadinanza italiana, fa dell'Islam la seconda religione del nostro paese. Poiché l'Italia è nella stragrande maggioranza popolata da cittadini di religione cattolica, per altro collegabili alle più importanti correnti di pensiero che nel cattolicesimo moderno agiscono, impone ai musulmani di avviare un serio e articolato dialogo inter religioso con i fedeli della religione nata dalla figura del Santo Profeta Gesù, oggetto di grandissimo rispetto e per certi aspetti di fedeltà in tutto il mondo islamico. Gesù è indicato nel Santo Corano come "Messia" e "Verbo Incarnato delle Parole di Dio di Bontà e di Carità" e, unico dei Profeti, dotato dall'Altissimo del potere di compiere miracoli.
E' perciò evidente che i rapporti tra musulmani e cristiani debbono ispirarsi più che quelli con altre fedi religiose al dettato coranico "Nessuna costrizione è  ammessa nella religione". Per evitare che un discorso in questa direzione si inizi disquisendo in maniera accademica su questioni secondarie o su iniziative non di rado improntate a superficiale folklorismo, vogliamo iniziare il nostro tentativo di costruire una piattaforma comune dal terreno che a prima vista potrebbe apparire il più difficile: la Preghiera.


E' innegabile che nel loro manifestarsi nella storia umana le religioni tendono a enfatizzare la propria importanza, pur sapendo che non la religione ma Dio è il principio e il fine ultimo dell'umanità; e su questo punto è auspicabile che concordino perfettamente musulmani cristiani ed ebrei. In un epoca come l'attuale nella quale i rapporti fra esseri umani di ogni angolo della terra diventano sempre più stretti, nella quale l'economia mondiale è ormai globalizzata e le religioni diverse dalla nostra non appaiono più come entità sconosciute ma fanno parte della vita quotidiana, molte persone cominciano a chiedersi se i credenti delle varie religioni non abbiano qualcosa che gli accomuna, oltre alla condivisione di valori e norme etiche, e che dovrebbe rendere possibile rivolgersi all'unico Dio con un'identica preghiera.
Musulmani, cristiani ed ebrei pregano lo stesso Dio: chiedersi se sia possibile pregare in comune significa porre una questione che in linea di principio è risolvibile con un minimo di buona volontà e di spirito amichevole: riteniamo assolutamente possibile che i credenti delle 3 religioni che si collegano ad Abramo preghino insieme sempre più spesso. Naturalmente continueranno a sussistere differenze notevoli rispetto alla concezione di Dio, ma la realtà dell'essere supremo supera ogni rappresentazione umana; una diversa concezione di Dio non può rappresentare un ostacolo ad una preghiera comune all'Unico Dio.
L'eventualità di una preghiera comune tra cristiani ed ebrei non dovrebbe porre grandi problemi dato che sia gli uni che gli altri recitano insieme i salmi e altre preghiere della tradizione biblica ebraica. Analogamente per molti ebrei non dovrebbe essere un problema recitare ad esempio il "Padre Nostro" con i cristiani dato che questa preghiera risale nelle sue parti essenziali alla preghiera per il Kaddesh ebraico che Gesù recitò alla folla di galilei che erano accorsi ad ascoltare la sua parola e che gli avevano chiesto: "Maestro, insegnaci a pregare".
Non dovrebbe essere teologicamente discutibile il fatto di recitare insieme ai musulmani alcune delle più belle preghiere del Corano, che afferma che è lo stesso Dio ad aver parlato ad Abramo, ai Profeti, a Gesù e Muhammad. Il credente cristiano che abbia assistito almeno una volta alla preghiera collettiva dei musulmani il venerdì sa che anche lui potrebbe prostrarsi davanti all'unico Dio di Abramo, anche se come cristiano non manifesterà la stessa devozione verso Muhammad. Ne ai musulmani che risiedono in Italia dovrebbe mancare la disponibilità a recitare con i cristiani le preghiere rivolte all'unico Dio Clemente e Misericordioso.
Nonostante tutte le ricordate affinità, vanno evidenziati chiaramente i limiti di una preghiera in comune che deve in ogni caso tener conto delle specificità di una data religione e l'assoluta particolarità della sua fede. Non possiamo certo pensare che un ebreo concluda la sua preghiera al Dio di Israele aggiungendo le parole:
"Per Cristo nostro Signore!", ne si può pensare che un musulmano possa recitare la formula trinitaria: "Lode al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo" o altre formule ebraiche che considerano la terra di Israele come la terra promessa. Non è neppure pensabile che cristiani ed ebrei possano estendere la professione di fede nell'unico Dio anche al Profeta Muhammad. Se si vuole formulare una preghiera recitabile da tutti i credenti alla quale possano partecipare tutti occorre dotarci di una effettiva sensibilità inter religiosa. Ci sembra perciò opportuno indicare da musulmani due preghiere provenienti dal Cristianesimo che potrebbero essere recitate anche dai musulmani:

"Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se konfano
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie mi’ Signore, cun tucte le tue creature..."

Ogni musulmano è in grado di riconoscere in queste parole le stessa della prima sura del Corano, "Apriente":
"Lode a Dio, il Clemente, il Misericordioso, Creatore dei Mondi, Sovrano del Giorno del Giudizio. Te invochiamo in soccorso, a Te rivolgiamo le nostre preghiere..."

Vogliamo anche citare il magnifico contributo dato ad un'ipotesi di preghiera comune dal teologo cristiano Hans Kung:
"Dio nascosto, eterno, immenso, misericordioso
al di fuori del quale non vi è altro Dio.
Tu sei grande e degno di ogni lode, 
la tua forza e la tua grazia sostengono l'universo. 
Tu, Dio della fede senza menzogna, giusto e vero,
hai eletto Abramo, tuo servo devoto
come padre di molti popoli e hai parlato attraverso i profeti.
Il tuo nome sia santificato e glorificato in tutto il mondo
e sia fatta la tua volontà ovunque vivano esseri umani.
Dio vivente e buono, ascolta la nostra preghiera;
grande è diventata la nostra colpa. 
Perdona ai figli di Abramo le nostre guerra, le nostre inimicizie,
le nostra reciproche malvagità.
Liberaci da ogni miseria e donaci la pace.
Benedici, signore del nostro destino i governanti e i capi delle nazioni,
affinché non bramino potere e prestigio,
ma agiscano con responsabilità per il bene e la pace degli uomini.
Guida le nostre comunità religiose e i loro capi, 
affinché non si limitino ad annunciare, 
ma vivano essi stessi il messaggio di pace.
A noi tutti, e anche a chi non è dei nostri,
dona la tua grazia, la tua misericordia e ogni bene.
Guidaci o Dio della vita, sulla retta via che porta alla tua gloria eterna"

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