venerdì 8 luglio 2011

OGGI PARLIAMO DI RELIGIONE, IDENTITA' E DEMOCRAZIA - 2a parte

Secondo il valoroso Adonis il motivo per il quale l'Islam, e gli arabi in particolare non avrebbero mai conosciuto la democrazia, estranea al loro patrimonio culturale è che nei paesi arabi non vi sarebbe stato il passaggio della società politico culturale dal "tempo del cielo collettivo e divino" al "tempo terreno individuale umano": "Non vi sarebbe in altri termini una totale separazione tra ciò che è religioso e ciò che è politico, sociale e culturale. Sempre secondo Adonis la religione istituzionale è stata quella vincente e tutt'ora continua a vincere. Mischiare il religioso al politico è ancora alle basi della concessione della pratica nella vita arabo-islamica...In base all'interpretazione del "testo" sacro può essere ucciso legalmente l'uomo a volte come pensiero, a volte fisicamente. Come può nascere una democrazia in un clima che tiene conto delle libertà individuali e non vede la vita, la cultura e le civiltà dell'uomo se non attraverso lo specchio della lettura del "Testo" sacro? Fondamentalmente non vi è democrazia nella religione perché la religione è per natura appartenenza al cielo".
Se fosse vero quello che teorizza Adonis, non si riuscirebbe a capire come ha fatto la democrazia a nascere nell'occidente cristiano che ha conosciuto innumerevoli guerre di religione, sante inquisizioni, tribunali del santo uffizio, roghi di streghe, processi agli scienziati e alla scienza avendo come massima istituzione religiosa la chiesa cattolica e le altre chiese che, salvo eccezioni, hanno un capo assoluto che possiede persino il dono dell'infallibilità. A meno che non si rifletta sul fatto che ad onta del carattere anti libertario e e anti dogmatico dello spirito umano non vi sia sempre stato un congruo numero di uomini  e di donne, ribelli per natura e amanti del massimo dono che Dio ha fatto all'uomo e cioè la LIBERTA' di cui un sistema politico definibile democratico nasce: per cui si può affermare che prima della democrazia occorre la libertà delle società e degli individui, libertà interiore prima di tutto, scaturente dalla convinzione che gli uomini  e le donne sono stati creati da Dio liberi ed eguali tra loro, quale che sia la loro etnia, la loro lingua e il loro colore di pelle. Scorra con un pò d'attenzione queste indicazioni contenute nel Corano. E scoprirà anche che la Creazione Divina è un continuo e compito dell'uomo è tenerle dietro (da qui il carattere libero e profetico dell'antichità della scienza). L'uomo e la donna, inoltre, non sono marchiati dalla colpa dei progenitori perché Dio Clemente e Misericordioso gli ha perdonati: non vi è peccato originale tra i musulmani e questo non ha reso necessario far incarnare in un uomo in un figlio di Dio per farlo morire come vittima sacrificale inchiodato ad una croce.
Forse è per questo complesso di motivi che uno dei maggiori storici delle religioni, Ambrogio Donini, comunista ortodosso e convinto assertore del principio marxiano che le religioni, nella misura in cui si mettono al servizio delle classi dominanti sono l'oppio dei popoli. Per Donini la riforma religiosa musulmana è un proclamato ritorno a forme di culto naturali più vicino alle ispirazioni degli strati popolari. Per questo Donini vede l'Islam come un modo di vivere, un insieme di comportamenti, una legge, un'ideale politico in cui mancano quasi del tutto connotazioni strettamente sacerdotali e liturgiche gestite da un clero titolare del potere politico o alleato con esso. Per questo la rivoluzione compiuta in nome degli ideali islamici costituisce uno dei fenomeni più grandiosi della storia umana e nella misura in cui ha appoggiato le lotte di indipendenza dei paesi arabi contro il colonialismo una delle manifestazioni più intense e combattive dell'amore per la libertà e per l'indipendenza dei popoli.


La Siria con il suo regime incardinato sul potere di un partito unico "BATH" di vaga ispirazione socialistoide e sostenuto da un massiccio apparato poliziesco e militare incentrato sul clan Alawita della famiglia Assad, è in qualche modo gemello dell'Iraq di Saddam Hussein, anch'egli sedicente leader di un partito socialisteggiante nominato BATH e sostenuto da un apparato militare e poliziesco incentrato sulla sua tribù, che invece di essere affiliata alla setta Alawita, fortemente minoritaria in Siria si poggiava si una minoranza religiosa che invece di far capo allo sciismo era almeno a parole legata al sunnismo. Visti sotto questa angolatura di fratelli nemici i due regimi si sono piegati a seguire le logiche del mondo diviso in blocchi tipici della guerra fredda: filoamericano e anticomunista il regime di Saddam, filosovietico il regime di Assad.
Caduto il muro di Berlino la contrapposizione dei fratelli nemici ha perso i suoi punti di riferimento internazionale: Saddam ha cominciato in proprio, ha invaso il Kuwait e ha finito dall'essere travolto dalla sua ambizione imperiale; quanto ad Assad ha trasmesso suo figlio Bashir il piglio autoritario e tirannico che su tutto poggia meno che sui principi veri dell'Islam. La lotta che il suo popolo sta conducendo contro di lui è una lotta libertaria, per affermare la dignità umana dei siriani, il loro diritto ad avere un presente all'altezza di un passato luminoso (il grande califfato di Omar aveva come capitale Damasco) e, soprattutto del grande livello culturale che la Siria ha conservato nel corso dei millenni. Credo che per queste cose in nome della libertà e dell'Islam autentico, migliaia di giovani muoiono con lo stesso grido sulle labbra dei tunisini e degli egiziani: Allahu-Akbar
(DIO E' IL PIU' GRANDE).
P.S: quando il califfo Omar, nella sua marcia di pacifica riconquista verso occidente si imbatte nelle rovine ancora imponenti della stupenda biblioteca di Alessandria d'Egitto, fatta incendiare da San Cirillo vescovo e dottore della chiesa cattolica, dette ordine ai suoi uomini di recuperare i libri e i papiri scampati all'incendio e ordinò che di essi arabi, cristiani ed ebrei ne facessero il numero maggiore possibile di copie. Grazie ad essi la grande cultura ellenistica è giunta, sia pure a brandelli, fino ai giorni d'oggi.

Nessun commento:

Posta un commento