venerdì 10 febbraio 2012

CIVILTA' VENETICO-LEGHISTA

Abbandonato in obitorio dai parenti, dai concittadini e dalla comunità, a pagargli il funerale è stata la comunità marocchina.
E' successo nella ricca Treviso, la città del sindaco-sceriffo Gentilini, leghista, che toglieva le panchine dai giardini pubblici per tenere lontani gli extracomunitari.
Astorre Vecchiati, funzionario di banca, diventato clochar per scelta dopo aver dato tutto a suo figlio, compresa la pensione, giaceva dimenticato da tutti in una cella frigorifera dal 12 Dicembre. Nessuno credeva di doversi occupare di lui. In questo quadro di sconcertante squallore l'unico gesto di pietà evangelica è venuto dagli immigrati marocchini,  per assolvere quella che per i cristiani, di fede o di cultura, è una delle 7 opere di misericordia corporale, seppellire i morti. Che non è solo un precetto religioso, ma qualcosa di più universale che tocca i fondamenti stessi dell'umano. Da che il mondo è mondo gli uomini possono dirsi veramente tali dal momento in cui riescono a prendersi cura di chi non vive più, mentre trattare come un semplice ingombro quella che fu una vita, significa ridurre la morte a una questione di smaltimento rifiuti.
In fondo il rapporto che una società ha con i morti è lo specchio del rapporto fra vivi. Ecco perché l'episodio di Treviso fa paura, perché è il segno dell'oltrepassamento di una soglia incompatibile non solo con la civiltà, ma con la stessa umanità.


Recentemente il Giornale di Vicenza ha pubblicato una mia intervista nella quale si da conto del mio intendimento di andarmene dal Veneto per rientrare nei Castelli Romani, retaggio di quello che fu un tempo il centro della cultura latina presso la quale il rispetto per i defunti, per la loro identità e per il loro essere stati esseri umani aveva un profondo intenso significato religioso. Non è un caso se a Roma esiste dal XVI secolo un cimitero speciale per seppellirvi i non cattolici, in modo che i loro parenti possano predisporre la sepoltura in conformità delle loro convinzioni religiose e delle loro usanze funerarie. I romani bestemmiano molto poco e la sola bestemmia che viene recepita con disgusto è l'imprecazione rivolta ai morti. Mi è capitato di leggere l'episodio di Treviso dopo la mia intervista. Se l'avessi letto prima avrei dichiarato alla giornalista che mi intervistava che uno dei principali motivi che mi ha reso insopportabile la permanenza in questa città dopo 42 anni di residenza è che c'è un sindaco cialtrone, che si professa cattolico, che non ha ancora trovato il modo di dare una risposta alla richiesta più volte rinnovata della comunità islamica di avere un luogo per seppellire i propri morti, che sono sempre più numerosi, visto che i cittadini residenti in città di religione islamica sono ormai più di 3000, la metà dei quali cittadini italiani.
L'ineffabile sindaco, eletto come candidato del PD e fedele osservante delle norme di buona creanza con tutto ciò che ha a che fare con la Curia, non si è finora degnato di dare in risposta, quale che fosse, alla nostra istanza. In un'intervista resa al Giornale di Vicenza ha detto che prima di prendere una decisione al riguardo vuole avere idee più chiare sulla comunità musulmana vicentina. Le stesse parole sono state usate da un illustre personaggio della rete delle opere di carità cristiana. Dal momento della mia conversione all'Islam ho sopportato telefonate anonime, insulti per strada e persino la richiesta che un alto prelato ha rivolto alla mia comunità di non utilizzarmi in iniziative islamiche esterne. Quello di trovarmi in una città che ha un sindaco che fra tutte le altre apprezzate qualità ha anche quella di non preoccuparsi del seppellimento di suoi concittadini appartenenti ad una religione diversa da quella cristiana, non riesco a sopportarlo. Come dice in un noto romanzo francese di fine settecento (Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos):
"Eccede il mio controllo!".

P.S: Alla gentile giornalista che ha scritto l'articolo, mi occorre fare una precisazione riferita alla sua affermazione secondo la quale le recenti rivolte arabe sono una prova dell'intolleranza dei musulmani. Forse la giornalista ritiene che ribellarsi a 30 anni di dittature sanguinarie e affamatrici del popolo siano delle manifestazioni di intolleranza religiosa.

Nessun commento:

Posta un commento