sabato 18 febbraio 2012

SIRIA

Retata di dissidenti a Damasco L´Assemblea dell´Onu vota "Basta sangue, Assad se ne vada"

Al telefono di Nazem Darwish, fondatore del Centro per la libertà d´espressione a Damasco, risponde un amico: «Nazem è stato arrestato: lui, la moglie Yara e altri 11. No, non so dove li abbiano portati, quale sia il capo d´imputazione, né quando e se li rilasceranno». Questa non è la prima volta di Nazem: 36 anni, l´eterna sigaretta incollata alle labbra, il giornalista si batte da anni in Siria per i diritti umani. Già due volte era stato fermato nel 2011: una per avere partecipato come osservatore alla prima dimostrazione del "risveglio siriano". Assieme a Suhair al-Atassi, discendente di uno storico lignaggio di democratici siriani, chiedeva la liberazione dei prigionieri politici. La seconda per avere «diffuso notizie false ed esagerate» da Dera´a, l´epicentro della rivolta. Di nuovo libero, al Café Brésil, ritrovo di intellettuali e dissidenti, confidava a Repubblica gli interrogativi riguardo al "tavolo del dialogo" cui egli era stato convocato dal regime assieme ad altri oppositori: «Dobbiamo accelerare la transizione pacifica verso la democrazia», insisteva. Perciò lui era rimasto a Damasco a condurre la sua lotta, nonviolenta.
Con Mazen è stata arrestata la blogger americosiriana Razan Ghazzawi, nota su Twitter col nomignolo di RedRazan. I giorni scorsi aveva ingaggiato un litigio con alcuni dei più citati pensatori liberali arabi, accusandoli di «scarso impegno» nei confronti della rivolta siriana: «Dite di sostenere ‘il popolo siriano´ MA», aggiungete sempre un "MA..."», si lanciava contro chi metteva in dubbio il «massacro di Homs».
Proprio per arginare quello e altri bagni di sangue - ieri arrivano notizie di scontri a Homs, Hama e Dera´a - a Vienna si incontrano Juppé, ministro degli Esteri francese, e il suo omologo russo Lavrov. Juppé è ottimista nel prospettare un compromesso «su un obiettivo a breve scadenza: la fine dei massacri» e «l´invio di aiuti umanitari al popolo siriano». 
All´Onu dopo il pressing saudita, l´Assemblea generale vota a stragrande maggioranza (137 a 12) la risoluzione di condanna del governo siriano, e il sostegno al piano arabo che chiede un cambiamento di regime. Ban Ki-moon dice che «quasi certamente sono stati commessi crimini contro l´umanità: quartieri bombardati indiscriminatamente, ospedali usati come centri per torture, bambini incarcerati e vittime di abusi». 
La Cina intanto invia un rappresentante a Damasco e avverte: «Un intervento delle potenze esterne può scatenare un vespaio di sangue e instabilità nella regione». A Washington il Congresso ascolta i capi dell´Intelligence: «L´opposizione siriana probabilmente è stata infiltrata da Al Qaeda», dice James Clapper, direttore della National Intelligence: l´assenza di un´opposizione unita può creare un vuoto di potere colmato dagli estremisti. Gli fa eco Dempsey, capo dello Stato maggiore: «Coloro che vogliono fomentare uno scontro fra sunniti e sciiti - e voi sapete chi sono - stanno tutti intervenendo in Siria».

Alix Van Buren



Nessun commento:

Posta un commento