lunedì 13 febbraio 2012

SIRIA

"Assad spara contro il suo popolo è venuto il momento di cacciarlo"

IL CAIRO - «Siamo al fianco dei nostri fratelli siriani che lottano contro una dittatura, Assad deve andare via il prima possibile. Il nostro cuore è con i giovani che lottano per la democrazia e per la libertà». Professano moderazione adesso i Fratelli Musulmani, ora che hanno la maggioranza nel Parlamento egiziano e si aspettano di guidare con uno dei loro leader eletti nelle liste del Partito della Giustizia e della Libertà il prossimo governo. L´Egitto guarda con attenzione a quel che accade a Damasco, è in prima fila nella Lega Araba perché l´Onu intervenga per fermare la strage in Siria. Mahmoud Ghozlan - un biochimico prestato alla politica, membro dell´Ufficio politico e ascoltato consigliere di Mohammed Badie, guida suprema della Confraternita - riceve i suoi ospiti in una elegante palazzina della periferia cairota che è il Quartier generale della Fratellanza. Hall elegante, divani, poltrone, telefoni che squillano. Sono finiti per Fratelli Musulmani i tempi della clandestinità e delle riunioni nei garage e nelle cantine, ora è il Partito che decide il destino dell´Egitto e l´Egitto è il "paese guida" del mondo arabo.
Professore andiamo diretti al punto. Un´altra rivoluzione araba sta affogando nel sangue. Bashar Assad, diversamente da Mubarak che resistette 18 giorni, non vuole cedere il potere …
«Assad è un dittatore sanguinario, non ci sono altre definizioni per chi ordina di sparare sul suo popolo».
Lei pensa che sceglierà l´esilio o resisterà armi in pugno come Gheddafi?
«Non sono un profeta ma se domani ci giungesse la notizia che è morto, sarebbe certamente una buona notizia».
Ci sono diversi Paesi arabi come il Qatar o la Turchia che per fermare il bagno di sangue si dicono favorevoli a un intervento anche militare …
«Non credo che un intervento militare straniero possa risolvere la crisi siriana. E poi con quali forze? Noi arabi non abbiamo esperienza in questa materia».
Professor Ghozlan veniamo all´Egitto ancora percorso da tensioni fortissime un anno dopo la rivoluzione. Il ruolo dei militari dei militari in questa fase di transizione - così sanguinosa - come lo definirebbe?
«I militari sono un male necessario in questa difficile fase se non vogliamo che l´Egitto precipiti nel caos. Dobbiamo andare avanti rapidamente nel trasferimento dei poteri da loro a un potere civile». 
Il maresciallo Tantawi, il capo della Giunta militare, è un amico o un nemico della Rivoluzione che ha spazzato via Mubarak?
«All´inizio, lo scorso anno, i militari hanno svolto un ruolo positivo ma via via col passare dei mesi hanno preso un´altra strada. Tantawi se ne deve andare via il prima possibile».

Fabio Scuto

"Siria, ora l´Onu mandi i caschi blu"

Qualcosa sembra finalmente muoversi in Siria dove, dopo undici mesi di rivolta, la repressione contro gli oppositori ha già provocato oltre 6.000 morti. S´è mosso il Papa, il quale ieri ha rivolto un pressante appello per porre fine alla violenza e allo spargimento di sangue, mentre Homs, la città ribelle al regime di Damasco subiva uno dei più pesanti bombardamenti dall´inizio della sua "primavera". S´è mossa soprattutto la Lega araba che, sempre ieri, ha chiesto all´Onu l´invio di una forza internazionale di peacekeeping nel Paese, dopo che il capo degli osservatori in Siria, il generale sudanese Mohammed Al Dabi, ha rassegnato le dimissioni. Che cosa ha scatenato queste prese di posizioni? Forse il fatto che nel marasma siriano aleggia sempre più consistente lo spettro di Al Qaeda: l´organizzazione terrorista sta infatti approfittando dell´assenza dell´Occidente per schierarsi al fianco degli oppositori, cercando di guadagnandarne le simpatie. 
Nel pericoloso laissez-faire delle grandi potenze del pianeta in quella che potrebbe diventare una guerra civile dalle incalcolabili conseguenze, il leader di Al Qaeda, Ayman Al Zawahiri, ha infatti espresso il suo sostegno alle proteste in Siria in un filmato diffuso su Internet da alcuni forum jihadisti. Nel video, intitolato "Avanti, leoni di Siria", il medico egiziano accusa il regime del presidente Bashar El Assad di crimini contro i suoi cittadini. Ma Zawahiri esorta anche i siriani a non fidarsi dei governo occidentali o arabi.
Dopo la fallimentare missione dei suoi inviati in Siria, la Lega araba fa invece appello al Consiglio di sicurezza del Nazioni Unite per formare forze di mantenimento di pace arabo-Onu e per controllare e mantenere il cessate il fuoco. In un comunicato diramato ieri pomeriggio i ministri degli Esteri dell´organizzazione panaraba chiedono anche, puntando il dito contro le forze di sicurezza del presidente Bashar Al Assad, «che gli autori degli atti di violenze contro i civili in Siria siano puniti in virtù del diritto internazionale». La Lega araba ha anche deciso di mettere fine alla missione controversa dei suoi osservatori in Siria, i quali sono stati sballottati per settimane dalle forze di regime, senza la minima di libertà di indagare sugli eventuali crimini della repressione.
All´Angelus, rivolgendosi anzitutto alle autorità politiche siriane, il Pontefice le ha invitate «a privilegiare la via del dialogo, della riconciliazione e dell´impegno per la pace». Benedetto XVI ha poi aggiunto che è urgente rispondere alle legittime aspirazioni delle diverse componenti della Nazione, «come pure agli auspici della comunità internazionale preoccupata del bene comune dell´intera società e della Regione».
Intanto, da Damasco il vice ministro degli Esteri, Fayçal Mekdad, ha detto che presenterà le prove del sostegno dei Paesi vicini a "gruppi terroristici" che operano in Siria. «Offrono rifugio a gruppi terroristici armati, li finanziano e offrono loro sostegno mediatico», ha dichiarato il vice ministro, denunciando una «campagna di disinformazione isterica» contro la Siria, su scala araba e internazionale.

Pietro Del Re


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