domenica 18 dicembre 2011

FIRENZE, A PROPOSITO DEL MASSACRO DEI SENEGALESI

Migliaia in strada per Samb e Diop
"Basta razzismo, vogliamo diritti"

ROMA - Dolore e rabbia per quei due ragazzi uccisi in mezzo alla strada per il colore della pelle. E proprio da Firenze, dove la pistola dell'estremista di destra Gianluca Casseri ha spezzato due vite, è partita l'onda di solidarietà che ha portato in strada migliaia di persone al fianco della comunità senegalese e per dire no al razzismo. Cortei e presidi a Firenze, Torino, Milano, Verona, Bari, Genova, Napoli e Bologna. Con un unico filo rosso che ha legato la protesta alla richiesta di abrogare la legge Bossi-Fini, di dare più diritti - a partire dalla cittadinanza - agli immigrati che vivono e lavorano nel nostro Paese e di fissare pene più dure contro il razzismo.

Firenze. Ventimila persone in corteo. Un lungo serpentone che si è mosso da piazza Dalmazia, dove la pistola di Gianluca Casseri ha fatto fuoco. In testa le bandiere del Senegal e i familiari delle vittime, Mor Diop e Modou Samb. Molte persone indossavano una fascetta rossa in segno di lutto. E' stato un corteo pacifico e silenzioso come avevano chiesto gli organizzatori. "Non si può diffondere disprezzo come è stato fatto in questi anni. Chi lo ha seminato, vedendo tutte queste persone, dovrebbe vergognarsi" dice Il portavoce della comunità senegalese fiorentina Pape Diaw - Al governo hiediamo leggi severe contro il razzismo e la discriminazione razziale". Tra la gente anche alcuni politici, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani ("occorre chiedere alle istituzioni di fare la loro parte, reprimendo con severità fenomeni di terrorismo razzista"), il presidente della Puglia, Nichi Vendola ("cancelliamo la Bossi-Fini") e il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. "Noi senegalesi non abbiamo bisogno delle scuse di Casa Pound; loro, piuttosto, dovrebbero vergognarsi, e non solo di fronte a noi, ma davanti al mondo intero". Pape Diaw replica così agli esponenti di Casa Pound che stamani, a Bari, hanno detto di "non sentirsi in colpa e non dover chiedere scusa a nessuno".  




Parecchi giornali, commentando l'impresa del neonazista, grassoccio e vagamente disgustoso, che ha voluto riprodurre nel suo piccolo le imprese del suo compagno di fede norvegese qualche mese fa, si sono affannati a dire che un singolo episodio non può essere qualificato come razzista: i più hanno definito, il massacro, il gesto di un pazzo, e qualcuno lo ha più avvicinato alla tragedia di Columbine (USA), dove uno studente ha fatto il "tiro a segno" sui suoi compagni di università e ne ha ammazzati una ventina.  La stessa persona che ha fatto questo accostamento è uno scrittore italiano con madre americana, che ci ha tenuto a dire che le imprese del Ku Klux Klan erano tutta un'altra cosa. 
Vorremmo far osservare all'illustre scrittore che tra i fatti di Columbine e la strage di Senegalesi fatta a Firenze vi sono per lo meno due differenze: il killer americano ha ammazzato gente con il suo stesso colore di pelle, non risultava essere l'autore di deliranti saggi dal sapore nazista, ne risultava aderire attivamente a un'organizzazione pseudoculturale neonazista come Casa Pound. Non risulta neppure che l'impresa dell'assassino di Columbine abbia raccolto il plauso di circoli nazisti, ne che qualcuno abbia definito un "eroe bianco". Circa poi l'auto assolutoria affermazione di chi ama sostenere che gli italiani non sono razzisti vogliamo fare due semplici affermazioni:
L'Italia è l'unico paese d'Europa dove un partito razzista e xenofobo come la Lega ha fatto parte del governo nazionale per quindici anni; ed è l'unico paese d'Europa dove si pratica una politica vergognosa nei confronti del fenomeno immigratorio e un ministro degli interni leghista ha sostenuto che nei confronti degli immigrati clandestini occorre tenere una linea politica "cattiva". Il risultato sono le migliaia di vittime morte annegate nel Mediterraneo mentre, sfuggendo a guerre e carestie, cercavano di raggiungere il nostro paese. La circostanza è ancora più deprecabile se si considera che la maggioranza degli annegati avrebbe avuto diritto all'asilo politico in base alle leggi internazionali.
Se poi ci dovessimo soffermare sui comportamenti individuali, credo che in nessun altro paese d'Europa se non forse l'Ungheria, tiene nei confronti degli stranieri comportamenti ispirati al disprezzo più totale e al rifiuto. Tanto per ricordare il fatto più eclatante, si sottolinea che in barba all'Articolo 19 della Costituzione, nonostante tra gli immigrati vi siano più di un milione e mezzo di musulmani, esiste soltanto una moschea degna di questo nome e che la politica persecutoria nei confronti delle associazioni islamiche confini di culto sono sottoposte a ogni genere di restrizione e di angheria in nome della "sicurezza contro le infiltrazioni terroristiche". Non credo sia arbitrario evidenziare che anche i musulmani nativi dell'Italia (parlo per esperienza personale) sono fatti oggetto quotidianamente di insulti, provocazioni, telefonate anonime e quant'altro. I 3500 musulmani che risiedono a Vicenza non sono ancora riusciti a farsi assegnare uno spazio comunale da usare per seppellire i propri morti; e in quest'ultima disgustosa impresa non è dato riscontrare nessuna differenza tra i comportamenti degli amministratori comunali di ogni partito, cominciando dal sindaco.

Ci sono poi segnali più sottili per dare corpo al razzismo italico, in larga misura dovuto a totale ignoranza nei confronti delle culture degli immigrati. Nei servizi televisivi dedicati alla manifestazione che i senegalesi hanno organizzato sabato scorso a Firenze c'è dato più volte di sentire che il corteo si è concluso con la esecuzione di un canto funebre tribale. Lo abbiamo ascoltato questo canto tribale funebre: si trattava della prima sura del Corano, recitata in lingua araba e antica di 1500 anni. Vorremmo chiedere agli autori di quei servizi se si sono preoccupati di chiedere a qualcuno dei senegalesi cosa stessero cantando. O forse sembrava troppo presentare una folla di migliaia di persone di fede musulmana, profondamente ferite dall'azione criminale di un "eroe ariano", mentre manifestavano pacificamente con una preghiera il loro dolore.

P.S: Abbiamo saputo che la comunità senegalese di Firenze pretende le scuse di Casa Pound per quanto è accaduto. Secondo il mio parere non è il caso. Ottenere le scuse da una congrega di mascalzoni che sotto l'etichetta "culturale" spacciano vocazioni omicide e genocide infangherebbe la memoria delle vittime. 

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