Dopo aver, per qualche settimana, capeggiato in tutti i modi la vittoria elettorale del candidato dei militari, ultimo primo ministro del governo Mubarak, nelle elezioni presidenziali egiziane, di fronte alla vittoria di Mohammed Morsi, candidato dei Fratelli Musulmani, il Corriere della Sera non si è dato per vinto e si è affidato alla penna di uno dei più grossi cialtroni della pseudo cultura d'oltre Alpi, il sedicente filosofo Henri Levy. Costui ha infatti sparato un articolo a mezza pagina dal titolo "L'ideologia oscurantista dei Fratelli Musulmani - la Primavera Araba non è finita: la metà degli egiziani attende ancora un futuro di diritti" nel quale vomita tutto il suo rigore contro una grande storica vittoria della democrazia politica nel mondo arabo: che smentisce nella maniera più limpida il vergognoso titolo del libro scritto qualche anno fa, "Viva Israele", di cui è autore il suo sodale neo cristiano Magdi Cristiano Allam.
Nell'articolo citato Henri Levy accusa il fondatore dei Fratelli Musulmani di essere stato in gioventù un ammiratore di Adolf Hitler e l'attuale capo della Fratellanza Musulmana, Yusuf Al-Qaradawi, di essere stato un esaltatore oltre che di Hitler anche di Stalin. Dell'attuale leader europeo della Fratellanza, Tarik Ramadan, non è riuscito a raccontare nessuna balla, e la cosa sarebbe stata difficile visto che Ramadan è stato ed è docente in un'università americana e lo scorso anno ha lanciato la proposta di una moratoria della pena di morte nel mondo in tutti i paesi musulmani; il cialtrone si dedica allora a sminuire il valore di Mohammed Morsi che viene definito un candidato di terza scelta (???), senza ricordare che il principale candidato che la Fratellanza aveva in mente non è stato presentato per evitare il rischio che una corte costituzionale non del tutto obbiettiva (la stessa che ha annullato le elezioni parlamentari) ne escludesse la candidatura.
Il valoroso bugiardone Henri Levy lamenta che in questo modo è stato eletto presidente dell'Egitto un candidato che ha riportato poco più di un quarto dei voti dell'elettorato egiziano, poco più di quanto è bastato al candidato francese nelle recenti elezioni transalpine per essere eletto a sua volta presidente della Francia: finge di ignorare, lo spregevole, che nelle elezioni di ballottaggio la percentuale dei votanti tende inevitabilmente ad abbassarsi: e infatti nelle elezioni di secondo livello egiziane gli astenuti sono stati molto più numerosi anche perché del 28% degli elettori Salafiti solo una minima parte si è recata a votare; e i Salafiti nelle elezioni per la Camera hanno conseguito una percentuale superiore al 20%.
Henri Levy non manca neppure di usare il suo argomento principe da vero libertario circa il tradimento della Comune di Piazza Tahrir (???): il nostro eroe è un fissato di una democrazia che deve nascere da qualcosa che somigli alla comune libertaria parigina del 1870; egli, infatti, da cripto-fascista quale è, detesta che delle istituzioni democratiche siano il frutto di libere e pacifiche elezioni nelle quali vince chi ha maggiore seguito fra i cittadini.
A questo punto vale la pena ricordare qualche precedente del Nuovo Filosofo:
I - A differenza di Jean Paul Sartre e di quasi tutta la cultura francese, Henri Levy preferì assumere una sorta di posizione di equidistanza tra i paras francesi torturatori guidati dal colonnello Massu, con la motivazione che egli era troppo legato alle posizioni dello scrittore Albert Camus, troppo influenzato alle posizioni dei coloni francesi e dei "piez noir";
II - Nel 1975 il Nostro si schierò decisamente con gli altri Nuovi Filosofi come lui, al fianco delle posizioni della cosiddetta "Autonomia Operaia" teorizzata dal cialtrone nostrano Toni Negri. Di quest'ultimo, il generale della chiesa, aveva dichiarato in un'intervista televisiva: "Che differenza c'è tra Renato Curcio, capo dell Brigate Rosse, e Toni Negri, leader culturale-spirituale di Autonomia Operaia?".."Il primo nel nome della rivoluzione proletaria si arma di mitra o di pistola, entra in un supermercato e pratica un esproprio proletario rischiando di persona. Il secondo predica ai suoi ebeti allievi di fare le stesse cose, va in macchina alla sua cattedra universitaria, e si becca pure lo stipendio dallo stato". Henri Levy, per solidarizzare con le scemenze di Negri, teorizzò dalla Francia la tesi secondo la quale l'Italia, e in particolar modo l'Emilia Romagna governata dai comunisti, era alla vigilia di una rivoluzione comunista che avrebbe instaurato una dittatura di marca sovietica. In nome di questo delirio lo stesso propugno una grande manifestazione/invasione di Bologna dove sicuramente erano in attesa carri armati sovietici o, almeno, mezzi corazzati delle cooperative rosse. Per sua disgrazia il sindaco di Bologna era il professor Renato Zangheri, maestro di cultura e di tolleranza, e invece dei carri armati i seguaci di Henri Levy trovarono l'albergo pagato per ospitarli e i militanti comunisti che gestivano la mensa gratuita per gli ospiti nei numerosi posti di ristoro comunali. Naturalmente lo scorno bruciò parecchio ai mancati rivoluzionari dell'autonomia i quali per reazione impedirono a mano armata a Luciano Lama di tenere un discorso nel piazzale della Minerva dell'università di Roma, mentre i seguaci dell'autonomia passarono dalle minacce alle gambizzazioni dei nemici del popolo, per lo più pacifici e democratici giornalisti. Poi si andò oltre..
III - Uno dei capi dell'Autonomia tal Cesare Battisti, passò il nome di una rivoluzione ispirata all'antica comune di Parigi alle rapine a mano armata, e si macchiò di 4 omicidi per i quali si è beccato 4 ergastoli, mai scontati. Grazie infatti alle protezioni di Henri Levy e di quelli come lui, trovò rifugio e ben retribuite pubblicazioni di libri presso case editrici francesi fino a quando, data l'enormità dello scandalo, il governo francese si decise ad estradarlo non già in Italia come sarebbe stato giusto, ma in Brasile dove l'eroico Cesare recita ancora la parte dell'eroe rivoluzionario ingiustamente perseguitato da un governo borghese.
A personaggi come Henri Levy, il Corriere della Sera affida la diffamazione di un movimento politico come quello dei Fratelli Musulmani che gli osservatori politici neutrali di tutto il mondo assimilano ai partiti cristiani e ai social democratici europei, anche se ai tempi della dominazione inglese in Egitto, delle monarchia corrotte alla Faruk e delle dittature militari alla Sadat e alla Mubarak, la Fratellanza Musulmana è stata sempre oggetto di una persecuzione accanita fatta di carcere e di torture.
Come fa un giornale che pretende di essere serio ad affidarsi a cialtroni come Henri Levy?
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