Jet turco precipita in mare «Abbattuto da Damasco»
WASHINGTON - Un episodio misterioso che può cambiare il volto alla crisi in Siria. Un caccia turco è stato abbattuto dalla contraerea siriana perché - secondo una versione - ha violato lo spazio aereo del Paese arabo. Una verità emersa nel cuore della notte dopo tesi contrastanti e spiegazioni bizzarre, a conferma del timore per le conseguenze. Ankara non può restare a guardare ma neppure agire di impulso. Ecco perché il governo prima vuol chiarire i fatti e poi muoverà i «passi necessari con decisione». Questa lunga giornata inizia alle 10 del mattino quando due Phantom turchi decollano da Erhac, vicino a Malatya. I caccia sono impegnati in una missione non lontano dal territorio siriano. Zona ad alto rischio. Ed è qui che, 90 minuti più tardi, avviene qualcosa. Secondo due tv libanesi filo-iraniane il jet è stato abbattuto dalla contraerea di Damasco ed è caduto in mare davanti a Latakia. Da Ankara confermano di aver perso i contatti radar. Seguono notizie confuse sui due piloti. Sono «in vita» rilanciano i media turchi. Prigionieri, insistono quelli libanesi. Li cercano i mare anche con l' intervento di navi siriane. Le informazioni operative si intrecciano con quelle diplomatiche. Sale la tensione, cala la Lira turca. Ma è il premier Recep Tayyip Erdogan a stabilizzare il «termometro». Rientrato dal summit in Brasile, convoca una conferenza stampa e per 15 minuti parla d' altro. Poi, finalmente, affronta la questione del caccia. E quando gli chiedono se è vero che Damasco si è scusata sostiene di non essere sicuro neppure di quello. Affermazione quanto meno strana. Non sono d' aiuto neppure gli americani. Dal Pentagono dicono: «Il caccia era nel raggio del sistema siriano, però non possiamo confermare l' abbattimento. Una linea cauta che cambia dopo il vertice (e probabilmente contatti con gli alleati) al quale partecipano Erdogan, i principali ministri e i generali. Il comunicato passato ai media accusa la Siria di aver abbattuto il Phantom e apre scenari imprevedibili. La Turchia è un membro della Nato e potrebbe anche invocare l' assistenza dei partner. Damasco, muta per l' intera giornata, rompe il silenzio. E sostiene che il Phantom era ad appena un chilometro dalla costa siriana. Quindi la difesa ha reagito scoprendo solo dopo che si trattava di un caccia turco. Ma che cosa ha spinto la Siria a un gesto che può costare caro? La prima risposta è che pensavano potesse essere un jet israeliano. La seconda è che sia un monito disperato agli altri avversari. Da mesi sono segnalati voli da parte di droni americani, aerei spia U2 e velivoli turchi che sgancerebbero strani «oggetti elettronici». Missioni per tenere d' occhio l' esercito di Assad che si aggiungono all' appoggio agli insorti. In Turchia - dove ci sono 32 mila profughi - hanno rifugi e centri di coordinamento. Il regime ha voluto lanciare un messaggio? E' un' ipotesi. Se volevano potevano evitare di sparare. La distruzione del caccia è forse anche un modo per rimediare al colpo della fuga del colonnello a bordo di un Mig e ricompattare i ranghi mentre si moltiplicano sussurri su defezioni importanti. La tesi di Damasco potrebbe anche nascondere manovre all' interno del regime. Siamo nella terra degli intrighi. Una terra dove c' è spazio anche per il ruolo di Mosca. I russi hanno una stazione radar (e d' ascolto) a Kessab, base che «guarda» verso la Turchia e decine di consiglieri militari si occupano dei missili siriani. Possibile che abbiano lasciato fare? Mosca appoggia il regime ma non le avventure. Il punto è che nel conflitto - marcato ieri da altre stragi - tutti hanno qualcosa da nascondere.
Guido Olimpio
Ankara-Damasco, venti di guerra per il jet abbattuto
GERUSALEMME - L' abbattimento dell' aereo militare turco sulle acque internazionali del Mediterraneo è stato «atto ostile e risponderemo con decisione», denuncia il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu che avverte Damasco a non sfidare militarmente la Turchia. Le relazioni tra i due Paesi si complicano e adesso cominciano a spirare venti di guerra, la diplomazia affila le armi con l' Unione europea e la Nato in campo. La tensione fra Ankara e Damasco - che non si è mai sopita durante questi sedici mesi di rivolta antiAssad in Siria - sta pericolosamente montando e travalicando i confini mediorientali. Per la prima volta dal 1949 un Paese membro della Nato ha chiesto una riunione d' emergenza dell' Alleanza invocando l' articolo 4 del Trattato atlantico. La Turchia ai sensi di questo articolo si «sente minacciata nella sicurezza e nella sua integrità territoriale» - in questo caso dalla Siria - e chiede all' Alleanza atlantica di pronunciarsi. Sarà un vertice cruciale quello di domania Bruxelles, coni Paesi europei estremamente riluttanti finora a prendere una posizione chiara sulla crisi siriana che ora si intreccia con quella fra Siria e Turchia. Così come le Nazioni unite, immobilizzate dal veto di Cina e Russia - la Siria è il loro miglior cliente nell' acquisto delle armi - , che sempre domani ascolteranno il rapporto dell' inviato speciale Kofi Annan, il cui piano di pace è fallito ancor prima di essere applicato. La Siria non nega di aver abbattuto un caccia F-4 turco ma sostiene che il jet «aveva violato per pochi minuti lo spazio aereo della Siria», per questo, «per esercitare il diritto di difesa», le batterie contraeree hanno aperto il fuoco e il caccia è stato centrato da un missile Pantsyr S-1, una delle armi ad alta tecnologia di fabbricazione russa recentemente mandate da Mosca a Damasco. L' aereo colpito si è poi inabissato nel Mediterraneo meridionale, dove il relitto è stato localizzato ieri a una profondità di 1300 metri, ma dei due aviatori a bordo nessuna traccia. Secondo la versione della Turchia, l' esercito siriano avrebbe colpito l' aereo militare mentre era in volo nello spazio aereo internazionale al largo della costa. L' aereo «non aveva alcuna missione da compiere, compresa quella della raccolta di informazioni», ha spiegato ieri il ministro degli Esteri turco Ahmet Davotoglu. Secondo il capo della diplomazia di Ankara, dall' aereo non era arrivato «alcun segnale di ostilità verso la Siria».È stata quasi un' esecuzione a freddo, accusa, perché l' F-4 «è stato abbattuto 15 minuti dopo avere violato momentaneamente lo spazio aereo siriano» e si trovava già a 13 miglia nautiche dalla Siria nello spazio aereo internazionale. Ieri con una telefonata al ministro degli Esteri turco, il segretario generale dell' Onu Ban Kimoon ha espresso profonda preoccupazione e si è detto allarmato per le potenziali gravi implicazioni dell' episodio nella regione, mentre l' Iran ha rivolto un appello alla moderazione sia alla Turchia che alla Siria. L' abbattimento del jet turco è «una vicenda scandalosa» per la Gran Bretagna, mentre l' Italia, con il ministro degli Esteri Terzi, parla «dell' ennesima azione inaccettabile del regime di Assad». Lo scontro, per ora politico con la Turchia, non ha distratto però l' esercito siriano dalla repressione della rivolta. Ieri ha continuato a bombardare le città di Homs, Aleppo, Deraa, sia con l' artiglieria che con gli elicotteri da combattimento che la Russia di Putin - che domani comincia con la tappa in Israele un tour in Medio Oriente - continua a fornire a Assad in barba alle pressioni di Obama
Fabio Scuto
Alta tensione Turchia-Siria Erdogan si appella alla Nato
Adesso fa mulinare scintille di guerra vera, l' abbattimento di un aereo militare turco da parte della contraerea di Damasco. La Turchia annuncia una risposta «forte e decisa», il ministro degli esteri britannico William Hague ammonisce che «il regime siriano sarà chiamato a rispondere del suo comportamento», il segretario di Stato americano Hillary Clinton parla di gesto «sfrontato e inaccettabile». Ma entrano anche in scena la Nato e l' Unione Europea: una riunione straordinaria del Consiglio nord-atlantico, l' organismo politico-decisionale che raccoglie i rappresentanti permanenti dei 28 Paesi Nato, è convocata per domani a Bruxelles, su richiesta di Ankara. Mentre oggi, in Lussemburgo, discuteranno del problema i ministri degli Esteri europei, già pronti a imporre nuove sanzioni contro Damasco. E ancora a Bruxelles si svolge in queste ore una riunione - finanziata in parte da fondi della Ue - fra gli oppositori del regime siriano. Per Bashar al-Assad, il leader accusato dei massacri nel suo Paese, sono altrettanti segnali di una pazienza internazionale giunta al lumicino. Intanto, Damasco annuncia l' uccisione di 5 «terroristi» che avrebbero violato il suo confine provenienti dalla Turchia: la tensione cresce ancora. Quello stesso confine, da mesi, è varcato da migliaia di siriani in fuga dal loro regime, bersagli quotidiani delle artiglierie di Assad. Il caccia F-4 Phantom abbattuto aveva due piloti a bordo, né i rottami né i corpi sarebbero stati ancora ritrovati: e il governo turco non è certo disposto a classificare l' evento come un incidente. Infatti porterà il caso al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ed essendo uno dei membri più importanti della Nato, la Turchia ha invocato l' articolo 4 del Trattato fondativo dell' Alleanza, proprio per far convocare il vertice di Bruxelles: «In base a questo articolo ogni alleato può richiedere delle consultazioni - spiega la portavoce della Nato, Oana Lunghescu - ogni qual volta ritenga minacciate la sua integrità territoriale, l' indipendenza politica, o la sicurezza». Nella preparazione della riunione, anche l' Italia ha avuto un «ruolo attivo»: ieri il suo ministro degli Esteri Giulio Terzi ha espresso «forte indignazione» per l' abbattimento del jet, bollato come «un' ulteriore gravissima e inaccettabile azione» del regime di Assad. Resta da capire che cosa possa decidere in concreto la Nato, se la Siria possa divenire un' altra Libia. O se una guerra fra Ankara e Damasco possa essere il pretesto che tanti aspettano per liberarsi da Assad. Ma la situazione è molto diversa da quella libica, ricordano fonti dell' Alleanza, perché Mosca si oppone a un intervento militare contro Damasco. La Turchia verrà tuttavia ascoltata a Bruxelles «con la giusta attenzione». Però da Murmansk, nel grande Nord della Russia, sta per salpare alla volta della Siria una nave carica di elicotteri e armi: la stessa nave che forze inglesi avevano intercettato e rispedito indietro pochi giorni fa, perché violava le sanzioni Ue contro Damasco. Tutta la vicenda è resa ancor più intricata dalle versioni contrastanti sull' abbattimento del jet. Secondo Ankara, la sua missione era semplicemente quella di mettere alla prova i radar turchi, le insegne della aviazione militare turca erano ben visibili sulla fusoliera dell' apparecchio, e l' ingresso nello spazio aereo siriano - se pure c' è stato - è stato solo un errore: ma l' abbattimento sarebbe avvenuto senza preavviso, e mentre l' aereo volava su acque internazionali. Secondo Damasco, il jet era invece nello spazio siriano e si stava dirigendo a bassa quota verso la costa siriana. La Siria avrebbe presentato delle scuse ad Ankara, evidentemente giudicate insufficienti. loffeddu@corriere.it RIPRODUZIONE RISERVATA **** Alleanza Trattato Il Trattato costitutivo della Nato è stato firmato il 4 aprile 1949 Articolo 4 Stabilisce: «Le Parti si consulteranno quando, secondo il giudizio di una di esse, ritengano che l' integrità territoriale, l' indipendenza politica o la sicurezza di una di esse siano minacciate» Articolo 5 Stabilisce: «(...) un attacco armato contro una o più di esse (...), costituirà un attacco verso tutte (...)»
Offeddu Luigi
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