lunedì 18 giugno 2012

SIRIA

La coscienza dell' Occidente e il mattatoio di Damasco
MI AUGURO che un giorno Bashar al-Assad, non più presidente, compaia davanti alla Corte penale internazionale per rispondere dell' accusa di crimini contro l' umanità. Le violenze a opera di altre forze nel conflitto che ormai in Siria ha assunto le caratteristiche di guerra civile non possono sminuire le sue responsabilità. Va ricordato che tutto è iniziato sotto forma di manifestazioni non violente, nel miglior stile della vera Primavera araba. Assad avrebbe potuto rispondervi attuando importanti riforme, di cui ha accarezzato l' idea: aprire negoziati, oppure consentire una transizione pacifica con una onorevole e soddisfacente uscita di scena per sé e per la sua famiglia. Ha scelto invece di mantenere il potere ricorrendo ad una brutale repressione, come già suo padre prima di lui, arrivando a bombardare indiscriminatamente la popolazione civile. Mentre la sua elegantissima moglie, Asma, educata in Gran Bretagna, falcava pavimenti di marmo sui tacchi delle sue Christian Louboutin i soldati e i feroci miliziani di Assad massacravano donne e bambini innocenti nella polvere. L' opposizione popolare in Siria si è mantenuta rigorosamente non violenta di fronte alla spietata repressione, poi ha perduto la disciplina. Le defezioni dall' esercito e le armi provenienti dall' esterno l' hanno trasformata dapprima in insurrezione armata. Poi l' hanno fatta diventare una guerra civile, con il regime assediato, l' opposizione spaccata, alawiti, sunniti e rispettivi sostenitori esterni tutti impegnati in un conflitto complesso, a tratti torbido. La rivoltante novità è che oltre a massacrare i civili, l' esercito e la milizia hanno usato i bambini come scudi umani. Anche alcuni ribelli avrebbero reclutato minorenni nelle loro fila. Ma come ha dichiarato lo stesso Assad in un' intervista televisiva prima che tutto avesse inizio, la responsabilità di ciò che accade in Siria è la sua. Se non avesse scelto la via della repressione il suo Paese non sarebbe arrivato alla guerra civile. Forse Assad ha pianto, in privato, sulla spalla profumata di Asma, io lo vedo come un uomo debole che cerca di esser forte. Ma, come ha scritto W. H. Auden invertendo i verbi di una frase famosa, "quando pianse, i bambini morivano per strada". Come è logico si levano sempre più alti gli appelli all' intervento per porre fine alla carneficina. In un discorso tenuto in aprile al Museo dell' Olocausto di Washington, Elie Wiesel si è chiesto se la storia ci abbia insegnato qualcosa, «se sì, come mai Assad è ancora al potere?», ha aggiunto. Se l' unico requisito necessario a giustificare l' intervento umanitario fosse il numero di morti e feriti trai civili innocenti, la Siria lo avrebbe soddisfatto. Ma la teoria della responsabilità di proteggere, approvata dall' Onu, ossia il sistema più rigoroso ed equo di cui disponiamo oggi per riflettere su questo genere di sfide, prevede che l' azione abbia prospettive ragionevoli di successo. L' intervento è attuabile se, sulla base di una valutazione informata, è verosimilmente in grado di migliorare la situazione nel Paese in oggetto. Questo requisito ahimè non è soddisfatto dalla Siria. Bernard-Henri Levy potrà anche sentenziare disinvoltamente che l' intervento è «realizzabile e possibile», ma cosa ne sa? Il problema non è limitato alle dimensioni, agli armamenti e al livello di addestramento delle forze di repressione di Assad, e alle fratture regionalie settarie interne al Paese. Esiste anche un coinvolgimento diretto di potenze regionali e globali che appoggiano apertamente o meno le varie parti in lotta nella guerra civile. È chiarissimo che l' Iran sciita e la Russia putinista sostengono direttamente il regime di Assad, simpatizzando con la sua base alawita, mentre le potenze sunnite, come l' Arabia Saudita e il Qatar, armerebbero i ribelli. Il russo rispondeva a Hillary Clinton che ha accusato il suo Paese di fornire elicotteri d' attacco al regime di Assad. Nel frattempo gli appelli all' intervento si fanno sempre più insistenti in seno al congresso e sui media americani, ma non al Pentagono, che procede a una lucida analisi delle possibili implicazioni. È facile che un intervento umanitario ai minimi termini possa trasformarsi in un' occupazione travagliata e prolungata, o addirittura in una sorta di guerra per procura. Al contempo le opzioni puramente politiche finora ipotizzate appaiono deboli o irrealizzabili. Il piano di pace di Kofi Annan è andato in fumo. Un inasprimento delle sanzioni contro la famiglia Assad e i suoi accoliti potrebbe portare ad un crollo degli ordini via internet di scarpe Christian Louboutin, ma non fermerà un dittatore con le spalle al muro, che lotta per evitare di fare la fine di Gheddafi. C' è chi propone un fronte popolare interno per la pace in Siria, che veda la stretta collaborazione tra Usa e Arabia Saudita, Iran e Russia. È un' ipotesi probabile quanto un matrimonio tra il papa e Madonna (la popstar). L' idea di un' opposizione siriana più coesa, che si impegni per una transizione non violenta e negoziata, è valida per il passato e per il futuro, ma non è una soluzione per il presente nel bel mezzo di una guerra civile. La posizione della Russia sulla Siria è scioccante, menzognera e indifendibile. I russi hanno più volte bloccato le iniziative tese ad ottenere dall' Onu misure più drastiche per la soluzione del conflitto, ricorrendo ad argomentazioni ipocrite che non celano l' interesse nazionale russo a mantenere un punto d' appoggio militare, economico e politico in Medio Oriente. Sono stati i russi ad addestrare l' esercito siriano che massacra i civili e oggi, se va dato credito alla Clinton, forniscono elicotteri d' attacco per aiutare gli uomini di Assad a uccidere ancora. Non si vergognano? Domanda inutile nel caso della Russia di Putin. Non hanno altri interessi nazionali che in fin dei conti potrebbero contare di più? Questa invece è una domanda utile. Se davvero vogliamo fermare la carneficina in Siria noi in Occidente dobbiamo riflettere su come usare al meglio il bastone e la carota , anche a nostre spese, per far cambiare atteggiamento ai russi. La via di Damasco passa per Moscae la conversione di Putin non sarà opera di nessun Dio.

Timothy Garton Ash

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