lunedì 20 agosto 2012

NORD EST: L'ISLAM "NORMALIZZATO"

Sul Corriere del Veneto, che normalmente pubblica sull'Islam degli articoli di rara faziosità che sfocia, a volte, nella beceraggine, è comparso un titolo che reca il titolo "Nord Est: l'Islam "normalizzato", a firma di Massimiliano Melilli. In linea di massima se ne possono condividere i contenuti come constatazione di fatti; quel che invece non è condivisibile è il retro terra dell'articolo e il suo ottimismo di fondo. L'autore infatti, partendo dalla relativa libertà concessa ai musulmani veneti in occasione delle feste di Ramadan, ritiene che questo potrebbe essere un buon avvio di una stagione nuova di tolleranza e di comprensione. Vorrei condividere tale auspicio ottimista ma poiché io da cittadino italiano vivo all'interno dell'Islam sono convinto che siamo ben lontani dal superare quella gravissima limitazione dei diritti civili e umani dei musulmani dovuta, oltre che una pressoché totale ignoranza che la stragrande maggioranza degli abitanti della penisola e dei veneti in particolare nutre nella religione islamica, vi è alla base dei rapporti una inamovibile convinzione che i musulmani sono e restano stranieri immigrati  anche quando sono nati e cresciuti in Italia, parlano i dialetti della regione di residenza, svolgono una professione funzionale al progresso del nostro paese sono, in breve, un corpo estraneo e potenzialmente ostile alla nazione italiana. Qualcosa del genere è capitato agli ebrei fino a quando l'orrendo crimine del genocidio hitleriano non gli ha liberati da questo stato; anche se non mancano ancora gli imbecilli svasticai che fanno mostra del loro inconsulto antisemitismo in versione anti ebraica. Del resto per comprendere la fondatezza di questa mia convinzione, oltre alle innumerevoli testimonianze personali riportate negli anni del mio status di musulmano, basterebbero alcuni esempi ripresi dai giornali del Veneto e in particolare dal Giornale di Vicenza:
I - Il giorno di inizio del Ramadan un originale signore, ex giornalista del Giornale (Giovanni Zanolo), che si presenta al pubblico dei lettori come musulmano investito della carica di presidente del COREIS Triveneto, sostiene che il problema dei musulmani sarebbe la mancanza di moschee e sostiene la singolare tesi che il problema potrebbe essere risolto se invece di moschee simili a chiese, per dimensioni e visibilità, gli islamici si accontentassero di piccole moschee armonicamente inserite nei quartieri come parrocchie in modo da non urtare la sensibilità di chi non è musulmano. Tesi singolare e difficilmente qualificabile per tasso di intelligenza se si considera che una moschea quasi invisibile non disturberebbe il desiderio di intolleranza dei cattolici, ma ferirebbe gravemente il desiderio di manifestare la propria fede a chi è musulmano. Il signor Zanolo che dice di appartenere alla confraternita dei Sufi, non è nuovo a queste idiozie che mostrano un esemplare di religioso tutto affatto che nuovo: quello dell'opportunista che, per non urtare nessuno, è pronto ad assumere l'invisibilità e a rivendicare non già i diritti previsti dall'Articolo 19 della Costituzione, ma quel che qualche forza politica italiana, ad esempio la Lega, è disposta a concedere ai musulmani che a suo giudizio non sono "estremisti" o "fondamentalisti". E chi decide su tali qualità? Il Dottor. Sandoli? Il presidente della regione, Zaia? Poiché so di creare fastidio a un "benefista", gli rispondo con un'espressione romanesca: "Ma va a magnà er sapone!".
Il Signor Zanolo, del resto, nei numerosi convegni che con la presenza costante di qualche esponente di curia cattolica, illustra una religione islamica che potrebbe al massimo considerarsi una versione solo un pò addolcita del Cattolicesimo del Concilio di Trento;
II - In un dibattito televisivo svoltosi a Radio Tele Padova e al quale ho partecipato come rappresentante dei musulmani "non addomesticati", mi è stato possibile assistere in linea diretta a un sondaggio circa il grado di tolleranza dei veneti alla presenza di moschee nel proprio paese: il 91% degli intervistati ha risposto di essere assolutamente contrario. Qualcuno, più zelante, nel sentire che ci sono in Italia due moschee di cui una a Roma (si noti che i musulmani residenti regolarmente nella penisola sono più di 1 milione e mezzo), ha risposto che se dipendesse da lui eliminerebbe anche le due esistenti. Un radio ascoltatore italiano, ha telefonato da Parigi per dire che non capiva tanta barbarie anti islamica da parte dei suoi concittadini: "Noi a Parigi con i musulmani abbiamo rapporti normali, da persone civili...DA ESSERI UMANI". Timidamente il rappresentante dell'azione cattolica ha ricordato alla camea degli pseudo cristiani che c'è un Articolo 19 nella Costituzione repubblicana;
III - Non mi dilungo sulla serie innumerevole di insulti che mi vengono inviati per via telefonica o sulla strada da coraggiosi interlocutori in bicicletta che dopo avermeli rivolti inforcano una velocità alla Coppi. Voglio invece menzionare in via conclusiva che un ex assessore comunale della giunta Hullweck, ha colto l'occasione dell'inizio del Ramadan per ribadire per l'ennesima volta la necessità di chiudere e di demolire il capannone di via della Vecchia Ferriera dove ha sede una associazione culturale islamica che funziona anche da luogo di culto. Non è bastato a questo cialtrone che da assessore all'edilizia privata dovrebbe sapere che quel capannone e le attività che la comunità vi svolge sono state oggetto di una lettera personale al sindaco del Ministro Maroni il quale, avuta notizia dell'ennesima manifestazione di intolleranza barbarica dei longobardi-veneti, ha risposto che secondo la documentazione in suo possesso, tutto era in ordine.
Forse l'ex assessore in vista delle elezioni pensa di acquisire favori elettorali facendo il forcaiolo senza argomenti. Prendersela con i musulmani è uno sport redditizio dal punto di vista elettorale.

P.S: Il motivo di tanta ostilità dei confronti del citato capannone è che i residenti sono infastiditi dal continuo salmodiare ad alta voce dei musulmani in preghiera. Peccato di residenti in quella zona non ve ne siano perché il manufatto sorge all'estremo limite del comune di Vicenza ed è quasi circondato da campagna e da fabbriche che di giorno o sono chiuse per cessata attività o perché sono a distanza di sicurezza acustica. Una volta c'era un club privé per scambisti. I carabinieri lo hanno chiuso.

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