sabato 5 maggio 2012

L'OCCIDENTE, INERTE DI FRONTE ALLE DECINE DI MIGLIAIA DI MORTI DELLA SIRIA E DELL'AFGHANISTAN, FINGE DI MOBILITARSI PER UNA DOZZINA DI CRISTIANI UCCISI DAGLI "ISLAMISTI"

Uno degli articoli che abbiamo pubblicato a commento dei massacri che vedono vittime i cristiani della Nigeria del Nord e quelli del Kenya reca il titolo "Se l'Africa diventa il continente del terrore".

Chi in completa malafede finge di ignorare gli elementi essenziali della tragica storia d'Africa non può che prendere atto che il "regno del terrore" in Africa è saldamente radicato da almeno 600 anni, e cioè da quando le prime navi portoghesi spagnole e olandesi presero terra in quello che per molto tempo è stato chiamato il Continente Nero. L'elemento comune che le vede straniere avevano era una croce: gli europei, chi prima chi dopo, si gettarono sull'Africa sub-saariana come un'orda famelica di locuste e le loro imprese fecero impallidire persino i massacri e i saccheggi delle orde mongole di Gengis Khan le cui gesta, oltretutto, durarono molto di meno. Il saccheggio dell'Africa da parte degli europei cristiani non è oltretutto ancora finito se si pensa che la corsa alle immense ricchezze (diamanti, oro, uranio, ecc.ecc.) non è certamente finita; e i suoi rigurgiti seguitano a provocare centinaia di migliaia e forse milioni di morti di "pelle nera". Gli europei infatti, hanno imparato a gestire i loro crimini per delega o per commissione e non arretrano neppure di fronte alla eventualità di reclutare i loro guerrieri tra i bambini con meno di 12 anni. 
Vogliamo, tuttavia, elencare per sommi capi i crimini che non possono meritare perdono: genocidi e delitti contro l'umanità non sono infatti prescrittibili ne dal punto di vista del delitto penale e internazionale ma soprattutto perché hanno violato il comandamento divino "non uccidere". Sarebbe difficile tenere una contabilità approssimativa delle vittime africane della cupidigia barbarica e sanguinaria degli europei, i quali, anzi, hanno spesso mascherato i loro delitti col nome di Dio, della civiltà e degli interessi economici dei popoli civili: fingere di indignarsi per l'uccisione di qualche centinaio di cristiani è il segno della ipocrisia senza fondo del cosiddetto occidente:
I - La tratta dei neri fu iniziata su provvedimento di un Papa, Alessandro VI Borgia, ma era stata a lungo teorizzata da preti e frati di vari ordini, i quali, di fronte alla rapida scomparsa per le stragi, per le epidemie e per il lavoro forzato degli indigeni delle Americhe (non meno di 20 milioni di morti), furono concordi nel giudicare gli "schiavi negri" più adatti ai massacranti lavori nelle viscere della terra. Splendidi e fiorenti regni africani (Ghana, Mali, Songhai, Mande, ecc.ecc.) furono praticamente cancellati: la loro popolazione venne più che dimezzata e aree di agricoltura fiorente praticamente desertificate. Uomini, donne e bambini strappati alla loro terra e caricati sulle navi negriere in condizioni tali da registrare una mortalità superiore al 50%, sfilavano davanti agli aguzzini di pelle bianca, che usavano senza motivo il "gatto a nove code", mentre qualche frate si premurava di annotare su un registro i nomi fittizi dei deportati, che veniva attribuito insieme a un sacrilego battesimo. Si veda il bel film di Spielberg "Amistad" (parola spagnola che significa "amicizia"). Non si tratta di un film dell'orrore o di fantascienza ma la storia vera che è andata avanti per secoli e ha provocato oltre 30 milioni di morti. Ci vuole un bel coraggio per chiedersi per quale motivo gli africani non abbiano ancora dimenticato nefandezze del genere. Forse è per questo che nonostante ogni sforzo per ogni africano che si converte al Cristianesimo ce ne sono 4-5 che abbracciano l'Islam, specialmente nelle zone che furono il principale obiettivo delle aree di tratta degli schiavi;
II - Una delle poche regioni dell'Africa che per ragioni climatiche e ambientali era sfuggita al flagello della tratta (l'ultimo paese che l'abolì ufficialmente fu l'impero portoghese del Brasile dove l'abolizione della schiavitù cessò nel 1885, trent'anni dopo la fine della guerra di Secessione nord americana) era il Congo, immenso territorio ricco di tutti i minerali preziosi conosciuti, in particolare di diamanti. Il Congo venne assegnato, per evitare guerre tra le grandi potenze dagli appetiti più sviluppati, in possedimento personale al re del Belgio Leopoldo I che se ne dedicò la capitale. Il pio re del Belgio introdusse nella "sua" colonia la coltivazione intensiva degli alberi da gomma: ad ogni villaggio era fatto carico di consegnare agli agenti coloniali una congrua quantità di prodotto: se il tetto assegnato non veniva raggiunto ai maschi adulti della comunità venivano tagliate le mani. Il Congo aveva nel 1890 una popolazione superiore ai 10 milioni di abitanti. Nel 1920, quando la neonata società delle nazioni decise di revocare la concessione al re del Belgio per le atrocità che da anni venivano denunciate da scrittori e politici (cito per tutti "Cuore di Tenebra" di Joseph Conrad), la popolazione congolese era ridotta a poco più di un milione di abitanti;
III - La tragedia del Congo riesplose quando negli anni 60' la colonia belga ottenne l'indipendenza. Il presidente eletto Patrice Lumumba venne destituito da mercenari belgi e torturato a morte. Un rinnegato di nome Ciombé organizzò la secessione della provincia più ricca del Congo (il Kivu e l'enclave di Kabinda). Ne seguì a fasi alterne una guerra civile durata fino a oggi e tutt'ora in corso: si calcola che essa ha provocato non meno di 5 milioni di morti. Non torniamo all'orribile genocidio del Ruanda del quale abbiamo parlato già in un post precedente: la specificità di questa tragedia consiste nel fatto che tra gli esecutori materiali degli eccidi vennero individuati numerosi preti cattolici e giuste le accuse del tribunale internazionale dell'Aia, anche qualche suora;
IV - Veniamo alla Nigeria: al momento della sua indipendenza la Nigeria, che si trovò ad essere lo stato africano più grande, più ricco e più popoloso, rivelò quasi subito la sua intrinseca debolezza. Il Nord semi desertico e ad economia pastorale era popolato da popolazioni di religione islamica, gli Hauss e i Fulani, prevalentemente nomadi e particolarmente bisognosi delle terre irrigate dal Niger; il Sud, popolato dagli Ibo di religione cattolica, agricoltori stanziali il cui territorio abbondava di materie prime e di petrolio. Un generale prezzolato dalle multi nazionali organizzò la consueta secessione, creando lo stato fantoccio del Biafra: la guerra civile che ne seguì provocò un milione di morti, la maggior parte appartenenti all'etnia Yoruba, che per non essere ne musulmana ne cristiana si trovò a fare il vaso di coccio in mezzo a quelli di acciaio. In forme diverse e con intensità variabile il conflitto è andato avanti fino ad oggi aggravato dalle gravi siccità che hanno spinto le popolazioni nomadi del nord a cercare terre per i pascoli verso sud. In questo contesto è esplosa una strisciante guerriglia tra cristiani e musulmani. Ci si meraviglia che oggi a pagare con il sangue questa realtà continentale siano i cristiani. I precedenti che abbiamo elencato spingono gli africani a considerare la religione cristiana la religione dell'occidente. Non costituisce un fatto eccezionale che a pagar prezzo siano oggi quelli che agli occhi dell'Africa vengono identificati con l'uomo bianco. 
I giornali danno notizia che nei paesi musulmani con grosse minoranze cristiane, queste ultime si sono sistematicamente schierate a fianco dei dittatori più feroci, da Saddam Hussein a Mubarak ed ora a Assad in Siria. Se come si spera il tiranno siriano verrà rovesciato e chiamato a rispondere dei suoi delitti qualcuno si meraviglierà se i musulmani sunniti, principali vittime della repressione, avranno qualche conto da presentare a chi ha sostenuto in modo feroce e sanguinoso il loro nemico?

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