venerdì 20 aprile 2012

ITALIA

ITALIANI BRAVA GENTE

Rimpatriati con la bocca tappata da scotch

Nastro adesivo da pacchi a tappare la bocca, fascette di plastica a bloccare i polsi. Così si viaggia sulla rotta Roma-Tunisi. Protagonisti due immigrati espulsi dall`Italia e scortati martedì scorso da quattro agenti a bordo di un volo Alitalia. A denunciarlo uno dei passeggeri, che scatta una foto e la pubblica su Facebook. Esplode così il caso politico: «Il governo riferisca con la massima urgenza» è l`invito del presidente della Camera, Gianfranco Fini. E il capo della polizia, Antonio Manganelli, chiede una relazione alla polizia di frontiera di Fiumicino.
Tutto comincia con la foto shock che il regista Francesco Sperandeo pubblica su Facebook (rilanciata da Repubblica.it): «Ero sul volo Alitalia Roma-Tunisi delle 9.20 di martedì scorso – racconta il testimone -negli ultimi posti c`erano due uomini scortati da quattro agenti. Avevano la bocca coperta da una mascherma d`ospedale. Quando a uno di loro è caduta, abbiamo visto che la sua bocca era tappata con scotch da pacchi. Nella totale indifferenza degli altri passeggeri, in due ci siamo alzati per protestare. Sia lo steward che gli agenti ci hanno detto che era una normale operazione di polizia».
Sulla vicenda il capo della polizia Manganelli chiede una prima relazione all`ufficio di frontiera dell`aeroporto di Fiumicino, da dove sono partiti i due immigrati. Qualche elemento, però, sembra già in possesso degli investigatori. I due uomini sarebbero algerini, avrebbero fatto scalo tecnico a Roma con un volo che da Tunisi doveva portarli in Turchia. Arrivati a Fiumicino la mattina del 15 aprile, avrebbero rifiutato per due volte di imbarcarsi sul volo diretto in Turchia. A quel punto le autorità italiane avrebbero fatto scattare la procedura di respingimento che prevede di riportarli nel luogo dal quale sono partiti e dunque a Tunisi. La decisione di mettergli una mascherina fermata con il nastro adesivo, sottolineano fonti della polizia, sarebbe stata presa per la sicurezza degli altri passeggeri: gli immigrati, infatti, tentavano di ferirsi la bocca mordendosi, per poi sputare il sangue addosso agli altri passeggeri ed evitare così l`imbarco.
Nella foto però si vede che lo scotch non è sulla mascherina ma sulla bocca dell`uomo. E non è affatto escluso che sulla vicenda anche la procura voglia fare chiarezza: secondo fonti giudiziarie della Cassazione nel caso sono infatti ipotizzabili due ipotesi di reato, l`abuso di autorità e la violenza privata. «Una cosa è certa – ricorda Riccardo Noury di Amnesty International – per scongiurare i rischi di asfissia posturale, il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d`Europa raccomanda nelle espulsioni via aerea il divieto assoluto di mezzi che possano ostruire le vie respiratorie».
L`immagine del migrante con la bocca tappata rimbalza da Internet al Parlamento, dove esponenti di Pd, Fli e Idv chiedono al governo di riferire e spiegare perché queste procedure vengono definite «normali». Si tratta, dice invece il presidente del Pd Rosy Bindi, di un «trattamento inaccettabile». Per il vicepresidente del Senato, Emma Bonino, «quanto accaduto è sconcertante sia che si confermi come “normale procedura”, sia se frutto della libera valutazione degli agenti».
Secondo Stefano Pedica (Idv), «ciò che è avvenuto sul volo è indecente, neanche a Guantanamo abbiamo assistito a soprusi del genere». Il ministro Andrea Riccardi non risponde nel merito, ma si limita a ricordare che «le persone vanno trattate sempre bene». Alla fine è lo stesso presidente della Camera, Gianfranco Fini, a invitare il governo a «riferire quanto prima» sulla vicenda.


Vladimiro Polchi


"VIOLATA ANCHE LA COSTITUZIONE COSÌ SVANISCE LA DIGNITÀ UMANA"

«Trattare le persone come merci da impacchettare è un pratica degradante che confligge con i diritti inviolabili dell'uomo». Gaetano Azzariti, costituzionalista alla Sapienza di Roma, ha visto la foto shock del migrante con lo scotch sulla bocca: «Se tutto questo venisse confermato saremmo di fronte a una grave violazione dei principi fondamentali della Costituzione».
Ma motivi di ordine pubblico non giustificano talvolta misure straordinarie?
«Oggi si riducono tutti i problemi dell'immigrazione all'ordine pubblico. Ma assolutizzare il valore dell'ordine pubblico e imporre sempre una logica securitaria rischia di far svanire nel nulla la dignità dell'essere umano. A prescindere dai profili penali, in questo caso saremmo di fronte a un conflitto di valori e di sistema con l'intera nostra Costituzione, che si oppone a ogni atto degradante».
Quali articoli vede violati?
«I principi fondamentali, come l'articolo 2 che obbliga a garantire i diritti inviolabili di ogni essere umano, che sia ricco o povero, cittadino o immigrato. E l'articolo 3 che riconosce a tutti pari dignità sociale: non è dunque accettabile che i consociati non rispettino la dignità altrui. Ricordo che da Kant alla Costituzione il valore della dignità umana è assoluto. Oggi siamo invece di fronte al prodotto perverso di una disumanizzazione».
Ci spieghi meglio.
«Si guarda agli uomini come merci e le merci si impacchettano. Le persone invece andrebbero messe nella situazione di non ledere a se stesse e agli altri con modalità che rispettino sempre i diritti umani. Altrimenti, ripeto, si crea un conflitto di fondo con la nostra stessa tradizione costituzionale».
 
Vladimiro Polchi

LA COMPASSIONE E LE REGOLE
LA SICUREZZA innanzitutto. E poi le regole da rispettare e gli ordini da seguire. Ma fin dove? Dove comincia e dove finisce la "normalità"? Imbavagliare con nastro da pacchi due cittadini tunisini che vengono rimpatriati non dovrebbe essere qualcosa di "normale". Anche quando si ritiene "normale" metterli su un aereo per rispedirli nel loro paese. Perché, nonostante tutto, il viso di una persona ha sempre un valore simbolico. È attraverso il viso e la bocca che ognuno di noi esprime la propria soggettività. È attraverso il proprio sguardo che si entra in relazione con gli altri. E la soggettività di un essere umano, anche quando si è commesso un crimine o un delitto, non dovrebbe mai essere negata o cancellata come accade quando, per applicare le procedure ed evitare di creare scompiglio e confusione, si cede alla tentazione di far tacere a tutti i costi, anche con del nastro adesivo. Per garantire il buon funzionamento della società, ciascuno di noi è chiamato a fare il proprio dovere e ad assumersi le responsabilità che gli competono.
Non si tratta qui di negare l' importanza delle regole che, da sempre, rendono possibile il "vivere insieme". Dovere e responsabilità, però, non dovrebbero implicare né un' assenza di compassione, né l' indifferenza. Perché gli esseri umani non sono dei semplici automi, delle macchine che si limitano ad eseguire i programmi con cui sono state concepite. La compassione nei confronti di un' altra persona, però, è possibile solo quando si è capaci di immedesimarsi nell' altro. E, quindi, quando si riconosce l' altro come un essere umano simile a noi. Altrimenti si scivola, anche senza rendersene conto, in una forma di barbarie. Come ci insegna Hannah Arendt nel 1963, il problema del rapporto tra "dovere" e "umanità" è molto complesso. Perché talvolta accade che, proprio nel nome del dovere, ci si dimentica che chi ci sta accanto è anche lui una persona. È allora che si commette il "male". Paradossalmente nel nome del "bene". Anche banalmente. Non perché il male, in sé, sia banale. Ma perché può accadere a chiunque di "smettere di pensare" quando si tratta di applicare una regola, e di non sapere più fare la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Umiliare una persona non dovrebbe mai essere giusto, anche in nome della sicurezza e della giustizia. Eppure è proprio di umiliazione che si tratta quando si parla di nastro da pacchi sulla bocca. Questi due tunisini li si doveva, certo, rimpatriare. Si doveva probabilmente immobilizzarli. Ma c' era veramente bisogno di farli tacere imbavagliandoli? Non è solo una questione di "eccessi" o di "misura". È una questione simbolica. Gli esseri umani sono caratterizzati dal linguaggio e dalla parola, come spiega bene Lacan. Perché privarli allora di ciò che li rende umani?



Michela Marzano



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