Francia, veto ai predicatori islamici
Nel giorno in cui l' assassino di Tolosa, Mohamed Merah, viene seppellito, la Francia stringe i controlli sulle influenze islamiste. Sei predicatori radicali che dal 6 al 9 aprile avrebbero dovuto parlare poco fuori Parigi al congresso dell' Uoif, l' organizzazione vicina ai Fratelli musulmani, sono stati dichiarati indesiderabili e non entreranno nel Paese. Quanto a Tariq Ramadan, il celebre intellettuale con passaporto svizzero e cattedra a Oxford da sempre accusato di ambiguità sull' integralismo, i ministri Claude Guéant e Alain Juppé «si rammaricano che sia stato invitato». Ieri Ramadan ha tenuto un discorso a Londra, e stasera a Parigi è comunque prevista una sua prima conferenza sul tema «Il ruolo del musulmano nella società occidentale» («Disponibile una sala per le donne», si legge nel manifesto, appena sotto il titolo). I predicatori respinti ieri sono quattro figure di primo piano dell' insegnamento del Corano; all' inizio della settimana il presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy si era già rivolto all' emiro del Qatar perché impedisse l' arrivo di Youssef Al-Qaradawi, stella della tv Al Jazeera, e si è espresso anche contro il predicatore egiziano Mahmoud Al Masri. «Dobbiamo chiudere le frontiere alle persone che pronunciano parole non compatibili con l' ideale repubblicano», ha detto Sarkozy. L' «Unione delle organizzazioni islamiche di Francia» è la più radicale delle formazioni musulmane francesi, legata ai Fratelli musulmani e a finanziatori in maggioranza sauditi; l' anno scorso l' Uoif ha boicottato le elezioni del «Consiglio francese del culto musulmano» e quindi non ha più rappresentanti nell' istituzione - nata nel 2003 per volere dell' allora ministro dell' Interno Sarkozy - che funziona come interlocutore ufficiale dello Stato. L' Uoif e l' «Unione mondiale degli ulema» hanno protestato per la decisione del governo francese, con dichiarazioni - come, per esempio, «quei predicatori sono uomini di pace e tolleranza» - piuttosto surreali, se si scorre il curriculum intellettuale dei protagonisti. L' 86enne Youssef Al-Qaradawi, in particolare, il 28 gennaio 2009 su Al Jazeera pronunciò la seguente frase: «L' unica mia speranza è andare nella terra della Jihad, non importa se in sedia a rotelle. Sparerò ai nemici di Allah, gli ebrei, e morirò da martire». Due giorni dopo, il 30 gennaio 2009, sempre durante una predica su Al Jazeera, Al-Qaradawi aggiunse: «Allah si è sempre servito di persone che volevano punire gli ebrei per la loro corruzione. L' ultimo castigo è stato comminato loro da Hitler. Con le sue azioni, anche se non gravi quanto poi si è fatto credere, Hitler è riuscito a rimettere gli ebrei al loro posto. Quella fu una punizione divina. Con il volere di Allah, la prossima volta saranno i musulmani a occuparsene». Al-Qaradawi al congresso dell' Uoif non parlerà più. La conferenza di Tariq Ramadan è per il momento confermata. E l' intellettuale con un comunicato in serata ha preso le difese di Al-Qaradawi e degli altri respinti: «Il governo francese cade nelle generalizzazioni e associa dei sapienti musulmani di fama mondiale alle derive violente e estremiste di gruppuscoli». Per Ramadan, Al-Qaradawi non è evidentemente un antisemita filonazista negazionista, ma un «sapiente di fama mondiale».
Montefiori Stefano
Il pugno di Sarkozy sull’Islam radicale Arrestati in venti
Dopo il divieto d’ingresso in Francia ai predicatori islamisti, gli arresti promessi dopo i fatti di Tolosa: diciannove persone sono state fermate ieri mattina all’alba dai reparti speciali della polizia (Raid) e della gendarmeria (Gign), in diverse città del Paese, per dare un segnale di risposta dello Stato agli estremisti islamici e — non è secondario —ai cittadini, chiamati a votare al primo turno delle elezioni presidenziali ormai tra sole tre settimane. «Quello che è successo stamattina si ripeterà — ha detto il presidente Sarkozy alla radio poche ore dopo i blitz —. Ci saranno altre operazioni. Il trauma di Montauban e Tolosa è stato profondo nel nostro Paese… Non voglio paragonare gli orrori, ma è stato un po’ come il trauma che negli Stati Uniti ha seguito l’11 settembre». Con un riflesso quasi automatico, sono immediatamente arrivate le critiche per un’azione spettacolare, condotta — a giudizio dei detrattori di Sarkozy—più per motivi elettoralistici che per questioni di ordine pubblico. «Forse sarebbe meglio che il presidente almeno si astenesse dal commentare quasi in diretta le azioni della polizia», ha commentato il magistrato Serge Portelli. Più tardi, in trasferta per un comizio a Besançon, Sarkozy ha aggiunto: «Ilmessaggio è chiaro, il nostro dovere è di assicurare la protezione dei francesi ». Quindi, visto che si parla di «messaggio», un’operazione decisa per motivi di comunicazione? Il giornalista del Figaro Frédéric Helbert riporta i malumori di un alto dirigente dell’anti-terrorismo francese: «Mesi di lavoro paziente mandati all’aria perché siamo in campagna elettorale». Il governo francese si trova di fronte a un paradosso: se tarda a entrare in azione contro i possibili terroristi islamici, come è successo a Tolosa, rischia di diventare spettatore di attentati. Se blocca subito i sospettati, viene accusato di bruciare piste promettenti. Ed è vero che fra tre settimane si vota, ma questo non è per definizione un vantaggio per il presidente in carica: può trarre vantaggio da un successo, o scontare il prezzo di un fallimento. Gli arrestati, comunque, appartengono a quegli ambienti dell’integralismo islamico frequentati dai fratelli Merah, prima dei massacri di Tolosa. Il più noto è Mohamed Achamlane, leader del gruppo «Forsane Alizza», (Cavalieri della fierezza) disciolto dal ministro dell’Interno Claude Guéant lo scorso febbraio. Achamlane minacciava di passare alla Jihad, alla lotta armata in Francia, «se continua il clima di islamofobia », e aveva già cominciato a reclutare dei «soldati» su Internet: «Se amate gli sport di combattimento, il vostro profilo corrisponde a ciò che stiamo cercando, inchallah». Nei mesi scorsi era stato condannato a quattro mesi di prigione per azioni violente a Limoges contro McDonald’s, giudicato un marchio «asservito a Israele», e aveva bruciato in piazza un Codice penale francese per protesta contro la legge sul burqa. A casa di Mohamed Achamlane, i poliziotti hanno scoperto tre kalashnikov, una granata e una pistola automatica Glock, e altre armi sono state trovate nascoste nelle abitazioni degli altri arrestati. Il ministero dell’Interno parla di «un centinaio» di simpatizzanti di Forsane Alizza. È soprattutto tra loro che verranno effettuati i prossimi blitz delle forze dell’ordine.
Stefano Montefiori
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