sabato 5 novembre 2011

5 Novembre 2011 - Prima parte

Siria, un‘azienda italiana per spiare gli oppositori

MILANO - L´azienda ha sede a Vizzola Ticino, un minuscolo paese - 553 abitanti - in provincia di Varese. È lì, secondo quanto rivela l´agenzia Bloomberg, nei laboratori della «Area spa», società specializzata nella produzione di software per intercettazioni, che è stata concepita una delle armi di repressione più insidiose del regime siriano: un sistema informatico che controlla le e-mail dirette a chiunque risieda nel Paese. L´intelligence di Damasco, scrive il sito Bloomberg, sta facendo pressioni perché la commessa sia consegnata al più presto. Saranno i servizi segreti di Assad a supervisionare il progetto, che si avvale di tecnologie fornite da aziende americane ed europee. I dipendenti italiani della società sono già a Damasco dove, in un quartiere residenziale, stanno lavorando al sistema, attualmente in fase di test. 
Area spa, amministrata dall´imprenditore 42enne Andrea Formenti, è una delle più grosse società del settore in Italia, dove si è occupata delle intercettazioni disposte da molte procure come Milano e Firenze (ad esempio, per l´inchiesta sulla «cricca» su Bertolaso e gli altri). L´azienda, che in passato ha lamentato ritardi nei pagamenti del ministero della Giustizia, sta attraversando una fase di crisi: nel 2010 gli utili sono passati da 5,1 milioni a 842mila euro e da febbraio una parte dei dipendenti è in cassa integrazione. Ora Formenti lavora per la dittatura di Damasco, responsabile della morte di più di tremila civili. Intervistato da ilsole24ore. com, Formenti si limita ad assicurare che la società è in regola con tutte le leggi sulle esportazioni. Altre aziende coinvolte nel progetto siriano, però, hanno preso le distanze. L´ad di Qosmos, Thibaut Bechetoille, per esempio, ha dichiarato di voler ritirarsi dal progetto per «non dare supporto a questo regime». Osama Edward Mousa, un blogger siriano in esilio per le sue critiche al regime, avverte che «ogni singola azienda che vende al governo siriano tecnologia per tenere sotto controllo il popolo è complice degli assassinii del regime». 
Ieri il governo siriano ha annunciato un amnistia per tutti i cittadini che fino al 12 novembre consegneranno le armi in loro possesso. Chi lo farà sarà «immediatamente rimesso in libertà». Nei giorni scorsi Damasco aveva stretto un accordo con la Lega Araba: prevedeva il ritiro dei carri armati dalle strade, il rilascio dei prigionieri e l´avvio di trattative con la dissidenza. Ma nel frattempo altri 27 oppositori sono stati uccisi.

Davide Carlucci





Che strutture più o meno legate ai servizi segreti italiani ed entità predisposte a servizi "sporchi" al servizio di qualche dittatore siano sempre stati una specialità del controspionaggio italiano e ditte collegate non è mai stato un mistero. Così, ad esempio, il servizio segreto italiano guidato dal generale Pollari consegnò, su mandato della CIA un Imam musulmano che operava a Milano alla polizia segreta egiziana che lo considerava un pericoloso agente dei Fratelli Musulmani. L'Imam Omar fu rapito dagli 007 italiani e la polizia segreta di Mubarak che lo prese in consegna lo sottopose per mesi a un nutrito campionario di torture specialistiche.
Del resto che in Italia abbiano sempre operato servizi segreti "deviati", quasi sempre sospettati di essere dietro il terrorismo di destra e di sinistra e alle numerose stragi di stato che hanno funestato 20 anni della nostra storia recente, usufruendo dei consigli del grande suggeritore "americano", non è un mistero per nessuno. Ora le notizie che ci arrivano sul fatto che in Italia sta operando un'azienda di Varese che fornisce uomini e software per intercettare i dissidenti siriani contrari al regime dittatoriale di Assad, funzionando in tal modo da "orecchio" di Damasco è una singolare novità, perché dischiude uno scenario nel quale gli spioni italiani possono fornire innumerevoli prove della loro poliedricità e del loro infimo livello morale.



"Israele, l´attacco all´Iran si avvicina"

GERUSALEMME - Sale rapidissima la tensione sul nucleare iraniano e si avvicina la possibilità che Israele possa arrivare a un "attacco preventivo" contro i siti atomici degli ayatollah. Da giorni il "caso Iran" – se, come e dove colpire – è in prima pagina sui giornali israeliani che ogni giorno pubblicano nuove rivelazioni sui preparativi di quest´attacco. Non è un segreto che il premier Benjamin Netanyahu vuole un attacco sui siti iraniani sospettati di preparare l´arma atomica il prima possibile, in questo è sostenuto dal suo ministro della Difesa Ehud Barak e dal suo ministro degli Esteri Avigdor Lieberman. Ma Netanyahu nel consiglio dei ministri non ha raggiunto ancora quella maggioranza di voti necessaria per impartire un ordine d´attacco che equivale a una dichiarazione di guerra. 
Ieri sera intervistato dalla rete privata israeliana "Channel 2" anche il presidente Shimon Peres ha detto che «l´opzione militare nei confronti dell´Iran, da parte di Israele e di altri Paesi, sembra avvicinarsi mentre le chance di una soluzione diplomatica si stanno affievolendo». Contrari ad un attacco in questo momento gli Stati Uniti, che però sono molto avanti della preparazione a un eventuale attacco: hanno mobilitato due flotte che incrociano tra il Mar Rosso e l´Oceano indiano, sono di ieri le rivelazioni sulla partecipazione della Gran Bretagna con navi e sommergibili all´attacco americano contro i siti nucleari sospetti. 
«I servizi di sicurezza di tutti i Paesi comprendono che il tempo stringe e di conseguenza avvertono i rispettivi dirigenti», ha detto ancora Peres ieri sera durante l´intervista, «a quanto pare l´Iran si avvicina alle armi nucleari. Nel tempo che resta dobbiamo esigere dai Paesi al mondo di agire, e dire loro che devono rispettare gli impegni che hanno assunto, e far fronte alle loro responsabilità: sia che si tratti di sanzioni severe sia che si tratti di una operazione militare». 
Anche se la Casa Bianca ha ricevuto assicurazioni attraverso il capo del Pentagono Leon Panetta, che ha visto recentemente il premier Netanyahu ricevendone l´assicurazione che Israele non attaccherà l´Iran senza coordinarsi con altri Paesi, i preparativi in Israele sono molto avanti e diversi segnali indicano che il dispositivo militare, tutta la forza aerea possibile, è pronto a scattare. Negli ultimi giorni è stato testato un missile balistico di tipo "Gerico", che può anche essere armato con ordigni nucleari, in grado di raggiungere l´Iran e tutti i media israeliani hanno riportato con grande evidenza la notizia. Poi la rivelazione che nell´ambito di un addestramento presso una delle basi Nato nel Mediterraneo, quella di Decimomannu in Sardegna, i top-gun israeliani hanno simulato attacchi – lo riferito il portavoce militare – sul "lungo raggio".
Ma se il capo del governo israeliano Netanyahu è ben deciso a dare l´ordine di attacco, chi deve poi eseguire l´ordine avanza le sue perplessità. Sono contrari all´attacco contro i siti nucleari iraniani tutti i vertice dell´intelligence, del Mossad, del servizio segreto interno Shin Bet, del servizio segreto militare Aman. A cui aggiungono le perplessità del capo di stato maggiore Benny Gantz e di quello dell´Aeronautica. Troppi gli obiettivi da colpire contemporaneamente e molti protetti da veri e propri bunker, nella presunzione di avere informazioni certe su tutti gli obiettivi da colpire. Il risultato stimato è quello non di distruggere il programma nucleare iraniano ma di rallentarlo di due-tre anni, aprendo invece un conflitto destinato a sconvolgere gli equilibri del Medio Oriente.

Fabio Scuto



Lo storico medievalista Franco Garbini nella sua testimonianza che introduce il bellissimo libro del nostro caro fratello Hamza Piccardo "Miracolo a Baghdad" (Libreria Islamica Italiana Ed. Al Hikma) fa riferimento all'esistenza di un immaginario "ministero dell'informazione corretta" (MIC) che ci controlla ed è convinto che le idee altrui, quando non ci piacciono, non vanno ne discusse ne contestate in alcun modo, specie quando si sa che sono fondate: "Dinanzi ad esse il MIC si comporta o ignorandole o oscurandole quanto prima e meglio si possa, oppure distorcendole, calunniandole, demonizzandole. In questo secondo caso si adotta l'efficace "mantra" scomunicatorio racchiuso nelle tre parole magiche "Anti-Americano, Anti-Sionista, Anti-Semita". 

Siamo convinti che il MIC sta operando nei confronti del nostro blog con lo stesso formulario di scomunica (del resto il Giornale di Vicenza ha già provveduto a cancellare completamente qualsiasi accenno all'esistenza di una comunità islamica vicentina collegabile all'U.C.O.I.I. (Unione Comunità e Organizzazioni Islamiche Italiane), che raccoglie la stragrande maggioranza dei musulmani residenti a Vicenza, e da invece ampio spazio ad una fantomatica organizzazione islamica denominata COREIS, facente capo a un signore che si chiama Pallavicini e in Vicenza ad un altro signore di nome Giovanni Zanolo, sedicente Imam di una comunità musulmana veneta, più malleabile nei rapporti con le istituzioni e più benevola nel rapporto con le autorità ecclesiastiche).
Naturalmente riteniamo l'eventuale attribuzione al nostro blog della triplice nomenclatura prima citata una totale idiozia: non siamo anti-americani quando pensiamo alle straordinarie bellezze umane, politiche e storiche attribuibili al popolo americano. Appartengo per la mia età ad una generazione e a una città che ben ricorda quando i soldati statunitensi liberarono Roma dalla fame, dai nazisti, dai fascisti e dalla guerra. Questo non significa che nel ricordo di quel grandioso evento non possiamo tacere di fronte agli innumerevoli misfatti che i governi americani hanno compiuto successivamente quando, dimentichi dell'atto di fondazione degli Stati Uniti d'America, hanno condotto guerre imperialistiche vergognose e sostenuto le tirannie di mezzo mondo. Rifiutiamo altresì l'attributo di "anti-semiti". Come musulmani riconosciamo come nostri profeti i grandi profeti inviati da Dio al popolo ebraico, da Abramo a Mosè fino a Gesù. Del resto una buona parte del Corano è dedicata alle storie dei profeti ebraici compresi i re David (Daud) e Salomone (Suleiman). Del resto si sa che il termine "semita" designa un particolare gruppo linguistico che comprende l'arabo, l'ebraico, l'aramaico, il babilonese, il caldeo, ecc.ecc. Dire a un musulmano che è anti-semita sarebbe come dire a un italiano o a uno spagnolo che è un anti-latino.
Siamo invece convintamente e compattamente anti-sionisti e consideriamo Israele il prodotto di una sequenza di atti di pirateria internazionale sponsorizzati dagli americani, e un pericolo costante per la pace mondiale. In tale categoria di atti rientra la recentissima minaccia di Simon Peres di sferrare un attacco militare contro l'Iran. Si rendono conto i governanti delle principali potenze mondiali di quale livello di pericolosità rappresenti una minaccia del genere? E come si fa a non collegare questa minaccia al fatto che recentemente lo stato sionista ha subito due rovesci diplomatici come il voto dell'assemblea generale dell'ONU a favore di uno stato palestinese e la decisione dell'UNESCO di ammettere come stato membro la Palestina araba? Vedremo sfilare con la bandierina israeliana i soliti cialtroni italiani che sfilarono a difesa di Israele quando l'aviazione sionista bombardò con bombe al fosforo la città di Gaza.

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