sabato 26 novembre 2011

MOLTI GIORNALI ITALIANI FANNO IL TIFO...

Le vicende dei paesi arabi, con i loro lutti e in qualche caso con il loro seguito di crisi economica e sociale, non sono partite di calcio da seguire con la faziosità dei tifosi di una squadra, ma vicende complesse e, almeno fino a quando non saranno positivamente concluse, vicende intrecciate con la tragedia quotidiana.
I - Non essendo avvenimenti sportivi non è possibile seguirle con la fretta che si può riservare a una partita di pallavolo o di pallacanestro. Gli eventi rivoluzionari e i sommovimenti sociali della storia europea, anche i più recenti, hanno spesso avuto durata pluridecennale; quasi sempre hanno conosciuto un momento "esplosivo" seguito da un alternarsi di repressioni, di incertezze e di riprese. Pretendere che un processo rivoluzionario che coinvolge paesi che contano 350 milioni di abitanti, che hanno situazioni economico-sociali estremamente diversificate, salvo la comune sorte di essere usciti da lunghi periodi di dominazione coloniale e di dittature più o meno feroci, è una manifestazione di malafede e di superficialità che ha nel suo sfondo una forma di latente razzismo e di meno latente anti-islamismo. Il fatto che i processi rivoluzionari si siano avviati contemporaneamente in tutta la sponda sud del Mediterraneo, dall'Egitto al Marocco e nel Medio Oriente dalla Siria allo Yemen è già qualcosa di stupefacente. Del pari stupefacente è l'eroismo con cui grandiose masse di giovani, di donne, di gente di ogni condizione e di età abbia saputo affrontare corpi militari e sistemi polizieschi armati fino ai denti e al servizio di tiranni spietati e senza scrupoli, quasi sempre a mani nude, uscendo dai venerdì di preghiera e avendo per scudo il grido: "Allahu Akbar!". Quest'ultimo elemento serve a ridicolizzare le versioni di quei pubblicisti i quali, nella quasi maggioranza delle loro corrispondenze, seguitano a sforzarsi di dimostrare che l'elemento propulsivo della primavera araba non sono stati i telefonini, le reti informatiche e gli altri strumenti moderni della comunicazione di massa (questi semmai sono stati uno degli strumenti), ma il profondo senso religioso che pervade i popoli del Corano. Eppure c'è stata una sorta di gara per dimostrare che l'Islam ha influito solo su gruppi più o meno fanatizzati di "islamisti";
II - Particolarmente grottesca è stata la versione fornita dell'ultima fiammata egiziana, iniziata con la mobilitazione massiccia operata da quei partiti e da quelle forze politiche potenzialmente maggioritarie che temevano con fondamento che elementi provocatori potessero provocare il rinvio delle prossime elezioni. Chi legga con attenzione alcuni degli articoli che abbiamo pubblicato si renderà conto facilmente della faziosità spesse volte stupida che gli ha ispirati. Patetico è ad esempio il tentativo di spacciare Muhammad Al Baredei come il vero leader della rivoluzione egiziana. In realtà questo "illustre" personaggio, premio Nobel per la Pace per i meritori sforzi profusi nell'impedire che fosse dato agli Stati Uniti il pretesto di intervenire militarmente contro l'Iran accusato di mire atomiche, è molto noto in occidente, che ha avuto modo di seguirne i lavori svolti nella commissione ONU sull'energia atomica e di apprezzare la serietà professionale e l'obbiettività; ma agli occhi della stragrande maggioranza degli egiziani, Al Baradei, è poco meno di uno sconosciuto, e il suo seguito elettorale è accreditato tra il 2 e il 5%;
III - Che piaccia o no in Egitto la forza politica egemone candidata a prevalere in una competizione elettorale che rispetti un minimo di regole democratiche è costituita dalla Fratellanza Musulmana, ben conosciuta dalle masse diseredate di quel grande paese che hanno avuto modo di apprezzarne la rete di beneficenza e di assistenza con la quale i Fratelli, rischiando la galera o peggio, hanno saputo tenere in piedi per decenni e per allentare lo stato endemico di crisi socio-economica provocato dalle ruberie dei dittatori.
L'ultima notazione vogliamo farla a proposito del Marocco: l'occidente ha tifato con patto per il re Muhammad VI, che a differenza di tiranni ottusi, ha avuto il merito di avviare in maniera pacifica un sia pur minimo, timido processo di riforma costituzionale, al cui interno si prevedono libere elezioni. Ma non si illudano gli anti-islamici di casa nostra: anche in Marocco il partito islamico che riprende i valori sociali della Fratellanza vincerà la prossima competizione elettorale; e allora vedrete i giornalisti di casa nostra fare a gara nel cercare di dimostrare che tale esito è dovuto all'alto tasso di astensionismo che si verificherà nelle elezioni marocchine.
 

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