L'Italia è stata eletta dall'Assemblea Generale dell'ONU nel consiglio dei diritti umani che ha sede a Ginevra. L'Italia, ha già fatto parte dell'organismo dal 2007 al 2010; dopo un anno di pausa ha ricevuto un nuovo mandato triennale con 180 voti insieme ad altri 15 paesi. Il ministro degli esteri Franco Frattini ha spiegato: "L'Italia si impegnerà nella promozione della libertà religiosa nel mondo".
Siamo in ansiosa attesa di registrare gli straordinari progressi che la libertà religiosa riceverà nel mondo grazie all'impegno del nostro volenteroso ministro, la cui produttività nel settore di competenza ha avuto modo di manifestarsi anche nel precedente triennio: grazie a Frattini l'Italia occupa l'ultimo posto in Europa nel campo della libertà religiosa, come dimostra il fatto che, nonostante la presenza di circa un milione e mezzo di residenti di religione islamica nell'intero territorio nazionale vi sono soltanto due moschee, una a Roma e una a Catania, più una mini-moschea giocattolo nascosta in una viuzza secondaria di Milano. Auspichiamo comunque che grazie all'opera del ministro Frattini non sarà più consentito a un presidente del consiglio puttaniere e bestemmiatore televisivo di usare come argomento nelle sue campagne elettorali che la sinistra trasformerebbe Milano in una "zingaropoli islamica"; si auspica che il volenteroso Frattini dedichi appassionate rampogne contro i leghisti alla Borghezio, alla Salvini e alla Flavio Tosi, sindaco di Verona. Siamo certi che grazie a Frattini i musulmani avranno spazi cimiteriali in cui seppellire i propri morti, mentre cesseranno le quotidiane piccole nefandezze vessatorie nei loro confronti. di queste ultime vogliamo fornire un illuminante esempio di cui si è reso responsabile l'ufficio provinciale della motorizzazione civile di Vicenza contro il quale l'associazione vicentina dei musulmani italiani "Articolo 19" ha presentato l'esposto denuncia che di seguito pubblichiamo e che oltre al citato ufficio, è stato inviato alla direzione generale territoriale nord-est del ministero infrastrutture e trasporti, al prefetto di Vicenza, al questore di Vicenza e al procuratore della repubblica di Vicenza.
"Il sottoscritto Dottor. Domenico Buffarini, rappresentante legale e consulente giuridico dell'associazione "Articolo 19", costituita con il fine di tutelare i diritti costituzionali dei cittadini italiani di religione islamica, si vede costretto a segnalare che l'Ufficio della Motorizzazione Civile di Vicenza richiede, per rilasciare la patente di guida alle donne musulmane, comprese quelle in possesso della cittadinanza italiana, la presentazione di due fotografie recenti del volto a capo scoperto e su sfondo bianco; e ciò in forza di una non meglio precisata circolare della direzione regionale territoriale del nord-est, Ufficio Contenzioso Conducenti Veicoli.
Al riguardo lo scrivente precisa quanto segue:
I - L'art.289 del regolamento di esecuzione del Testo Unico Legge Pubblica Sicurezza (TULPS) stabilisce che "La fotografia da applicare sulla patente di guida deve riprodurre l'immagine senza cappello del titolare. La circolare numero 88827 del 05/11/2010, in conformità alla norma, ha precisato che la fotografia deve riprodurre l'immagine a capo scoperto";
II - La disposizione ha trovato successivamente diverse interpretazione ed applicazioni nelle disposizioni emanate in materia di fotografie da applicare sui documenti di identità e sui permessi di soggiorno (circolare numero 4 del 14/03/1995 e circolare numero 300/C/200/3656/A/159 del 24/07/2000, entrambe emesse dal Ministero degli Interni). In esse si precisa che la statuizione contenuta nel citato art.289 del Reg. TULPS "Non fa riferimento all'esigenza che l'interessato mantenga il capo scoperto, ma si limita a proibire l'uso del cappello quale semplice accessorio eventuale all'abbigliamento personale che potrebbe alterare la fisionomia di chi viene ritratto...Non è equiparabile a tale ipotesi il caso in cui la copertura del capo sia imposta da motivi religiosi...Il turbante, il velo e il chador islamico, come anche il velo delle religiose cattoliche, sono parte integrante degli indumenti abituali e concorrono nel loro insieme ad identificare chi li indossa, naturalmente purché mantenga il volto scoperto. Sono quindi ammesse, anche in forza all'Articolo 19 della Costituzione, che tutela la libertà di culto e di religione, le fotografie da inserire nei documenti di identità in cui la persona ritratta con il capo coperto da indumenti indossati purché, ad ogni modo, i tratti del viso (fronte, occhi, naso, gote, bocca, mento) siano ben visibili";
III - La circolare numero 4391/DGT/NO della Direzione Generale del nord-ovest del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Milano 02/12/2010) ha inviato le disposizioni di cui al punto 2 a tutti i suoi uffici periferici compresi i direttori degli Uffici dell Motorizzazione Civile concludendo con le seguenti parole: "In omaggio all'univocità dell'azione della pubblica amministrazione si invitano le SS.LL a disporre che siano accettate sulle patenti, come già avviene per le carte di identità, fotografie di donne a capo coperto per motivi religiosi, purché tali fotografie permettano una chiara identificazione del viso;
IV - Secondo la vigente legislazione italiana le autorità competenti in materia di documenti di identità sono i sindaci e le autorità di pubblica sicurezza; e ciò nell'esercizio di una competenza funzionale da nessuno derogabile. Le patenti di guida non sono, come è noto, documenti di identità con funzioni generali e chi le rilascia non può utilizzarle per foto diverse da quelle applicate alle carte di identità.
Ne consegue che il rifiuto di rilasciare patenti di guida che non abbiano fotografie conformi può configurare un abuso in atti di ufficio, penalmente perseguibile e passibile di denuncia. Risulta allo scrivente che l'ufficio destinatario della presente ha praticamente costretto una donna musulmana a farsi fotografare dopo essersi tolta il velo come condizione per il rilascio della patente, mentre un'altra signora cittadina italiana si è vista rifiutare le foto in cui era ritratta con il velo musulmano. Risulta invece che patenti sono state rilasciate senza problemi a monache cattoliche con il capo fasciato dal velo della loro uniforme. Distinti saluti il rappresentante giuridico dell'associazione Articolo 19, Dottor. Domenico Buffarini.
P.S: mi riservo di dare alla vicenda ampia pubblicità sui mezzi di informazione. "
Nessun commento:
Posta un commento