lunedì 9 maggio 2011

L'ISLAM NEL MONDO ATTUALE

I - LA TURCHIA
I problemi attuali del mondo islamico hanno in gran parte a che fare con il nuovo ordine mondiale scaturito dalla Prima Guerra Mondiale, e in particolare dalla fine dell'Impero Ottomano. In un primo tempo le potenze vincitrici divisero l'impero in 2 zone linguistiche; il Nord di lingua turca e il Sud di lingua araba. Quest'ultimo, come abbiamo visto venne diviso tra le potenze vincitrici (Francia e Inghilterra). Il primo, quello di lingua turca, non subì alcuna divisione soprattutto per l'opera di un carismatico uomo politico, Mustafa Kemal Atatürk, nato nel 1881 a Salonicco da un umile funzionario ottomano e uscito dall'accademia militare di Istanbul per essere poi esiliato a Damasco perché aveva fondato con altri massoni turchi l'organizzazione segreta "Patria e Libertà".
Kemal non si curò di studiare molto il Corano e la Sunna, ma piuttosto Montesquieu, Rousseau e Voltaire; egli non si considerò una sorta di "Martin Lutero" dell'Islam; non perseguiva infatti alcuna riforma della religione ma una trasformazione fondamentale della società turca. Kemal fu piuttosto un Giacobino, che aveva studiato la Rivoluzione Francese in tutti i suoi aspetti, non aspirava a un Impero Ottomano rinnovato, ma voleva una repubblica turca, moderna, civile, laica sul modello della laica Francia con la sua separazione fra stato e chiesa.
In qualità di giovane generale, egli aveva acquisito fama nazionale per aver difeso con successo i Dardanelli contro gli inglesi, ai quali aveva inflitto una cocente sconfitta a Gallipoli (i britannici vi ebbero 15 mila morti). Dopo l'armistizio con il governo ottomano (Ottobre 1918), inglesi, francesi, italiani e greci occuparono Istanbul e altre parti della Turchia  e nell'Agosto 1919 si giunse al Trattato di pace di Sévres che lasciò al sultano un territorio insignificante togliendoli la sovranità sull'Anatolia. Kemal, diventato generale, impegnò partigiani e forze regolari, fondò la federazione per la difesa dei diritti nazionali e dichiarò la guerra contro gli infedeli penetrati in Turchia. Quindi nel 1920 convocò ad Ankara una grande assemblea nazionale turca con pieno potere legislativo ed esecutivo, composta soprattutto da intellettuali, liberi professionisti e militari, tutti uniti sotto la sua guida per la liberazione della nazione turca.
Nel 1921, Kemal abrogò la costituzione da poco emanata e strinse un trattato di amicizia con l'URSS e schiacciò la rivolta indipendentista degli armeni, seguita da orribili massacri della popolazione civile. Nel 1922 furono sconfitte a più riprese le truppe greche che avevano occupato grandi porzioni dell'Anatolia; sicché Kemal poté avanzare fino alle porte di Istanbul. Con le sue trionfali vittorie, Kemal costrinse gli alleati alla Pace di Losanna: il 24 Luglio 1923, fu riconosciuto lo stato nazionale turco comprendente l'Anatolia, il territorio intorno a Istanbul e l'annessione delle provincie armene e curde, mentre le truppe straniere si ritiravano.
Alla realizzazione della repubblica turca, Kemal si dedicò con una velocità e un'energia che ricordano la Rivoluzione Francese e scossero l'intero mondo islamico. Nella nuova capitale Ankara, l'assemblea nazionale abolì nel 1924 l'istituzione politica-religiosa del califfato in nome della sovranità popolare; contestualmente vennero eliminati la carica di "sceicco dell'Islam" e i tribunali della Sharia preposti al diritto di famiglia e ai diritti di successione costringendo l'ultimo sultano ottomano a scappare di notte su una nave inglese. Le scuole coraniche vennero chiuse, si abolirono gli ordini Sufi e i loro conventi e si introdusse l'obbligo scolastico statale. Il patrimonio delle fondazioni religiose venne posto sotto controllo statale e in tal modo agli Ulema vennero sottratti i presupposti del loro potere sociale.
La costituzione del 20 Aprile del 1924 conteneva i 6 principi del Kemalismo che dovevano fare della Turchia uno stato moderno: nazionalismo, laicismo, modernismo con emancipazione della donna e abrogazione del divieto di bevande alcoliche. Come principi della organizzazione statale repubblicana venne affermato un rigoroso statalismo, e cioè il ruolo determinante dello stato nell'economia, il capitalismo statale, e una moderna legislazione sociale, della previdenza e del lavoro. Kemal introdusse un nuovo sistema giuridico desunto dal codice di diritto civile svizzero, che venne tradotto in turco parola per parola e approvato senza modifiche dal Parlamento.
Kemal fece di tutto per far nascere nei turchi un sentimento nazionale e la fierezza per l'identità turca: per questo nel 1934 l'assemblea nazionale gli conferì il titolo onorifico di "Padre dei Turchi" (Atatürk).
In fatto di diritti delle donne venne abolito il velo, si ammise il divorzio e venne introdotta la monogamia; mentre si sancì il pieno diritto dell'accesso femminile al mondo professionale e si estese alle donne il diritto di voto, che a quell'epoca non esisteva in gran parte dell'Europa.
Kemal agì brutalmente contro gli avversari: come già per la rivolta degli armeni, anche l'insurrezione dei curdi venne repressa in modo cruento; il loro capo, lo sceicco Sait, che marciava verso Ankara, con la bandiera verde del Profeta contro gli infedeli, venne impiccato con un centinaio dei suoi seguaci e l'assimilazione dei curdi alla popolazione turca venne imposta con deportazioni forzate di milioni di persone nella Turchia occidentale.

Vennero abrogate le norme islamiche relative all'abbigliamento e la scrittura araba fu sostituita con quella latina. L'arabo e il persiano furono eliminati dai programmi di insegnamento nelle scuole; e già poche settimane dopo l'emanazione della legge, Kemal volle accertare personalmente la conoscenza ortografica di tutti i funzionari e di tutti i giornali e libri pubblicati in Turchia. Kemal evitò solo di eliminare la scrittura araba dal Corano anche se egli, positivista e ateo, non aveva alcuna considerazione per la religione, anche se all'inizio l'aveva strumentalizzata per motivi strategici nella lotta contro gli infedeli. Muhammad era per lui un beduino arabo e l'Islam una religione adatta agli arabi ma non ai turchi. Nel 1928 venne cancellato dalla costituzione l'articolo che indicava l'Islam come religione di stato. Kemal riteneva che la religione fosse un affare privato e tuttavia non arrivò a pensare che essere musulmani non fosse un tratto distintivo dell'essere turchi. Egli credeva nella scienza, nella nazione e nel suo futuro, ma soprattutto in se stesso e tuttavia la sua rivoluzione radicale, modernista e secolarizzata non tardò a rivelare le sue difficoltà e le sue contraddizioni. Kemal morì nel 1938 e la sua opera venne proseguita dal suo successore Mustafa İsmet İnönü, come lui acceso modernizzatore e nazionalista: a pagare quest'ultima connotazione furono soprattutto i curdi, sottoposti, se possibile a una politica repressiva ed etnocida ancora più dura, che vietò l'uso della lingua curda e persino le musiche e le canzoni curde, mentre la costituzione sancì in un articolo che la sola nazionalità ammessa in Turchia era quella "turca" e che i curdi dovevano accontentarsi di essere considerati "turchi di montagna".
Per quanto riguarda la politica estera, crebbe nel paese l'influenza della Germania nazista, ma questo non impedì la proclamazione della neutralità nella guerra del (1939-1945), trasformatasi nel 44' in alleanza con la coalizione anti-tedesca.
Dopo la guerra, si fecero sempre più stretti rapporti con gli USA, fino all'adesione turca all'Alleanza Atlantica (1952) e alla partecipazione di un grosso corpo di spedizione turco alla guerra di Corea. Intanto all'interno si assistette a una progressiva degenerazione del sistema di Kemal, che si trasformò progressivamente in un regime sempre più reazionario e monopolizzato dalla poderosa macchina militare dell'esercito turco (il secondo in Europa) 
Nel 1950 il nuovo partito democratico di opposizione, di orientamento socialdemocratico e guidato da Ali Adnan Ertekin Menderes, vinse le elezioni battendo il partito repubblicano di İnönü che resistette ai tentativi di involuzione autoritaria per circa un decennio; ma la situazione politica sfociò nel 1960 nel colpo di stato militare che portò al potere il generale Cemal Gürsel. Nel 1961, l'esercito autorizzò il ristabilimento dell'ordine democratico e le nuove elezioni furono vinte dal partito repubblicano del popolo. La situazione politica ed economica, tuttavia, era ben lontana dalla stabilizzazione e la vita parlamentare turca si svolgeva a dir poco tra molte incertezze. İnönü fu riconfermato primo ministro a capo di un governo di coalizione nazionale e dovette rivolgere la sua attenzione all'isola di Cipro. Le sorti della minoranza turca dell'isola, pari a un terzo della popolazione, costituivano infatti uno dei problemi più sentiti dall'opinione pubblica, e lo scacco diplomatico che İnönü subì in seguito alla proclamazione dell'indipendenza dagli inglesi dell'isola concorse a causarne la caduta (1965).
Si formò allora il governo Demirel con il quale giunse al potere il "Partito della Giustizia", trionfatore nelle elezioni grazie all'appoggio delle correnti moderatamente islamiche. Sotto il governo Demirel la questione cipriota fu sul punto di esplodere e solo l'intervento dell'ONU e degli Stati Uniti evitò una guerra in grande stile tra Grecia e Turchia.
Sul finire degli anni 70' il governo Demirel promulgò una legge che mirava a limitare le possibilità elettorali dei partiti di opposizione, fra i quali si era costituito anche un partito filo-curdo. L'involuzione politica causò un vasto scontento popolare che si espresse in massicce manifestazioni di protesta, che sfociarono in aperta ribellione armata nelle province a maggioranza curda (si tenga conto che i curdi di Turchia costituiscono circa il 25% della popolazione).
Nel Marzo 1971, Demirel fu costretto alle dimissioni e nei mesi successivi l'instabilità politica e la crisi economica del paese crebbero; prevalse allora in seno all'esercito la corrente favorevole ad una sospensione della legalità democratica "per il tempo necessario a ripristinare la stabilità politica": i militari assunsero direttamente il potere occupando tutti i ministeri, mentre la repressione anti-curda e anti-comunista sfociò in arresti di massa, esecuzioni capitali di gente che spariva all'improvviso, uso generalizzato della tortura, distruzione di centinaia di piccoli villaggi agricoli popolati dai curdi.
Nel 1973 i militari si ritirarono dal potere e vennero indette le elezioni vinte dal partito repubblicano del popolo che si era evoluto su posizioni socialdemocratiche. La prima grave difficoltà che Mustafa Bülent Ecevit , nuovo capo di governo, dovette affrontare fu la crisi delle relazioni tra la Turchia e la Grecia: nel 1974 il governo di Atene, dove a seguito di un colpo di stato militare sostenuto dalla CIA si era insediata una dittatura di colonnelli, tentò un colpo di mano a Cipro appoggiando un tentativo di eversione di destra cui la Turchia reagì occupando la parte settentrionale dell'isola.
L'anno seguente la Turchia tornò sotto la guida di un governo conservatore, sostenuto dalle componenti moderate dell'Islam. Il nuovo premier Demirel ereditava la spinosa questione della controversia con la Grecia, che per un certo periodo ebbe ripercussioni negative anche nei rapporti con gli Stati Uniti. Nel 1978, Ecevit, appoggiato dagli ambienti economici interessati ai buoni rapporti con l'occidente, tornò al governo e cercò di avviare un programma di risanamento del paese, ma la crisi economica e la morsa del terrorismo curdo ne determinarono la sconfitta elettorale nel 1979. Demirel fu scelto ancora una volta come ministro, ma la sua tolleranza verso il terrorismo di marca fascista dei "lupi grigi" provocò prima una messa in guardia dei militari, quindi un nuovo colpo di stato e la ripresa da parte loro del potere (1980).
Il governo dei militari approvò nel 1982 un progetto di costituzione fortemente restrittivo in materia di diritti civili; ma l'anno seguente venne autorizzata la registrazione ufficiale di alcuni nuovi partiti e i turchi furono chiamati ad eleggere il parlamento. Nel Novembre del 1983, intanto nonostante le reazioni internazionali e le proteste greche, proclamavano l'indipendenza della repubblica turca di Cipro del nord. Le elezioni furono vinte dal nuovo "Partito della Madre Patria" (ANAT), di tendenze conservatrici, il cui leader Halil Turgut Özal divenne primo ministro e si dedicò a riorganizzare la pacifica convivenza tra le istituzioni parlamentari e l'esercito. La Turchia promosse un processo di avvicinamento ai paesi dell'Unione Europea cui facevano ostacolo, allora come negli anni successivi, i problemi relativi alle dispute confinarie con la Grecia e la sempre più grave oppressione del popolo curdo. Il successivo governo di Yıldırım Akbulut, successo ad Ozal, si inserì nei tentativi in corso tra est e ovest per promuovere la stabilità in Europa.
Nonostante la spinta liberalizzatrice promossa nel paese, l'ANAT crollò nelle elezioni del 91', che registrarono l'affermazione del "Partito della Giusta Via" di Demirel e l'ingresso in parlamento del "Partito dell Prosperità", formazione islamica dominata dai Fratelli Musulmani. Demirel formò un governo di coalizione con il partito populista socialdemocratico, che nel 1993 espresse come nuovo primo ministro Tansu Penbe Çiller. Nel paese si andava intanto intensificando gli atti di violenza da parte sia degli islamici più intransigenti, sia dei guerriglieri del partito comunista del Kurdistan. La debolezza della coalizione governativa rappresentò un ostacolo a reali cambiamenti e ne incoraggiò invece la politica repressiva.
Questa toccò il culmine nel 1995 con lo scatenamento nel nord dell'Iraq, popolato da curdi, di una pesante offensiva da parte delle forze armate turche. I costi della guerra si ripercossero pesantemente sulla situazione economica e il difficoltoso processo di risanamento, sempre più lento, declinato con la grave crisi dei valori della società turca di impronta kemalista, contribuì al successo delle formazioni politiche di ispirazione islamica nelle elezioni del 1995, che permisero al partito della prosperità guidato Necmettin Erbakan di conquistare la maggioranza relativa in parlamento. Dopo lunghe trattativa, nel Marzo 1996, fu raggiunto un accordo per la formazione di un governo di coalizione che escludeva i partiti islamici; ma la neonata coalizione entrò rapidamente in crisi e in Giugno l'incarico di formare il nuovo governo fu assegnato ad Erbakan, che diede vita a una coalizione con il partito socialdemocratico. Sottoposto a molteplici attacchi da parte dei vertici politici e militari, nel 1997, Erbakan rassegnò le dimissioni; l'incarico di formare il nuovo governo andò a Nesut Ylmaz, leader dell'ANAT che diede vita a un'ampia coalizione per sbarrare la strada agli islamici del Partito della Prosperità.
Nel 1998 il Partito della Prosperità venne sciolto e molti suoi aderenti confluirono nel Fazilet Partisi (Partito della Virtù), ovviamente di ispirazione islamica.
Nel 1999 si tennero nuove elezioni, in seguito alle quali Ecevit venne nominato primo ministro a capo di una coalizione che escludeva gli islamici. Sul piano internazionale, la diplomazia di Ankara cercò di porsi come punto di mediazione tra le diverse aree geopolitiche gravitanti intorno alla Turchia (Europa, Medio Oriente, Asia Centrale); ma rimasero tesi i rapporti con la Grecia e restò irrisolto il problema curdo: nel Febbraio 1999, la polizia turca arrestò in Kenya Abdullah Öcalan, leader del partito comunista curdo che aveva chiesto invano asilo politico in Italia dove era primo ministro l'ex comunista Massimo D'Alema. Ocalan fu condannato a morte, ma la pena venne sospesa per le forti pressioni internazionali.
Nel 2000 venne eletto presidente della repubblica il presidente della corte costituzionale Ahmet Necdet Sezer, mentre nelle elezioni del 2002 vinceva il partito islamista moderato "Giustizia e Sviluppo" guidato da Recep Tayyip Erdoğan che, non potendo assumere personalmente la guida del governo a causa di una condanna per propaganda islamica che lo aveva allontanato dagli uffici pubblici nel 1998, affidò inizialmente il ruolo di premier al suo vice, l'economista Abdullah Gül. Nel 2003, tuttavia, un emendamento costituzionale consentì ad Erdoğan di assumere la guida del governo. In occasione dell'attacco anglo-americano all'Iraq, la Turchia, principale alleato degli USA nella regione, negò alle forze americane l'uso delle basi militari presenti nel suo territorio. La linea di neutralità assunta e una crescente ostilità nei confronti dei governi israeliani, con cui precedentemente la Turchia era stata sostanzialmente alleata, non evitò al paese di essere oggetto di sanguinosi attacchi da parte del terrorismo islamista di Al Qaeda che colpì le sinagoghe e il consolato britannico di Istanbul. 
La scelta di colpire la Turchia come paese islamico moderato sottolineava la difficoltà di trovare un equilibrio tra le istanze interne e l'aspirazione all'ingresso nell'Unione Europea, per cui trattative di adesione erano iniziate nel 2005 e erano state bloccate per i veti del governo francese e di quello tedesco. La Turchia, tuttavia nel momento in cui grazie all'assunzione del governo del paese delle forze moderate islamiche, sta lentamente ricollegandosi alle sue radici musulmane, mai veramente recise dall'esasperato laicismo del kemalismo che non ha certo risparmiato al paese guerre sanguinose, repressioni, colpi di stato e dittature militari.
Il moderato 
Erdoğan sta del resto rivelandosi un abile uomo di stato, che riesce a fare della Turchia un punto di riferimento non solo della fascia turcofona degli stati dell'Asia centrale, ma anche del Medio Oriente arabo.

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