sabato 21 maggio 2011

Intervista di Beppe Severgnini ad Al Gore, premio Nobel per la pace e già vicepresidente degli Stati Uniti
Corriere della Sera, 20/05/2011


"MEDIO ORIENTE IL DISCORSO L' INTERVISTA L' EX VICEPRESIDENTE USA: «MA OCCORRE ANCHE CAUTELA. E BISOGNA EVITARE LE MENZOGNE COME QUELLE DI BUSH CHE CI SPINSE IN IRAQ RACCONTANDO FALSITÀ»

«L' America non può ignorare il desiderio di libertà degli arabi»

Al Gore: piazza Tahrir è stata la culla della rivoluzione anche grazie a Internet Pericoli Ma la democrazia in quei Paesi non è consolidata. E ci sono altri elementi, ideologici e religiosi, che competono con questa fortissima spinta verso la libertà

L' ex vicepresidente americano Al Gore è stato ospite ieri di «Corriere tv». Al termine della trasmissione, Beppe Severgnini lo ha intervistato anche sull' attualità americana e la situazione in Medio Oriente. Bsev: Il Presidente Obama sta per parlare e si annuncia un discorso importante, come quello che tenne al Cairo nel gennaio 2009. Per gli Stati Uniti quanto sta succedendo in Medio Oriente rappresenta davvero una grande opportunità? Al Gore: «Sicuramente è un periodo di grandi trasformazioni in tutto il mondo. Un periodo complesso. Credo sia virtualmente impossibile predire in quale direzione ci stiamo muovendo, quali saranno gli sviluppi. Sicuramente ci sono molte e diverse direzioni per i Paesi del Medio Oriente. Ma il desiderio di pace, libertà e democrazia - magari il loro tipo di democrazia - è certo l' elemento che ha fatto scaturire quei movimenti». Bsev: Gli Usa hanno avuto un ruolo in questa evoluzione? Magari attraverso Internet? Al Gore: «Piazza Tahrir al Cairo non era solo una piazza oggettiva e reale. Era anche una piazza virtuale, grazie a Facebook, a Twitter, ai messaggi di testo. È stata la culla di questo movimento, di questa rivoluzione che ha permeato tutto il Medio Oriente e il mondo arabo. Ma la democrazia non è stata creata lì. Voglio dire: questo impulso verso la libertà è difficile da sostenere in culture dove le istituzioni non sono ancora consolidate. Ci sono altri elementi, ideologici e religiosi, che competono con questo impeto, questo fortissimo impulso per la libertà. Io spero che il Presidente Obama dia un contributo essenziale a questo movimento». Bsev: L' implicazione di quanto ha detto sembra questa: gli Stati Uniti devono essere cauti nell' affrontare i cambiamenti in Medio Oriente. Oppure ho tratto una conclusione frettolosa? Al Gore: «No, non credo. Dobbiamo davvero stare attenti, esser cauti. Ma dobbiamo sicuramente appoggiare questo desiderio di libertà. La politica mediorientale della precedente amministrazione non è stata particolarmente cauta. La decisione di invadere l' Iraq è solo uno dei tanti episodi. Fox News - non dimentichiamolo - ha contribuito a convincere la gente che Saddam Hussein fosse il principale colpevole dell' 11 settembre; e che probabilmente, con armi nucleari, fosse pronto ad attaccarci di nuovo. Quando grandi nazioni prendono grandi decisioni sulla base di falsità e menzogne è pericoloso. Noi siamo ancora in Iraq, questo è il dramma. E non siamo neanche riusciti a concludere il capitolo Afghanistan»."

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