martedì 31 maggio 2011

QUANDO IL POPOLO SI DESTA, DIO SI METTE ALLA SUA TESTA!

Il partito che schiera fra le sue file repellenti personaggi come Borghezio hanno preso una sonora lezione. Andrebbe applicato a loro l'invito "Foer de ball!".
L'aspetto più singolare di tutta la loro campagna elettorale, non solo degli abominevoli uomini della paludi e delle nebbie visibile sopravvivenza dell'uomo di Neanderthal, ma di notevoli masse di persone che, dovrebbero leggere qualche giornale e vedere qualche servizio televisivo (anche sul TG1 di Minzolini o sui giornalacci di Vittorio Feltri e di Sallusti),  una notizia sull'esistenza di una grande moschea a Roma dovrebbe essere pure arrivata. Tale temibile ricettacolo di terroristi islamici provenienti da tutta Europa è stata costruita alla fine degli anni 70' su progetto del grande architetto Portoghesi, niente di meno che dietro uno dei più prestigiosi quartieri della captale, sede della più benestante e raffinata borghesia romana, il quartiere Parioli. L'iniziativa della costruzione fu dell'ex ambasciatore italiano in Arabia Saudita, il principe Scialoja al quale, in segno di amicizia, il re dell'Arabia Saudita fece pervenire un più che consistente finanziamento per onorare il primo italiano famoso convertito all'Islam. La costruzione dell'opera, definita un capolavoro di architettura anche dai critici più arcigni, andò avanti per quasi un decennio per i continui ostacoli burocratici e politici frapposti da progettisti comunali, sindaci democristiani, personaggi della curia vaticana, ben pensanti e pidocchi arricchiti e tutto il campionario che quasi riesce nella difficile impresa di far diventare antipatica una città ridanciana, tollerante e pacifica come Roma: pur essendo personaggi con scarsa dimestichezza con la religione (intesa come qualcosa che con Dio centra poco) dicevano di opporsi all'esistenza di un tempio islamico, perché offendeva l'immagine cattolica della città del Papa. Alla fine Scialoja decise di rivolgersi direttamente al Papa, che a quei tempi era il grande umanista Giovanbattista Montini, noto con il nome di Paolo VI: "Non capisco perché tanta gente si oppone alla costruzione di un grande tempio musulmano nella nostra città. Non capiscono che una grande moschea islamica aumenta il carattere sacro della nostra città?".
Dal giorno della sua inaugurazione la moschea di Roma, con annesso centro culturale, scuole di ogni ordine e grado musulmane, biblioteche, sale di conferenze e di riunione, ha avuto per lo meno un milione di visitatori. Non si è dovuto lamentare mai neppure il minimo incidente, mentre i residenti sono lieti di avere vicini tanto cortesi e tanto poco rumorosi. Mi è capitato di raccogliere il commento di un romano non propriamente religioso: "Io non credo in nessuna religione, però, quando sento il Muezin chiamare alla preghiera i fedeli, un inspiegabile emozione mi prende".
La seconda moschea di Italia è sorta a Catania per iniziativa di un avvocato siciliano convertito all'Islam, che è riuscito a farsi finanziare dal colonnello Gheddafi. Anche la moschea di Catania ha avuto centinaia di migliaia di visitatori: non si è mai registrato il minimo incidente. Le due moschee menzionate sono le sole degne di questo nome esistenti in Italia. Negli Stati Uniti ve ne sono 5000, in tutta l'Europa occidentale ve ne sono, esclusa la Russia, con circa 20 milioni di musulmani, oltre 10000. In Cina, dove, come è noto i diritti umani sono calpestati e misconosciuti, solo a Pechino di moschee ve ne sono più di 10; ma ai fedeli è permesso nelle ore di preghiera mettere fuori della finestra un tappeto che riproduce il portale di una moschea per dare la possibilità a chi è di passaggio di inginocchiarsi a pregare col volto rivolto alla Mecca. L'Italia è l'unico paese dove il tema della libertà religiosa dei musulmani (un milione e mezzo di residenti) diventa oggetto di campagna elettorale. Del resto non è questo il solo primato negativo che negli ultimi decenni della nostra storia è stato costretto a collezionare

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