mercoledì 18 maggio 2011

L'ISLAM NEL MONDO ATTUALE - 5a parte

V - LA SIRIA


Già nel contesto dell'Impero Ottomano, in Siria si era molto sviluppata la sedicente idea di un "panarabismo" che unisse in uno stato comune tutti i paesi arabi. In contrapposizione alla frammentazione politica del mondo arabo, causata dall'Inghilterra e dalla Francia dopo la Prima Guerra Mondiale, il grande impero arabo degli Omayyadi con capitale Damasco rappresentava un meraviglioso ricordo. Una lingua, una cultura, un regno, un califfato: non avrebbe potuto rappresentare, in chiave moderna, anche una visione per il futuro? Fu così che in Siria venne fondato il Partito della Rinascita (Baath), di cui fu fondatore e ideologo il cristiano siriaco Christ Michelle Aflaq, formatosi sulla duplice ideologia del socialismo francese e del nazionalismo tedesco. Lo scopo del partito era il rinnovamento culturale del mondo arabo e l'unione di tutti i paesi arabi, dal Marocco all'Iraq, in un singolo grande stato.
Nel 1944 la Siria ottenne l'indipendenza piena dalla Francia, che aveva diviso il Libano per tutelare i propri interessi. Ottenuta nel 1936 la promessa dell'indipendenza, a partire dal 1940 i patrioti siriani dovettero subire il rifiuto del parlamento francese a rettificare l'accordo. Il governo di Vichy mantenne il controllo della Siria anche dopo la disfatta del 1940, ma le forze inglesi e golliste che attaccarono il paese dalla Palestina nel 1941 lo occuparono e imposero la liberazione del territorio, proclamandone l'indipendenza in Settembre. A guerra finita, nel Maggio 1945, Siria e Libano insorsero in armi contro i francesi ancora presenti nel loro territorio. L'intervento militare e diplomatico della Gran Bretagna e la pressione della lega araba appena fondata con l'entusiastica adesione della Siria, imposero nel 1946 il ritiro totale delle truppe francesi e l'effettivo compimento dell'indipendenza siriana.
All'indomani dell'indipendenza i governi civili siriani rivelarono tutta la loro debolezza e l'esercito assunse quasi subito un ruolo preponderante. A queste vicende interne si intrecciò l'irriducibile ostilità nei confronti di Israele per impedire la nascita dello stato ebraico, ma nel 1949 fu firmato un armistizio e in quello stesso anno ebbero luogo 3 colpi di stato successivi, l'ultimo dei quali portò al potere il colonnello Shishakli. Alla fine degli anni 40'  la Siria sentì di doversi confrontare con il progetto dell'Iraq, che prevedeva di unificare i paesi della "Mezzaluna Fertile" attraverso un'unione araba sotto il dominio della dinastia Hashemita. Nel 1954 un nuovo colpo di stato militare portò alla presidenza Shukri Al-Quwatli che varò una politica filo sovietica e filo egiziana. Tre anni più tardi si tennero le elezioni generali in cui prevalse il partito Baath che, subendo il fascino della "rivoluzione" nasseriana  decise l'unione della Siria con l'Egitto, che sancì la nascita della repubblica araba unita.
Presto però la Siria venne a trovarsi in condizioni di totale subordinazione rispetto all'Egitto; si giunse così nel 1961 alla denuncia da parte di Damasco del patto federativo, grazie anche al colpo di stato dell'esercito. Subito dopo vennero indette in Siria le elezioni, vinte dai moderati guidati da Nazzim Al-Quvsi, ma nel 1963 un nuovo colpo di stato portò al potere il Baath, la cui ala sinistra guidata da Noureddin Atassi prese il sopravvento a partire dal 1966. Il partito Baath promosse una politica di socializzazione e diede al paese un netto orientamento filo sovietico e cementò nello stesso tempo una nuova alleanza con l'Egitto.
Nel convulso clima che portò nel Giugno 1967 alla guerra dei 6 giorni, combattuta dalla Siria al fianco di Egitto e Giordania contro Israele, il governo di Damasco ebbe un ruolo centrale. La guerra si tradusse in una disfatta per la Siria e per gli altri stati arabi e le truppe israeliane assunsero il controllo delle alture del Golan, di grande importanza strategica. Nel dopoguerra i contrasti all'interno del Baath assunsero un'incontrollabile gravità fino a che, nel 1970, il generale Afez Al-Assad, leader dell'ala nazionalista, si impose al potere con un colpo di stato.
Assad tentò dapprima di presentarsi in veste di leader moderato; ma una volta eletto presidente della repubblica in modo plebiscitario nel 1971 e più volte riconfermato, creò un regime dittatoriale, divenuto in breve il principale punto di riferimento del radicalismo nazionalista arabo, sospettato di essere uno dei principali ispiratori del terrorismo internazionale. All'interno l'esercito appariva il vero arbitro della situazione e non caso Assad dedicò sempre la massima attenzione alle forze armate, facendole diventare praticamente un sostituto sostanziale dello stato. L'impresa più impegnativa per l'esercito siriano fu la nuova guerra contro Israele nel 1973, sferrata insieme all'Egitto e alla Giordania. Pur non risultando disastrosa come quella del 1967, anche questa guerra si concluse in modo insoddisfacente per la Siria, che non riuscì a recuperare le alture del Golan.
A partire dal 1976 le forze armate siriane vennero impiegate in Libano, dove la Siria non aveva mai smesso di imporre il proprio controllo. Alcune parti di quel paese si trasformarono in un protettorato siriano, ma tutta la vita politica libanese venne fortemente condizionata dalla Siria. Nel 1982, in seguito all'invasione israeliana del Libano si verificarono scontri diretti tra le forze armate israeliane e quelle siriane: tre anni più tardi gli israeliani si ritirarono dal Libano mentre i siriani vi rimasero sia pure con crescenti difficoltà, dovendo fronteggiare il coinvolgimento nella guerra civile libanese tra cristiani maroniti, musulmani sunniti e sciiti e profughi palestinesi, oltre alla strisciante guerriglia della minoranza drusa insediata sulle montagne.
Nel corso degli anni 80' il conflitto tra Iran e Iraq ebbe importanti riflessi sulla Siria che si schierò affianco dell'Iran, anche perché, pur essendo minoritaria, la componente religiosa dominante era la minoranza Alawita cui apparteneva Assad. Ciò contribuì a isolare la Siria nel mondo arabo, dove era prevalente la preoccupazione della rivoluzione islamica di Khomeyni.
Assad, tuttavia, dovette fare i conti con la crescita dell'integralismo islamico, che in Siria era controllato dai Fratelli Musulmani. Questi organizzarono vere e proprie insurrezioni di massa schiacciate da Assad con una sanguinosissima repressione: nel 1982 nell'antica città di Hana sottoposta a una settimana di continui bombardamenti di artiglieria, vennero massacrati almeno 20 mila Fratelli Musulmani.
La Siria colse l'occasione per uscire dall'isolamento internazionale nel 1990, quando, dopo l'invasione irachena del Kuwait, essa si schierò con la coalizione anti-Saddam. Assad ne approfittò per imporre al Libano una sorta di protettorato, consacrato nel 1991 da un trattato di cooperazione. Negli anni 90' Assad continuò a governare autoritariamente il paese in forma dittatoriale e negli anni dei suoi rinnovati mandati presidenziale (dal 1991 al 1999), seguitò ad opporsi ad ogni processo di normalizzazione in medio oriente.
La sola opposizione reale al regime seguitò ad essere quella dei Fratelli Musulmani che finirono col dividersi in tre correnti: una era pronta a una collaborazione velata con il regime purché questo assicurasse la rigorosa separazione tra politica  e religione e non tentasse più di minare lo spazio dell'Islam all'interno della cultura e della società. L'università di Damasco costituì così una facoltà di diritto musulmano e la sua sezione di arabistica propose corsi di letteratura islamica antica. Sebbene il regime Baath avesse nazionalizzato dal 1967 tutte le scuole private musulmane  e cristiane, continuarono ad esservi impartite lezioni sulla religione musulmana  e cristiana. Assad lasciò persino costruire molte moschee e molte scuole coraniche, incentivando così la rifioritura di un Islam piuttosto conservatore, che però doveva rimanere apolitico. Stesso comportamento Assad tenne con le variegate componenti del cristianesimo siriaco (ortodossi, nestoriani, cattolici siriaci, caldei, armeni, assiri, ecc.ecc.).
Dopo la morte di Assad nel Giugno 2000 gli successe in via ereditaria il figlio, il giovane oculista cresciuto in Inghilterra Bashar Al-Assad. Egli voleva introdurre riforme interne e lottare contro la corruzione diffusa e, in politica estera desiderava difendere la posizione della Siria nei confronti di Israele e degli Stati Uniti. La Siria era così diventata la prima repubblica per diritto di eredità nel mondo arabo e Mubarak in Egitto cominciò a prendere in considerazione una soluzione simile per la successione. Dopo la sconfitta dell'Iraq nella Seconda Guerra del Golfo, nel 2003, anche la Siria finì sotto pressione da parte degli USA; ma questa sembrò alleggerirsi nel 2004 dopo la guerra, quando gli USA dovettero utilizzare tutta la loro energia per venire a capo della situazione disastrosa che essi avevano creato. Riprese invece, sempre più radicata nella grande maggioranza sunnita e nelle componenti cristiane della popolazione siriana l'opposizione politica degli irriducibili Fratelli Musulmani destinata a sfociare nella massiccia rivolta degli ultimi mesi.






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