lunedì 3 ottobre 2011

L'ISLAM IN ITALIA


Musulmani stranieri in Italia(Elaborazione dati Caritas/Migrantes al 31 dicembre 2009[17])
Pos.Paese di provenienzaMusulmani stranieri regolarmente soggiornanti,
senza contare i minori non titolari di un proprio permesso di soggiorno
1Marocco431.529
2Tunisia103.678
3Egitto82.064
4Senegal72.618
5Bangladesh73.965
6Pakistan64.859
7Nigeria48.674
8Ghana44.353
Altra provenienza (cad.<1,9%)66.567
Totale1.293.000





L'Islam in Italia non ha una istituzione unitaria di rappresentanza nei confronti dello Stato. Numerose associazioni rivendicano la rappresentanza degli interessi dei musulmani residenti in Italia. Tra queste associazioni dell'"Islam delle moschee", multinazionali e multietniche:

  • l'UCOII, vicina ai Fratelli Musulmani e guidata da Ezzeddin Elzir. L'Ucoii deriva dall'USMI (Unione degli Studenti Musulmani d'Italia), fondata nel 1971 all'Università di Perugia;
  • la Lega Musulmana Mondiale, di influenza saudita;
  • la Comunità Religiosa Islamica (Co.Re.Is. Italiana), costitituita principalmente da italiani convertiti, guidata da Yahya Sergio Yahe Pallavicini.
  • l'Assemblea Musulmana d'Italia (AMI), associazione composta da musulmani sunniti e sufi, filo-occidentali e favorevole al dialogo interreligioso, guidata dallo Shaykh Abdul Hadi Palazzi;
  • l'Unione dei musulmani d'Italia (UMI), guidata da Adel Smith;
  • l'Unione degli Albanesi Musulmani in Italia "UAMI", associazione di albanesi musulmani provenienti dall'Albania, Kosovo e Macedonia ;
  • l'Associazione della Comunità Marocchina delle Donne in Italia (ACMID-DONNA).
Accanto all'"Islam delle moschee", diversi osservatori segnalano l'esistenza in Italia di un "Islam degli Stati": paesi quali il Marocco e l'Egitto, che diffidano delle influenze saudite e deiFratelli Musulmani, si sono organizzati per seguire i propri cittadini all'estero anziché delegarne la rappresentanza ad organizzazioni di base a rischio fondamentalista. Tra questi:
  • il Centro Culturale Islamico d'Italia (CCII) nato negli anni '70 a Roma, con l'appoggio e il coinvolgimento degli ambasciatori di paesi sunniti presso l'Italia o la Santa Sede; al CCII si devono i primi progetti per la moschea di Roma, a partire dal 1974. La moschea sarà aperta nel 1995;
  • la Missione Culturale dell'Ambasciata del Marocco, che sostiene diverse moschee indipendenti;
  • la Moschea di Palermo, installata in una ex chiesa di proprietà del consolato tunisino, e gestita direttamente dal governo della Tunisia;
  • l'Unione Islamica in Occidente, sostenuta dalla Libia;
  • l'Istituto Culturale Islamico (I.C.I.), sostenuto dall'Egitto.
Le confessioni islamiche minoritarie hanno associazioni proprie, tra cui
  • la Comunità Ismailita Italiana (sciiti);
  • i movimenti missionari (Tabligh);
  • le confraternite sufi, tra le quali la Muridiyya che secondo una stima riunisce circa due terzi dei senegalesi residenti in Italia;
  • le organizzazioni nazionali o socio-religiose

Le cifre prima riportate fanno dell'Islam in Italia la terza religione del nostro paese. Da circa due anni, infatti, i musulmani sono stati superati dai cristiani di osservanza greco-ortodossa (serbi, macedoni, bulgari, rumeni, moldavi, russi e ucraini); e tuttavia il fenomeno islamico del nostro paese costituisce indubbiamente l'elemento religioso di gran lunga più importante nella storia d'Italia. Sebbene fino alla metà degli anni 80' sia stata snobbata dai grandi flussi migratori, buona ultima anche l'Italia e gli italiani sono stati costretti ad interrogarsi sul loro futuro della società sempre più multietnica, multiculturale e multireligiosa. La specificità del caso "Italia", con la presenza del Vaticano sul suo territorio e del cattolicesimo romano del vissuto collettivo, ha dato vita, fra i cattolici, a due fenomeni contrastanti: da un lato prassi di notevole apertura e di reale sostegno a favore delle situazioni e dei soggetti più sfavoriti e disagiati, dall'altro diffusa e grave diffidenza, sindrome di invasione, veementi proteste nel nome di una maggiore purezza culturale e spirituale da tutelare anche attraverso una selezione dei candidati all'immigrazione: non sono mancati vescovi e cardinali che hanno auspicato una selezione dei candidati all'immigrazione escludendo tra le persone accettabili quelle di religione musulmana.
La maggior parte dei musulmani residenti in Italia è costituita da immigrati provenienti dal nord Africa che lavorano in maniera regolare in Italia anche se non hanno ancora ottenuto la cittadinanza italiana. Gli immigrati che sono diventati cittadini sono infatti meno di 200 mila tra cui circa 40 mila cristiani che hanno deciso di convertirsi all'Islam pur essendo nati in Italia. Non è precisabile il numero dei cosiddetti irregolari, e cioè di quanti sono arrivati in maniera clandestina o che, in ogni caso, sono privi di permesso di soggiorno.
Quel che si può affermare è che in linea di massima la condizione dei musulmani residenti a qualsiasi titolo in Italia è notevolmente più negativa dei musulmani residenti nei grandi paesi industriali dell'Europa occidentale come la Germania, la Francia e la Gran Bretagna e persino i paesi scandinavi. Ciò non è dovuto al fatto che la storia dei musulmani in Italia è piuttosto recente e riguarda un paese che, a differenza di altri paesi europei (Francia e Gran Bretagna) non ha avuto la possibilità di maturare una qualche esperienza per il suo passato coloniale. Bisogna tornare indietro di circa un quarantennio, nei primi anni 70', per trovare le prime immigrazioni di massa. Fino al 1970, infatti, i musulmani presenti in Italia erano rappresentati da gruppi di studenti medio orientali che frequentavano i grandi atenei universitari riunendosi in associazioni studentesche (egiziani, siriani, palestinesi, somali) poi ci furono la guerra tra Egitto e Israele e la crisi petrolifera nel 1973, con la conseguente chiusura delle frontiere agli immigrati medio orientali da parte dei paesi europei, mentre le grosse ondate migratorie provenienti dal nord Africa trovavano sbocco in Francia, mentre la Germania e il nord Europa erano metà dei flussi migratori turchi e curdi e l'immigrazione pakistano-bengalese si orientava verso la Gran Bretagna.
Proprio la citata chiusura forzata fece scoprire a quanti volevano arrivare nel mondo occidentale la penetrabilità delle coste italiane, iniziando una lunga fase di immigrazione in gran parte clandestina. Negli anni successivi la regolarizzazione delle posizioni di questi immigrati e i ricongiungimenti famigliari, che hanno portato in Italia anche donne e bambini, hanno creato una delle maggiori comunità islamiche d'Europa. 


Se passiamo a considerare la condizione generale dei musulmani in Italia dobbiamo soffermarci su alcuni elementi negativi.
Nonostante il favore ufficiale della chiesa cattolica nei confronti dei musulmani, ha giocato un ruolo non certo positivo il fatto che la stessa chiesa si è fatta promotrice della rivendicazione storico-politica delle radici cristiane non solo dell'Italia ma anche dell'Europa. Questo atteggiamento non è stato di per se causa di repressioni e di persecuzioni, ma ha contribuito non poco al perdurare degli atteggiamenti di gran parte dei cittadini italiani che, nonostante l'ufficialità delle leggi sull'immigrazione, hanno seguitato a vedere nei musulmani qualcosa di estraneo alle tradizioni profonde e alla storia della penisola. Da notare che tale atteggiamento ha in linea di massima coinvolto anche i musulmani diventati cittadini per naturalizzazione, ma anche quelli nati in Italia e arrivati all'Islam per conversione. A tale atteggiamento più o meno consapevole si è poi aggiunta l'azione politica del movimento xenofobo e razzista della Lega Nord che da un ventennio ormai costituisce forza di governo e ha contribuito ad enfatizzare, traendo spunto dal fenomeno del terrorismo islamista, la pericolosità di chi pratica la religione islamica. Influenza negativa ha giocato, sul versante opposto, una diffusa ostilità nei confronti della religione in genere, retaggio non solo del giudizio laicistico ereditato dallo strapotere della chiesa cattolica in lunghi periodi della storia italiana, ma anche la radicata negazione del valore positivo del fenomeno religioso in larghi strati popolari influenzati da un interpretazione superficiale della tesi marxista della "religione-oppio dei popoli". Di fatto quanti hanno militato nel partito comunista accomunano l'Islam al dogmatismo cattolico di marca clericale, nonostante il maggiore storico comunista delle religioni abbia ripetutamente sottolineato la funzione anti colonialista e anti imperialista giocata dai movimenti di liberazione nati nei paesi musulmani.
Per personale esperienza ho potuto rilevare che la maggiore ostilità nei confronti del musulmano viene in Italia dai clericali parafascisti e da non piccoli gruppi di estrazione comunista; si aggiungono a questi gli ultralaicisti che confondono la laicità dello stato con il laicismo ideologico di segno positivista. Tutte questa componenti hanno facile gioco nella totale ignoranza dei veri contenuti della religione islamica (pochi in Italia hanno letto qualche piccola sura del Corano); del tutto ignorato o sottovalutato è il grande contributo che la civiltà araba ed islamica ha fornito alla cosiddetta civiltà occidentale, attraverso la riscoperta nell'alto medioevo delle dimenticate culture del mondo antico e con l'eccezionale contributo al progresso della scienza (medicina, chimica, astronomia, scienze naturali). Fenomeni di altissima civiltà come quelli fioriti nella Sicilia musulmana, nella Spagna araba, nel Medio Oriente e nei vari imperi islamici sono del tutto sconosciuti, anche perché nelle scuole italiane niente o poco si insegna al riguardo, e sono molto più consistenti le falsificazioni sulla crudeltà e sulla ferocia dei Saraceni, dei Mori e dei Turchi.
La conseguenza di tutto ciò la si riscontra nel fatto che l'Italia, nonostante i numeri che abbiamo fornito, è quella che dispone del minore livello di libertà religiosa concessa ai musulmani nonostante le chiare enunciazioni sulla libertà religiosa sancita nell'Articolo 19 della Costituzione. In tutto il territorio nazionale esistono soltanto 2 moschee degne di questo nome: la prima, sorta a Catania con il contributo finanziario della Libia e per l'iniziativa individuale di un avvocato catanese; la seconda, inaugurata a Roma nel 1995 dopo un ventennio di diatribe urbanistiche e religiose di ogni tipo, che furono stroncate finalmente dall'intervento di grande spessore culturale di un grande papa dimenticato come Paolo VI. Ma alle sue spalle c'era l'opera provvidenziale del Concilio Ecumenico Vaticano II iniziato da un pontefice che i musulmani rispettano e onorano come Giovanni XXIII.  La gran parte dei centri culturale islamici e dei luoghi di culto vive un'esistenza spesse volte precaria e continuamente minacciata da interventi repressivi delle amministrazioni comunali e di opinioni pubbliche aizzate ad arte contro l'Islam per conclamate ragioni di sicurezza e per sostanziali spinte xenofobe e razziste simili a quelle che per secoli hanno colpito quanti praticavano la religione ebraica. 



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