L'Islam è, secondo il grande islamista Alessandro Bausani (forse il migliore traduttore in lingua italiana del Corano), una delle forme più pure del monoteismo profetico mai apparso nel mondo, più puro del Cristianesimo che conserva numerosi elementi gnostico-ellenisti, più puro dell'ebraismo che è pur sempre una religione razziale. L'Islam si configura come una sintesi dei monoteismi esistenti, particolarmente genuino e incorrotto nella sua rigorosa coerenza.
Per chi come me ha avuto lo svelamento dell'Islam a un'età ormai tarda e dopo aver percorso innumerevoli esperienze filosofiche antropologiche e religiose, e ha perciò ricevuto dall'Altissimo lo "svelamento" delle sue verità come un segno di particolare favore, è più che naturale un intransigente rigore nell'attenersi alla sostanza del messaggio divino o, se si preferisce, una inevitabile intransigenza che alla superficialità mondana abituata a confrontarsi con le superficialità che reca nel marchio dello "spettacolarismo" di segno televisivo, può apparire qualcosa di simile al cosiddetto fondamentalismo islamico. In realtà il termine fondamentalismo è usato a sproposito: il mio modo di intendere l'Islam sente di aderire in maniera completa ai principi esposti nella fondamentale opera di Abu Al Ban, fondatore della Fratellanza Musulmana e fucilato dal tiranno corrotto e asservito agli inglesi che per un breve periodo ha insozzato il titolo di monarca d'Egitto (Faruk).
Per questo motivo non posso riconoscere un qualche pregio alle iniziative che ormai annualmente vengono intraprese a Vicenza dal Centro Ecumenico Eugenio IV, che annovera fra i suoi animatori l'onnipresente Monsignor Dal Ferro che ama indossare gli abiti dell'ecumenismo religioso che trasforma il fenomeno religioso in una sorta di notte buia nella quale tutti i gatti sono neri.
Non capisco cosa possa esserci di valido in una specie di spettacolino da parrocchia nel quale l'Islam si presenta con un patetico coro di bambini del Centro Islamico, con le pittoresche danze dei gruppi induisti e sikh presente in città per dare l'opportunità a un narcisista esibizionista come l'attuale sindaco di Vicenza, di definire la città da lui amministrata come un luogo in cui gli stranieri non si devono sentire ospiti, bensì cittadini.
Lo stesso sindaco, Achille Variati, che non ha mai trovato qualche minuto del suo tempo per incontri seri con i rappresentanti delle varie fedi religiose presenti in città, si è intrattenuto sul concetto di integrazione: "A quest'ultima parola preferisco il termine "convivenza", perché raccoglie fede e cultura". Non occorre essere dei filosofi o dei letterati per capire che il concetto non significa assolutamente nulla. Variati avrebbe un'opportunità per dimostrare che la sua non è manifestazione di ciarlataneria esibizionista e propagandista: potrebbe dare finalmente dopo anni di false promesse e prese in giro una parola per affrontare il pratico problema del cimitero per i CITTADINI VICENTINI di religione musulmana invece di nascondersi dietro al cespuglietto della non conoscenza di essi.
Aggiungo anche dopo aver dato ad Achille quello che è di Achille che ho letto con molto maggiore interesse l'affermazione di un brillante esponente della Curia Vaticana, il quale ha affermato in una recente intervista al Corriere della Sera che il tanto temuto scontro tra le civiltà teorizzato all'indomani dell'11 Settembre da uno pseudo storico americano e che sarebbe l'inevitabile sbocco dei rapporti tra Islam e Cristianesimo, se ipotizzato sullo stato di reciproca ignoranza che caratterizza oggi musulmani e cristiani sui contenuti delle loro fedi, sarebbe più uno scontro tra ignoranze invece che uno scontro tra civiltà.
L'affermazione dell'altro prelato contiene un elemento di verità. E' in dubbio che le grandi masse che si riconoscono nella religione musulmana e in quella cristiana, non sanno molte cose sulla religione l'uno dell'altra.
Questa affermazione è particolarmente vera se riferita ai cristiani, i quali, oltre a non aver mai letto una riga del Corano, traggono le loro conoscenze sull'Islam sulla propaganda bellica dei mezzi di informazione occidentali tanto malati di anti islamismo da aver costretto una recente conferenza organizzata dalle Nazioni Unite contro il razzismo a parificare l'anti islamismo all'antisemitismo, e a giudicare entrambi i fenomeni come forme di razzismo.
Per la verità la stessa cosa non può dirsi della grande maggioranza dei musulmani ai quali non può certo attribuirsi la qualifica di anticristiani: le recenti manifestazioni di intolleranza che soprattutto nel Pakistan e in Nigeria e sporadicamente in Egitto hanno punteggiato i rapporti tra i musulmani e i cristiani, sono manifestazioni di astio politico che non hanno nulla a che vedere con le fedi religiosi. I musulmani sono assidui lettori del Corano e sanno benissimo che il libro sacro dell'Islam trabocca di manifestazioni di grande rispetto e addirittura di venerazione nei confronti di Gesù, Profeta di Bontà e di Carità, e di sua madre Maria che l'ha concepito vergine per volontà diretta dell'Altissimo. Del resto il Corano considera i Vangeli libri ispirati da Dio al pari della Torah ebraica e i profeti dell'ebraismo profeti dell'Unico Dio.
A nessun musulmano verrebbe mai in mente di bruciare i Vangeli o di fare vignette in cui Gesù, indossando abiti di avviatore americano, sgancia tonnellate di bombe sulle città occidentali. D'altra parte il Corano non ha mai avuto il riconoscimento di Libro ispirato da Dio da parte di qualcuna delle numerose confessioni cristiane, mentre il Profeta Muhammad, messo nel girone degli apostati nella Divina Commedia di Dante, è stato da sempre considerato dai seguaci del Cristianesimo come un pazzo Profeta, sanguinario e invasato da spiriti demoniaci. Per evitare che per il futuro i rapporti tra Islam e Cristianesimo seguitino ad essere dominati da una inevitabile ostilità sarebbe opportuno invece di fare innocenti festicciole in stile parrocchiale per passare in allegria qualche pomeriggio festivo, incontri nei quali, con estrema franchezza e senza spiriti apologetici, conoscitori dei Testi Sacri si confrontassero sulle differenze e sulla comunanza dei principi. Per parte mia voglio fornire un sintetico prospetto dei punti sui quali le differenze sono insormontabili, salvo concludere alla fine con le parole del Corano che, rivolgendosi alle genti del Libro, ricorda che islamici, ebrei e cristiani hanno da percorrere una grande strada insieme rivolgendo preghiere al Creatore, praticando la carità verso i poveri e ispirando le loro reciproche azioni alla regola della tolleranza e del rispetto reciproco.
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