mercoledì 21 marzo 2012

TURCHIA

Turchia La tele-diplomazia conquista gli arabi

INSTANBUL Lui si chiama Mehemet nella versione turca e Muhannad in quella araba. Lei Gümüs diventa Noor. Sonoi nomi dei protagonisti di una telenovela turca con poco meno di cento milioni di spettatori tra il Mar Rosso e l' Atlantico, tra La Meccae Agadir. La soap opera ha contribuito a celebrare la riconciliazione della Turchia con il mondo arabo. Gümüs-Noor e Mehemet-Muhannad, eroi di una storia sentimentale, un po' melensa come richiede il genere, hanno scandito tre anni fa un avvenimento storico quale è il ritorno tra gli Arabi dei discendenti dell' Impero ottomano. Arabi tenuti a debita distanza per buona parte del secolo scorso, perché ritenuti con protervia, dai Turchi, una "razza" arretrata, gente pericolosa, infida, pronta al tradimento, e comunque priva di interesse sul piano culturale, economico, politico. Secoli di civiltà araba, da Bagdad a Fez, cancellati con un colpo di spugna. Gümüs e Mehemet, diventati Noore Muhannad, hanno favorito l' atto di riparazione. Pacifici messaggeri turchi hanno affascinato gli Arabi, li hanno riconquistati con le immagini della loro società musulmana modernizzata. Le telenovela segnano oggi i momenti epocali (come un tempo le sinfonie di Beethoven o le opere di Verdi). A decine di migliaia di neonati, maschi e femmine, sono stati dati i nomi dei protagonisti di "Noor", questo il titolo arabo della serie televisiva che nella versione originale turca era "Gümüs". E' stato lanciato anche un taglio di capelli "alla Noor", e non si contano le T-shirts con i nomi della coppia. La quale vive sul teleschermo un rapporto amoroso agitato ma basato sul reciproco rispetto di due adulti, uguali nei diritti ed entrambi sensibili ai sentimenti dell' altro. Lui, Muhannad, non è il classico orientale, dominatore e virilmente di pelo scuro. Baffuto. E, perché no?, pure barbuto se sensibile ai richiami estetici della religione. Al contrario Muhannad è un essere delicato. Sul tipo glabro. Per i gusti tradizionali può apparire troppo fragile fisicamente e troppo vulnerabile moralmente. Insomma non abbastanza maschio. Ma non ha lasciato insensibile il pubblico femminile arabo per il quale è diventato il nuovo giovane musulmano ideale. Non senza accendere discussioni e attirare condanne dalle autorità religiose, perché la vicenda passionale di Noor e Muhannad non rispetta sempre le regole patriarcali delle società arabe, e appare troppo occidentale. Resta che Kivanç Tatlitug e Songül Öden, i due attori che interpretano rispettivamente Noor e Muhannad, sono diventati per alcuni anni personaggi centrali della vita culturale araba. Uno studioso di quella cultura contemporanea, Yves GonzalesQuijano, dal quale si possono attingere dati e notizie essenziali sull' argomento (edè quel che faccio), si è occupato dell' influenza esercitata dalle serie televisive turche non solo direttamente sulle masse mediorientali, ma anche sulle manovre geopolitiche della regione, creando un terreno favorevole all' offensiva diplomatica turca. L' attività di politicie ambasciatori non ha comunque occupato le animate discussioni notturne in famiglia, dopo il digiuno del Ramadan, nel 2008, come la disinvolta acconciatura di Noor o l' atteggiamento tormentato di Muhannad nell' ultima puntata della soap opera. Il successo di "Nour" ricorda quello di "Dallas". Con in più un forte impatto politico. I programmi televisivi, che hanno contribuito alla popolarità della Turchia tra gli arabi, hanno aggravato la tenzone tra Ankara e Tel Aviv. In una serie dal titolo "Ayrilik" (Separazione) si vedono soldati israeliani uccidere a sangue freddo dei Palestinesi. E "La valle dei lupi", un altro programma a puntate, giudicato antisemita dagli israeliani, e suscettibile di mettere in pericolo la vita degli ebrei turchi, ha provocato un incidente diplomatico. Nel 2010, dopo la trasmissione, Danny Ayalon, vice ministro israeliano degli Affari esteri, ha convocato l' ambasciatore turco, Oguz Celikkol, per esprimergli la ferma protesta del governo. L' israeliano non ha stretto la mano del Turco, e l' ha fatto sedere su una poltrona visibilmente più bassa della sua. L' eroe di "La valle dei lupi", Necati Sasmaz, al contrario del fragile protagonista di "Noor", ha il pelo scuro e un piglio virile. Non ha niente di effemminato. Come "James Bond del Bosforo" ha infiammato gli animi dei giovani arabi. In particolare dei palestinesi. Il ritorno della Turchia in Medio Oriente è una piccola rivoluzione, dall' esito ancora incerto, come tutto quel che accade in Medio Oriente in questa agitata stagione. L' offensiva politica, culturale ed economica è stata sollecitata, favorita, da una serie di avvenimenti. Elenco quelli che mi sembrano i principali: la fine della guerra fredda ha alleggerito la Turchia dal rigido ruolo di gendarme della Nato di fronte all' Unione Sovietica; la vittoria elettorale nel 2002 di un partito islamico moderato ha abbattuto sul piano ufficiale la barriera del laicismo viscerale, antiarabo, ereditato dalla Repubblica kemalista; il vuoto di leadership nel mondo arabo, all' angosciosa ricerca di un modello capace di conciliare Islam e democrazia, ha aperto ai turchi uno spazio di manovra. Dopo dieci anni di governo di Recep Tayyip Erdogan (e del suo Partito della Giustizia e dello Sviluppo, l' AKP), la società musulmana, così come appare nelle immagini televisive, offre un modello di modernità che fa sognare milioni di Arabi. La realtà cruda potrebbe riservare qualche delusione. Il ripudio del mondo arabo da parte della Turchia avviene quando, negli anni Venti, dopo la disfatta dell' Impero ottomano, nasce la Repubblica fondata dal movimento nazionalista di Ataturk. Insieme alla laicizzazione forzata dello Stato (che implicò tra l' altro la chiusura delle scuole musulmane, l' abbandono del sistema giuridico basato sulla sharia, la legge religiosa, sostituito da codici laici,e il passaggio obbligatorio dall' alfabeto arabo a quello latino), ci fu un tentativo di revisione radicale della storia, al fine di presentare gli Arabi come dei nomadi del deserto, prigionieri di uno stile di vita primitivo. Una visione sprezzante, razzista, oltre che falsa, delle popolazioni dei paesi circostanti, un tempo parte dell' Impero ottomano, e accusati di "averlo pugnalato alla schiena" unendosi ai suoi nemici, durante la Prima Guerra mondiale. In sostanza il nazionalismo turco ha cercato di sopprimere gli arabi dalla grande storia musulmana. Un interesse vero, concreto per il Medio Oriente, dopo decenni di smortie ambigui rapporti, si afferma, nel 2002, con l' avvento al potere del Partito della Giustizia e dello Sviluppo, erede moderato di movimenti islamici spesso messi all' indice negli anni precedenti. L' apertura verso il mondo arabo si accentua durante la seconda legislatura (20072011), e con l' arrivo al ministero degli Esteri di Ahmet Davutoglu, ispirato promotore di una politica riassunta nella formula "zero problemi con i vicini". La svolta era prevedibile. Il governo, confermato al potere da tre elezioni, fa riemergere e impone l' animo profondo della società musulmana, rimasto sepolto sotto una diffusae tenace laicità. La provincia ha avuto un ruolo decisivo. In testa l' Anatolia, dinamizzata da un boom economico. Erdogan siè dedicato prima all' interno. Ha attenuato le eredità della Repubblica kemalista, ha neutralizzato i suoi capisaldi, anzitutto l' esercito,e ha riabilitato la religione nella vita pubblica. In seguito, con la collaborazione di Davutoglu, è passato a una netta revisione della politica estera. Già avviata da Abdullah Gul, predecessore di Davutoglu poi diventato capo dello Stato. Il netto, quasi esclusivo, orientamento filo occidentale è stato messo in discussione e c' è stata la svolta verso il mondo arabo - musulmano. Meliha Benli Altunisik, insegnante all' Università di Ankara, è una specialista dei rapporti con i paesi arabi. Per lei gli Stati Uniti hanno contribuito in modo determinante a creare l' immagine di una Turchia musulmana e democratica. Non era certo trascurabile il fatto che fosse da decenni una loro alleata nella Nato. L' obiettivo era di offrire un modello alle società del Medio Orientee di preservarle dall' influenza della teocrazia iraniana. Il mondo arabo ha tuttavia cominciato ad interessarsi con crescente intensità della Turchia soprattutto a partire dal 2003, quando Ankara ha rifiutato di implicare il paese nell' invasione americana dell' Iraq. L' arrivo al potere dell' AKP, partito di origine islamica, non era certamente estranea a questa attenzione. Che si è trasformata in ammirazione con le prese di posizione in favore dei palestinesi. I successi economici hanno accresciuto il fascino della Turchia, le hanno dato un' impronta di benessere, visibile nelle immagini televisive di "Noor". La soap opera racconta una storia sentimentale in una società agiata. Che non manca di niente. E i costumi si emancipano seguendo spesso i diagrammi dei redditi. 

Bernardo Valli

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