sabato 18 giugno 2011

LO STUPIDO DIVIETO DELLA PATENTE DI GUIDA ALLE DONNE CON LA RELIGIONE ISLAMICA NON CENTRA NULLA

Il divieto è solo il risultato di una fatua di qualche Ulema che segue la reazionaria dottrina giuridica "Hanbalita", che ha valore solo nel regno dell'Arabia Saudita. E' singolare che in quello stesso paese la casa reale saudita abbia investito diverse centinaia di milioni di dollari per costruire una lussuosa università per sole donne, (più di 1500) fornite di tutti i confort e articolata in 15 diverse facoltà. E' più che ovvio che nel Corano e nella Sunna dei hadith del Profeta, scritti quando le automobili non esistevano, non era neanche immaginabile che alle donne sarebbe stato guidato guidarle di lì a qualche secolo.


La sfida delle saudite: oggi tutte al volante con velo e foto del Re

Una protesta lanciata su Internet

La speranza è che oggi, 17 giugno 2011, diventi una data storica per l' Arabia Saudita. Come e ancor più del 6 novembre 1990. Quel giorno, nel clima d' ansia per la guerra imminente nel vicino Iraq, un corteo di 47 auto sfilò per Riad. Al volante, nello stupore-orrore generale, c' erano donne. Professioniste, intellettuali, femministe che rivendicavano (almeno) il diritto a guidare, nell' unico Paese al mondo che lo negava e lo nega a chi uomo non è. Fawzia Al Bakr e compagne furono arrestate, minacciate di morte, discriminate. Riabilitate, hanno sempre celebrato la data. E passato poi il testimone alle giovani, o meglio l' hanno condiviso con loro. Oggi dovrebbero essere molte di più a sfidare il divieto che, come molte saudite dicono spesso, «è soprattutto simbolico, pur creando problemi reali». Ma che va abbattuto comunque, anche pagando in prima persona. Ne sanno qualcosa Manal Al Sharif e altre meno note, arrestate negli ultimi mesi per «guida proibita», rivendicata con video su Internet. Azioni da commando, preparatorie della Grande Giornata di oggi. Per evitare altri incidenti, il gruppo che ha lanciato l' iniziativa su Facebook con la pagina Women2Drive, ha stilato un vademecum: fatevi accompagnare da un parente maschio, evitate zone isolate, state in contatto con noi via Twitter, non fate cortei, velo in testa e munitevi di foto del re e bandiera saudita, niente infrazioni e se vi fermano nessun eroismo. E poi partite, che Allah vi protegga. Come tradizione in Arabia, l' evento è stato preceduto dall' ennesima petizione al sovrano: che non si perseguano le organizzatrici (tutte ora libere), che la guida sia finalmente permessa. Ma i religiosi contrari a ogni minimo segno d' emancipazione hanno prevalso. Come nel 2005. E nel 2008, quando la fine del bando sembrava vicina. Adesso, sull' onda della Primavera araba pur messa a tacere nel Regno, la nuova offensiva. Con un' inedita dimensione internazionale: le saudite hanno scritto una lettera aperta a Hillary Clinton e Catherine Ashton, le diplomatiche più potenti del mondo, chiedendo il loro sostegno. Decine di migliaia di persone hanno sottoscritto l' appello. E martedì all' ambasciata di Riad a Washington c' è stato un corteo di saudite al volante, al grido di «Yes we can». Sarà interessante vedere quante le seguiranno in Arabia, e come reagirà il Regno già in allarme per il fermento degli sciiti nell' Est e dei Paesi vicini. Qualche d' apertura sta arrivando: una combattuta campagna per bandire i commessi maschi dai negozi di biancheria femminile ha dato i suoi frutti. Dal luglio solo commesse: per le donne significa più posti di lavoro e la fine dell' umiliazione di dover comprare lingerie da sconosciuti: anche per le femministe è un successo. Ma nelle prossime elezioni municipali le donne non potranno votare, né essere elette. E la lista dei divieti non si ferma certo qui. La battaglia Fatwa Le donne non possono guidare in Arabia, anche se nelle aree rurali e desertiche molte lo fanno. Non esiste una legge che lo vieti, ma guidare senza patente è proibito e alle saudite non viene rilasciata. Il divieto de facto fu rafforzato da una fatwa (non vincolante) nel 1990 dopo che 47 donne sfilarono in auto a Riad Motivi L' establishment religioso e i conservatori sostengono che guidare «esporrebbe le donne a pericoli». In realtà ne aumenterebbe la libertà di circolazione e le possibilità di contatto con maschi estranei in un Paese dove la segregazione tra sessi è almeno in teoria assoluta Campagne Dopo la manifestazione del 1990, guidata da Fawzia Al Bakr, ci soni stati innumerevoli appelli e petizioni contro il divieto. Sulla base che la norma non è nel Corano, e che la moglie preferita di Maometto, Aisha, «guidava» il cammello, anche tra i religiosi qualcuno si è unito. L' ultima campagna ha visto tra le promotrici Manal Al Sharif, informatica di 32 anni (foto), arrestata in maggio per aver pubblicato un suo video al volante. E' stata rilasciata dopo 10 giorni.


Corriere della Sera, 17/06/2011, Cecilia Zecchinelli




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