Inutile opporsi ai «venti del cambiamento che in questa stagione soffiano sul mondo arabo, nessuno ne è immune: se qualcuno lo afferma, ebbene si sbaglia» . Parole sentite e risentite negli ultimi mesi. Ma a pronunciarle è ora la figlia di re Saud che regnò in Arabia fino al 1964, la nipote del sovrano in carica, l’anziano Abdullah. Appartenente quindi al cerchio più interno e potente della famiglia che ha fondato la monarchia forse più assoluta del mondo, scossa anche lei dai «venti» del cambiamento. Non solo: Sua altezza reale Basma bint Saud, madre siriana, studi in Libano e Gran Bretagna, cinque figli ed ex imprenditrice, scrittrice e attivissima sul fronte sociale, in un’intervista alla Bbc in arabo affronta il tema del giorno nel Regno, la rivolta delle donne che dal 17 giugno hanno sfidato il divieto di guidare. Munite di patente internazionale (sono in 50 mila ad averla), sono state qualche centinaio o forse meno a impugnare il volante, documentando il loro gesto su Internet. Molte continuano a farlo, «fino alla vittoria» . Dopo l’iniziale tolleranza delle autorità, martedì si sono segnalati i primi cinque arresti di guidatrici. Basma bint Saud si schiera con loro «perché nessuno può negare loro questo diritto» . E se la prende poi apertamente con il Comitato per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, o come dicono con sprezzo i sauditi i «mutawwa» , ovvero la polizia religiosa. «Fondata da mio padre, dal suo iniziale compito di prevenire la corruzione — accusa la principessa — è passata ad opprimere la società e soprattutto le donne, messe sotto la lente d’ingrandimento per vedere se sono poco coperte, se incontrano qualcuno, costrette a vivere nel terrore » . Poi Basma lancia un allarme: «Dovremmo stare attenti, aprire un dialogo nazionale anziché aspettare che le cose precipitino. Concediamo più libertà prima d’arrivare a uno scontro aperto» . Non è la prima volta che un membro della vastissima famiglia reale chiede riforme. Tra gli anziani figli di Abdulaziz, il «principe rosso» Talal è da sempre il più esplicito, da giovane fu perfino esiliato in Egitto. Ma la sua generazione è in genere per la «stabilità» : lo è il re 89enne, lo sono ben più il «delfino» Sultan, 87 anni, e il 78enne Nayaf, temutissimo ministro dell’Interno. Tra i nipoti del fondatore del Regno come Basma, e ancor più tra i più giovani principi, sta invece crescendo l’irrequietezza. Non solo per le manovre in vista della successione, ma per la consapevolezza che perfino in Arabia l’immobilismo non è più difendibile. Dalla Siria al Bahrein, dallo Yemen all’Oman le proteste ai confini o poco lontano continuano. Finora in Arabia il fermento c’è stato tra gli sciiti dell’Est e le donne, senza violenze e sommosse. Ma il vento ha iniziato a soffiare e non si fermerà, come dice Basma.
Il testo sacro dell'Islam, il Corano, è il primo testo che nella storia dell'umanità ha affermato la parità di diritti e di doveri e l'eguale dignità degli uomini e delle donne. Al confronto della condizione della donna europea, cui per motivi religiosi era persino vietato imparare a leggere e a scrivere, la donna musulmana ha sempre avuto dal Corano insegnamenti che ne esaltano la fierezza, la libertà, la fondamentale importanza sociale:
"Il futuro dell'uomo è la donna"
Nel momento in cui anche tra le donne musulmane dei tempi moderni si afferma la coscienza di se, il Corano e suoi insegnamenti sono la Stella Polare delle rivendicazioni di ogni emancipazione femminile. Naturalmente anche contro i pareri clericali e bigotti di qualche Ulema che pensa di potersi sostituire alla Parola di Dio e agli insegnamenti del Profeta.
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