giovedì 7 luglio 2011

OGGI PARLIAMO DI RELIGIONE, IDENTITA' E DEMOCRAZIA - 1a parte

Sono indotto a una pausa nell'esposizione degli eventi quotidiani del mondo arabo, anche se di fronte ai
"cerchio-bottisti" che fingono entusiasmo davanti alle rivoluzioni arabe in realtà rimpiangono nel loro intimo le vecchie tirannie che sono state rovesciate e quelle che appaiono pericolanti, bisogna sempre mantenere la guardia alta, per dare alcune risposte alle questioni poste nell'articolo-lettera che con la firma di Adonis è stato pubblicato dalla Repubblica sotto il titolo "Lettera a Assad - Ascolti il popolo che inventò l'alfabeto".

In questo articolo l'autore inizia con un'affermazione senza possibile via di fuga: "Gli arabi, politicamente, nella storia recente come in quella antica, non hanno conosciuto la democrazia. Essa è estranea al loro patrimonio culturale".
Per affrontare il tema in maniera organica non possiamo non dedicarci in apertura a definire nel modo più esaustivo possibile la nozione di "democrazia" della quale, come si spera sia noto, esiste un aspetto formale e un aspetto sostanziale:
A - Nella teoria politica contemporanea i paesi a tradizione democratico-liberale (Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Paesi Scandinavi) le definizioni di democrazia si risolvono in un elenco di "regole del gioco" o di "universi procedimentali". Tra queste ricordiamo:
I - Il massimo organo politico, cui è assegnata la funzione legislativa, deve essere composto da membri eletti direttamente o indirettamente dal popolo;
II - Accanto al supremo organo legislativo debbono esservi altre istituzioni con dirigenti eletti, come gli enti dell'amministrazione locale o il capo dello stato;
III - Elettori debbono essere tutti i cittadini che abbiano raggiunto la maggiore età senza distinzioni di razza, di religione, di censo, di sesso;
IV - Tutti gli elettori debbono avere voto di valore eguale e debbono essere liberi di votare seconda la propria opinione formatasi quanto è più possibile liberamente, cioè in una libera gara di gruppi politici che concorrono per formare la rappresentanza nazionale;
V - Gli elettori debbono essere liberi anche nel senso che devono avere delle reali alternative; il che esclude qualsiasi elezione a lista unica o bloccata;
VI - Per l'elezione dei rappresentanti e per le decisioni del supremo organo politico vale il principio della maggioranza numerica, anche se possono essere stabilite diverse forme correttive;
VII - Nessuna decisione presa a maggioranza deve limitare i diritti della minoranza, in particolare quello di diventare a parità di condizioni maggioranza;
VIII - L'organo di governo deve godere della fiducia del parlamento oppure del capo del potere esecutivo eletto a sua volta direttamente dal popolo.
Tutte queste regole stabiliscono come si deve arrivare alla decisione politica ma non, naturalmente, cosa si debba decidere.
B - La democrazia sostanziale fa riferimento prevalentemente a certi contenuti ispirati a ideali caratteristici della tradizione del pensiero definito democratico, in primo luogo all'uguaglianza non solo giuridica ma anche sociale ed economica. Come una democrazia formale può favorire una minoranza ristretta di detentori del potere economico e quindi non essere un governo per il popolo pur essendo un governo del popolo, così una dittatura politica può favorire in periodi di trasformazione rivoluzionaria, quando non esistono le convinzioni per l'esercizio di una democrazia formale, la classe più numerosa dei cittadini, e quindi essere un governo per il popolo pur non essendo un governo del popolo. Negli stati liberali-democratici la democrazia sostanziale si combina con la democrazia formale con il riconoscimento e con la tutela dei diritti sociali, cioè di quei diritti in base ai quali il cittadino non si limita a chiedere allo stato la protezione di una larga sfera di autonomia personale, ma pretende un intervento attivo del potere pubblico per ridurre le conseguenze negative delle diseguaglianze dei punti di partenza e per limitare le diseguaglianze economiche.
Se questo complesso di elementi configura da un punto di vista teorico-pratico la DEMOCRAZIA non è difficile dimostrare come essa, come sistema di organizzazione dello stato-ordinamento non è praticamente quasi mai esistita nel cosiddetto occidente che tanto facilmente sale in cattedra per stabilire quali popoli siano adatti alla democrazia e quali invece hanno bisogno di una "democrazie importata". Non è mai esistita in senso formale e sostanziale in tutte le civiltà antiche nelle quali veniva praticata come elemento essenziale della organizzazione economica la schiavitù e la distinzione, cara ad Aristotele, tra uomo in senso pieno ("Vir" e "res homo"). Vale la pena di ricordare che la schiavitù è stata ufficialmente abolita a livello mondiale nel 1832, quando le navi da guerra britanniche ricevettero l'ordine di bombardare le navi negriere; nei fatti la schiavitù ha seguitato ad esistere negli Stati Uniti fino al 1865 e in Brasile fino al 1892. Di fatto essa esiste ancora in molte parti del mondo ed è stata praticata dagli occidentali in tutti i paesi coloniali nei quali hanno imposto il terribile sistema della "corvée" (Congo Belga, Indonesia).
C - La democrazia non è esistita dove per motivi religiosi, etnici, razziali alcuni o molti componenti di una comunità statuale sono stati privati del diritto di voto o del diritto di essere eletti. Visto che Adonis parla di curdi, è bene ricordare che i curdi siriani non sono considerati cittadini dello stato siriano; ma questo diritto i ben più numerosi curdi turchi hanno potuto esercitare l'elettorato attivo e passivo, oltre a quello di parlare la loro lingua soltanto quando nella Turchia rigorosamente laica e occidentalizzata voluta da Kemal Ataturk, sono ricomparse vittoriosamente le forze politiche ad ispirazione islamica.
D - E' molto difficile parlare di democrazia anche in quei paesi che hanno nella loro popolazione masse enormi di analfabeti tagliati fuori da ogni strumento di comunicazione e con redditi molto inferiori a quelli che consentono la linea di sopravvivenza. Consegue che la democrazia, di cui Adonis sembra essere un sostenitore tanto convinto da guadagnarsi il titolo di fondamentalista democratico, è più che altro poco più che una funzione lessicale: c'è chi dice che essa è il sistema politico gradito e sostenuto fino a quando è gestito da quanti a livello mondiale hanno potere economico e militare. Potremmo citare come esempio l'intero sud America.
Se Adonis si dedicasse con minore esaltato entusiasmo all'elogio dell'astratta democrazia occidentale e approfondisse maggiormente i grandi spazi di libertà, di accesso alla cultura di condizione umana, di uguaglianza e di dignità siano stati garantiti nei paesi che hanno avuto la fortuna e la benedizione divina di ricevere la Luce dell'Islam e del Corano, penso che dovrebbe fare una riflessione su quali grandi potenzialità di democrazia reale esistano nei paesi che nell'Islam hanno il loro elemento essenziale di identità.

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