venerdì 7 ottobre 2011

L'ISLAM IN ITALIA - II parte

Se si passa ad analizzare il piano culturale e religioso occorre notare che l'Islam in Italia non costituisce un insieme omogeneo, ma è una realtà variegata per 3 elementi di differenziazione:
A - Il primo è costituito dalla molteplicità delle provenienze nazionali che veicolano una grande complessità nella tipologia dell'Islam professato e vissuto. Se l'appartenenza religiosa ha un innegabile potere aggregante essa, nel caso dell'Islam, è l'ungi dall'avere espressioni omogenee, ma è filtrata dalle diverse culture etniche e nazionali. Si tratta di diversità che vanno ben oltre la grande suddivisione tra Islam sciita e Islam sunnita;
B - Il secondo elemento di pluralismo è dato dalle diverse interpretazioni dell'Islam che i vari gruppi, organismi, individui seguono: da quelle più tradizionali a quelle più moderne;
C - Un terzo elemento di complessità e pluralismo è costituito dalle diverse forme di appartenenza individuale dell'Islam. Sarebbe infatti scorretto operare un'equivalenza tra cittadino straniero proveniente da paese musulmano e individuo religioso che si autodefinisce musulmano praticante e che esprime tale identità con l'affiliazione alle organizzazioni musulmane dell'immigrazione.

I - L'ISLAM ORGANIZZATO IN ITALIA
L'emergere dell'Islam organizzato in Italia ha le sue radici più lontane negli anni 70', quando nelle principali città della penisola sedi di centri universitari, vennero aperte sezioni dell'USMI (Unione degli studenti musulmani italiani). L'USMI fa tutt'ora parte dell'International Islamic Federation of Student Organizations, la cui sede centrale si trova nel Kuwait. Dato il suo carattere nettamente confessionale, la sua prima finalità fu quella di aprire luoghi di culto e sale di preghiera fruibili dagli studenti musulmani nelle principali città italiane. L'USMI ha avuto anche iniziative anche culturali e ha promosso in particolare la pubblicazione in italiano di opere di autori musulmani in formato economico; ed è chiaro che la scelta dei libri pubblicati ha espresso sempre l'orientamento culturale e ideologico dei suoi membri; e in questo senso l'USMI si è sempre proposta di rafforzare l'identità islamica tra gli studenti o di promuoverne una re-islamizzazione fondata su ideologie islamiche radicali, ad esempio l'associazione dei "Fratelli Musulmani".
Con l'intensificarsi dei flussi migratori, l'organizzazione dell'Islam in Italia registra una netta evoluzione. La proporzione degli studenti subisce una diminuzione vistosa in confronto ai nuovi flussi di immigrati, composti in grande prevalenza da persone con basso livello di istruzione e spinta da ragioni economiche. Tra gli studenti inoltre erano prevalenti le origini medio orientali; all'interno dei nuovi flussi sono maggioritari i marocchini, i senegalesi, gli egiziani e, dopo il 1991, gli albanesi e i musulmani della ex Jugoslavia, mentre agli inizi del 2000 si aggiungono flussi provenienti dal Pakistan e dal Bangladesh. In tal modo l'USMI cessa rapidamente di esercitare un ruolo diretto in Italia e le sue sale di preghiera sono nella maggior parte dei casi ad origine di centri islamici più strutturati, anche se i vecchi membri dell'USMI, stabilitisi in modo permanente in Italia, hanno dato una attivo contributo per sviluppare varie organizzazioni musulmane di nuova nascita.
La grande diffusione di organismi o associazioni di matrice islamiche si è sviluppata in Italia secondo ritmi di crescita assai forti. Nel 1993 le moschee e le sale di preghiera non erano più di 50;  in data odierna il loro numero è salito a 300 circa. Vi è così una diffusione più capillare dell'Islam più organizzato sul territorio cui fa da riscontro un ovvio processo di frammentazione a livello organizzativo.
Per quanto riguarda le attività effettuate dai centri islamici e dalle moschee viene al primo posto il culto collettivo esercitato in sale di preghiera. I centri più organizzati nelle grandi città hanno pubblicazioni e riviste proprie, offrono corsi di educazione islamica e di lingua araba e, in taluni casi, organizzano pellegrinaggi annuali alla Mecca. Solo raramente i centri islamici hanno ottenuto spazi cimiteriali propri per i musulmani all'interno dei cimiteri acattolici esistenti.
L'Islam si esprime nel nostro paese in forme diversificate e con molteplici attori. L'appartenenza islamica organizzata riproduce le varie interpretazioni e le correnti dell'Islam contemporaneo, classificabili in 3 tipologie:
- Iniziative che dirette agli stati musulmani fanno riferimento all'Islam ufficiale degli stati d'origine;
- Confraternite religiose;
- Movimenti che uniscono la dimensione religiosa all'ideologia politica:
1. L'esempio più eloquente dell'azione degli stati è la grande mosche di Roma, riconosciuta come ente morale dallo stato italiano: il consiglio di amministrazione del centro culturale islamico che vi ha sede è composto in prevalenza da ambasciatori degli stati musulmani e sunniti presso lo stato italiano e presso la santa sede, anche se è molto forte l'influenza dell'Arabia Saudita, portatrice di un'interpretazione dell'Islam particolarmente conservatrice. L'azione degli stati musulmani, per altro si realizza in Italia anche attraverso una diversificata azione di sostegno a moschee e centri culturali diffusi sul territorio. Meritano particolare menzione l'associazione islamica di Palermo e il centro culturale islamico europeo, presieduto dall'ambasciatore della repubblica islamica dell'Iran presso la santa sede.
2. In Italia sono presenti le confraternite Muridiyya e Tijamiyya del Senegal, cui appartiene la maggior parte dei senegalesi residenti in Italia. Soprattutto i Murid conservano stretti legami con i centri senegalesi della confraternita, e organizzano periodicamente le visite ai loro famosi marabutti (eremiti). I Murid mettono un forte accento della loro presenza nel posto di lavoro come mezzo per progredire nella vita religiosa e, grazie alla solidarietà economica tra i membri, favoriscono una forte coesione tra loro, riducendo al minimo i casi di marginalità e di devianza. Esiste anche una confraternita italiana, di cui abbiamo già parlato in precedenti post e in termini non certo positivi: la COREIS (Comunità Religiosa Islamica). Essa, pur conservando un residuo carattere esoterico ed iniziatico e svolgendo un'attiva presenza nel campo editoriale e un'ancora più partecipazione a iniziative culturali proposte in ambito istituzionale, sembra perseguire come principale scopo della sua esistenza quello di porsi, al di là dei loro limiti numerici, come più qualificato interlocutore dello stato italiano, vantando senza fondamento la quasi esclusiva rappresentanza dei convertiti di nazionalità italiana e dei musulmani italiani in genere. Il principale difetto di tale entità, per altro, è quello di pensare che i problemi dei musulmani in Italia non dipendono tanto dal fatto che esistono gravi limiti nella stragrande maggioranza dell'opinione pubblica nell'accettare la presenza dell'Islam, quanto nell'illusione di poter superare tale limite interfacciandosi in termini di sostanziale subalternità psicologica alla mediazione paternalistica delle componenti meno progressiste della Chiesa Cattolica (ma la COREIS non disdegna di coltivare rapporti con quello che è da un ventennio il partito di governo in Italia).
3. I movimenti dell'Islam politico. In Europa sono particolarmente attivi i Fratelli Musulmani, il movimento islamico fondato in Egitto nel 1928 per combattere la presenza coloniale inglese e l'occidentalizzazione del paese e per promuovere il ritorno alla prassi islamica integrale sul piano etico, politico e giuridico. Essi rifiutano l'uso della violenza e si propongono di raggiungere lo scopo promuovendo l'islamizzazione degli individui sul piano dei comportamenti e delle convenzioni. I Fratelli Musulmani hanno promosso centri di coordinamento europeo, mentre in Italia si appoggiano alle moschee che aderiscono all'Unione delle Comunità e delle Organizzazioni Islamiche Italiane (UCOII).
Nonostante l'enfatizzazione, posta a motivazione delle vergognose leggi restrittive italiane in maniera di immigrazione, sono del tutto assenti in Italia movimenti collegabili alla Jihad o ad Al Qaeda.

1 commento:

  1. Domandina: ho letto che l' UCOII ha avuto origine a Perugia dall' USMI. Ma a Perugia di USMI c'è solo un' associazione clericale legata alla Diocesi. Sarà altra cosa?

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