domenica 11 settembre 2011

3 Settembre 2011

"Road Map" libica. Prima la costituente poi le presidenziali
SOPOT (Polonia) - L' Ue sostiene la delega all' Onu per aiutare la Libia nel non facile processo di stabilizzazione politica, che inizia ad essere delineato dall' autorità temporanea di Tripoli (Cnt) con una «road map» incentrata su un referendum sulla Costituzione entro otto mesi ed elezioni presidenziali e parlamentari un anno dopo. Ma l' Europa intende assumere un ruolo nella ricostruzione e nel rilancio economico del Paese, in vista dell' arrivo dei molti miliardi collegati al regime di Gheddafi in progressivo scongelamento in vari Paesi esteri. E' emerso nella riunione informale dei ministri degli Esteri dell' Ue, a Sopot in Polonia, dove il responsabile della Farnesina Franco Frattini ha annunciato di voler organizzare al più presto un incontro a Roma o Milano tra le massime autorità di Tripoli e le imprese italiane «per mantenere all' Italia il ruolo di primo partner della Libia». Frattini ha spiegato che ieri, dopo l' innalzamento della bandiera italiana nell' ambasciata d' Italia nella capitale libica, i diplomatici della Farnesina «tornano a lavorare con il governo del Cnt che opera già a Tripoli». L' Ue ha pubblicato sulla Gazzetta ufficiale le 28 entità libiche liberate dall' embargo decretato contro il regime di Gheddafi. Tra queste ci sono i porti di Tripoli, Al Khoms, Brega, Ras Lanuf, Zawiya e Zuara, la compagnia aerea «Libyan Arab Airlines», società energetiche e banche. «La Libia è potenzialmente un Paese ricco, fondamentale per l' obiettivo dell' Europa di diversificare le forniture di energia», ha detto il presidente di turno del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue, il polacco Radoslaw Sikorski. Il responsabile degli Esteri francese, Alain Juppé, ha affermato che lo scongelamento delle attività e dei fondi consentirà alle nuove autorità di affrontare «le urgenze più immediate». Frattini vedrebbe bene l' istituzione di un «inviato speciale dell' Ue in Libia» per la ricostruzione e gli aiuti umanitari. L' Eni e altre quattro società petrolifere straniere sono tornate già a operare negli impianti libici. Sia Frattini, sia i vertici dell' Eni hanno indicato per metà ottobre il possibile ritorno in funzione del gasdotto tra la Libia e la Sicilia. Esponenti del Cnt hanno confermato il ripristino delle attività energetiche rispettando gli accordi in essere. Hanno poi smentito che l' intervento militare contro Gheddafi, promosso da Francia e Gran Bretagna, possa condizionare i futuri contratti petroliferi. Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha chiesto di affrontare il caso di Abdel Baset al Megrahi, condannato per l' attentato al volo Pan Am esploso a Lockerbie e rimandato libero in Libia dalla Gran Bretagna per motivi di salute su pressione di Gheddafi. A Sopot, l' Ue ha imposto un embargo contro il petrolio siriano, per convincere il regime di Assad a bloccare la repressione delle opposizioni. L' embargo sarà operativo già da oggi, con la sola esclusione dei contratti in corso per i quali l' Italia ha ottenuto uno slittamento fino al 15 novembre. Frattini ha spiegato che l' Italia assorbe il 30% del petrolio siriano esportato in Europa e ha bisogno di «alcune settimane» per la sistemazione tecnica. I ministri degli Esteri Ue hanno cercato una linea comune sul riconoscimento dello Stato della Palestina esplorando anche l' ipotesi di uno status simile a quello della Città del Vaticano. Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia hanno annunciato una lettera alla responsabile Esteri Ue Catherine Ashton per lanciare la difesa militare comune con il principio della cooperazione rafforzata, che può partire con l' adesione di almeno nove Paesi membri. E che consentirebbe forti risparmi nei bilanci nazionali. 8 mesi previsti per l' istituzione di una Assemblea costituente 20 mesi necessari per arrivare alle elezioni presidenziali. La transizione Verso le elezioni Per 8 mesi il Consiglio nazionale transitorio (Cnt) guiderà la Libia in attesa che un' assemblea eletta rediga la Costituzione. Il trasloco dei leader a Tripoli è previsto per la settimana prossima Petrolio e gas L' Eni e altre 4 società petrolifere straniere sono tornate a operare negli impianti libici. L' Italia si è impegnata a rimettere in funzione il gasdotto Greenstream entro il 15 ottobre Sblocco dei fondi Annunciato l' altro ieri lo «scongelamento» immediato di beni libici bloccati per un valore di 10 miliardi di euro Fine dell' embargo L' Ue ha pubblicato la lista delle 28 entità libiche liberate dall' embargo decretato contro Gheddafi. Tra queste: i porti di Tripoli, Al Khoms, Brega, Ras Lanuf, Zawiya e Zuara, la compagnia aerea Libyan Arab Airlines, società energetiche, banche Le operazioni militari La Nato continuerà i raid finché «la situazione non si sarà stabilizzata».


Caizzi Ivo, Corriere della Sera


Ankara congela i rapporti con Israele
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME - Era il 2005. S' abbracciarono tra fiori e flash: «Da adesso abbiamo un nuovo amico», disse Ariel Sharon, ricevendo a Gerusalemme il premier turco Tayyip Erdogan. Era un secolo fa: il vecchio Arik, pochi mesi dopo, sarebbe caduto in un coma da cui non s' è mai più ripreso; il suo nuovo amico, tempo qualche anno, si sarebbe aggrovigliato in una matassa di liti, dispetti, spari di cui non s' è più visto il bandolo. «Da adesso abbiamo un nuovo nemico», parafrasa un diplomatico israeliano. Da ieri mattina, per l' esattezza: da quando il New York Times ha anticipato il rapporto Onu sulla strage della nave Marmara ed Erdogan, per l' ultima volta chieste (e non ottenute) le scuse ufficiali di Bibi Netanyahu, ha deciso la quasi rottura delle relazioni diplomatiche. Con passi che s' annunciano rapidi. Da mercoledì, se ne devono andare da Ankara l' ambasciatore israeliano Gabby Levi e la sua vice, peraltro già rimpatriati perché a fine mandato, con la rappresentanza ridotta al rango di secondo segretario. E poi: denuncia d' Israele alla Corte dell' Aja; stop all' acquisto di droni, di tank, di caccia israeliani; niente approdo nei porti turchi per i mercantili con la stella di David; sostegno a tutte le iniziative palestinesi in sede Onu; «libera navigazione» nel Mediterraneo orientale, ovvero scortando a Gaza future flotte pacifiste. Ultima freccia: l' ipotesi d' un viaggio dello stesso Erdogan nella Striscia, la tana di Hamas. Tutto per un rapporto di 105 pagine. Quello redatto dalla commissione Onu guidata da un ex premier, il neozelandese Palmer, e incaricata di chiarire il sanguinoso blitz della Marmara: i marò israeliani che una notte di maggio 2010 arrembarono la flottiglia pacifista, decisa a rompere l' embargo di Gaza, si scontrarono con attivisti turchi, spararono, uccisero nove persone. La pubblicazione del rapporto, tormentatissima, è stata rinviata tre volte in un anno e mezzo. Alla fine, spartisce torti e ragioni: a Israele riconosce che il blocco della Striscia è «una misura di sicurezza legittima»; dei turchi, accoglie la protesta per l' uso «eccessivo e irragionevole» della forza. L' Onu ammette che «ci sono seri dubbi» sulla condotta degli attivisti musulmani Ihh, finanziati dal governo di Ankara, armati di sbarre e coltelli, che catturarono tre soldati e ne ferirono altri. Però «Israele non ha dato spiegazioni soddisfacenti sull' uso eccessivo delle armi e sui cadaveri, colpiti da più proiettili, anche alle spalle o da vicino». Alla Turchia - che infatti ne rigetta le conclusioni, mentre Israele le accetta «con riserva» - il rapporto Onu non serve. Nemmeno s' aspetta che sia ufficiale: «Queste misure si dovevano prendere da tempo», ammette il presidente Abdullah Gul. Quel che ora si vuole, dice il ministro degli Esteri, Davutoglu, sono scuse formali e un risarcimento per le vittime: «E' ora che Israele paghi per le sue pretese di stare al di sopra della legge internazionale». Netanyahu si limita a ripetere «il rammarico» per quei morti e non vuole pagare, temendo che ciò passi per un' ammissione di colpa: «Non ci scuseremo mai per un atto d' autodifesa dei nostri soldati». E' esclusa al momento una contromisura, «perché - scrivono i giornali israeliani - il rapporto andava recuperato prima»: dietro la scusa delle scuse c' è una tensione che si trascina da almeno 3 anni. Lo strappo turco complica questo 2011 mediorientale. Dopo i morti di Eilat e la crisi con l' Egitto, che ha minacciato di richiamare l' ambasciatore, Israele perde in poche settimane un altro grande amico. Non solo per gli affari in ballo, tre miliardi di dollari l' anno: il neo-ottomanesimo di Erdogan raccoglie consensi in un' area rimasta senza leader e potrebbe trascinare anche l' ultimo buon vicino, la Giordania. Ad Ankara c' è un premier ambizioso che guarda all' Iran, più che all' Occidente, e una piazza che a questo lo spinge.  Embargo Il rapporto Onu Redatto dalla commissione guidata dall' ex premier neozelandese Palmer: 105 pagine Il blitz Nel maggio 2010 i marò israeliani arrembarono la flottiglia pacifista diretta a Gaza: si scontrarono con attivisti turchi, uccidendo 9 persone L' embargo Quando Hamas prese il potere a Gaza nel 2007, Israele ha imposto il bocco «per impedire l' invio di armi nella Striscia». Di fatto permettendo soltanto il passaggio di «aiuti umanitari» La lista proibita Tra i beni bloccati alla frontiera in questi anni (lista compilata dall' Onu): candele, libri, materassi, scarpe, cioccolato, pasta, shampoo, strumenti musicali **** L' incidente Operazione Il 31 maggio 2010 la marina israeliana assale la Mavi Marmara, nave turca diretta a Gaza con lo scopo di forzare il blocco navale di Israele sulla Striscia di Gaza Le vittime Gli scontri tra i commandos israeliani e i pacifisti della Freedom Flotilla causano la morte di nove attivisti turchi oltre che numerosi feriti, tra cui alcuni soldati israeliani.


Francesco Battistini

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