mercoledì 22 dicembre 2010

ALLAH-U AKBAR (DIO E' IL PIU' GRANDE!)

L'Islam (dal verbo arabo "aslama" arrendersi, abbandonarsi) già attraverso il suo nome non professa altro che Dio: "La resa, la dedizione e l'abnegazione a Dio". La fede in un unico Dio (Tawhid, dal verbo dichiararsi per uno o "wahhada") dedotto dal sostantivo "unico" (wahid) è il dogma fondamentale dell'Islam e va inteso in maniera completamente pratica.
La parola "Islam" può significare:
1 - Il fatto del darsi a Dio: "Il vostro Dio è un Dio unico, a lui abbandonatevi tutti";
2 - La religione di coloro che si riconoscono in questo abbandono: "Dio stesso è testimone che non c'è altro Dio che Lui...In verità la religione presso Dio è l'Islam.
Coloro che credono in Dio vengono sempre definiti nel Corano come musulmani (muslimun) e musulmane (muslimat) e mai come "maomettani". Del resto il nome del Profeta nel Corano viene citato solo 4 volte. Per raffigurarsi "Islam" è tipica l'immagine della preghiera rituale comune, o i musulmani che si prostrano davanti a Dio e toccano terra con la fronte. Con essa viene espressa in modo fedele il centro dell'Islam: non un nuovo sistema sociale o un ideologia politica, non un'antropologia o una teologia. Si tratta piuttosto di un abbandono a Dio del tutto pratico così come viene manifestato nella preghiera. Nella sura II (Cor. II, 225) si legge, "Dio, non vi è altro Dio che Lui, il Vivente che di sé vive; non lo prende mai ne sopore ne sonno, a Lui appartiene tutto ciò che è nei cieli e tutto ciò che è sulla terra. Chi mai potrebbe intercedere presso di Lui, senza il suo permesso? Egli conosce ciò che è avanti a ognuno e ciò che è dietro ad ognuno, mentre nessuno abbraccia la sua scienza se non ciò che Egli vuole. Spazia il suo trono sui cieli e sulla terra, ne lo stanca vegliare e custodirli: è l'Eccelso, il Possente!".
Siamo in presenza di uno teocentrismo che deve influire sulla vita individuale e sociale, sull'educazione, sull'economia, sull'ordinamento giuridico, sulla scienza e sull'arte. Dio esiste! E l'esistenza di Dio non viene provata da nessuna parte del Corano ma è presupposta in maniera ovvia in ogni suo punto. Dio si manifesta sin dall'inizio all'uomo attraverso alla sua creazione e tutti i fenomeni naturali che sono i segni della sua bontà. Dio si manifesta attraverso la sua cura per gli uomini e i suoi atti salvidici nella storia e, soprattutto, attraverso le sue rivelazioni ai Profeti. Per questo l'uomo deve onorare Dio, ed essergli obbediente: in diritto religioso, che indica all'uomo il giusto cammino dell'obbedienza a Dio in tutte le cose è più importante di ogni teologia.
L'ISLAM E' UNA RELIGIONE DELLA FEDE: l'uomo non deve affrontare Dio ne con un'argomentazione razionale distaccata, ne con un'aspirazione mistica all'unione con Lui, ma con una fede fiduciosa (Imam). La fede nell'unico Dio è perciò il primo e il più nobile dovere di ogni musulmano, fondamento della sua esistenza islamica; la base irremovibile della comunità islamica e del suo ordinamento giuridico; il vincolo spirituale dell'unità di tutti i popoli islamici; l'unico contenuto della preghiera rituale musulmana; il presupposto di ogni teologia musulmana.

Nell'Islam lo stretto monoteismo è un programma di lotta perchè al centro di esso vi è un unico Dio senza eguali e senza pari. Afferma il Corano: "Dio non ha altro Dio accanto a sé, altrimenti ogni Dio si porterebbe via quel che ha creato e gli uni sopraffarebbero gli altri". Contro ogni tipo di divinità secondaria si rivolge il primo articolo della professione di fede islamica "Non vi è alcuna divinità al di fuori di Dio". A livello linguistico  il principio viene visivamente ribadito, il termine "Allah" che rappresenta il nome di Dio, non ha plurale; il termine "Al-Alima" designa gli Dei dei politeisti. I musulmani inoltre a differenza degli ebrei, che cominciarono solo più tardi a evitare di pronunciare per profondo rispetto il nome di "jahve", non hanno la minima inibizione a pronunciare direttamente il nome di Allah. Al contrario, esso non viene mai utilizzato abbastanza, e per questo compare ancora oggi in tutti i possibili nomi," 'Add-Allah" ("Servo di Dio"), o in espressioni come "In Sha'A Llah" ("Se Dio vuole"). L'unicità di Dio è formulata in maniera classica nella breve sura 112
(sura del culto sincero): "Dì: Egli, Dio è uno, Dio l'Eterno. Non generò ne fu generato e nessun gli è pari".
Il risvolto di questa professione di fede è il polemico rifiuto del "Sirk", e cioè dell'associazione di qualsiasi essenza a Dio: il sirk è per i musulmani la peggiore forma di miscredenza o di politeismo. Tutti i versetti del Corano contro l'associazionismo sono rivolti inanzi tutto contro i politeisti arabi e non anche contro i cristiani. Essi hanno trovato applicazione anche contro di essi. Il califfo Abd-Al-Malik fece incidere le parole del Corano sul tema sulle prime monete d'oro e d'argento con scritta araba e le lasciò inserire come iscrizione sulla cupola della Roccia di Gerusalemme: "Il Cristo della cristologia ellenistica è equiparato in tutto a Dio e in questo modo è "associato". Il Corano protesta energicamente, non contro Gesù in quanto Messia, ma contro la sua equiparazione a Dio: "Dicono: "Dio si è scelto un figlio, gloria a Lui, tutti quelli che sono nei cieli e nelle terra, tutti servono Lui...Ma certo sono empi quelli che dicono: "Il Cristo, figlio di Maria, è Dio..." E sono empi quelli che dicono: "Dio è il terzo di tre"..."Non c'è altro Dio che un Dio solo".

C'è una frase araba, "Allahu Akbar" (Dio è il più Grande), che attraverso i media è nota anche ai non musulmani. La grandezza di Dio si esprime nella sua Onnipotenza manifestata inanzi tutto nella sua creazione:
"Gli Dei pagani non potrebbero creare neanche una mosca, neppure se si mettessero tutti insieme. Ma Allah l'unico Dio è il Creatore del cielo e della terra e di tutto ciò che vi è in mezzo...E' Dio il Creatore di tutte le cose, è Lui l'Unico, il Vittorioso...Egli è colui che vivifica e uccide e dal momento che ha deciso una cosa basta che dica: "Sii" ed essa "è"!". Vi è una profonda differenza tra la Bibbia e il Corano, la prima è interessata  all'inizio della creazione, il Corano più al suo proseguimento e alla sua continuità e cioè alla forza creatrice di Dio oggi. Dio non ha solo creato il mondo ma lo conserva fino a quando vuole.
Anche il Corano afferma che la creazione è un'opera di sei giorni e tuttavia nel Corano si dice anche che: "E' Dio che creò i cieli e la terra e quel che vi è in mezzo in sei giorni, poi si assise sul Trono per governare il mondo. Di un settimo giorno della creazione del giorno di riposo di Dio nel Corano non vi è cenno, perchè il Creatore non conosce nessuna stanchezza; Egli è costantemente presente per il mondo in quanto è l'Eterno e eterna è la sua opera creatrice. Secondo i musulmani questa continuità creatrice non offre alcuna occasione di conflitto con la scienza naturale più moderna.
La creazione del primo uomo dall'argilla è raccontata indipendentemente dall'opera di sei giorni. Dice la sura IVC: "Grida il nome del tuo Signore, che ha creato l'uomo da un grumo di sangue!" Dio crea ogni singolo essere umano e provoca ogni nuova fase del suo sviluppo, secondo lo stato delle conoscenze più fedeli alla natura: sperma, embrione, feto, ossa e carne. In questo modo il mondo e l'uomo vengono prodotti sempre nuovamente e mantenuti costantemente da Dio. Così egli vincola gli uomini alla fede e alla gratitudine e un giorno esigerà la resa dei conti. All'uomo è offerta con la sua vita un'opportunità unica e irreversibile, che egli può sfruttare o sprecare. All'Islam è estranea ogni idea di un ciclo di rinascite sulla terra. In tutto questo è espresso anche lo scopo della creazione dell'uomo: "E io ho creato gli spiriti (gin) e gli uomini perchè mi adorassero...Tutti coloro che sono nei cieli e sulla terra, tutti si accostano al Misericordioso, come servi del Signore".
Pure nel messaggio coranico non vi è alcuna contraddizione tra l'onnipotenza di Dio e la responsabilità del singolo uomo: "Se Dio avesse voluto, avrebbe fatto degli uomini una nazione sola, ma egli travia chi vuole e guida chi vuole". Si capisce quindi che accanto alla luce e alla salvezza, Dio ha creato anche le tenebre e la sciagura perchè l'agire di Dio non è indipendente dalla fede o dalla miscredenza, dalle buone o dalle cattive azioni degli uomini: "Ma chi egli travierà non saranno che gli empi".

Dio non è solo l'Onnipotente ma anche il Misericordioso (Al-Rahman). Questo non significa che Dio concede la salvezza di tutti gli uomini senza eccezione, perchè il Giorno del Giudizio è il giorno della "resa dei conti". Nell'ultimo giorno della storia dell'umanità le tombe si aprono e i morti vengono riportati alla vita, perchè Dio, che ha creato il mondo e lo conserva costantemente, è anche in grado di ricreare e risuscitare; e ciò significa in concreto che alla fine l'intera umanità verrà riunita di fronte a Dio e spetterà ai suoi Angeli eseguire la divisione tra i salvati e i dannati.
Il Giudizio Universale viene descritto in una grande rappresentazione. Esso è accompagnato dal suono delle trombe e dai corni, e da catastrofi cosmiche: mari che tracimano, montagne che crollano, sole oscurato, stelle che cadono dal cielo. Poi appare l'equo giudice, che lascerà aprire a ognuno il libro della vita, dove sono registrate tutte le buone e le cattive azioni. Il suo giudizio risulta incorruttibile e preciso e nessuno porterà i peccati di un altro. I credenti vengono ammessi alla beatitudine eterna, nel paradiso, i miscredenti entrano invece nella dannazione eterna, nell'inferno. O l'uno o l'altro: una stato intermedio come il purgatorio non esiste. C'è da sottolineare che nel Corano, paradiso e inferno sono descritti con realistica precisione: il paradiso, in particolare, viene descritto come un luogo di beatitudine, e non solo spirituale ma anche ricco di sensuali bellezze. Quanto all'inferno esso è definito dalla parola di origine ebraica "gahanna" o "geenna", che era il luogo di Gerusalemme dove venivano scaricate e bruciate le immondizie.

"Dio possiede tutti i nomi più belli, invocatelo dunque con quei nomi". Secondo la successiva tradizione sunnita Dio ha cento nomi: 99 sono noti agli uomini, ma il centesimo non lo conosce nessuno se non Dio stesso. L'essenza di Dio si trova al di là della riflessione e speculazione umana; e qui sta il grande segreto secondo la fede islamica: non presso chi sa quali misteri dogmatici irrazionali come unità e trinità, bensì nella trascendenza di Dio sulla quale non si deve speculare, ma che va rispettata. Essa è perfetta, perchè la sovranità di Dio sula mondo è assoluta. In nessun passo del Corano l'uomo viene chiamato "Immagine e somiglianza di Dio e neppure viene ipotizzato un patto tra l'uomo e Dio. In base al Corano non si può assolutamente parlare di un Dio che diventa uomo, ma solo della sua rivelazione, di quello che è per noi il giusto cammino. Gli uomini hanno l'autorizzazione e il dovere morale di pregare Dio ma non possono mai sapere come è Dio in se stesso. Anche se gli uomini applicano a Lui dei concetti conosciuti, essi non sanno e cosa tali concetti significhino in sé quando sono applicati a Dio.
Tutte le preghiere coraniche si rivolgono a Dio, che può e vuole aiutare, e sono quindi preghiere di supplica nel bisogno, nella difficoltà e nel pericolo, per l'indulgenza dei peccati e per essere preservati dalla punizione dell'inferno, ma anche per il bene della vita terrena e nell'aldilà: "Dacci in questo mondo cose buone e nell'altro cose buone". Le preghiere di lode sono più rare, quelle di ringraziamento si ritrovano a malapena anche se il ringraziamento talvolta è compreso nella richiesta: "Signore, concedimi che io ti ringrazi dei favori che hai accordato a me e ai miei genitori, e che compia opere buone a te accettabili, e fammi entrare per la tua misericordia tra i tuoi servi buoni .
Nell'Islam la fede si rivolge all'unico Dio che agisce storicamente e che non è solo, alla maniera dei Greci, "archè" il primo principio della natura e causa prima di tutto, ma che è attivo nella storia come creatore del mondo e dell'uomo, che parla attraverso i Profeti, sebbene il suo agire rimanga sempre nuovo il segreto impenetrabile. Dio è certamente trascendente la storia, ma anche immanente a essa: "Più vicino che la vena grande del collo".
Con molti dei nomi più belli ci si rivolge direttamente a Dio nelle preghiere, ma il nome "padre" (walid) viene rigorosamente evitato, sia perchè eccessivamente antropomorfo, sia perchè il Dio dell'Islam possiede al sommo grado la bontà e la misericordia che Bibbia e Vangelo definiscono qualità paterne.

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