domenica 12 dicembre 2010

MUHAMMAD, "IL MESSAGGERO" (AL RASULU)

L'annuncio profetico di Muhammad poggia sulle rivelazioni ricevute ininterrottamente durante l'intera vita e contenute nelle "sure" o capitoli del Corano. Talvolta, quando Muhammad sente avvicinarsi nel suo animo una nuova rivelazione, ha brividi di freddo, trema e si fa portare un velo o un mantello sotto il quale lo si sente gemere, rantolare e urlare. Durante la sua missione decennale alla Mecca il Profeta annuncia la fine dei tempi ed esorta alla penitenza e alle opere di bene in attesa del Giudizio Finale; egli propugna con fermezza l'unicità di Allah, al quale i credenti devono completa sottomissione. Giornalmente ripete nei pressi Ka'ba, con lo sguardo rivolto verso Gerusalemme, le verità rivelate; egli trova i primi seguaci tra i poveri e gli schiavi dei sobborghi della Mecca, mentre gli sono ostili i grandi mercanti e i detentori del potere nella città, che promuovono aperte azioni di violenza contro i seguaci della nuova religione. I mercanti, in particolare, vedono minacciati i loro interessi e la fede tradizionale, che fa della città, grazie alla presenza della Ka'ba un luogo inviolabile e quindi sicuro per il commercio. Accusando Muhammad di essere un esaltato e un pazzo, boicottano l'intero clan del profeta: nessuno può parlare con i membri della casa Hasim, nè vendere loro generi alimentari. Il profeta consiglia ai suoi seguaci, oppressi e perseguitati, di emigrare in Abissinia, per chiedere protezione al Megus cristiano.
Il 27 del mese di Ragad del 620 D.C., anno in cui muoiono la moglie e lo zio Abù Talib, Muhammad viene rapito dall'Arcangelo Gabril sul cavallo bianco di nome Burak e portato dalla Mecca a Gerusalemme. Durante questo viaggio notturno (Ishra), il Profeta sale miracolosamente nei sette cieli, dove incontra Adamo, Giovanni e Gesù, Giuseppe, Idris, Aronne, Mosè e Ibrahim, che lo accolgono come un grande fratello e sommo profeta. Prima di tornare sulla terra Muhammad ottiene che i 50 doveri imposti da Allah ai musulmani, siano ridotti a 5 al giorno. In quello stesso anno Muhammad, all'età di 50 anni sposa la vedova Sawda, per dare un padre ai suoi tre orfani, e si fidanza con la figlia di Abù Bakr, la diciassettenne 'A'Isha, che diverrà la moglie prediletta.
Nell'anno 622 D.C. 18 seguaci di Muhammad, provenienti dall'oasi di Yathridb, propongono al profeta di trasferirsi per diventare loro consigliere e capo; nello stesso tempo il conflitto tra Muhammad e i dominatori della sua città natale si inasprisce al punto che alcuni membri dell'oligarchia Meccana ne progettano l'assassinio. Muhammad si trasferisce a Yathridb, vi giunge con alcuni fedeli il 20 settembre del 622 D.C. Più tardi la città di Yathridb verrà denominata Madinat An-Nabi ("la città del profeta"), abbreviata poi in Madinat (Medina). L'anno dell'"emigrazione" (Higra o E'gira) di Muhammad dalla Mecca a Medina viene fissato sotto il Califfo Omar quale inizio dell'era islamica: tale era, tuttavia, ha inizio il primo giorno dell'anno in cui avviene l'emigrazione, e cioè il 16 luglio del 622 D.C. secondo il calendario giuliano. Nel luogo di arrivo a Medina Muhammad fa erigere la prima moschea islamica, entra poi in possesso di un terreno sul quale vengono costruite la sua casa e una seconda moschea. A Medina Muhammad si impone come capo politico della città: a partire da questo momento, oltre alla funzione di Profeta, egli assume anche il ruolo di legislatore e di condottiero militare. Sempre a Medina aggiunge al contenuto delle precedenti rivelazioni riguardanti la fine dei tempi, nuovi contenuti di carattere politico-sociale, giuridico ed etico.
Come punizione per la loro ostilità nei confronti del Profeta che per la sua rivelazione varie carovane dei Meccani vengono assalite e depredate. Quando Muhammad cerca di bloccare il ritorno dalla Siria di una grande carovana, si accende un'aperta battaglia presso Badr, nella quale il profeta alla testa di 300 seguaci sconfigge un esercito di 1000 meccani. Tutti pensano che è stato Allah a sconfiggere i nemici e a condurre alla vittoria: "E combattete per la causa di Allah contro coloro che combattono contro di voi, ma non aggredite. Dio non ama gli aggressori. Uccidete tali aggressori ovunque gli incontriate; e cacciateli da ogni luogo donde vi abbiano cacciato; perchè l'aggressione è peggio dell'assassinio... così gli infedeli avranno ciò che loro spetta. Ma se si arrendono, allora Allah è davvero colui che sommamente perdona, il misericordioso" (Cor. II, 1 e seguenti.
Gli ebrei presenti a Medina rifiutano l'insegnamento di Muhammad e così la rottura con la religione giudaica diventa inevitabile. Muhammad si considera colui che ha rinnovato la religione di Ibrahim, alterata dalle Genti del Libro, ebrei e cristiani, il cui centro è la Ka'ba nella Mecca. In seguito alla rottura con i giudei Muhammad stabilisce che si debba assumere come Qibla (la direzione durante la preghiera) non più Gerusalemme, ma la Ka'ba; stabilisce che sia il venerdì il giorno dedicato al servizio divino e sostituisce al giorno di digiuno ebraico (ashura) il Ramadan, il mese di digiuno. I meccani, che nel frattempo si erano preparati alla rappresaglia, nella primavera del 625 D.C. avanzano contro Medina con un forte esercito e sconfiggono i musulmani presso il monte Uhuub. Durante la battaglia Muhammad viene ferito: una pietra gli taglia le labbra, mentre una freccia gli passa da parte a parte le guance e gli fa saltare due denti; egli infatti, si ostina a non usare le armi durante il combattimento e si limita a tenere lontani i nemici che lo attaccano con il bastone che usa come pungolo per il cammello. Nel marzo del 627 D.C. i meccani avanzano di nuovo e assediano Medina ma devono ritirarsi dopo alcune settimane. Intanto Muhammad scaccia le famiglie ebree di Medina, sospette di simpatizzare con i nemici: i suoi seguaci uccidono 600 uomini e vendono le loro mogli e figli come schiavi; ma intanto i musulmani riescono a stipulare una durevole alleanza con le bellicose tribù nomadi dei beduini del deserto.
Nell'aprile del 628 D.C. Muhammad intraprende un pellegrinaggio alla Mecca senza però riuscire a raggiungerla; ottenendo tuttavia di concludere con i meccani un armistizio decennale; e così nel marzo dell'anno successivo egli raggiunge pacificamente la sua città natale con un gruppo di seguaci disarmati. Dopo aver pregato e girato attorno al santuario della Ka'ba, egli visita il sepolcro della moglie Hadigia, per poi far ritorno a Medina. Un anno dopo il profeta muove con 10.000 uomini verso la Mecca e, senza incontrare resistenza alcuna, entra nel mese di ramadan nella città che aveva dovuto abbandonare 8 anni prima. Seduto trionfalmente su un cammello, cavalca per 7 volte attorno alla Ka'ba, distrugge con un bastone le statue delle antiche divinità arabe nel territorio sacro e prende possesso della pietra nera, proclamando poi la Mecca, con il santuario della Ka'ba, città santa dell'Islam. Dopo aver istituito il pellegrinaggio alla Mecca cui prenderà parte ancora una volta prima di morire, Muhammad ritorna a Medina.
Per due anni egli si dedica completamente ai suoi compiti di capo religioso e politico. Al termine del biennio, con 90.000 pellegrini, parte alla volta della città santa. Nella valle di 'Arafat pronuncia un discorso di fronte a un'immensa folla, ma dopo il suo ritorno a Medina cade ammalato: "O voi che credete siate risoluti nella causa di Allah e siatene testimoni in equità. Non lasciate che l'inimicizia di alcuni vi inciti ad azioni contrarie alla giustizia. Siate sempre giusti, perchè questa è la virtù più vicina alla rettitudine. E temete Allah, perchè egli è sicuramente a conoscenza di tutto ciò che fate" (Cor. IV, 9 e seg.).
Nonostante la malattia egli seguita a recarsi ugualmente alla moschea a pregare e a predicare, accoglie postulanti e ambascierie, amministra la giustizia e da consigli a chiunque glieli chiede. Il lunedì 8 giugno del 632 D.C., dopo essersi recato per l'ultima volta alla moschea torna nell'abitazione della moglie prediletta 'A'isha. Qui lo raggiunge l'Angelo della Morte che chiede al Profeta il permesso di prendere la sua anima; Muhammad risponde: "O morte, fa ciò che devi" poi declina la testa sul seno di 'A'isha e muore. Poco prima di morire consegna ai compagni più fedeli, che sono accorsi e che lo circondano piangendo, il sigillo della sua rivelazione: "Fratelli, non dovete piangere la mia morte. Io sono solo un uomo comune e come tale sono mortale. Ma questo non deve rattristarvi, perchè è la prova che solo Dio è eterno e immortale. Ricordate perciò le mie ultime raccomandazioni: "Non tagliate gli alberi, non uccidete senza motivo gli animali; e se vicino a te qualcuno trema per il freddo, dagli il tuo mantello. E che la pace sia con voi. La pace, la pace...".
Le sue ultime parole furono: "L'amico, l'Altissimo, dal paradiso". La terza notte dopo la sua morte il Profeta venne sepolto nel luogo in cui era spirato: oggi la sua tomba si trova nella moschea di Medina ed è circondata da una cancellata in ferro battuto e ottone sulla quale è ripetuta la sintesi della religione islamica: "Non c'è altro Dio all'infuori di Dio e Muhammad è il suo inviato".

Prima di affrontare la storia della diffusione travolgente dell'Islam è bene riportare un giudizio di storici non musulmani sulla figura di Muhammad, che fa giustizia di centinaia di anni di calunnie, insulti e banalità. Tale giudizio riassume quelli formulati dai maggiori storici occidentali che hanno trattato la storia dell'Islam e del suo fondatore: "La figura di Muhammad, letta in varie chiavi, è oggi universalmente apprezzata per l'importanza del  suo ruolo rivoluzionario, del suo genio diplomatico, della sua duplice funzione di fondatore di una religione, di un popolo e di uno stato. Muhammad fu un uomo di fede che, con sincerità e impegno, cambiò, migliorandole, le condizioni di vita morale e spirituale dei suo contemporanei, dando loro un'organizzazione tale da assicurarne un'espansione duratura: e tutto ciò adottando il proprio messaggio alla tradizione di quelli uomini con rare doti di comprensione, di diplomazia e di misericordia. Tutto ciò è ancora più rimarchevole se si pensa che Muhammad non fu nè un'estremista nè predicò sconvolgenti novità: la rivelazione da lui annunciata è in sostanza quella dei profeti precedenti, da lui adeguata al proprio momento storico. In questo senso Muhammad è veramente il "sigillo dei profeti" in quanto recupera i messaggi dei testi sacri giudaici e cristiani trasformandoli nella verità religiosa e giuridica adatta al suo tempo e al suo popolo, ma dotata di una forza tale da conquistare in pochi decenni un immenso territorio che va dai confini della Cina all'oceano atlantico, dove ha lasciato per sempre impronte indelebili nella vita quotidiana, nei costumi e soprattutto nella fede religiosa. Muhammad non predicò una dottrina sociale vera e propria quanto un'esigenza morale che pretendeva solo di attenuare gli abusi e le ingiustizie e proclamava l'uguaglianza tra gli esseri umani anche sul piano religioso. Secondo la sua dottrina tutti gli esseri umani nascono musulmani e deviano solo per circostanze sociali e ambientali; ma i musulmani non sono un popolo eletto, come pretendono di essere gli ebrei; e chi si converte all'Islam acquista tutti i diritti dei correligionari. Con tutto ciò Muhammad rimane uomo profondamente religioso, sicuro del proprio rapporto diretto con Dio e convinto che la propria missione consistesse nel far conoscere la Sua grandezza, la Sua unicità e la Sua legge, poichè solo la sottomissione a Dio può rendere migliore l'umanità.

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