domenica 19 dicembre 2010

IL "CENTRO" DELL'ISLAM

Con il termine "centro" non si intende un'idea fondamentale rispetto alla quale le idee della religione islamica sarebbero solo manifestazioni e sviluppi storici. La questione pone il tema del tutto pratico di ciò che è stabilmente valido e permanentemente vincolante nell'Islam e cioè quale sia la sua peculiarità specifica. Per l'Ebraismo la peculiarità specifica è che Israele è il popolo di Dio cui è stata destinata la "Terra Promessa"; per il Cristianesimo è invece Gesù Cristo come Messia e figlio di Dio incarnato in un uomo.
Nell'Islam non si può dire nulla di simile, il Profeta Muhammad non è il centro dell'Islam; per questo i musulmani considerano quasi un'offesa l'essere chiamati "maomettani". Qui vale piuttosto il principio che il centro della religione islamica è la Parola di Dio diventata libro e con ciò è anticipata la risposta fondamentale alla domanda sul centro dell'Islam: la peculiarità specifica della loro religione consiste per i musulmani in questo: il Corano è il verbo e il libro di Dio.
A ben vedere vi è in questo elemento una notevole affinità terminologica con la frase di apertura del Vangelo di Giovanni: "En Archè èn o logos; kai o logos apò theou; kai o logos theos" ("In principio era il Pensiero; e il Pensiero era presso Dio; e il Pensiero era Dio"). La stessa frase, formulata da un musulmano, può essere formulata così: "In principio era Dio, il suo Pensiero e la sua Parola; e il Corano è la Parola e il Pensiero di Dio".
"Nel nome di Dio Clemente e Misericordioso! Sia lode a Dio, il Signore dei Mondi, il Clemente e il Misericordioso; il Sovrano del Giorno del Giudizio! Te noi adoriamo, Te invochiamo in aiuto. Guidaci per la retta via, la via di colore sui quali hai effuso la tua grazia, la via di coloro che non sono incorsi nella tua ira e non sono stati forviati vagando nell'errore".
Così recita la prima sura del Corano (Al-Fatiha cioè l'apriente) che introduce anche la preghiera obbligatoria. Essa infatti è una specie di summa del Corano perchè contiene in forma concentrata tutti gli insegnamenti messi per iscritto nel Corano: "Unità unicità di Dio; Dio Origine e Tutore dell'universo; Dio di fronte al quale ci si deve giustificare; Dio, unica forza che può guidare nel giusto e aiutare; dottrina della vita dopo la morte e delle conseguenze dei comportamenti di ognuno; giusta direzione attraverso i portatori del messaggio divino e continuità di tutte le vere religioni; necessità di abbandonarsi alla volontà di Dio e di adorare solo Lui" (Muhammad Asad).
Il Corano, dunque è il centro dell'Islam. Nel corso di 1400 anni l'ordine sociale delle comunità islamiche si è continuamente trasformato, l'ideologie politiche si sono date il cambio, i sistemi culturali hanno attraversato grandi cambiamenti epocali; ma in ogni mutamento delle persone, delle strutture, delle istituzioni e delle interpretazioni il Corano è sempre rimasto e rimane origine, fonte e criterio di distinzione di tutto ciò che è islamico, di tutta la fede, l'agire e la vita islamica. Come scrive Hans Kung: "...Lo straniero che A Rabat, Al Qairo, ad Amman, o al Laore sente la mattina all'alba recitare la chiamata alla preghiera e i versi del Corano dai minareti non può avere la minima idea di quale fascino possa scaturire per i musulmani dal Corano". Lo studioso arabo Toufic Fahd scrive: "Il Corano sembra essere l'ultimo testimone di un'antichissima tradizione, nella quale il mondo delle immagini si congiunge con la realtà e la parola crea la magia dell'espressione e il fisico è spiegato attraverso il metafisico. Un pensiero discorsivo che si propaga in frasi messe l'una accanto all'altra, spesso senza sostegno grammaticale e senza rapporto di causalità; idee che si ripetono, si sviluppano, si pervadono a vicenda in un insieme di parole dello stesso contesto; un'armonia di sonorità monotona, ma allettante e tranquillizzante, che si forma secondo il ritmo del respiro e che produce l'effetto dell'astrazione; così appare il Corano a che è addestrato alle finezze della lingua araba ed è sensibile al ritmo della poesia che sostiene l'anima senitica nata nei deserti e passata attraverso tutte le incarnazioni delle civiltà che essa conosce da più di 5000 anni. Il Corano, quindi, non è per i musulmani un retaggio del passato ma un libro sacro pieno di vita attuale in cui ogni parola è importante".
Per tutti questi motivi è necessario fare a proposito del Corano numerose precisazioni:
1 - In quanto libro, esso ha il vantaggio che ogni credente sa in che cosa crede: nel Corano c'è tutto quello che Dio ha rivelato in maniera diretta e ha fissato in modo inequivocabile quel che vuole. Qui non c'è più nulla da cambiare: il musulmano si deve imprimere tutto nella memoria, possibilmente fin da bambino.
IL LIBRO ANNUNCIA L'ISLAM: l'abbandona a Dio regola la vita dei musulmani e regola i loro doveri;
2 - Il Corano non è come la Bibbia ebraica, una raccolta di scritti perfettamente eterogenei, e neppure come il Nuovo Testamento, che riferisce il suo messaggio in quattro Vangeli molto differenziati e perfino contraddittori (e non teniamo conto qui degli innumerevoli Vangeli "apocrifi"). Il Corano è un libro unico, di un unico Profeta, trasmesso nell'arco di 22 anni, perciò coerente e, nonostante tutte le differenze di tempo e di stile, uniforme. Esso fu ordinato successivamente in 114 capitoli ("suwar" plurale di sura) costituite da versi (ayat);
3 - Il Corano, con i suoi 6666 versi, è la più antica opera araba in prosa; esso ha favorito la diffusione della lingua e della scrittura araba che ancora oggi svolge la funzione di criterio unificante della sintassi e della morfologia. Il Corano è soprattutto il libro della rivelazione donato agli arabi, che grazie ad esso sono diventati come gli ebrei e i cristiani "gente del libro" (Ahl Al-Kitav). Il Corano affascina e trascina anche i musulmani non arabi con la sua melodia commovente e con il suo ritmo spesso sfrenato. Anche per i non musulmani l'arabo è la lingua del culto e la scrittura araba è in qualche modo anche la propria. "Nella storia della lingua araba non vi è stato alcun avvenimento che abbia influenzato il destino di essa in maniera più durevole della diffusione dell'Islam". La scrittura araba è la scrittura del berbero, del persiano, del curdu, del durdu e del sid indiano. Ancora oggi la letteratura araba è plasmata dal Corano nelle sue metafore, nei suoi detti, nei suoi temi e nei suoi personaggi. Attraverso il Corano l'arabo divenne la lingua sacra dell'intero mondo islamico;
4 - Il Corano non è un libro che sta sull'armadio usata solo di rado. Esso viene recitato continuamente ad alta voce in ogni occasione pubblica. Del resto la parola Qur'Am deriva dal verbo "Qar'A" "leggere ad alta voce, recitare, declamare". Ciò che il Profeta udì dall'Angelo egli lo ha esattamente ritrasmesso agli uomini;
5 - Grazie alla prosa rimata, le sure e i versi hanno un suono tale che esse devono essere recitate ritmicamente. Le sue parole e le sue frasi accompagnano il musulmano dalla nascita, quando gli viene mormorata all'orecchio la professione di fede coranica, fino all'ultima ora quando le parole del Corano lo accompagnano nell'eternità. Ascoltando, memorizzando e recitando il musulmano professa la rivelazione di Dio e la fa propria. I migliori reclamatori professionisti (Afiz), che recita nel Corano il testo in forma salmoriata, vengono stimati come artisti;
6 - Il Corano non è un libro come gli altri:  prima di leggerlo ci si deve lavare le mani con l'acqua o con la sabbia e si deve aprire il cuore con un umile preghiera. Esso è un libro sacrale talmente onnipresente, che i suoi versi lavorati nella pietra con lo scalpello ricamati e dipinti su maioliche ornano gli edifici islamici, le opere dell'arto dell'intaglio o della lavorazione dei metalli, della ceramica, della miniatura e della tessitura. La moschea non conosce quadri, perchè la calligrafia del Corano è da sola sufficiente. La liturgia musulmana non conosce strumenti musicali ne canto corale perchè la declamazione festiva del Corano è sufficiente senza musica. Il Corano offre una guida spirituale che produce ricordo e discernimento in modo incomparabile perchè veniva direttamente da Dio: non è solo ispirata da Dio, bensì rilevata da Dio e perciò verbo di Dio.

Secondo la versione corrente il Corano è la sacra scrittura dell'Islam che contiene le sacre rivelazione del Profeta Muhammad, ma i musulmani ritengono ambigua questa affermazione. Il Profeta non è l'autore di questa rivelazione, ma il suo destinatario: il soggetto-autore è solamente l'unico Dio. Dio dice al Profeta all'inizio della sura di Giuseppe: "Ecco i segni del libro chiarissimo. L'abbiamo rivelato indizione araba affinchè abbiate a comprenderlo. Noi vi narreremo ora la più bella delle storie, col rivelarti questa lettura, nonostante che tu, prima sia stato fra i non credenti...Fu Gibril che depose il Corano nel tuo cuore, col permesso di Dio, a conferma dei precedenti messaggi. Guida divina e Buona Novella ai credenti".
L'originale del libro non è custodito sulla Terra, ma in cielo come si può capire leggendo il Corano stesso:
"Questo è un Corano nobilissimo, in originale lassù nel cielo, vergato sul libro nascosto che solo i puri possono toccare...preservata su tavole pure. In questo modo il Corano è diventato il libro del verbo di Dio: nella Notte del Destino (Laylat Al-Quadr), nel mese di digiuno di Ramadan, i musulmani festeggiano la rivelazione del Corano, mandata da Dio agli uomini perchè seguano la retta direzione. In questo modo il Corano si manifesta come il costante presupposto dell'Islam, la sua idea fondamentale e la sua forza trainante. In effetti il Corano è per tutti i musulmani:
A - La verità: la vera possibilità di superare il mondo e la norma etica di comportamento valida in eterno;
B - La vita: il fondamento durevole del diritto islamico, l'anima della preghiera, la materia di insegnamento già per i bambini, l'ispirazione dell'arte e della civiltà islamica. Secondo la tradizionale dottrina musulmana il Corano è perfetto dal punto di vista linguistico, unico nel suo genere, inimitabile e insuperabile. Il Corano supera le capacità umane  e gli infedeli non avrebbero mai potuto produrre un simile scritto. Il Profeta, perciò, non ha bisogno di compiere nessun miracolo per essere creduto, perchè il Corano è il più grande miracolo di attestazione.






















Ogni giovane musulmano dovrebbe conoscere a memoria il Corano in arabo; ma poichè ciò è praticamente impossibile, si devono utilizzare delle traduzioni, che però vengono definite spiegazioni o parafrasi dell'originale. In effetti il Corano, con il suo ritmo e le sue parole in rima, è straordinariamente difficile da tradurre, tanto che, nelle traduzioni fatte da musulmani viene normalmente riprodotto anche il testo arabo. Secondo l'interpretazione islamica peraltro non è un libro caduto dal cielo; esso fu piuttosto calato nel cuore del profeta, fu annunciato da lui e soltanto in seguito fu scritto e raccolto.
Secondo la tradizione ci fu un'edizione provvisoria del Corano già sotto il primo califfo Abu Bakr, ma che sia stata ordinata una raccolta delle sure già sotto di lui, il cui dominio durò solo 2 anni, o del successivo califfo Umar viene messo in dubbio nella ricerca storica. L'edizione canonica del Corano è invece quella del califfo 'Utman durante le campagne militari arabe verso l'Armenia e l'Azerbaigian. In ogni caso è certo che durante questo califfo venne compilato un testo del Corano che in futuro doveva essere l'unico testo vincolante, e cioè una specie di "vulgata" coranica. Dall'edizione insufficiente a quella pienamente valida passano molti secoli: si deve infatti arrivare all'edizione standard del 1923, pubblicata su iniziativa del re egiziano Fu'ad dagli studiosi dell'università di Al-Azhar sulla base della tradizione testuale irachena. In questo modo disponiamo ora di un testo del Corano perfettamente definito: le 114 sure con tutti i segni delle vocali, con i punti diacritici, le indicazioni per la recitazione e talvolta anche con la sottotitolazione in singoli capitoli e sezioni. Le sure sono ordinate in generale secondo la lunghezza decrescente: dopo la sura di apertura la più lunga è la sura II che conta 286 versi, mentre la più corta è l'ultima con non più di 3. Tutte le sure sono provviste di brevi intitolazioni, aggiunte più tardi: non titoli veri e propri ma spunti per aiutare la memoria nella declamazione. L'intitolazione può essere presa dal nome del personaggio principale della sura oppure semplicemente da una parola tratta da essa.
La ricerca coranica musulmana è molto sensibile alla questione dell'ordine cronologico, come si evince dall'indicazione del luogo di provenienza, che permette anche un'approssimativa suddivisione dei tempi:

I - Le sure del primo periodo, quello iniziale della Mecca (610 - 615) appartengono alla prima emigrazione di famiglie musulmane verso l'Etiopia e mirano alla conversione degli infedeli verso l'unico Dio. Le sure sono brevi, la lingua dei versi ritmata e poetica, il discorso è imponente, solenne e pieno di immagini ardite;

II - Nelle sure del secondo periodo, quello medio della Mecca (615 - 620, ritorno di Muhammad nella città di Taif) la lunghezza delle sure aumenta ma in esse non vi è alcun tratto comune: prevalgono illustrazioni della natura della storia, in particolare dei primi profeti della Bibbia ebraica, che richiamano alla fede nell'onnipotenza e nella bontà di Dio;

III - Le sure del terzo periodo, quello tardo della Mecca (620 - 622, grande migrazione verso Medina) sono più lunghe, danno l'impressione di essere meno ispirate e sembrano talvolta ripetitive;

IV - Le sure del periodo di Medina (622 - 632, morte del profeta) sono indirizzate a consolidare la comunità dei musulmani e l'attività di Muhammad come il loro capo spirituale e temporale riconosciuto. Esse attaccano il politeismo dei pagani e si difendono dalle pretese degli ebrei e dei cristiani; inoltre esse contengono numerose norme giuridiche, prescrizioni rituali e disposizioni amministrative.


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