venerdì 31 dicembre 2010

LE VERITA' DI FEDE DELL'ISLAM

Una delle grandi forze dell'Islam è la sua chiara struttura teorica e pratica. Alla sua base sta la professione di fede semplice, comprensibile e inequivocabile nell'unico Dio, l'onnipotente e misericordioso, creatore e giudice e nel suo inviato Muhammad. Secondo l'ideologia degli arabi del VII secolo la fede in Dio comprende anche la fede in numerose entità spirituali sovraumane, ripetutamente menzionate nel Corano:

1 - Gli Angeli (Mala'ika): messaggeri di Dio fra cui il più importante è Gabrìl, il portatore della rivelazione;
2 - Il Diavolo che è l'istigatore al male, il "maligno" o Satana (As-Saitan), chiamato anche Iblis o Diavolo;
3 - I Geni (Gin): innumerevoli forze naturali, entità intermedie tra uomini e angeli, nate dal fuoco, per le quali è altrettanto valido il messaggio di Muhammad;

Indiscutibili sono ovviamente le poche verità dell'Islam, non accettando le quali non si può dire di far parte della "Umma" dei credenti. Assieme alla fede nella missione profetica di Muhammad, l'Islam reputa indiscutibili alcuni passaggi escapologici, legati al giudizio divino nel giorno finale. In esso Dio decreterà il premio eterno del paradiso per i suoi servi (Muslimun) e il castigo dell'inferno per chi non gli avrà obbedito. Verità di fede è anche il tormento della tomba, inflitto fino al giorno del giudizio finale al defunto che non sia morto da buon musulmano dai due angeli Munkar e Nakir; lo stesso periodo sembrerà un attimo per il buon musulmano. Altra verità di fede è la Bilancia su cui gli angeli peseranno i fogli sui quali sono trascritte tutte le azioni dell'uomo, positive e negative, determinando anche visibilmente il rapporto finale divino. I beati si avvieranno verso il paradiso o giardino (Janna) percorrendo un ampio e comodo ponte, che diventerà strettissimo per i reprobi, facendogli inevitabilmente precipitare nel sottostante inferno, pieno di fiamme ardenti e di tormenti fisici e morali. Chi attraverserà il ponte, approderà invece alle porte del paradiso e, dopo essersi abbeverato in un lago che gli toglierà per sempre la sete, entrerà nel giardino per esservi eternamente allietato e servito da giovani donne (Hur) eternamente vergini.
Il Corano indica alcuni degli obblighi da adempiere. La loro precisa ritualità deriva da disposizioni impartite da Muhammad e, talora, dalle generazioni seguenti da i dotti religiosi. La necessità di interpretare il Corano, spesso ricco di espressioni oscure e allusive, ha sviluppato studi specialistici, ritagliando uno spazio di assoluta preminenza per gli studiosi religiosi e giuridici (Ulama o Mullah), che specie in ambito sciita possono assumere fisionomia di tipo sacerdotale anche se nell'Islam sunnita non sia ammesso altro che il rapporto diretto tra Dio e ogni sua creatura.
Quanto viene riferito alle interpretazioni, alle parole e agli atti di Muhammad è definito "Sunna". Essa, insieme al Corano, ma in posizione subordinata, costituisce la Shari'a, la "retta via" che guida alla salvezza del credente. Grande importanza, tuttavia, qualitativamente inferiore alla Shari'a, ha anche il parere concorde dei dotti cui è concessa comunque una certa autonomia interpretativa, seppur fortemente condizionata da altre due fonti del diritto islamico. Nel campo della gestione concreta del diritto vi è spazio per i giurisperiti, o Faqih, alcuni dei quali, con il titolo di Muftì sono incaricati di emettere pareri pro veritate (Fatwa), che in passato servivano per chiarire dubbi ai giudici (Qavì) e per consentire loro di emettere sentenze giuridicamente omogenee e fondate.
L'evoluzione storica dell'Islam, su cui torneremo più avanti ha provocato forti contrasti politici e ideologici che hanno generato profonde divergenze in materia di diritto. Le due maggiori contrapposizioni sono quelle fra i sunniti da un lato e gli sciiti dall'altro.

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