giovedì 30 dicembre 2010

I PILASTRI DELLA FEDE



La struttura della fede islamica poggia su 5 Arkan Ab-lin ("Pilastri della Fede"), tutti obbligatori.

1 - Il primo di essi è la Shahada, e cioè la "testimonianza" di fede nell'unicità divina (Tawhib) e nella missione profetica di Muhammad attestata nella formula nota "Non vi è altro Dio all'infuori di Dio e Muhammad è il suo messaggero". E' indispensabile che la formula sia pronunciata, con retta intenzione e libera espressione di volontà, al cospetto di due uomini o di quattro donne in età adulta. La Shahada comporta l'ingresso immediato nella comunità dei credenti, da cui non sarà più lecito uscire;

2 - Il secondo dei pilastri è la Zakat, e cioè l'imposta di purificazione della propria ricchezza. La lecita fruibilità dei propri beni è infatti conseguibile solo col versamento di una parte dei guadagni ai correligionari più poveri e bisognosi (orfani, vedove, etc). Questa sorta di elemosina vincolante, regolata da precisi prontuari e riscossa da personale nominato dalle autorità supreme di ogni comunità, non impedisce il ricorso anche ad una suppletiva elemosina volontaria che, anzi, è caldamente raccomandata e sollecitata;

3 - Il terzo degli Arkan è la Salàt, ossia la preghiera obbligatoria. Oltre a quelle volontarie e ad altre preghiere particolari (ad esempio per invocare la pioggia, o la preghiera della paura, da pronunciare in presenza di un grave pericolo), le preghiere canoniche sono 5, da assolvere nell'arco dell'intera giornata, che va dal tramonto al tramonto del giorno successivo. Nel susseguirsi di giorno e notte la prima preghiera è quella dell'alba (Subh o Faj), quindi quella del mezzodì (Zuhr), poi quella del pomeriggio (Asr), del tramonto (Maghrib) e infine della sera (Isha). Per essere valide tutte debbono essere eseguite in stato di purezza rituale (Tahara), da conseguire con lavacri parziale (Wudu) per i casi di peccaminosità minore, o con un lavacro completo (Ghust) nel caso si siano commessi peccati di maggiore rilevanza o si sia consumato un atto sessuale completo. Da notare che per la totale mancanza nell'Islam di un clero, la purificazione della coscienza conseguirà solo col diretto rapporto con Dio, dopo sincero pentimento del peccatore e il sentito impegno di non peccare più. Salvo quella del mezzogiorno del venerdì, da adempiere possibilmente in moschea con altri fedeli, le altre preghiere sono condotte privatamente, ovunque ci si possa trovare, con l'accortezza di delimitare un pezzo di terreno esente da sporcizia o, più spesso facendo uso di piccoli tappeti, in caso di emergenza, del proprio mantello. Il periodo in cui è valida la Salàt è ricordato dal richiamo di un apposito delegato (Muezzin), effettuato dall'alto del minareto della moschea. La Salàt si compone di un preciso e inderogabile complesso (Raq'a) di giaculatorie, inchini, genuflessioni e prosternazioni che variano dalle due Raq'a della preghiera dell'alba alle quattro di quella del mezzogiorno, del pomeriggio e della sera e alle tre del tramonto. Il luogo principalmente deputato per tale obbligo è la moschea (dal verbo arabo Masjb), al cui interno una nicchia indica la direzione della Ka'ba della Mecca. Esiste anche un Ninbar o pulpito da cui il venerdì viene rivolta ai fedeli una allocuzione o sermone da predicatori di nota moralità;

4 - Il quarto pilastro è il digiuno (Sawn) del nono mese del calendario lunare islamico di Ramadan. Gli adulti sani, non impegnati in attività che impediscano o sconsiglino un impegno fisico di tale portata, devono astenersi, dal levare del sole al suo tramonto dall'ingerire cibi solidi e bevande, dall'inspirare profumi o anche il fumo del tabacco e dall'attività sessuale. Chi non adempie un simile obbligo dovrà recuperarlo appena possibile. La rottura del digiuno prima del tramonto comporta penitenze fisiche e pecuniarie. La fine dei 30 giorni del Ramadan è festeggiata con una festa assai sentita (Id Al-Fitr);

5 - Il quinto degli Arkan è il pellegrinaggio obbligatorio (Hajj) alla Mecca e ai suoi dintorni. Chi ne abbia la capacità fisica ed economica deve adempierli almeno una volta nella vita; ma il numero è contingentato dalle autorità dell'Arabia Saudita a un tetto massimo annuo di 2 milioni di pellegrini. Il Hajj ha luogo dall'8 al 12 Dhul-Higgia, ultimo mese dell'anno islamico, e ha come teatro dell'atto la Ka'ba e i suoi dintorni. Esso consta di precise ritualità che i pellegrini, ricoperti con un umile doppio telo per cingere i fianchi e il busto, lasciando scoperta la spalla destra, compiono collettivamente, in stato di purità rituale. Il culmine del rito ha luogo il 10 del mese, chiamato "Giorno del sacrificio" (Yawn Al-Adha o Am-Nahar), che costituisce la festa più importante islamica. Ogni pellegrino sacrifica un'animale, uccidendolo ritualmente con le proprie mani. Intanto, in tutto il mondo e nello stesso giorno, ogni capo famiglia procede a un sacrificio analogo, impegnandosi a distribuire la carne oltre che tra i propri congiunti tra i poveri appositamente invitati, i viaggiatori, gli stranieri. E' questo il momento in cui tutti i musulmani del mondo sono uniti con il pensiero rivolto alla Mecca;

Un ulteriore pilastro sarebbe il Jihad, e cioè l'impegno sacro del musulmano sulla strada di Allah; ma nella sua accezione maggiore, esso mira al miglioramento morale di se stesso. Nella sua accezione minore di guerra offensiva, su cui si sofferma mentendo volentieri il mondo non islamico, il Jihad è considerato vincolante solo dai musulmani sciiti e da una minima parte dei sunniti. Per la stragrande maggioranza dei musulmani  il piccolo Jihad è un dovere religioso solo quando si tratti di guerra difensiva: della propria terra, della propria libertà religiosa e di difesa dell'onore dei profeti, da Abramo, a Mosè, a Gesù e a Muhammad.

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