lunedì 13 dicembre 2010

ISLAM E "OCCIDENTE"

L'Islam, con il quale il Cristianesimo ha diverse migliaia di km di confine in comune, è percepito in occidente sempre più come una pericolosa minaccia. Il politologo americano Samuel Huntington dichiarò apertamente nel 1993 (prima quindi del terribile 11 Settembre 2001): "I confini dell'Islam sono macchiati di sangue". Il politologo non si pose il problema che i confini del Cristianesimo con l'Islam lo sono molto di più, ma il famoso sacerdote cattolico Don Gianni Bagget Bozzo impiegò gli ultimi decenni della sua vita per dimostrare come i cristiani avessero pagato un terribile tributo di sangue e di martirio nei loro rapporti con i musulmani, mentre la giornalista/scrittrice Oriana Fallaci produsse un best seller con milioni di copie per trasfondere in esso una rabbia da belva furiosa contro tutto ciò che sapesse di "arabo" e di "musulmano". Andò così intensificandosi la produzione delle rappresentazioni dell'Islam come nemico, molto utili a quegli ideologi che, in America e in altre parti del mondo, avevano assoluto bisogno di un nemico per la loro politica imperialistico militare e per le loro ambizioni egemoniche.
L'immagine del nemico "Islam" presenta numerose "utilità". Essa rappresenta una totalità strutturata di percezioni, rappresentazioni e sentimenti che unificati sotto l'aspetto dell'ostilità, vengono rivolte contro popoli o stati. L'immagine del nemico Islam, in altri termini, non è costituita solo da pensieri e opinioni, ma anche da percezioni, sentimenti e pregiudizi che assumono una rilevanza moltiplicata grazie ai media televisivi.
Un'immagine del nemico, che per l'occidente è stato da prima il comunismo e oggi è l'Islam svolge diverse funzioni di psicologia individuale e politico-sociale nella "guerra contro il terrorismo", determinata dall'aspirazione degli USA all'egemonia e sostenuta efficacemente dai media:
1 - L'immagine del nemico VI SCOLPA: non siamo noi (americani, europei, israeliani) ma l'Islam ad avere tutte le responsabilità. Le nostre aggressioni e i nostri sensi di colpa si lasciano così deviare senza problemi verso l'esterno e si possono proiettare su di esso. Le immagini del nemico rendono così possibile "pensare per capri espiatori";
2 - L'immagine del nemico STABILIZZA: anche se in occidente ci troviamo in disaccordo, essa fa di noi degli alleati contro "Il Regno del Male". Il nemico comune rafforza la coesione, la NATO, l'amicizia trans-atlantica, ci fa stare insieme uniti, ci fa demonizzare i critici ed emarginare quanti hanno opinioni divergenti. Le immagini del nemico favoriscono in breve il "pensiero per blocchi": NOI E LORO;
3 - L'immagine del nemico POLARIZZA: "chi non è con noi, è contro di noi"; e riducendo le alternative ad un "out out" è possibile raggruppare con più efficacia le persone, costruendo una contrapposizione politico-militare in amici e nemici, in nazioni pronte alla guerra e indignate dalla guerra. Se spesso non si sa dire a favore di quali valori schierarci, si sa sempre contro quali valori lottiamo. Le immagini del nemico comprimono tutti in uno schema "AMICO-NEMICO";
4 - L'immagine del nemico rende ATTIVI: le informazioni dei servizi segreti possono essere gonfiate, falsificate, manipolate e perfino inventate. Noi dobbiamo difenderci contro gli altri, i nemici. Non vi è solo diffidenza, ma anche ostilità e perfino violenza fisica applicata. Più della somministrazione di droghe le immagini del nemico aiutano a superare gli scrupoli e motivano facilmente alla guerra fredda e alla guerra calda;

"La pace tra le religioni a Gerusalemme, che è la città delle tre religioni monoteiste è un'illusione"
Questa opinione fu espressa da un esperto del medio oriente, giornalista televisivo molto popolare. Alla contro domanda su quale potesse essere l'alternativa, egli replicò: "La guerra!". Secondo lui, dopo 5 guerre arabo-israeliane pareva che non ci fosse altra soluzione all'antagonismo arabo-israeliano se non una sesta guerra; ed è evidente che alla base di tale convinzione vi era un atteggiamento anti islamico per principio, introdottosi in modo crescente in un gran numero di nazioni industrializzate. Quando i media occidentali mostrano i musulmani si tratta per la maggior parte di esperti di religione che presentano il nemico islamico come un fanatico con la barba lunga o un terrorista violento e senza scrupoli, o di uno sceicco del petrolio e stra ricco e circondato da concubine velate. L'Islam sembra distinguersi per l'intolleranza verso l'interno, come una religione totalitaria, che produce fanatismo e isteria, sottomette le minoranze cristiane e perseguita in modo sanguinario i dissidenti; ovvero per la militanza verso l'esterno come una religione violenta, che porta avanti a guerre sante, che mira alla conquista del mondo e davanti alla quale bisogna stare in guardia. Naturalmente i due aspetti sono unificati dall'arretratezza: l'Islam sarebbe una religione rigida rimasta bloccata al medioevo, dalle caratteristiche arcaiche come l'inciviltà, il disprezzo delle donne e il rifiuto del dialogo.
Il grande teologo cristiano (in odore di eresia) Hans Kung ha replicato a tale immagine del nemico islamico con le seguenti parole: "Una simile immagine dell'Islam concorda molto poco con la realtà dell'Islam e funziona come una profezia che si auto avvera, aumenta i conflitti, ostacola la valutazione realistica dell'altro, rende impossibile un'intesa e prepara il terreno a conflitti militari come in Afghanistan". Un famoso giornalista televisivo, fin troppo convinto della ineruttabilità della guerra tra le religioni e le culture mi chiese una volta quali sarebbero i musulmani con cui avrei voluto avere un dialogo. Gli risposi: "Io dialogo con musulmani ai quali lei in genere non ha possibile accesso a causa della sua grettezza". Mi venivano in mente tanti volti amici, vivi e desiderosi di imparare: teologi, professori, intellettuali e studenti islamici ad Islamabad, a Gerusalemme, Al Qairo, ad Algeri, a Arabat, Lagos e ad Dar Es-Salam e dei miei interlocutori musulmani europei e americani.
Da queste osservazioni scaturisce una verità abbastanza evidente: il primo problema che si pone agli occidentali è quello di conoscere "il nemico"; anche perchè, mentre i musulmani, grazie alla lettura del Corano che tratta estesamente con rispetto e con amore tutto ciò che riguarda la religione di Gesù e quella di Mosè, il mondo cristiano quasi nulla conosce dell'Islam, della sua storia e del suo contributo alla civiltà mondiale. Eppure spesso tra i nemici dell'Islam si annoverano persone che usano normalmente "i numeri arabi", le grandi scoperte degli arabi nel campo della matematica, nelle scienze applicate e persino quelle di uso comune. E tutto questo si deve al fatto che nella gara tra mondo cristiano e mondo islamico sul percorso dell'intolleranza religiosa, quello cristiano ha battuto quello islamico di molte leghe.

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