martedì 7 dicembre 2010

LA DONNA E' L'AVVENIRE DELL'UOMO

Vogliamo tornare sul tema della donna nell'Islam pubblicando i brani più significativi degli interventi pronunciati in un recente convegno/dibattito svoltosi a Madrid nell'hotel Melià Avenida America, al quale hanno partecipato donne musulmane più legate alla tradizione e donne musulmane che non nascondono il loro "femminismo". Il tema del convegno era: "L'Islam, la donna e l'integralismo":
1 - Kouhmame Sultana: "La donna è la metà del genere umano. E' la madre dell'uomo, sua sorella, la sua sposa, sua figlia, l'animo presso la quale l'uomo assapora la pace e scopre il senso della vita. Non è per disprezzare la donna e denigrarla che l'Islam le prescrive di nascondere le parti belle del suo corpo all'esterno della dimora coniugale, ma è per proteggerla dall'insorgere dei capricci e dalla concupiscenza e contro i comportamenti e gli sguardi malsani. Proteggere il pudore della donna vuol dire proteggere l'unità della famiglia, tutelare l'avvenire morale e spirituale dei figli, edificare basi solide per l'intera società. Così come l'uomo, la donna musulmana ha il diritto di vivere pienamente e decorosamente la sua vita, di studiare, possedere beni, esprimere le proprie opinioni, scegliere con chi sposarsi, pregare ed elevarsi al più alto grado della spiritualità...Non è la concorrenza che bisogna promuovere tra i due sessi, ma la complementarietà; non è l'uguaglianza esteriore quantitativa che bisogna cercare di instaurare nella società ma l'equità e la giustizia...Nell'Islam la donna è l'asse attorno al quale gravitano gli elementi della famiglia e della società. In occidente l'equilibrio della famiglia privata di tale asse è completamente sconvolto. Nell'Islam la donna è un tesoro gelosamente custodito da tutta la famiglia: ciascun membro vede in lei l'eredità del passato e la garanzia dell'avvenire. Nell'occidente essa è ridotta spesso ad una merce a buon mercato, manipolata dalla pubblicità e schiacciata dal rullo compressore della produzione e del consumo".

IJTIHAD JUDITH LEFEVBRE: "...Sono disposta a parlare di tutto con i giornalisti ma non del perchè porto il velo. Di rispondere su questo, francamente mi sono stancata...Parliamo di cose serie, ma non delle solite sciocchezze di cui si occupa la maggior parte dei giornalisti...Donne musulmane oppresse da una società tradizionalista che le relega a ruoli di secondo piano, le costringe a coprirsi quando va bene e le uccide a colpi di pietra quando va male sono stereotipi privi di fondamento. L'Islam è una religione che parla di diritti ed eguaglianza per gli uomini come per le donne".

OMAIMA ABU-BAKR: "...Tra le nostre vittorie c'è soprattutto la modifica, in senso più aperto, dei codici sulla famiglia in diversi paesi, Marocco per primo, dove oggi alle donne sono garantiti più diritti in tema di figli e divorzio. Tra le sfide ancora aperte vi è quella dii affermare con più forza il ruolo delle donne musulmane nella società: perchè nei primi secoli dell'Islam si parlava delle grandi donne musulmane che ora sono quasi dimenticate? Di cosa c'è paura?...Sei o sette anni fa, tuttavia un incontro come questo non sarebbe stato possibile: ci avrebbero ancora chiesto come potevamo pensare di essere femministe e musulmane nello stesso tempo...Dobbiamo tornare alle origini del Corano: il libro sacro dell'Islam assegna alle donne un ruolo di primo piano nella realità e diritti sconosciuti prima di esso. Sono state norme restrittive, spesso associate all'Islam ma frutto di interpretazioni successive, non della parola che Allah trasmise attraverso Maometto a modificare la situazione. Cito esempi di grandi e potenti donne musulmane: da Khadija ad Aisha, moglie del Profeta, che hanno rivendicato diritti all'interno della religione".

AMINA WUADUD (la prima donna che ha guidato per la prima volta la preghiera in pubblico): "Oggi possiamo dire con orgoglio che le attiviste islamiche sono migliaia. Dalle maestre che insegnano alla bambine dell'Afghanistan rurale alle donne che si impegnano ogni giorno, lontano dai riflettori, per una società più giusta ed equa.
Il convegno sottolinea in particolare l'esempio di ragazze come Noemi de Blas, spagnola di 28 anni che ha scelto di convertirsi all'Islam e non vede alcuna contraddizione tra la sua nuova religione e un'identità aperta e progressista e che con grande tranquillità dichiara: "Ero di sinistra e femminista e continuo ad esserlo ora che porto il velo. Il vero Islam è compatibile con l'idea di giustizia sociale, anche se molte persone oggi, compresi i politici che si definiscono progressisti rifiutano di vederlo.
Vi c'è ancora Arzu Merali, inglese convertita, che indossa una maglietta con il ritratto di Malcolm X e un velo nero ben fissato in testa: "Dobbiamo essere libere di prendere posizione anche su temi politici come l'occupazione dell'Iraq e la questione israelo-palestinese. Non mi piace chi dice che una donna può scegliere di velarsi: il Corano ci chiede di farlo per amore di Dio e questo non ci rende meno libere.
Conclude la marocchina Nadia Yassine: "Oggi capisco che l'elitè femminile da cui tutto è iniziato si è fatta portatrice di trasformazioni che stavano già verificandosi: delle istanze di donne che, in tanti paesi vedevano la religione come un mezzo per affermare il proprio potere e non come uno strumento di segregazione...A volte sentiamo la TV parlare di noi donne musulmane come se non avessimo diritti e fossimo oppresse, ma nella stragrande maggioranza dei paesi musulmani abbiamo tutti i diritti; e basterebbe tornare alle radici dell'Islam e alle parole del Corano per capire che questi diritti possono averli tutte le donne musulmane..."


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