venerdì 3 dicembre 2010

JIHAD: LA GUERRA PER LA CAUSA DI DIO

La vicenda che abbiamo appena riportato pubblicando l'articolo del Giornale di Vicenza è solo uno degli innumerevoli casi in cui nei confronti di persone di religione islamica si consuma con grande disinvoltura una sconcertante ingiustizia. Il fatto che vicende simili si moltiplichino non solo e non tanto prendendo a spunto i fatti dell'11 Settembre 2001, quanto invece un asserito fondamentalismo religioso dei musulmani che    inevitabilmente, sfocia in azioni violente e sanguinose di vera e propria guerra nei confronti del cosiddetto "occidente" , sta a dimostrare che lo stesso occidente, che ha imposto i suoi "valori" con la violenza e con le guerre su gran parte del mondo, ha bisogno per giustificarsi di inventarsi di volta in volta dei "nemici globali".
Entrato in crisi irreversibile il comunismo di marca sovietica il nemico di turno è diventato l'Islam; e a questo    
fine di demonizzazione nessun concetto, adeguatamente deformato è stato il termine "Jihad", quasi sempre        tradotto con le parole "Guerra Santa.
Trattasi di una consapevole falsificazione terminologica, che ha raggiunto il massimo livello in quegli autori occidentali che hanno finito col trasformare la jihad in un "pilastro" aggiunto (il sesto) a quelli che sono noti come i 5 pilastri della fede. Il modo migliore per respingere questa mistificazione consiste nel citare integralmente la seconda sura del Corano e in particolare la parte che nelle traduzioni italiane reca il titolo "guerra contro gli infedeli" :

"Per la causa di Dio fate guerra a coloro che vi fanno guerra ma non siate aggressori: Dio non ama gli aggressori. Uccideteli dovunque gli incontriate e cacciateli da dove vi hanno cacciato: la sovversione (fitna) è peggio dell'uccisione. Non date loro combattimento presso la Mosche Sacra, affinché non siano essi a darvi  la combattimento, ma se vi attaccano uccideteli: questa è la punizione dei miscredenti. Se però cessano l'aggressione, allora Dio è Perdonatore e Misericordioso. Combatteteli dunque finché non vi sia più sovversione e il culto sia riservato a Dio. Se la smettono, non vi sia ostilità che contro gli iniqui. Mese sacro contro mese sacro: anche alle cose sacre si applica la legge del taglione. Chi vi aggredisce, aggreditelo tal quale come vi ha aggredito, e tenete Dio, coscienti che Dio è con coloro che lo temono..."
"...Vi è stato prescritto il combattere. E' per voi una cosa ingrata. Ma ciò che non gradite potrebbe essere per voi un bene, e ciò che gradite un male. Il Dio sa, mentre voi non sapete. Ti interrogano intorno al mese sacro; intorno al combattere durante esso. Rispondi: "Il combattere in esso è grave ma allontanare la gente dalla via di Dio, negare Dio, sbarrare l'accesso alla Sacra Moschea ed espellerne la sua gente è al cospetto di Dio più grave ancora; e la sovversione è più grave dell'uccisione..."
"...Dio difende i credenti. Dio non ama i traditori ingrati. Coloro che combattono perchè è stato fatto loro torto, vi sono autorizzati, e Dio è ben capace di sostenerli. Coloro che sono stati costretti ad uscire dal loro paese senza alcun diritto, ma solo perchè dicono che il nostro Signore è Dio sono autorizzati a combattere. 
Dai testi che abbiamo riportato si comprende benissimo che nell'Islam la sola guerra giusta che può essere legittimata da Dio è la guerra difensiva di chi, aggredito combatte per respingere gli aggressori; o da chi attaccato nella sua fede in Dio respinge i miscredenti. In ultima analisi la cosiddetta guerra santa tanto frequentemente evocata col nome di jihad  fra gli occidentali è la guerra che i musulmani sono costretti a combattere per difendere la loro terra e la loro fede religiosa. Questa "guerra" è la sola a cui si può attribuire il termine di jihad, che è "lotta per la causa di Dio".
Le prescrizioni coraniche più importanti sulla Jihad ora descritta sono ampliate e precisate nella Sura IX: esse valgono in particolare contro i miscredenti e cioè contro coloro che non credono in Dio (non credenti o kafir).
"Dichiarazione di rottura di Dio e del suo inviato ai Politeisti con i quali avete stipulato un patto. Circolate per il paese ancora per 4 mesi, e sappiate che non prevarrete su Dio e che Iddio umilierà gli infedeli. Proclamazione di Dio e del suo inviato nel più gran giorno del pellegrinaggio: "Iddio rompe la tregua con i politeisti e così il suo inviato. Pertanto, oh politeisti, sarà meglio per voi che vi convertiate. Se, invece, vi rifiutate sappiate che non prevarrete su Dio... Però con i politeisti con i quali avete stipulato un patto al quale essi non siano venuti meno in alcun punto e che non abbiano prestato aiuto ad alcuno contro di voi, mantenete intatto fino alla sua scadenza, perchè Dio ama i timorati. Non appena trascorsi i mesi sacri, uccidete i politeisti dovunque vi troviate, prendeteli prigionieri, assediateli e tendete a loro ogni sorta di imboscata. Se si convertono, e seguono la preghiera, e corrispondono l'obolo (Zakah), lasciateli in pace, perchè Dio è perdonatore e misericordioso. Se qualche infedele ti chiede asilo, accordaglielo, affinchè possa udire la parola di Dio; poi fallo ricondurre in luogo dove sia al sicuro..."
"Farete guerra a gente che ha infranto i propri giuramenti e ha meditato di cacciare via l'Inviato di Dio, e a coloro che aprirono l'ostilità per primi. Non dovete temerli ma dovete temere piuttosto Dio se siete credenti. Combatteteli, e che Dio li punisca e confonda per mano vostra e vi faccia trionfare su di essi, alleviando i petti dei credenti e bandendo l'indignazione dai loro cuori. Credete forse che sarete abbandonati e che iddio non conosca ancora quelli di voi che hanno combattuto la guerra santa e non hanno preso per amico alcun altro al di fuori di lui, del suo inviato e dei credenti? Iddio è ben informato su quel che fate".
"Combattete coloro che non credono in Dio, non dichiarano illeccito quello che hanno dichiarato illecito Iddio e il suo Inviato e non professano la religione vera... I giudei dicono "Ezdra è figlio di Dio". E i cristiani dicono "Il Messia è figlio di Dio". Questo è quello che dicono con le loro bocche limitando i detti di coloro che furono miscredenti. Che Iddio gli combatta per quanto aberrano. Essi hanno preso i rabbini e i monaci come loro signori al di fuori di Dio e così Gesù figlio di Maria è preso come loro signore, mentre è stato comandato soltanto di adorare un unico Dio fuori del quale non vi è altro Dio. Gloria a lui! Egli è ben al di sopra di ciò che gli associano. Vogliono spegnere con le loro bocche la luce di Dio. Ma Dio vuole che la sua luce resti piena, anche se i miscredenti se ne dispiacciono. E' lui che ha mandato il suo Inviato con la buona direzione e la vera religione per farla trionfare a dispetto degli Associatori, su ogni altra religione. O voi che credete! Molti rabbini e monaci si mangiano i beni della gente in maniera fraudolenta e allantanano dalla via di Dio".
Su questo testo coranico è stata costruita soprattutto dai primi califfi, che si mossero dopo la morte del profeta alla conquista del mondo conosciuto, la distinzione tra "terra dell'Islam" e "terra della guerra" ("Dar Al-Islam" e "Dar Al-Harb"). Mentre la terra dell'Islam comprende i paesi islamici, la terra della guerra designa tutti i paesi restanti che sono quindi potenziali teatri di guerra fino al momento in cui anch'essi non entreranno a far parte del regno dell'Islam. In conformità a tale principio l'obbligo della Jihad dovrebbe continuare a sussistere fino alla sottomissione del mondo intero alla legge musulmana e agli ordinamento politico religiosi dell'unico Dio. 
Va tuttavia chiarito che l'obbligo esposto riguarda la comunità musulmana nella sua interezza, non appena essa sia in grado di intraprendere vittoriosamente la Jihad ma non è vincolante per i singoli musulmani.
La durata di eventuali tregue tra due guerre sante non dovrebbe superare i dieci anni; ma gli anni dedicati ai preparativi bellici sono considerati anni di guerra. Quest'ultima deve essere guidata o controllata da un sovrano musulmano o da un Imam. Nella pratica storica, tuttavia, la durezza dei precetti coranici non è stata mai praticata. Seguendo indicazioni operative contenute negli Habith del Profeta i comportamenti bellici dei musulmani anche nella fase delle prime conquiste sono stati assai poco cruenti: 

1 - Gli eserciti musulmani devono combattere le loro battaglie in campo aperto e, comunque, fuori dalle città e lontano dai luoghi sacri; ciò per non correre il rischio di uccidere vecchi, donne e bambini, perchè "chi uccide un innocente uccide il mondo intero";

2 - Se vengono fatti dei prigionieri non è lecito ridurli in schiavitù. Lo stesso Mohammed ammonì il suo luogotenente più fedele Abù Bakr di non fare schiavi i nemici catturati: "Dio gli ha creati uomini liberi e non è lecito a nessun credente trasformarli in schiavi". Verso i nemici prigionieri vanno seguite regole di pietà: se sono feriti, vanno curati e se hanno fame e sete si divida con loro il cibo e l'acqua; 

3 - I comportamenti bellici più duri prescritti ai credenti vanno applicati contro i miscredenti e cioè contro i politeisti o contro coloro che non credono in Dio; ma sempre viene raccomandato di usare atti di misericordia perchè Dio è misericordioso e clemente;

4 - Non è da considerare guerra sante (Jihad) quella che si combatte contro la Gente del Libro, e cioè contro i giudei, contro i cristiani e contro gli zoroastriani perchè anche ad essi Dio ha inviato profeti con libri sacri e, quindi, ha insegnato la fede in lui. Alle genti del libro la clemenza dei musulmani vincitori impone di considerare le genti del libro sottoposte al regime della "Dhimma". Ebrei e cristiani possono vivere liberamente all'interno della Umma o comunità dei fedeli, conservando i loro beni e restando liberi di praticare i loro culti, a condizione che rivolgano preghiere all'unico Dio. Le sole limitazioni che gravano sui Dhinni sono il pagamento di una tassa, equivalente all'obolo per i poveri cui sono soggetti i musulmani, e di una tassa aggiuntiva per la protezione che ricevono;

5 - Va ricordato infine che la conquista in pochi decenni di un territorio esteso dai confini della Persia fino all'oceano atlantico è avvenuta senza grandi battaglie. In genere i condottieri musulmani, quando si avvicinavano ad una città non conquistata, inviavano ai governanti di essa una copia del Corano e davano trenta giorni di tempo per decidere se abbracciare l'Islam. I territori interessati da questo singolare tipo di strategia accoglievano in genere gli Arabi come liberatori che scacciavano l'autoritario e dispotico sistema di governo dei bizantini famoso per l'esosità del loro sistema fiscale e per le loro persecuzioni sanguinose e crudeli contro i presunti "eretici": e tali erano tutti i cristiani che osavano mettere in discussione anche uno solo dei dogmi elencati nel Credo del Concilio di Nicea (Ariani, Monofisiti, Antitrinitari, Nestoriani, Ebrei, Giudeo-Cristiani, etc). Ai quali paradossalmente, i musulmani, riconoscevano piena libertà religiosa in quanto seguaci di un grande profeta come Gesù.

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