domenica 3 aprile 2011

LO TSUNAMI UMANO DENTRO LA MAGGIORANZA

Articolo di Adriano Prosperi, La Repubblica, 03/04/2011

"Lo Tsunami umano dentro la maggioranza"


Quello che noi italiani siamo costretti a vedere in questi giorni è uno spettacolo indegno, una farsa grottesca che va al di là di ogni immaginazione e farebbe ridere se gli attori non fossero drammaticamente persone in carne e ossa. E se non fossero in gioco da un lato la credibilità e l´esistenza stessa del nostro Paese e dall´altro i diritti elementari alla vita, alla libertà, alla dignità umana di migliaia di profughi che hanno avuto il torto di credere che sotto la parola Italia ci fosse un Paese reale. Ricapitoliamo per cercare di capire i passaggi di questa storia: c´era un governo – anzi no, non c´era un governo, se la parola significa ancora qualcosa nella lingua corrente: c´era, diciamo, un ministro che circa un mese fa aveva messo in allarme l´opinione pubblica parlando di un´emergenza umanitaria in arrivo dall´altra sponda del Mediterraneo e di un´Italia lasciata sola dall´Europa davanti a una prova drammatica. Dopo quell´esternazione preoccupata era lecito immaginare che un ministro così consapevole dei suoi doveri e così gravemente preoccupato da una minaccia che dalle sue parole sembrava veramente apocalittica, si dedicasse subito a predisporre ripari adeguati: mezzi navali allertati a evitare la solita tragica tonnara di vittime, strutture di prima accoglienza da predisporre, sistemi di smistamento, luoghi di alloggio e di assistenza per vecchi e malati, donne e bambini. Era anche logico pensare che, quando la realtà ha ridimensionato l´annunciato flagello biblico le misure predisposte si sarebbero rivelate sovradimensionate rispetto ai bisogni reali. Certo, il presidente del Consiglio ha parlato di tsunami: ma ci voleva una straordinaria mancanza di senso del pudore e del ridicolo per usare una parola come questa dopo tutto quello che era appena accaduto in Giappone. Ma lo tsunami reale è avvenuto all´interno della compagine di governo, e soprattutto all´interno della Lega, la vera anima di un governo che quanto a funzione del governare è da tempo morto e defunto e resta in piedi solo perché gli avvocati del premier lo telecomandano come un pupazzo meccanico. Questo governo oggi è come la zattera della Medusa: sulla zattera c´è un ministro dell´interno che dopo aver lanciato l´allarme nulla ha fatto per predisporre le istituzioni dello Stato e allestire ordinatamente le risorse di ospitalità del paese. Mentre le tessere del domino dei tirannelli mediterranei cadevano l´una dopo l´altra e la minaccia della migrazione di popoli interi appariva imminente, niente è stato fatto. Il sistema Italia, quel sistema che aveva trionfalmente costruito in quattro e quattr´otto uno scenario (di cartapesta, va detto) all´Aquila per il G8, è crollato di botto: ma non per l´urto irrefrenabile di orde barbariche paragonabili a quelle che misero in ginocchio l´Impero romano, bensì per l´arrivo di poche migliaia di persone sbarcate a Lampedusa con quattro stracci e tanta voglia di abbracciare i fratelli italiani – quei fratelli che a Lampedusa hanno fornito loro acqua e abiti e calore umano. Ma subito ha trionfato sulle buone intenzioni tutta l´impreparazione, la superficialità, l´improvvisazione del sistema. Non dimenticheremo mai lo spettacolo di quella umanità abbandonata sugli scogli, coperta da teloni di plastica, costretta a defecare tra i cespugli, ridotta all´estremo dell´esasperazione dalla mancanza di acqua, di cibo, di riparo. E quel che continuiamo a vedere sta mettendo in ridicolo il paese intero: soste interminabili di navi fuori dal porto, in attesa di localizzazioni di campi che poi si manifestano come luoghi fintamente trincerati, da cui si lascia fuggire chi vuole sperando che quella umanità unita si sciolga come neve al sole e sparisca senza residui. Ma perché avviene questo? Colpa dell´Europa? Colpa della antipatica sorella latina che ci vuol fare un dispetto? No. La realtà è molto più semplice. Qui al centro di tanti drammi reali c´è un drammatico imbarazzo politico: quello di chi è diviso tra la responsabilità formale di ministro degli Affari interni del paese Italia e gli obblighi reali dell´uomo politico di un partito che raccoglie tanti più voti quanto più riesce a far crescere la febbre dell´intolleranza e del razzismo nel paese opponendo cittadini a clandestini, padani a meridionali. Gridare al lupo serviva egregiamente ai bisogni della Lega. Risolvere umanamente e civilmente il problema di qualche migliaio di persone in fuga dall´Africa, spartire i doveri dell´ospitalità equamente fra le regioni magari chiedendo di più alle più ricche lo metterebbe in urto col suo elettorato. E così le bandiere che hanno sventolato per il centocinquantesimo anniversario del paese Italia oggi vengono ammainate nella confusione generale. Il Paese muore: di ridicolo.




In uno dei suoi più riusciti accenti di cialtroneria l'On.Silvio Berlusconi, presidente del consiglio della repubblica italiana ha usato il termine "Tsunami" per definire l'afflusso di 22 mila migranti provenienti dalla Tunisia e sbarcati nell'arco di 2 mesi in Italia, nella quasi totalità sbarcati nell'isola di Lampedusa ma poi in gran parte smistati in vari "centri di accoglienza" (eufemismo per definire squallidi lager privi di ogni decenza):  non più tardi di 2 giorni fa nell'isola ne erano rimasta poco più di 5000. Come si possa definire tsunami un numero di persone che non supera gli abitanti del comune di Schio e che, per quanti sforzi abbiano fatto alcuni giornali sciacallo del premier, non ha provocato ne danni alle cose ne aggressioni alle persone, ne furti o saccheggi, è una circostanza che si spiega come Berlusconi, nonostante le sue pubbliche dichiarazioni di cattolicesimo, condivida fino in fondo la barbarie dei catto-nazisti della Lega.
Questa, per altro è una novità soltanto per chi non conosce il retro terra umano reale di molta parte degli abitanti della cosiddetta Padania. Fino a non molti anni fa, quando le felici regioni del nord non conoscevano ancora gli immigrati provenienti dal terzo mondo, soprattutto musulmani, a far le parti degli invasori erano i meridionali (amichevolmente definiti terroni). Pochi ricordano che il simpatico sindaco di Verona Flavio Tosi, da consigliere comunale neo eletto si presentò nell'aula consigliare tenendo al guinzaglio un piccolo leone che indossava un pittoresco mantellino con sopra scritto: "Ecco el leon che magna el teron!". Molti meridionali, e non solo, ricordano che uno sport esercitato in via anonima dagli ospitali residenti del veneto era quello di tagliare le gomme delle automobili con targa "sotto il Po": parlo per personale esperienza. Le scritte "No alle moschee!", "No Islam!" che oggi campeggiano sui muri delle cittadine beriche non erano ancora comparse ma al loro posto era possibile leggere "Fora i romani dal Veneto!", "Roma ladrona" e "Roma raus". In altre regioni della cosiddetta Padania non erano rari i cartelli recanti l'avvertimento "Non si affitta ai meridionali". Se chiedevi all'illuminato proprietario del locale il perché di simile scritta la risposta inequivocabile era "Perché i se sporchi, e i fa tanti fioi"; che sono gli argomenti che non più tardi di un anno fa mi sono sentito ripetere da un sorridente prete veneto a proposito dei marocchini. 
Tutti questi elementi portano a concludere che la xenofobia e il razzismo non tanto velato delle genti sedicenti padane non è il prodotto di una paura recente nei confronti delle invasioni dei clandestini ma è evidentemente qualcosa di più profondo e radicato. E poiché, da musulmano italiano ritengo che rientri fra i miei doveri verso Dio tutto quanto serva a spiegare perché gli esseri umani dovrebbero cercare di essere fratelli fra loro, mi vedo costretto a citare due elementi frutto dei miei ricordi scolastici incentrati sugli studi del mondo classico.
I - Credo sia noto anche ai più rozzi seguaci di Bossi che il termine "civiltà" deriva dalla parola latina "civilitas": attitudine o capacità di chi è cittadino o componente di una comunità a far sentire "civis" e cioè cittadino il forestiero. Diciamo che questa attitudine è molto scarsa a nord del Po. Poiché ho dedicato molti anni della mia vita agli studi antropologici mi piace ricordare come nella totalità delle tribù degli indiani d'America ancora oggi sopravvissute la domanda che si rivolge al forestiero è in qualche modo di carattere "inclusivo": "Da dove vieni?". La stragrande maggioranza dei padani formula domande volte e escludere: "Ma lu no se de qua!";
II - Nell'antica Grecia, soprattutto in Asia minore la parola "xenos" definiva allo stesso tempo l'ospite e lo straniero: come a dire che lo straniero era per sua natura un ospite e come tale andava trattato. Amo sempre ricordare la bellissima favola mitologica di Bauci e Filemone, due anziani e poverissimi contadini che vivevano dei poveri prodotti del loro orticello e vivevano in una piccola e misera casa fuori dalle città. Una sera, durante un terribile temporale, qualcuno bussò alla loro porta: erano due mendicanti stracciati e affamati che chiedevano di ripararsi durante la notte e di avere un pezzo di pane. I due anziani dettero agli stranieri quel poco che avevano, pane, olive e olio e cedettero i loro giacigli. La mattina al loro risveglio la loro casa era piena di luce e i due mendicanti erano diventati esseri splendidi e luminosi. "Io sono Zeus, il Signore degli Dei e colui che mi accompagna è Hermes, il mio Messaggero. Per ringraziarvi della vostra ospitalità e per aver ricordato come l'ospite sia sacro al Re degli Dei, chiedete in cambio ciò che volete e io esaudirò il vostro desiderio". I due anziani coniugi chiesero a Zeus: "Abbiamo vissuto insieme l'intera esistenza. Facci morire insieme". Il loro desiderio fu esaudito e alla loro morte nella stessa notte la casa diventò un tempio dedicato a Zeus e davanti vi crebbero un albero di giglio e una quercia. 
Leggano questo mito i sedicenti cristiani che non hanno alcuna vergogna nel vedere in quali condizioni sono stati tenuti le miglia di giovani tunisini che speravano di trovare in italia un minimo di benessere e un'occasione di lavoro. Anche se è ben difficile che Dio, il Clemente e Misericordioso riesca a far debellare in fondo alle loro coscienze ottenebrate un minimo di luce e di misericordia. Ma Dio è Grande e a ognuno da ciò che gli spetta, senza fare sconti.


P.S: tra le menzogne che i sicofanti bugiardi servi del padrone hanno profuso a piene mani sui loro giornali ("Libero" e "Il Giornale") vi è stato anche l'avviso che sicuramente tra i clandestini venuti dalla Tunisia vi sono i 10 mila criminali comuni fuggiti dalle prigioni di Tunisi nei giorni della rivoluzione. 

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