giovedì 28 aprile 2011

SE DIO VUOLE... (INSCIALLAH)

Quando meno si aspettava un evento del genere e dopo quattro anni di guerra e di odio, il più antico partito palestinese, Al-Fatah, e Hamas sembra siano riusciti a scrivere la risoluzione e la rivoluzione più invocata nell'intero mondo arabo e cioè la riconciliazione del popolo palestinese. L'annuncio è arrivato dal Cairo, dove i delegati delle due parti in conflitto si incontravano inutilmente ogni 3 mesi. Caduto Mubarak, nell'ultimo mese, tutto sembra essersi messo in movimento: le proteste a Gaza e in Cisgiordania hanno portato in piazza decine di migliaia di persone che chiedevano la fine della divisione; è stata anche annunciata la visita del presidente Abu Mazen nella striscia di Gaza e la decisione di Hamas di inaugurare un ufficio di rappresentanza al Cairo su invito della nuova giunta di governo egiziana. Ieri la sorpresa più gradita: Abu Mazen e Khaled Meshaal arriveranno al Cairo giovedì prossimo e firmeranno 5 punti di intesa per costituire un governo provvisorio di tecnici, per fissare elezioni comuni entro 8 mesi, per riformare la vecchia OLP di Arafat per scambiarsi prigionieri, per dividersi i servizi di sicurezza. Il giornale progressista israeliano scrive: "E' una storica riconciliazione". Fra i palestinesi non mancano gli scettici: un politologo palestinese avverte: "Finché non firmano e anche dopo è meglio avere dubbi". 
In effetti il passato è ricco di accordi non rispettati: ancora nell'Ottobre 2009 una conferenza stampa dei capi delegazione di Hamas e del Fatah all'ultimo momento è stata cancellata. I più ottimisti per il momento sono gli egiziani, ma anche nelle file di Hamas si comincia a sorridere. Uno dei leader di Hamas, Mahmoud Al-Zahar, assicura: "Tutti gli ostacoli sembrano superati. In futuro il problema non sarà chi governa. Sarà come si governa". 
Oltre che dei nuovi governanti cairoti, che Hamas riconosce essere non più servi degli americani come Mubarak, oltre che del vento delle rivoluzioni arabe che fa traballare perfino la Siria, l'accordo è figlio di Abu Mazen. Il presidente dell'autorità nazionale palestinese (ANP) ha dichiarato chiuso il dialogo con Israele essendosi convinto della sua inutilità e raccoglie tutte le forze per Settembre quando all'ONU verrà presentata la proposta di auto proclamazione dello stato di Palestina: 130 paesi hanno già garantito il voto favorevole, ma per Abu Mazen è fondamentale presentarsi senza divisioni. 
Il vecchio leader, compagno di lotta di Arafat, sa benissimo che la scelta di pace con Hamas avrà conseguenza. Egli sa che Israele farà di tutto per impedire la nascita di una Palestina al cui governo partecipa anche Hamas. Il premier israeliano Netaniyahu ha già messo le carte in tavola: "Hamas lancia razzi sui nostri bambini. Penso che la riconciliazione di Abu Mazen con Hamas sia un segno di debolezza dell'autorità palestinese e ci porta a chiedersi se Hamas si impadronirà della Giudea e della Samaria, come ha fatto a Gaza. Non si può avere una pace con Hamas e Israele insieme, la scelta spetta alla ANP. Spero faccia quella giusta".
Le parole pronunciate a futura memoria dal teppista Netaniyahu servono a gettare, anche se non sarebbe necessario, la consueta luce sulla natura eversiva dello stato di Israele, inanzi tutto per l'uso sistematico della propaganda fatta di bugia:
I - I missili lanciati da Hamas sugli insediamenti israeliani del deserto di Neged hanno fatto in 3 anni quattro morti di cui 2 beduini di una famiglia nomade e due militari israeliani. Le bombe al fosforo lanciate su Gaza di bambini ne hanno ammazzati 335;
II - Il primo ministro israeliano seguita a ripetere il disco rotto della impossibilità di riconoscere uno stato palestinese che non riconosce lo stato di Israele. Ormai anche i sassi sanno che Israele è stato riconosciuto da tutti i paesi arabi confinanti, mentre il diritto dei palestinesi ad avere un proprio stato è da sempre rosicchiato giorno per giorno dai "topi" israeliani che seguitano a divorare territori e fonti d'acqua della Cisgiordania.
E' veramente singolare che il capo del governo di un paese pretenda di stabilire lui come deve essere organizzato e governato uno stato che ancora non c'è. E' la solita logica dei guerrafondai, tanto conosciuta dai tempi della favola del lupo e dell'agnello.
Ma intanto mentre gli israeliani cercano nuovi trucchi per nascondere i loro veri intenti che sono quelli di mangiarsi l'intera Palestina (non a caso Netaniyahu seguita a fare riferimento ai termini di Giudea e di Samaria) i palestinesi sembrano avviarsi a ricostituire l'arma più importante della loro causa e cioè la loro unità.


P.S: mi è capitato, purtroppo di assistere davanti alla televisione allo spettacolo della squallida esibizione di quel losco personaggio che risponde al nome di Magdi Cristiano Allam, i cui scritti sono diventati talmente spregevoli che da qualche tempo il Corriere della Sera ne fa volentieri a meno, e il convertito in mondo visione ha trovato come nuova sponda il "giornale" di Sallusti. Conclusione inevitabile: i fascisti devono sempre finire in compagnia dei fascisti. L'illustre pseudo giornalista, richiesto di un parere sulle rivolte dei paesi arabi e, in particolare sulle vicende di Libia ha risposto: nei paesi islamici esistono solo due centri di potere, le forze armate e le moschee. Le prime sono il puntello delle dittature, le seconde sono il principale sostegno agli estremisti islamici...
Il vecchio socialista Massimo Pini ha commentato: "Dalle parole di Magdi Allam mi sembra di capire che egli auspica il bombardamento delle forze armate di Gheddafi e contemporaneamente o subito dopo quello delle mosche. Posizione "pacifista" di indubbio respiro". 

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