sabato 2 aprile 2011

L'UOMO NELL'ISLAM

Secondo il Corano la creazione dell'uomo assume un ruolo particolarmente significativo nell'opera creatrice di Dio. Tra gli esseri dotati di percezione le bestie percepiscono solo il "particolare"; gli angeli percepiscono solo l'universale; gli uomini percepiscono sia l'universale che il particolare. L'uomo ha dunque una posizione intermedia tra gli esseri spirituali e gli esseri materiali, il che gli conferisce un valore unico nell'ambito della Creazione.
Il Corano racconta che Dio ha dato forma ad Abramo con dell'argilla: "Creammo l'uomo da argilla secca, tratta da mota impastata (Cor. XV, 26)"; "Sappiate che vi creammo da polvere (Cor. XXII, 5)"; "Creò l'uomo di argilla risonante come terraglia (Cor. LV, 14)".
Dio ha inoltre dotato l'uomo di una bella e armoniosa figura (Cor. LXIV, 3), gli ha donato l'udito, la vista, le orecchie, gli occhi, le labbra e la ragione, disponendo il mondo al suo servizio e rendendo la Terra docile al suo operato; ma soprattutto l'ha preferito al resto del Creato, perché ha soffiato su di lui il proprio spirito e gli ha dato il ruolo di suo vicario sulla Terra (Khalifa).
Il Corano prosegue poi col racconto della disobbedienza dell'Angelo Iblis, a cui Adamo venne presentato da Dio. Dio chiese agli Angeli di adorare il primo uomo ma Iblis rifiutò affermando che l'uomo era di natura inferiore perché fatto di Terra mentre lui era un Angelo composto di fuoco purissimo. Adamo ricevette direttamente da Dio su tutti i nomi attribuiti alle realtà create prima di lui; e poiché gli Angeli non avevano ricevuto questa conoscenza, dopo la disobbedienza di Iblis Dio ordinò ad Adamo di spiegare loro il nome delle cose. Da ultimo l'uomo ricevette da Dio la "Proposta del Patto" e cioè della sottomissione alla legge, e Adamo lo accetto. Analoga proposta era stata fatta a tutta la creazione e questa aveva rifiutato ritenendo l'impegno troppo pesante. L'uomo invece accettò il Patto con Dio e per questo divenne essere privilegiato, ma anche quello sottoposto a Giudizio Divino. In virtù di questo pegno tutti gli uomini sono già all'atto della nascita dei "muslimum" e cioè dei "sottomessi a Dio". Solo la famiglia o le condizioni sociale e storiche possono portarvi ad abbandonare la vera fede ed aderire ad altre religioni, ma tutti i diritti come creature di Dio spettano solo ai veri muslimum.
In altri punti del Corano il racconto della Creazione fa emergere la debolezza e l'insignificanza dell'essere umano di fronte a Dio: "Ed Egli è Colui che ha creato i due generi, il maschio e la femmina, da una goccia di sperma; e a Lui incombe l'altra creazione e in vero è Lui che arricchisce e provvede (Cor. LIII, 45-48)"; "Da cosa lo ha creato Allah? L'ha creato da una goccia di sperma e ha stabilito il suo destino, quindi gli ha aperto la via, lo ha fatto morire e giacere nella tomba e infine lo risusciterà quando vorrà".
L'uomo possiede anche cattive qualità: la debolezza, l'instabilità che quando sta male gli fa perdere subito fiducia e speranza, la dimenticanza di Dio quando è nel benessere; l'uomo, inoltre, è avido, timido, sorvido, ignorante e tendente all'ingiustizia, è incline al male e si accosta alla fede con difficoltà.


La tradizione filosofica islamica sostiene che il mondo è composto da tre regni distinti: minerale, vegetale e animale. Le piante e gli animali possiedono un'anima o principio vitale, con gradi di perfezione diversi.
Solo l'uomo possiede la pienezza dell'anima e oltre a tutte le altre facoltà vitali, la razionalità.
Composto di anima e corpo, secondo molti filosofi islamici l'anima è ciò che rende possibile ad un corpo di essere quello che è e agire secondo la sua natura. Per indicare l'anima si usano i due termini "Nafs" e "Ruh". Si tratta di termini spesso intercambiabili, anche se il primo indica il principio della sensazione e del movimento e il secondo lo spirito vero e proprio; ma nell'antica poesia araba "Nafs", in contrapposizione a "Ruh" che vuol dire respiro e vento, nel Corano indica unicamente l'anima, mentre Ruh può indicare l'anima umana o la persona e Ruh allude allo spirito di Dio insufflato nell'uomo.
Il Corano e la tradizione islamica affermano rigorosamente l'immortalità dell'uomo e dell'anima in specie. L'uomo creato da Dio è destinato a vivere in eterno anche se nasce il dibattito sulle modalità con cui questo potrà avvenire. Il corpo è mortale e destinato al deterioramento mentre l'anima è qualcosa di non percepibile materialmente e la cui esistenza è oggetto di pareri discordanti. Il Corano parla di resurrezione o di seconda creazione: "A Dio incombe l'altra creazione e in vero Lui arricchisce e provvede" (Cor. LIII, 47-48).
Parlare di mortalità dell'anima e di vita del corpo oltre la morte ha comportato il tentativo di spiegare come ciò sia possibile. Complessivamente le diverse argomentazioni sul tema possono essere sintetizzate in 3 dottrine:
1 - L'uomo si identifica con il corpo fisico e la vita è un "accidente" del corpo e a termine con la morte. L'anima funge solo da principio vitale ma non è una sostanza immateriale. Ne consegue che la morte è il punto finale della vita e quindi Dio procederà a una nuova creazione; dopo la morte, tuttavia, il corpo non scompare, ma rimane polvere e la resurrezione sarà una ricostruzione del corpo a partire dalla polvere rimasta;
2 - L'anima è una sostanza spirituale individuale e sopravvive al corpo come ente assè. La morte la separa dal corpo che diventa polvere. La nuova vita risulterà dall'unione dell'anima con il suo corpo riformato dalla polvere rimasta in decomposizione;
3 - Il mondo non è eterno e quindi le anime non sono in numero infinito. Quando tutte le anime create da Dio avranno svolto il loro scopo terreno, vi sarà la fine del mondo e Dio provvederà alla resurrezione degli uomini. (Quest'ultima dottrina ha avuto l'autorevole sostegno di Al-Ghazali cui si è opposto Ibin Rushd; nell'Eanima Ibin Rushd nega l'immortalità dell'anima in quanto solo l'intelletto attivo e universale è immortale, mentre quello individuale e passivo è legato indissolubilmente al corpo e legato con esso).

Un tema di particolare importanza è quello della libertà dell'uomo di fronte ai suoi simili e nei confronti del Creatore. Per l'Islam l'uomo può fare il bene e il male, ma se nell'umanità esiste il male da dove proviene?
Il male è opera di Dio o è opera dell'uomo? O degli Angeli ribelli? Da dove deriva il merito o il demerito dell'uomo nel compiere le azioni? Quale valore ha il perdono di Dio e in quali casi questo viene concesso?
I - L'uomo può agire liberamente, ma solo nell'ambito consentito da Dio. Nulla può essere compiuto dall'uomo se Dio non lo vuole o non lo permette. Negare ciò significherebbe limitare l'onnipotenza divina e quindi l'assolutezza; il che porterebbe a negare la divinità.
II - A proposito del male il Corano presenta quattro racconti che identificano tipologie diverse di comportamento negativo:
A - I Jinn sono stati i primi esseri a cui Dio ha dato vita. Essi avrebbero attraversato l'universo compiendo cattive azioni, aggredendosi l'un l'altro e uccidendosi compiendo in tal modo il male.
B - Dopo la Creazione del mondo fisico e degli Angeli il secondo momento di negatività è stato il male razionale operato da Iblis, il Demonio. Questi, alla richiesta di adorare l'uomo, rifiutò di obbedire a Dio argomentando la sua superiorità di essere di fuoco mentre l'uomo è stato creato dalla terra;
C - Dopo la creazione dell'uomo un nuovo tipo di male è quello compiuto da Adamo e da Eva che hanno disobbedito all'ordine di Dio di non mangiare i frutti di un albero. Essi avrebbero commesso un atto malvagio ascoltando le parole di Iblis. Dopo aver mangiato il frutto proibito i progenitori si accorsero di essere nudi e si coprirono con delle foglie prelevate dall'Eden; Chiesero quindi perdono a Dio e lo pregarono di venire in loro soccorso. Dio concesse il perdono ma condannò gli esseri umani ad allontanarsi dal paradiso e a condurre una vita meschina sulla terra. Ne consegue che nell'Islam il peccato originale è stato perdonato e di conseguenza non colpisce tutti gli uomini alla nascita. Non vi è quindi la necessità di un salvatore che liberi gli esseri umani dal peccato originale; gli uomini, tuttavia percepiscono la necessità di tornare alla purezza originaria e anelano allo stato paradisiaco.
D - Un'altra tipologia di male è stata introdotta nell'umanità attraverso il peccato di Caino che uccide il fratello Abele sull'onda della passione e dell'invidia.
La questione del male compiuto dall'uomo pone immediatamente il problema dell'onniscenza di Dio e dell'onnipotenza. L'uomo, quando compie il male, agisce di sua spontanea volontà o è indotto a compiere un gesto malvagio dal volere di Dio? Nel primo caso si mette in discussione l'Onniscenza e l'Onnipotenza divina, perché l'uomo fa qualche cosa che Dio non sa e al di fuori della sua azione diretta. Nel secondo caso l'uomo fa qualcosa secondo il potere divino, ma allora Dio diventa anche malvagio. Inoltre se l'uomo non è libero di agire come può essere considerato responsabile delle sue azioni e di conseguenza punito o premiato?
Gli studiosi hanno distinto tra la dottrina della Jabriyya, o dell'atto costretto, secondo la quale l'uomo non è libero di compiere nulla e il suo comportamento è influenzato dall'onniscenza di Dio; e quella della Qadariyya, o dell'atto di potenza, che rivendica invece la volontà dell'uomo di agire e quindi Dio crea solo il bene mentre il male proviene solo dall'uomo e da Satana. L'uomo sceglie liberamente tra bene e male e Dio conosce "Ab Aeterno" (dall'eternità) ciò che l'uomo sceglierà.
Sul tema si contrappongono nell'Islam diverse scuole:
I - I Mu'Taziliti affermano il principio della giustizia divina secondo la quale Dio non può non volere il bene:
"Una cosa non è buona perché Dio la fa, ma Dio la fa perché è buona; quanto al male, esso è creato dall'uomo, Dio non crea le azioni umane e per questo queste possono essere punite o premiate";
II - Gli Ash'Ariti distinguono tra Qada (decreto eterno di Dio) e Qadar (suo sviluppo nel tempo). Dio non può essere compreso totalmente dall'intelletto, è giudice giusto perché fa ciò che vuole ma in ossequio all'assoluto volontarismo può cambiare idea sul bene e sul male. Una cosa è buona perché Dio la fa e non in se stessa, e quindi Dio potrebbe decidere di premiare l'empio e dannare il virtuoso: nulla impedisce di fare oggi ciò che non avrebbe fatto ieri. Secondo Al-Ash' Ari: "Dio è Creatore degli atti dell'uomo, ma questi poi gli fa propri e può pertanto essere ritenuto responsabile di tali atti e meritare quindi il paradiso o l'inferno";
III - Al-Ghazali segue una via mediana sostenendo che l'azione è il risultato di 3 momenti successivi: l'Inclinazione, la Decisione e la Volontà. L'inclinazione e la decisione non sono poste sotto il completo controllo dell'uomo e la volontà rivolta a un'azione buona non può essere esercitata senza l'aiuto divino. In questo quadro la scelta è comunque subordinata al giudizio dell'intelletto, quindi assolutamente libero è solo Dio che possiede la pienezza dell'intelletto. Egli distingue inoltre le azioni naturali e necessarie, le azioni volontarie e le azioni dovute ad un scelta comunque soggette all'intelletto. Da queste le azioni umane sono quelle relativamente condizionate, quelle naturali sono necessarie e quelle divine assolutamente libere










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