sabato 22 gennaio 2011

NASCE FINALMENTE L'ASSOCIAZIONE DEI MUSULMANI ITALIANI DI VICENZA

Venerdì 28 gennaio alle ore 20:00, nella sala riunioni gentilmente concessa nella sede delle missioni dei padri salesiani in viale trento, si costituirà formalmente e sostanzialmente l'associazione "Art.19" dei musulmani italiani di Vicenza. Ad essa aderiscono sia i musulmani italiani per nascita e per origine, sia quelli che hanno acquisito la cittadinanza per naturalizzazione, e cioè per concessione con decreto del Presidente della Repubblica ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, sia i giovani che, nati da ex-extracomunitari diventati cittadini italiani, sono a loro volta nati in Italia, dove hanno svolto i loro studi e i non pochi casi acquisito diplomi e qualche laurea ("I nuovi italiani"). Da un calcolo approssimativo per difetto siamo in grado di fissare ad almeno 300 le persone che presentano le sopra elencate caratteristiche: contiamo di acquisirle alla nostra associazione che avrà finalità di prevalente carattere culturale e di assistenza giuridico amministrativa e non potrà quindi, per basse motivazioni di speculazione anti islamiche, essere etichettata come una entità "islamica" con connotazioni integralistiche, fondamentaliste, magari terroristiche. Per dirla in breve la nostra associazione nasce come un caso di legittimo esercizio del diritto di associazione che spetta a tutti i cittadini ai sensi dell'articolo 18 della Costituzione, anche se ovviamente e come dice la sua stessa denominazione la principale attività pratica che verrà svolta sarà quella di assicurare la piena attuazione nei confronti di cittadini come gli altri del disposto dell'articolo 19 del testo costituzionale: quello che definisce la libertà religiosa un diritto assoluto dell'uomo. Poichè tutti i suoi associati parlano perfettamente la lingua italiana, e non hanno perciò intenzione di sovraccaricarsi dei ridicoli corsi di dialetto veneto organizzati dall'amministrazione provinciale di Vicenza, la lingua che verrà usata dall'associazione Art.19 sarà l'ITALIANO.
Le donne che ne faranno parte non indosseranno il burqa, che del resto è un tipo di velatura non prevista dal Corano e non praticata nella quasi totalità dei paesi a maggioranza musulmana: cogliamo anzi l'occasione per informare gli ignoranti in mala fede tipo la Santanchè, che della battaglia contro il burqa ha fatto la sua bandiera, che questo tipo di copricapo o di velatura è un costume che si è diffuso nella parte dell'Afghanistan di etnia Pashtum a causa del dominio che per un certo periodo di tempo è stato esercitato dall'induismo; il burqa, infatti, era il copricapo delle mogli dei bramini e quindi veniva considerato una sorta di indumento che conferiva prestigio sociale, un pò come la "veletta" delle gentildonne europee dell'800, o il copricapo di pelle di castoro che amavano esibire i gentiluomini europei del '700.
Sarà cura dell'associazione organizzare corsi di storia per far conoscere le vicende del nostro paese, con particolare riferimento alla lunga lotta che gli italiani dovettero combattere contro le dominazioni straniere per almeno un secolo. Di tale lotta che si concluse 150 anni fa con l'Unità d'Italia, vogliamo rendere consapevoli i nuovi italiani: è necessario che essi ne conoscano i valori di libertà, di eguaglianza e di giustizia, ampiamente presenti nel Corano e nella storia dell'Islam. La consapevolezza di tali ideali e dei sacrifici che i patrioti italiani dovettero affrontare, renderà evidente come la forza politica che tali valori nega con il disprezzo per la nostra bandiera, per la nostra storia e per i suoi eroi è la stessa che non manca occasione per diffamare i musulmani e per inventarsi un Islam di comodo, in nome di un attaccamento ai valori cristiani che vengono in realtà palesemente negati dal razzismo, dalla xenofobia e dall'egoismo del ricco contro i poveri. L'associazione cercherà anche di attrezzare i nuovi italiani con la conoscenza dei fondamenti del nostro sistema giuridico: dal diritto privato a quello amministrativo, dal diritto penale al diritto costituzionale. Ci piacerebbe che ognuno degli associati acquisisse una consapevolezza del valore della cittadinanza fino ad essere in grado di imitare il comportamento di un nostro fratello, il quale fermato da un vigile urbano che chiedeva i documenti, esibiva la carta d'identità, (italiana); e al vigile che gli chiedeva anche di esibire il permesso di soggiorno rispondeva: "Lei ce l'ha?". Naturalmente l'associazione intende portare avanti anche concrete iniziative pratiche.
La prima, e più urgente è la richiesta di uno spazio cimiteriale nel quale i musulmani italiani possano seppellire i loro morti senza dover rinunciare ai loro principi religiosi. Su questa questione vogliamo dare fin d'ora essenziali chiarimenti:

I - I musulmani italiani non chiedono un cimitero islamico ma un cimitero acattolico, dove possono trovare ospitalità anche i defunti di altre religioni che non edifichino nei cimiteri chiese o pratiche di culto simili alla messa cattolica. Sotto questo profilo i musulmani italiani sono disponibili ad accordi con i cittadini di religione ebraica e di religione cristiane protestante che si caratterizzano per l'estrema sobrietà delle sepolture e non ne fanno occasione di inaccettabile ostentazione, con statue, marmi e altri elementi che annullano il principio che la morte rende tutti eguali;

II - Naturalmente i musulmani italiani si impegnano a rispettare tutte le norme che la legge italiana detta in materia cimiteriale comprese le modalità materiali di sepoltura; nel contempo ricordiamo alle autorità comunali che i servizi cimiteriali non sono un optional, sul quale possa esistere una qualche discrezionalità: essi sono servizi obbligatori come la distribuzione dell'acqua, della luce e del gas e la raccolta rifiuti solidi urbani che, con tutta evidenza, non possono essere negati a qualcuno a causa della sua religione;

III - La nostra prima iniziativa sarà quindi la domanda all'amministrazione comunale di poter utilizzare il cimitero acattolico esistente, che è chiuso per mai spiegati motivi dal 1956. C'è stato ufficiosamente comunicato che esisterebbero impraticabilità dovute a divieti della sovraintendenza ai monumenti e altre dipendenti dalla natura del terreno; ma in questo caso il Comune risponda negando la possibilità di utilizzazione con esplicite e dettagliate motivazioni per darci la possibilità di frapporre al diniego i ricorsi previsti dalla legge o di dare fondamento alla richiesta di uno spazio sostitutivo;

IV - Facciamo presente che altri Comuni capoluoghi del veneto e dell'intero Nord Italia hanno cimiteri acattolici (siamo disponibili a fornire agli uffici preposti del Comune qualche esempio in materia); e ci auguriamo che il Sindaco Variati dopo varie promesse e tergiversazioni non pensi di concludere con una lettera in cui dice di non conoscere la comunità islamica e le sue iniziative. Una risposta del genere sarebbe deplorevole se data ad extracomunitari non cittadini; ma fornita a cittadini a pieno titolo sarebbe un inaccettabile atto di insensibilità arrogante. Il Sindaco di una città deve conoscere tutti i suoi cittadini come suoi amministrati e come elettori che esprimono gli organi del Comune, compreso il Sindaco.


Aggiungiamo che tra i diritti che i musulmani italiani rivendicare e, anzi, praticare a pieno titolo, vi è anche quello di chiamare il luogo nel quale si riuniscono il venerdì per ascoltare i sermoni dell'Imam e per praticare la preghiera collettiva non più con accorgimenti lessicali del tipo: centro culturale o simili, ma col nome proprio di MOSCHEA.

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