martedì 25 gennaio 2011

STORIA DELL'ISLAM - L'IMPERO OTTOMANO

Il crollo di Bisanzio, seguito al saccheggio di Costantinopoli ad opera della IV Crociata cristiana nel 1204, favorì già dai primi decenni del secolo l'affermazione della potenza turca in Asia minore. La frammentazione dell'autorità bizantina rese possibile la costituzione del regno Selgiuchide di Rum nell'Anatolia occidentale e lo stabile insediamento di popolazioni turche e turcomanne, spinte dalle conquiste mongole nella regioni persiane e siriane.
Queste popolazioni, organizzate in tribù, tendenzialmente nomadi e di forte impronta guerriera, sottrassero a Bisanzio vasti territori, così contribuendo alla rapida ascesa del regno Selgiuchide. Quando le ripetute incursioni mongole del 1240 ridussero progressivamente il regno di Rum a un protettorato dei Mongoli, le popolazioni turche dell'Anatolia si organizzarono in un sistema di confraternite religiose, noto come "Akbis", ispirate alla comune fede nell'Islam e a particolari devozioni mistiche e ascetiche. Le confraternite sopperirono all'assenza dei governi municipali seguita alla disgregazione del potere Selgiuchide e all'indifferenza dell'autorità mongola, e assunsero direttamente funzioni sociali, amministrative e di controllo del territorio. A partire della seconda metà del XIII secolo da questa esperienza nacquero ben presto piccoli principati, la cui struttura era saldamente fondata sulla potenza militare delle confraternite. A una di queste, la confraternita "Ghazi" appartenevano anche i fondatori del principato ottomano, che prese il nome dal secondo sovrano del regno, Osman, succeduto nel 1281 al padre Ertoghrul, al qualche i Selgiuchidi avevano affidato dal 1260 il governo della regione di Suyut perchè la difendesse dai bizantini e ne estendesse il territorio.
Il regno ottomano si distinse dagli altri principati turchi dell'Anatolia occidentale per la sua posizione di frontiera, a stretto contatto con i territori di Bisanzio. Le mire espansioniste del regno verso occidente, ben presto assecondate da Osman, rispondevano al fervore spirituale della confraternita Ghazi, tesa alla diffusione dell'Islam e alla lotta contro gli "infedeli".
Nei primi decenni del IV secolo il regno si estese fino alle coste del Mar Nero e dal Mar di Marmara, determinando l'accerchiamento da oriente di Costantinopoli. Il successore al trono, Orkhan, allargò i confini del principato, conquistò la città di Bursa nel 1326, facendone la nuova capitale del regno e avanzò verso Bisanzio conquistando Nicea e Nicomedia nel 1337.
Orkhan predispose quindi una riforma strutturale delle proprie milizie, fino ad allora composte da guerrieri nomadi; formò un esercito regolare, in parte mercenario che mise sotto la guida dell'aristocrazia turca e sviluppo un'amministrazione dello stato fondata sul carattere militare e religioso del potere, in linea con la tradizione Selgiuchide. Il sovrano, infatti era ancora sostanzialmente un capo tribale, la cui autorità dipendeva dai successi militari ottenuti; ma nell'organizzazione del principato la sua centralità era indiscussa. Lo stato era considerato proprietà della famiglia regnante; l'amministrazione dei territori del regno era affidata ai figli del sovrano, i quali legavano a se le gerarchie militari ricompensandole dei propri servizi con parte dei territori da essi controllati. A capo di questa articolazione accentrata il principato incorporò pacificamente l'emirato turco di Karasi nel 1345, che disponeva di un'equipaggiata flotta marittima. Nel 1353 Orkhan attraversò finalmente lo Stretto dei Dardanelli e l'anno successivo occupò Gallipoli facendone la base per le successive spedizioni militari nel continente europeo.

La formidabile crescita della potenza ottomana a partire dalla seconda metà del secolo è dovuta alla grandezza politica e militare del successore al trono del principato, Murad I, primo sovrano ottomano al quale nelle iscrizioni venne attribuito il titolo di sultano. Murad proseguì rigorosamente la guerra contro gli "infedeli" conquistando tutti i territori bizantini situati ad ovest di Costantinopoli. Adrianopoli, seconda città bizantina cadde nelle mani del sultano nel 1361. 10 anni più tardi, l'esercito guidato da Murad sconfisse Bulgari e Serbi sul fiume Marizza nella Tracia centrale, aprendo la via all'avanzata ottomana nell'Europa sud-orientale, dove le armate turche sbaragliarono definitivamente la tenace resistenza balcanica nella celebre battaglia di Kosovo Poljie del 1389, in cui il sultano perse la vita nonostante la vittoria, ma l'aristocrazie serba venne praticamente sterminata.
Bisanzio venne risparmiata per l'insufficienza dell'equipaggiamento dell'esercito turco, che non disponeva ancora di un adeguato arsenale per organizzare un assedio della città. Il sultano si rivolse anche verso oriente, consolidò il potere ottomano in Anatolia e perseverò nella politica conciliante inaugurata da Orkhan. Con una avvenuta strategia diplomatica l'impero incorporò la città di Ankara, sottratta all'autorità della confraternita Akhis e ottenne il controllo del porto mediterraneo di Antaliya.
L'espansione territoriale del principato e la distanza dei nuovi confini dalla capitale Bursa rese presto necessaria una più struttura organizzazione dello stato, che risentì pesantemente dell'influsso bizantino. L'amministrazione centralizzata dell'impero perse il carattere tribale delle origini, sostituito da un'articolazione complessa delle competenza e delle funzioni governative, al cui vertice vi era il "consiglio del governo" (Divan), cui concorrevano i diversi dipartimenti delle amministrazioni, coordinati da un Gran Vizir, nominato direttamente dal sultano. Venne inoltre costituito un capillare sistema di imposizione fiscale, la cui efficienza era radicata nell'istituto feudale del "Timar", mediante il quale lo stato conteneva le onerose spese derivanti dal mantenimento di un esercito formato in gran parte da mercenari. Per contrastare il potere dell'aristocrazia turca Murad affiancò alle milizie regolari un corpo militare, i Giannizzeri, formato in parte da prigionieri di guerra liberati e in parte da giovani cristiani dei Balcani, convertiti all'Islam, ai quali il sultano affidò la riscossione delle tasse nei territori dell'impero. In tal modo si costruì un ramificato sistema amministrativo nel quale i territori sottomessi all'autorità ottomana divennero vassalli del sultano, obbligati a versare un tributo annuale e a prestare assistenza militare all'esercito imperiale. Il governo delle provincie dell'impero rimase in gran parte nelle mani delle autorità amministrative originarie che godevano di ampia autonomia nella gestione del territorio e delle popolazioni poste sotto la loro guida. Questo decentramento del governo dei territori imperiali scongiurò la rivolta dei popoli sottomessi e consentì agli Ottomani di imporre la propria autorità senza edificare nuovi sistemi amministrativi e senza gravosi oneri delle casse imperiali.

Bayazid I, uno dei due figli di Murad, salì al trono imperiale alla morte del padre dopo aver eliminato il fratello e inaugurò la rigida prassi della indivisibilità della eredità ottomana. Il nuovo sultano, ancora più sensibile, all'influenza della cultura bizantina, introdusse un regolamento di etichetta per la corte imperiale inimicandosi in tal modo la confraternita Ghazi, fedele a un rigore spirituale molto lontano dal lusso e dalle raffinatezze delle corti occidentali.
Bayazid intraprese una politica militare ancora più aggressiva di quella del predecessore, il cui esito fu la completa affermazione della supremazia ottomana sugli stati cristiani dell'Europa orientale. Nel 1393 il sultano conquistò Tarmolo, capitale del regno Bulgaro, e vi installò la prima amministrazione guidata da funzionari ottomani. Egli estese poi l'autorità imperiale in Anatolia annettendo il principato turco di Karaman tra il 1391 e il 1397, interrompendo la politica diplomatica fino allora perseguita dagli ottomani verso i regni musulmani, in favore di una strategia espansionista indifferente all'etnia o alla religione degli avversari.
Nel 1395 il sultano attaccò il regno di Ungheria. Nello stesso anno iniziò l'assedio di Costantinopoli che Bayazid fu costretto ad interrompere per la reazione dei regni cristiani di occidente schieratisi a fianco del re di Ungheria, Sigismondo. Dinanzi alle ambizioni del sultano, il mondo occidentale organizzò un imponente impresa crociata, alla quale parteciparono tutte le nazioni cristiane, ma nella notevole potenza militare, ne la determinazione dei crociati riuscirono a fermare l'avanzata turca. Il 22 Settembre 1396, a Nicopoli sul Danubio, l'esercito cristiano subì una disfatta senza precedenti che confermò ancora una volta la straordinaria fama d'invincibilità della potenza ottomana.
L'avanzata della potenza ottomana verso occidente e in Asia minore, furono sconvolte all'inizio del nuovo secolo dall'intervento delle armate mongole guidate da Tamerlano, che regnava nella vicina regione persiana sin dal 1380 e che nei primi mesi del 1400 conquistò Baghdad. Quanto già avvenuto al regno Selgiuchide di Rum, crollato di fronte alle devastazioni provocate dalle incursioni mongole in Anatolia, nella seconda metà del 200, sembrò inizialmente ripetersi per l'impero ottomano. Le ambizioni espansionistiche di Bayazid I destarono l'attenzione della potenza mongola, infastidita dall'ingombrante presenza ottomana in regioni appartenuta all'Illkhan. Tamerlano sollecitato dai principi turchi che si erano arresi all'autorità del sultano, entrò in Anatolia e occupò Sivas, sbaragliando facilmente gli ottomani indeboliti dalla defezione dei guerrieri della confraternita Ghazi che detestavano il sultano per i suoi comportamenti "europei" e per uno stile di vita molto distante dal vigore dell'Islam. Ben più grave fu la sconfitta subita dagli ottomani ad Ankara dove Bayazid fu fatti prigioniero; nello stesso anno la capitale dell'impero Bursa, fu sottoposta a saccheggio e la popolazione massacrata. Il sultano si tolse la vita nelle carceri mongole con ciò sancendo la grave crisi della mezzaluna.
Nonostante il grande momento di difficoltà, molto presto la crisi dell'impero si rivelò solo parziale. La potenza ottomana uscì dalla disfatta subita molto ridimensionata in Asia minore dove i principi turchi riacquistarono la propria indipendenza; la mezzaluna conservò soltanto la regione di Bursa, corrispondente al territorio del principato ottomano delle origini. Al contrario le province occidentali dell'impero rimasero fedeli all'autorità del sultano probabilmente per un fondato timore del suo potente esercito. Il successivo decennio di stabilità, dovuto ai conflitti dinastici tra i figli del sultano, non provocò comunque alcun crollo dell'impero che anzi superò indenne il momento di debolezza, soprattutto per l'assoluta disorganizzazione dei regni cristiani, rimasti completamente passivi di fronte alla crisi della Mezzaluna.
Nel 1413 uno dei figli di Bayazid, Mehmed I riunì il potere dello stato nelle sue mani grazie al prezioso sostegno delle confraternite Ghazi spontaneamente offerte in ossequio alle sue usanze tradizionali e ortodosse. Il nuovo sultano, dopo aver ricondotto la Serbia e la Bulgaria a rapporto di vassallaggio, inaugurò una politica conciliante grazie alla quale l'impero riprese il controllo della maggior parte dei principati turchi dell'Anatolia.
I venti anni di reggenza del successore di Mehmed, Murad II, segnarono la piena rinascita della potenza ottomana a ciò concorsero i numerosi successi delle campagne militari e una politica orientata alla mediazione diplomatica e al compromesso. Murad portò ben presto a termine il processo di restaurazione della autorità ottomana in Anatolia incorporando tutti i principati turchi, ad eccezione dei regni di Karaman e di Candar che conservarono la propria autonomia dietro pagamento di onerosi tributi. Il sultano vinse anche le rivolte sollevatesi nella regione balcanica e nel 1424 stipulò un accordo capestro con Bisanzio che ridusse l'impero d'oriente soltanto alla sua capitale. Non soddisfatto dei termini dell'impresa Murad assediò Costantinopoli e ottenne in breve tempo il versamento di ulteriori tributi; nel 1432 stipulò inoltre un accordo di pace con Venezia con il quale la Serenissima si impegnava a versare tributi in cambio di privilegi commerciali, grazie ai quali Venezia diventò la prima potenza mercantile nei territori ottomani.
Nel decennio successivo il sultano avviò grandiose campagne militari soprattutto contro il regno di Ungheria che contendeva alla Mezzaluna il controllo delle ricche miniere della Serbia. Murad intervenne nei Balcani assoggettando in un primo momento l'intera area albanese e conducendo successivamente imponenti spedizioni direttamente in Ungheria. La tenace resistenza dei popoli balcanici, riunitisi attorno alle figure carismatiche dell'albanese Skanderbeg ed dell'ungherese Giovanni Hunyabi sembrò in grado di interrompere l'avanzata ottomana, ma nel giro di pochi anni l'impero dimostrò ancora una volta la sua invincibilità. Le milizie ungheresi, supportate dagli eserciti dei regni di occidente ma tradite dalla desistenza di Venezia e dei Serbi furono annientate nella battaglia di Parna nel 1444. La nuova disfatta cristiana pose fine agli sforzi contro gli ottomani. Nel 1448 la Mezzaluna sbaragliò la resistenza albanese a Kosovo, restaurando definitivamente l'autorità imperiale nella penisola balcanica.
Il momento d'oro dell'impero favorì la crescita del commercio interno, controllato dai mercanti veneziani e genovesi e dominato da Bursa che diventò la capitale del mercato della seta. L'aumento della ricchezza e il successo nelle campagne militari incoraggiarono l'ascesa sociale dei Giannizzeri e la progressiva esclusione dai ruoli dirigenti dello stato dell'antica nobiltà ottomana. Questa silenziosa rivoluzione sociale provocò una profonda riorganizzazione dello stato, nuovamente innervata di ninfa bizantina, che confermò ancora una volta la sostanziale indistinzione della società politica ottomana dalla civilizzazione europea. Murad intraprese un gigantesco lavoro di riarticolazione dell'impero raccogliendo in complessi codici di leggi (Kanun) una minuziosa argomentazione delle gerarchie e delle funzioni dello stato.
L'ascesa della potenza ottomana ebbe il suo momento culminante nella conquista di Costantinopoli realizzata nel 1453 dal nuovo sultano Mehmed II. Dopo un lungo assedio durato alcuni mesi, l'antica capitale d'oriente fu espugnata e sottoposta a massacri e a saccheggi per giorni. Il sultano espulse gli abitanti greci dalla città e gli sostituì con genti di etnia turca. La minoranza di origine greca, cui fu concesso di restare a Costantinopoli fu obbligata a versare cospicui tributi al sultano in cambio del riconoscimento dell'autonomia della comunità che conservò i propri costumi sociali e religiosi.
Rafforzato da questo strepitoso successo, Mehmed avviò una nuova serie di spedizioni militari nella penisola balcanica e nelle isole dell'Egeo entrando presto in conflitto con Venezia. La lunga guerra con la Serenissima si protrasse per quasi due decenni e si concluse con un accordo di pace che prevedeva il mantenimento dei privilegi commerciali della repubblica marinara nei territori dell'impero in cambio di un versamento di un tributo annuale e della cessione al sultano dei territori albanesi contesi da Venezia. L'espansione dell'impero conseguita con le campagne militari di Mehmed gettò le basi per una supremazia incontrastata della potenza ottomana nell'Europa orientale, che i sultani dominarono nei 4 secoli successivi.
Il commercio rimase un importante risorsa nelle casse dello stato, pur essendo controllato dai mercanti italiani insediatisi nella nuova capitale dell'impero, Istanbul che diventò un'immensa metropoli, crocevia di immensi traffici e centro culturale di riferimento per il mondo musulmano e per la civiltà occidentale.
Le ricchezze accumulate nelle casse imperiali, provenienti dallo sfruttamento delle miniere balcaniche la cui proprietà era concentrata nelle mani del sultano, e dalla forte pressione fiscale imposta ai sudditi e agli stati vassalli, consentirono a Mehmed di proseguire la costruzione di amministrazioni ottomane in tutte le province imperiali, che venne portata a compimento da Bayazid II. Questi pianificò un sistema fiscale più equo che prevedeva un'imposta uguale per tutti i sudditi, a copertura della spese militari, e gettò inoltre le basi per un forte incremento commerciale, incoraggiando l'insediamento degli ebrei sefarditi espulsi dai regni spagnoli cattolici nel 1492.

Nessun commento:

Posta un commento