domenica 16 gennaio 2011

RELAZIONI E DIALOGO TRA CRISTIANI E MUSULMANI

Durante i lavori preparatori del concilio vaticano II non era previsto nessun documento riguardante l'Islam e le religioni non cristiane. Tuttavia l'enciclica "Pacem in terris" (1963) di Giovanni XXIII, aveva aperto la strada della chiesa cattolica al dialogo con i credenti delle altre religioni. Un anno dopo Paolo VI, con l'enciclica "Ecclesiam Suam" (1964) disegnò una nuova architettura del rapporto tra la chiesa e l'umanità, fondata sul dialogo (Colloqium) col mondo in cui si trova a operare. I destinatari del dialogo di salvezza vennero raggruppati in ideali cerchi concentrici, e nel secondo cerchio vennero collocati i credenti in Dio e cioè gli ebrei e i musulmani.
Negli anni del Concilio vaticano II le chiese del medio oriente avvertirono l'urgente necessità della coesistenza pacifica tra cristiani e musulmani, mentre le chiese del Maghreb presero le distanze dagli scopi e dai fini degli stati ex-coloniali. Tre fatti nuovi valsero a sconvolgere profondamente gli equilibri tra avversari e fautori del dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani: il pellegrinaggio di Paolo VI in terra santa, la creazione del segretariato per i non cristiani e la pubblicazione dell'enciclica Ecclesiam Suam e in questo orizzonte nacquero dichiarazioni conciliari riguardanti i rapporti della chiesa con l'Islam:

I - Nella "Lumen Gentium" del 1964 i musulmani sono considerati membri del Popolo di Dio: "Il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il creatore, e tra questi in primo luogo i musulmani che professano di seguire la fede di Abramo e adorano con noi il Dio unico e misericordioso, giudice degli uomini nell'ultimo giorno";

II - Nella dichiarazione "Nostra aetate" si legge: "La Chiesa guarda con stima ai musulmani che adorano l'unico Dio misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra che parla agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai crediti di Dio anche nascosti, come si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benchè essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano come profeta e onorano anche sua madre come Vergine Maria e non mancano di invocarla con devozione. Inoltre essi attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà gli uomini per le loro azioni. I musulmani hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio con la preghiera, le elemosine e il digiuno. Se nel corso dei secoli dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare la mutua comprensione, difendendo e promuovendo insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà;


Durante e dopo il Concilio, nascono in seno alle chiese organismi al dialogo interreligioso; così Paolo VI fa istituire il segretariato per i non cristiani, per accogliere a Roma i pellegrini di ogni cultura e di ogni religione. E' sempre Paolo VI che spinge le autorità capitoline a permettere la costruzione a Roma della Grande Moschea di Monte Antenne, la prima in Italia: "La costruzione di un grande tempio islamico nella nostra città non può che aumentare il carattere sacro della nostra città". Lo stesso Papa moltiplicò i contatti con il mondo musulmano con importanti viaggi a Gerusalemme, in Turchia e in Uganda, durante i quali esaltò il valore del monoteismo islamico "Che adora il Dio unico e vero, il Dio vivente e supremo, il Dio di Abramo, l'Altissimo, il valore del culto e della morale" egli invita cristiani e musulmani all'emulazione spirituale e al promuovere insieme, a favore di tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà.
Nello stesso periodo la diplomazia vaticana allaccia relazioni diplomatiche con numerosi paesi a maggioranza islamica e promuove incontri con personaggi e delegazioni musulmani di tutto il mondo. Dal 1968 il Segretariato per i non cristiani invia a tutti i musulmani del mondo l'ormai tradizionale messaggio augurale di fine Ramadan, mentre dal 1974 si costituisce una commissione per i rapporti con l'Islam che con il pontificato di Giovanni Paolo II confluisce nel Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, i cui compiti sono lo studio oggettivo e scientifico delle religioni non cristiane; e in questo quadro partecipa a colloqui ufficiali con due organizzazioni musulmane, l'Accademia Reale di Ricerca della civiltà islamica in Giordania e la società mondiale della Da'wa in Libia, nonchè con numerose facoltà teologiche di Turchia. Giovanni Paolo II si mantiene fedele alla linea tracciata da Paolo VI e nel corso dei suoi viaggi ha riproposto e approfondito i temi essenziali già tracciati: i cristiani stimano i musulmani come credenti nell'unico Dio, fatto questo che rende cristiani e musulmani fratelli nella fede. "Questa fede ha radici comuni, bibliche e storiche in Abramo, nel quale abbiamo una parentela spirituale. Da sottolineare che Giovanni Paolo II nei suoi discorsi non cita soltanto la Bibbia ma talvolta anche passi del Corano; parla della preghiera come strumento di pace e invita i musulmani a partecipare alla preghiera universale delle religioni di Assisi. Il contributo maggiore che Giovanni Paolo II ha dato al miglioramento dei rapporti tra cristiani e musulmani si registra in due occasioni tragiche. Durante la seconda intifada di Palestina egli si schiera senza esitazioni a fianco del riconoscimento dei diritti del popolo palestinese contro l'aggressione portata da Ariel Sharon contro la Cisgiordania e in particolare contro Betlemme, sottoposta a un lungo e provocatorio assedio da parte dell'esercito israeliano. Di fronte alla sempre più chiara intenzione del Presidente americano George Bush di attaccare l'Iraq, prendendo a pretesto la tragedia dell'11 settembre nella quale il governo iracheno non ha alcuna dimostrata responsabilità, e inventandosi in maniera addirittura pazzesca la fandonia del possesso di armi di distruzione di massa, Giovanni Paolo II benchè ormai gravemente ammalato impegna le sue restanti energie nel tentativo di bloccare una guerra ingiusta e ammonisce Bush con parole solenni e ispirate tanto simili nel tono e nei contenuti a quelle degli antichi profeti: "Per la pace contro la guerra". Egli è profondamente consapevole che un nuovo attacco in nome dell'occidente contro un paese musulmano non potrà non produrre drammatici effetti negativi sulle numerose comunità cristiane che vivono nel medio oriente ma è anche consapevole che dal fanatismo dei fanatici fondamentalisti che circondano la presidenza degli Stati Uniti non potrà che trarre alimento l'aggressività omicida del terrorismo di Al-Qaeda. Per la verità fra l'atteggiamento di Paolo VI e quello di Giovanni Paolo II verso l'Islam, una differenza sostanziale c'è. Nei comportamenti del primo era dato intravedere oltre che rispetto anche una notevole quantità di sentimento "amichevole", legato alla consapevolezza dell'origine comune delle 3 religioni abramitiche; Giovanni Paolo II ha mantenuto il rispetto ma il sentimento amichevole è stato superato da considerazioni di realismo politico; non si può tacere sul fatto che non si è più parlato dello stesso destino di "salvezza" per i cristiani e per i musulmani, anche perchè all'interno della congregazione per la dottrina della fede del Vaticano si è affermata l'influenza teologica del cardinale Joseph Ratzinger, che ha ribadito con estrema fermezza che vi può essere salvezza solo per chi è dentro e si riconosce nella fede in Cristo come salvatore. Non è stato quindi positivo per le relazioni tra cristiani e musulmani il fatto che alla morte di Giovanni Paolo II sia diventato Papa, con il nome di Benedetto XVI proprio il cardinal Ratzinger, il quale ha inaugurato il suo pontificato con un grosso colpo vibrato proprio alla regola del rispetto. E' universalmente noto lo scivolone diplomatico che egli ha compiuto nel corso di una sua "Lectio Magistralis" tenuta all'università di Ratisbona dove gli è parso assolutamente normale parlare dell'Islam citando le parole dell'imperatore bizantino Michele Paleologo, impegnato nell'ultimo atto della lotta tra l'agonizzante impero e il nascente espansionismo dei turchi ottomani, ebbe a dire ad un rappresentante dell'Islam le seguenti parole: "Maometto ed il Corano, con le loro dottrine, hanno portato nella storia soltanto sangue". E' noto che davanti alle reazioni unanimi dei paesi musulmani e dei loro ambasciatori presso la santa sede, Benedetto XVI è stato costretto a scusarsi con la flebile scusa di essere stato frainteso: espediente al quale si ricorre nei rapporti internazionali quando qualche capo di stato o di governo la combina veramente grossa.
La mancanza di rispetto verso l'Islam Benedetto XVI ha avuto modo poi di riconfermarla in due successive occasioni.
La prima, dal carattere addirittura folkloristico si è avuta quando ha ritenuto un gesto dal grande valore d'immagine di battezzare in mondo visione il giornalista di origine egiziana Magdi Allam il quale, dopo aver abiurato la religione musulmana ha scritto, lui arabo, un provocatorio libro dal titolo "Viva Israele" proprio nei giorni in cui la seconda Intifada toccava il suo picco più sanguinoso ad opera di Ariel Sharon. Naturalmente Magdi Allam ha tratto vantaggi da questa spettacolare iniziativa papale, è diventato vice direttore del Corriere della Sera al quale è riuscito a imprimere un taglio accesamente anti islamico e poi ha ricevuto in premio l'elezione a deputato europeo dell'UDC. Pochi giorni dopo aver motivato pubblicamente la sua conversione al cristianesimo sostenendo che l'Islam è una religione che in linea di massima pratica l'odio e predica la guerra negando libertà religiosa nei paesi dove governa, in una trasmissione televisiva gestita da Gad Lerner è incappato nella sorridente polemica di un noto Imam di Milano il quale, gli ha chiesto: "Ma tu Magdi, dove ti sei laureato?" e Magdi ha dovuto rispondere che aveva conseguito la laurea in storia e filosofia all'Università dei Gesuiti di Alessandria d'Egitto. Sempre sorridendo l'Imam ha commentato: "Così in Egitto, paese musulmano all'80% ha un'Università gestita dai Gesuiti? Ma non vi viene negato ogni diritto alla libertà religiosa?". Magdi Allam e, indirettamente, chi l'aveva battezzato in mondo visione non hanno fatto una bella figura.
Il secondo caso più grave si è avuto in occasione della visita di Benedetto XVI alla Sinagoga ebraica di Roma dove si sono presentati in segno di pace e di rispetto all'incontro anche numerosi rappresentanti della comunità musulmana italiana, a cominciare dal Presidente della grande moschea di Roma. Il Rabbino capo di Roma  e il presidente delle comunità ebraiche italiane hanno salutato con estrema cordialità e ringraziato i rappresentanti musulmani per il loro segno di pace. Benedetto XVI gli ha provocatoriamente del tutto ignorati nella sua prolusione. Giovanni Paolo II, nello stigmatizzare le intenzioni di Bush  di aggredire l'Iraq con una guerra ingiustificata, o "giustificata" solo da inconfessabili interessi economici, aveva esplicitamente paventato che una guerra del genere avrebbe provocato gravi danni alle comunità islamiche del medio oriente e pacificamente inserite nei paesi islamici; e per sottolineare tale pericolo aveva ricevuto in udienza, alla vigilia dell'attacco americano su Baghdad, il vice presidente iracheno Tarek Aziz di religione cattolico caldea. Gli effetti temuti, purtroppo, si sono avuti nella tragica guerra civile seguita all'aggressione americana contro l'Iraq, con centinaia di migliaia di morti anche le comunità cristiane hanno subito attacchi sanguinosi, perdite e persecuzioni che stanno mettendo a rischio la loro sopravvivenza. Probabilmente anche la strage dei Copti avvenuta poco prima di Natale ad Alessandria d'Egitto rientra nel generalizzato aumento di influenza di Al-Qaeda in tutti i paesi di religione musulmana che avvertono sempre di più l'occidente come un nemico. Ma Benedetto XVI, rimasto quasi sempre silenzioso davanti alle stragi di musulmani perpetrate dai bombardamenti americani sulle città irachene e in molti casi su incolpevoli comunità afghane di gente semplice che stava festeggiando un matrimonio, ha dedicato quotidiani appelli e vibranti proteste domenicali contro le persecuzioni dei cristiani, scegliendo il metodo, giustamente stigmatizzato dall'Imam dell'università del Cairo, di usare nella condanna della violenza, due pesi e due misure. Scompaiono così, di fronte agli episodi eclatanti che abbiamo elencato, il peso dei rituali appelli al rispetto della libertà religiosa in Italia ivi compresa la libertà dei musulmani di avere luoghi in cui praticare la preghiera: anche perchè l'Italia, paese in cui ha sede il centro della Chiesa Cattolica, è l'unico paese europeo che, grazie anche ad un governo di cui è parte integrante il movimento razzista e islamofobo della lega nord, è l'unico paese d'Europa dove diritti fondamentali della persona e principi contenuti nella costituzione europea vengono più abbondantemente e diffusamente violati.

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