sabato 15 gennaio 2011







Nel ringraziare il Giornale di Vicenza per lo spazio riservato all'ipotesi di un'associazione che raccolga i cittadini italiani, per nascita o per naturalizzazione, di religione islamica, alla quale i promotori hanno significativamente dato il nome di "Associazione Art.19" e nel ringraziare anche la giornalista Chiara Roverotto che è l'autrice dell'articolo devo tuttavia fare alcune precisazioni:

I - Non sono il fondatore dell'associazione ma, più semplicemente, uno dei promotori di essa e uno degli estensori del suo provvisorio statuto. Chiarisco questo punto perchè talune voci, alle quali non voglio dare eccessiva credibilità e fondamento, mi hanno fatto arrivare l'incredibile notizia che sull'associazione, sul suo "fondatore" e persino sulla sua famiglia, gli organi di polizia (Questura e Digos) avrebbero chiesto informazioni assolutamente incongrue. Ripeto, non do fondamento alcuno a queste voci, che dovrebbero avere un effetto intimidatorio nei miei confronti. Chi mi conosce sa che non sono il tipo da "intimidirsi", comunque e ad ogni buon fine chi volesse richiedere informazioni congrue, legittime e motivate sui citati argomenti ha a disposizione il mio numero telefonico (0444/546659), il mio indirizzo (Contrà Pedemuro San Biagio 28, Vicenza) e ove non bastasse il mio sito web: www.domenicobuffarini.com;

II - Non sono il rappresentante della comunità islamica di Vicenza e neppure il suo portavoce. Capisco comunque che gli organi di informazione con i quali ho avuto sempre corretti rapporti e che ritengono di interpellarmi sulle novità riguardanti l'Islam a Vicenza o di dare spazio alle mie lettere di risposta alle più aggressive manifestazioni di islamofobia berica, abbiano automaticamente maturato la convinzione che funzioni del genere io le abbia. Non dipende da me se chi dovrebbe qualche volta prendere carta e penna o telefono per fornire informazioni sull'Islam o rispondere alle aggressioni epistolari contro di esso, ritiene inutile farlo perchè non si fida della stampa;

III - Il presente blog non esprime nessuna posizione "ufficiale", è puramente e semplicemente espressione del mio personale pensiero e della mia fede religiosa. Ritengo di gestirlo e di alimentarlo perchè il Corano, libro che esprime la voce di Dio, ha dato luce di verità e fondamento di ragione a tutto quanto ho appreso nel corso della mia vita e, in particolare ai miei studi di storia e filosofia, antropologia e diritto;

IV - Trovo assolutamente negativo il fatto che si giochi con le parole e si seguiti a considerare "centro culturale" un luogo nel quale i fedeli tengono la preghiera del venerdì dopo aver ascoltato il sermone di un imam. Posti di questo genere, nei paesi in cui esiste piena libertà religiosa, si chiamano MOSCHEE!; nasconderne l'identità e farle diventare semi clandestine equivale a rassegnarsi a una prevaricazione solo italiana imposta dalla presenza al governo di una forza politica xenofoba e islamofoba che in tutti i paesi europei viene tenuta accuratamente ai margini della vita politica e istituzionale. Accettare compromessi con "forze" di questo genere, invece di fare fino in fondo le battaglie giuridiche in sede di giustizia ordinaria e amministrativa è per un cittadino italiano di religione musulmana, forte di una apprezzata cultura giuridica, qualcosa di inaccettabile che mi farebbe sentire risucchiato da quella categoria che una sura del Corano etichetta come "Gli imboscati" o, in alternativa"I tiepidi". Io credo che sia dovere di ogni musulmano fare tutte le battaglie legali per affermare il pieno diritto alla libertà religiosa: di cui è anche contenuto l'ovvio principio che la moschea si chiama moschea.

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