martedì 11 gennaio 2011

STORIA DELL'ISLAM: LE CROCIATE

La Prima Crociata 
Nel Novembre del 1095, a Clermont in Alvernia (Francia), Papa Urbano II, Pontefice dal 1088, che si trovava nel paese transalpino per riorganizzare la Chiesa appena uscita da una grande riforma istituzionale e morale; alla fine di un concilio che aveva raccolto alcuni prelati della regione, tenne una breve predica rivolta alle aristocrazie militari della zona, esortandole ad accorrere in soccorso dei cristiani d'oriente minacciati da genti barbare venute dalla Persia. In effetti nel corso del secolo le tribù turche da poco convertite all'Islam, riunite sotto l'egemonia della tribù dei Selgiuchidi e provenienti dall'Asia centrale attraverso l'altopiano Iranico, avevano occupato i territori retti dal califfato Abbaside di Baghdad; diventati presto il nervo delle milizie musulmane di tutta l'area i Selgiuchidi avevano minacciato sia l'impero Bizantino sia il califfato Fatinide d'Egitto. Gli imperatori bizantini erano stati duramente sconfitti negli anni 70 ed erano stati costretti a ricorrere al servizio mercenario dei cavalieri pesantemente armati dell'Occidente specie Normanni; ma per la verità non avevano creato fastidi alle carovane di pellegrini cristiani che si recavano in visita ai luoghi santi della Palestina, e in particolare Betlemme e Gerusalemme.
L'intenzione originariamente del Pontefice a Clermont, come fu chiaro dopo qualche mese durante un concilio tenuto a Piacenza, era quello di convogliare verso l'oriente, in un servizio spiritualmente meritorio effettuato con eccezionali "indulgenze", di difesa della cristianità locale ed economicamente redditizio, i violenti cavalieri che infestavano l'Italia centro settentrionale, la Francia e la Germania occidentale con continue guerre private e che, con il disordine di cui erano protagonisti impedivano alla Chiesa di riorganizzare la società del tempo. 
L'appello di Clermont ottenne un successo inatteso, molto probabilmente non voluto in quelle dimensioni dal Papa. Mentre alcuni nobili accoglievano l'appello pontificio, l'Europa occidentale del tempo veniva percorsa da predicatori itineranti e spesso indisciplinati che predicavano la penitenza, predicavano l'avvicinarsi del Giudizio Universale e indicavano Gerusalemme come meta finale di una cristianità rigenerata. Il più famoso di questi profeti fu Pierre d'Amiens (Pietro l'Eremita). Dietro di loro si organizzarono orde di pellegrini inermi che si misero in marcia verso oriente e che in tempi e momenti diversi finirono con l'inseguire i gruppi armati che intanto convergevano su Costantinopoli e che da li spinti anche dall'imperatore di Bisanzio Alessio I, preoccupato per questi troppo numerosi e inattesi ospiti, procedettero verso l'Anatolia attraversandola tra il 1097 e il 1098. Raggiunta Gerusalemme, grazie anche all'elemento sorpresa la presero d'assalto e la conquistarono il 15 Luglio 1099. I cavalieri cristiani e la folla dei "pezzenti" che gli seguivano sottoposero la città al saccheggio e massacrarono l'intera popolazione musulmana ed ebrea. Uno dei principali capi dei cavalieri francesi allestì sulla spianata delle moschee dei grossi pentoloni pieni di olio bollente nei quali, sotto gli occhi dei genitori, vennero fritti vivi i bambini musulmani. La furia omicida dei "liberatori della città santa" era tale che tra i trucidati vi erano anche gli arabi cristiani, per lo più copti e armeni. La città venne quindi ripopolata con cristiani orientali, siriaci e caldei delle regioni circostanti: per un certo periodo infatti venne proibito a musulmani ed a ebrei di soggiornarvi e perfino di entrarvi.

Come i capi della spedizione si siano decisi a puntare su Gerusalemme resta un punto sul quale non si è mai fatta luce ed è molto probabile che essi si siano fatti trascinare dalla forza carismatica dei profeti che guidavano i pellegrini. Va fatto notare che l'impresa non era guidata da nobili o cavalieri di modesta origine anche molti di tale livello sociale fungevano da gregari. In realtà partirono dall'Europa anche grandi principi che sentivano che il loro spazio politico si era ridotto con la crisi del sistema feudale e preferivano cercare nuova fortuna altrove: i principali tra loro erano Raimond de Saint-Gilles Conte di Tolosa e Marchese di Provenza, Goffredo di Buglione Duca della Bassa Lorena, Roberto Conte di Fiandra, Roberto Duca di Normandia figlio di Guglielmo il Conquistatore Re di Inghilterra, Boemondo di Altavilla figlio di Roberto il Biscardo. 
Nessuno di loro aveva gran desiderio di tornare in Europa anche se alcuni poi lo fecero. La maggior parte decise di rimanere in Terra Santa e di ritagliarsi li nuovi domini; ma insorse l'esigenza di organizzare e inquadrare le nuove conquiste (che agli occhi dei cronisti musulmani contemporanei erano poco più che sporadiche scorrerie senza molta importanza). Sul piano giuridico le terre conquistate avrebbero dovuto essere restituite all'imperatore di Bisanzio poiché si trattava a territori appartenenti all'impero romani d'oriente, che i musulmani avevano conquistato durante il VII secolo. Ma nessuno aveva intenzione di farlo e venne usato immediatamente come alibi il fatto che i bizantini dal 1054 "scismatici rispetto alla Chiesa di Roma, e cioè ortodossi o copti. Tra i capi di quelli che si definivano "cruce signati" (una croce di stoffa sulle vesti era stata l'insegna con la quale si simboleggiava l'adesione all'invito papale) si fece strada l'idea di offrire la sovranità eminente delle nuove conquiste al Papa. Ma il Papa non poteva accettare una proposta che avrebbe scavato un irreversibile fossato tra lui e Costantinopoli, rendendo definitivo lo scisma. I principi, tra i quali nessuno voleva cedere ai concorrenti, stabilirono di dichiarare che le nuove conquiste erano da considerare terre della Diocesi latina di Gerusalemme e del suo patriarca custode e protettore politico-militare di Terra Santa. Per questo ruolo si elesse l'anziano e malato Goffredo di Buglione per evitare che l'Advocatus Sancti Sepulcri Chri fosse un personaggio troppo forte ed energico che avrebbe potuto imporsi alla loro volontà. Goffredo, infatti accettò con umiltà l'ufficio, rifiutando di essere incoronato re perché mai avrebbe potuto portare una corona d'oro dove Cristo era stato incoronato di spine. Goffredo sopravvisse alla nomina appena un anno e nel 1100 la carica era di nuovo vacante. Alcuni cavalieri per impedire che un potere eccessivo venisse assunto dal Patriarca con l'appoggio del Papa, chiesero al fratello di Goffredo, Baldovino Conte di Boulogne di accorrere a Gerusalemme. Egli raccolse l'invito ma ottenne dai principi "Franchi" quel che suo fratello non aveva ottenuto e cioè di essere incoronato re. Baldovino rifiutò. In quell'epoca non esisteva potere terreno che non fosse in qualche modo soggetto a un'autorità universale: o uno quella di uno dei due imperatori o quella del Pontefice romani. Ma il nuovo regno di Gerusalemme non era emanazione di queste volontà ecumeniche. Si trattava di una nuova e strana situazione giuridica: il regno nasceva come obbiettivamente Superiorem Non Recognoscens. In un certo senso, dalla prima crociata trasse origine fuori d'Europa la prima monarchia laica e moderna dell'Europa cristiana. Un vero paradosso.

La seconda Crociata
Tra il 1144 e 1146 la città armane di Edessa, che era stata conquistata da Baldovino di Buologne nel 1098 e che da ormai mezzo secolo risultava il primo principato "franco" di Terra Santa, venne presa, perduta e riconquistata da Inad Al-Din Zengi, governatore turco di Aleppo e Mozul, dipendente dal califfo Abbaside di Baghdad e dal suo consigliere protettore, il sultano turco Selgiuchide sunnita. La notizia fu un duro colpo per la cristianità occidentale oramai abituata a pensare al regno di Gerusalemme come all'oltremare latino ed europeo, al quale potevano serenamente accedere pellegrini e mercanti come ad un territorio familiare e sicuro, presidiato dalle navi delle città marinare italiane (Pisa, Genova e Venezia) e difeso saldamente daalla nuova originale istituzione della Chiesa di Roma, e cioè gli ordini religioso-militari, le Militiae (milizie).
Alla legittimazione di uno di questi ordini, l'Ordine dei Templari aveva potentemente collaborato il mistico circestense, considerato il maitre-à-penser della cristianità latina del tempo, Bernardo di Craiervaux. Grazie a lui Papa Eugenio III si lasciò convincere ad organizzare in appoggio ai franchi di Terra Santa una nuova Crociata, bandito con la bolla "quantum praedecessores" del 1 Marzo 1146. I partecipanti, anch'essi cruce signati, avrebbero ricevuto come quelli che erano partiti nel 1096 indulgenza plenaria e una serie di vantaggi spirituali e materiali. In tal modo si andò costruendo una sorta di legislazione canonica della Crociata intesa come pellegrinaggio armato di gente disposta al martirio. Bernardo predicò personalmente l'impresa, inquadrando e disciplinando pericolose spinte popolari, che anche in quell'occasione si erano manifestate per l'azione di predicatori itineranti sospettati di posizioni eretiche, che avevano approfittato anche di eventi naturali come eclissi, eruzioni vulcaniche e carestie, per sostenere il prossimo arrivo della fine del mondo e per incitare a ripulire la terra dagli infedeli a cominciare dalle comunità ebraiche, investite in tutta Europa da un'ondata impressionante di massacri.
A guidare l'impresa si lasciarono convincere i 2 re più potenti della cristianità d'occidente: prima il re di Francia Luigi VII, che partì accompagnato dalla moglie, la bella e potente Eleonora d'Aquitania, e da uno stuolo di nobili cavalieri e di gentili dame dai costumi non proprio morigerati; quindi Corrado III di Hohenstauffen, "Re dei romani", e cioè re eletto di Germania e in quanto tale candidato alla corona imperiale, che avrebbe comunque dovuto recarsi a Roma pellegrino per riceverla dalle mani del Papa. Per Bernardo la presenza e la guida dei massimi monarchi di occidente era garanzia di disciplina e simbolo dell'unità di tutti i cristiani d'occidente sotto la salda guida del Papa. Le colonne germaniche e francesi, marciarono libere dal peso di pellegrini inermi, percorsero la via militare attraversando i Balcani accettando l'invito dell'imperatore bizantino Manuele Comneno. Ruggero d'Altavilla, Re di Sicilia, cercò di convincere il sovrano francese a raggiungere la sua isola e di là la Terra Santa via mare: era infatti sua intenzione utilizzarne l'appoggio contro i suoi principali avversari, i bizantini, e per rafforzare il Principato di Etiopia di cui era in quel momento signore un parente. Al contrario re Corrado imparentato con l'imperatore bizantino contava di sostare a Costantinopoli per rafforzare la sua alleanza con la corte imperiale di Costantinopoli; e il Papa confidava che ciò sarebbe servito per appianare lo scisma.
Con la colonna tedesca forte di circa 20 mila uomini viaggiava un giovane principe poco più che ventenne, Federico Duca di Svevia, nipote di re Corrado egli si distinse già nei Balcani presso Adrianopoli, combattendo valorosamente e spietatamente contro gli attacchi di gruppi di briganti. In Tracia una tempesta distrusse gli accampamenti e solo il padiglione del giovane Duca di Svevia rimase in piedi: un particolare che un suo colto biografo non mancò di interpretare come segno di elezione divina.
Federico si distinse poi durante il fortunoso attraversamento dell'Anatolia nell'autunno 1147 durante il quale emersero tra tedeschi e francesi segni di reciproca antipatia, destinati a produrre in futuro molti frutti avvelenati.
La seconda crociata si risolse in un fallimento per la rivalità dei suoi capi e per le pessime scelte di re Luigi di Francia che si logorò in un inutile assedio alla città di Damasco, trascurando che l'emiro della città era avversario del governatore turco e avrebbe potuto essere un utile alleato. A tutto ciò vanno aggiunti i tradimenti coniugali della regina Eleonora che coprirono di disonore il marito. Al principio del Settembre 1148, comunque Corrado con il suo seguito, dopo una breve visita a Gerusalemme salpò dal porto di Acri, passò le feste natalizie a Costantinopoli e rientrò in Germania.
40 anni dopo il quasi 70 Federico da 33 anni imperatore romano-germanico, diventato famoso come Federico Barbarossa, riprese il cammino verso la Terra Santa ritenendolo suo dovere in quanto primo sovrano della cristianità. Gerusalemme era caduta nell'Ottobre 1187 nelle mani del sultano del Cairo e di Damasco, Salah Al-Din (Saladino), del quale si parlava in Europa con terrore e ammirazione. Il 27 Marzo l'imperatore presenziò nella cattedrale di Magonza a una solenne cerimonia religiosa ("Corte di Gesù Cristo"). Egli lasciò vuoto il trono imperiale, e il legato apostolico lesse la bolla pontificia "Audita tremendi" dopodiché il sovrano pronunciò solennemente il suo voto di pellegrinaggio insieme al primogenito Federico di Svevia. La reggenza durante l'assenza del sovrano venne assunta dall'altro figlio Enrico, re dei "romani" e cioè di Germania e di Italia (documenti in parte falsi parlando dei rapporti diplomatici segreti tra Federico di Svevia, il Saladino e persino con il "Vecchio della Montagna" capo della cosiddetta setta degli "Assassini" una radicale setta musulmana che praticava su commissione omicidi mirati).
L'esercito crociato imperiale venne convocata a Ratisbona il 23 Aprile 1189 e partì l'11 Maggio successivo, scegliendo ancora una volta la via di terra attraverso i Balcani. L'itinerario dell'armata tocco Vienna, Gratz, Belgrado, Nish, Sofia e Filippopoli dove fu necessario entrare con le armi in pugno. Durante il viaggio i rapporti con l'impero bizantino al punto che Federico I pensò di sferrare un vero e proprio attacco contro Costantinopoli. Lo scontro frontale venne evitato ma ormai non era più il caso di passare per Costantinopoli perchè l'imperatore d'oriente non l'avrebbe permesso. Si negoziarono quindi le navi necessarie per trasportare le truppe attraverso i Dardanelli, manovra che venne completata verso la fine dell'inverno. Le offerte di amicizia del sultano d' Icogno vennero considerate infide e la sua capitale venne conquistata il 18 Maggio del 1190. Con l'aiuto dei principi armeni Federico decise di passare la catena montagnosa del Vallo; ma lì attraversando l'alto corso del fiume Salef, Federico venne travolto dalle acque.

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