lunedì 15 novembre 2010

Colpa, peccato e responsabilità nell'Islam

Un filosofo arabo vissuto nella Baghdad del Califfo Harum-Al-Rashid scrisse circa 1000 anni fa che "la conoscenza richiede sempre smarrimento e sforzo, ma è la sola strada che aiuta a comprendere e a vivere in pace, perchè si teme sempre ciò che non si conosce".
I mutamenti avvenuti in gran parte del mondo ci impongono così di elaborare per conoscere l'altro perchè ormai ogni nazione ha "l'altro in casa". C'è chi lo rifiuta e si rifugia nell'ignoranza della xenofobia e nella viltà aggressiva del razzismo; c'è, per fortuna, chi si dispone non solo a tollerarlo, ma anche ad apprezzarlo e a riconoscere che molta della sua identità culturale è simile alla nostra e ha contribuito, a volte, a determinare la nostra identità e a costruire la nostra cultura.

Partiamo così da uno dei punti centrali dell'Islam e, in particolare, dalla morale islamica.
Nella II Sura del Corano, nei versetti dedicati alla creazione dell'essere umano (Adamo), si legge: "Abita, tu e tua moglie, in questo giardino dove potete mangiare quel che c'è a comodo vostro, ovunque vogliate. Soltanto, non vi avvicinate a quell'albero, perchè cadreste nell'errore!". Ma Iblis (il demonio), con l'inganno, lo convinse a disobbedire, e Allah fece decadere Adamo ed Eva dalla felice condizione in cui si trovavano: "scendete!" disse Allah. "Scendete sulla terra dove i vostri discendenti saranno nemici tra loro. La terra sarà la vostra dimora, ma su di essa vivrete per un tempo limitato". Ma Allah è clemente e misericordioso e perdonatore; e poichè Egli aveva creato Adamo con la sua compagna come creature elette e fornite del desiderio di conoscenza al punto che aveva ordinato agli Angeli di inchinarsi davanti a loro, Egli li perdonò e consegnò loro le Parole (i Comandamenti) alle quali sarebbe stato obbligato ad obbedire, e la Fede che suggellava il loro nuovo patto (Islam).
"Scendete sulla terra dove riceverete da me la nuova direzione e chi la seguirà non nutrirà paure, nè sarà rattristato; solo coloro che non crederanno in me e riterranno falsi i miei segni, saranno condannati a un supplizio eterno ed umiliante".
Su Adamo il Corano ritorna in molte altre Sure, che ribadiscono che Allah perdonò quell'errore iniziale; e, consapevole della sua onniscenza, che l'uomo con la sua debolezza sarebbe potuto cadere nuovamente nell'errore ed essere fuorviato da Iblis e dalle sue lusinghe, inviò sempre dei Profeti per ricondurre il fuorviato alla fede nel Creatore e "alla retta via di chi ha ricevuto le sue grazie" (I Sura).
Adamo ed Eva ebbero una numerosa discendenza che dette vita a tribù, nazioni, popoli, tutti eguali tra loro davanti a Dio, senza distinzione di colore e di lingua. Agli uomini Allah fece attestare: "non sono io il vostro Signore? ... e l'umanità rispose per bocca di Abramo: "Certo, noi lo attestiamo. Tu sei l'unico Dio e noi abbiamo Fede in te e non avremo altro Dio all'infuori di te ("La Illah Ila Allah")".
A questo punto ci preme mettere in evidenza alcune questioni essenziali della fede islamica:

1 – Non vi è traccia nel Corano di una espressione che faccia concepire l'errore iniziale di Adamo come un "peccato" originale, che avrebbe marchiato con una maledizione divina non solo il peccatore, ma tutti i suoi discendenti. Di peccato originale, per la verità non si parla neppure nella Torah: in essa si legge che Adamo ed Eva vennero scacciati dall'Eden e vennero condannati a morire e soffrire; ma non si lascia mai intendere che un Salvatore li redimerà;
2 – L'idea della colpa che si trasmette collettivamente ai discendenti di un peccatore con il principio che è al centro dell'etica islamica: la responsabilità è personale e diretta, e personale e diretto è il perdono che Dio, clemente e misericordioso, accorda al colpevole;
3 – In forza del patto originario con Dio, la cui essenza è la Fede, l'uomo è fondamentalmente buono, nasce innocente e la Fede nell'unico Dio che gli ha dato la vita è intrinseca alla sua natura. L'umanesimo islamico è fondato sull'innocenza e sulla fede originaria dell'uomo che fino all'età della coscienza e della ragione, è una creatura in armonia con il creato, come gli uccelli e gli animali; ed è la partecipazione e la sottomissione all'ordine della Creazione che precede la sottomissione della coscienza e della volontà alla volontà di Dio;
4 – Secondo l'Islam esiste nel cuore di ogni essere umano un'aspirazione naturale verso il trascendente ("Fitra"); e la dimensione spirituale fa parte della struttura della coscienza umana ed esiste nel cuore di ognuno. La Fede, in tal modo, non è un sentimento che si aggiunge alla ragione ma la precede e la illumina. Essa può essere "velata" od offuscata ma con l'aiuto di Dio e grazie alla fiducia in lui e nel suo amore può essere svelata o rivelata;
5 – Nello svelamento e nella rivelazione Dio si serve degli Inviati ("Rasul") o profeti ("Nabis"): da Abramo, che ha sostenuto nel suo pieno rigore che vi è un unico Dio, creatore dei mondi e signore della vita; a Mosè cui Dio ha consegnato le parole del patto originario o "Tavole della Legge"; a Gesù, figlio di Maria, che Dio ha rafforzato "con lo Spirito di bontà e di santità e con la parola che resuscita i morti, monda i lebbrosi e ridà la vista ai ciechi"; fino a Muhammad, cui Gabril ha dettato il Corano, che contiene "i segni che mettono un sigillo definitivo alla rivelazione divina".

E' stato autorevolmente affermato che l'Islam è una religione senza teologia, perchè non è lecito disquisire sulla struttura e sulla natura di Dio, così come è vietato ritrarne l'immagine, come fanno gli idolatri con i loro idoli; ma è una religione ETICA, che si fonda sulla responsabilità individuale e sulla fiducia in Dio, mai sulla colpevolezza o colpa presunta. Per questo l'Islam è una religione ottimista che si basa sul rapporto personale e diretto tra uomo e Dio, non mediato da figure sacerdotali o da aiuti sacramentali: "te invochiamo, a te chiediamo soccorso, perchè tu ci conduca sulla strada di quanti ricevono la tua grazia".
Le sole pratiche religiose "autorizzate" sono quelle prescritte dal Corano (i pilastri della Fede): la preghiera giornaliera ("Salat"), di cui particolare importanza assume la preghiera del venerdì, nella quale l'intera comunità dei fedeli ("Umma") si ritrova; l'imposta sociale per i poveri ("Zakah"); il digiuno nel mese di Ramadan; il pellegrinaggio alla Mecca ("Hagg"). Ognuno di questi adempimenti segue regole precise per essere accettate da Dio e richiede totale dedizione in chi lo esegue.
Per tutto il resto, la morale in senso lato può essere così enunciata: TUTTO E' PERMESSO, SALVO CIO' CHE E' ESPLICITAMENTE PROIBITO. Il campo delle proibizioni è molto ristretto e la creatività umana ha un campo di espressione estremamente esteso. Ciò ha permesso all'Islam dei primi secoli di raggiungere l'apogeo in campo giuridico, scientifico, culturale e artistico. Del resto il Corano incoraggia i musulmani ad essere intraprendenti, creativi e curiosi; gli scienziati sono completamente liberi nelle loro ricerche perchè le loro scoperte rivelano all'umanità i segreti del creato. Nell'Islam non vi è mai stato qualcosa che assomigli al rogo di Giordano Bruno, e al processo a Galileo Galilei.
La mortificazione della carne, l'ascetismo, la penitenza, il monachesimo non sono assecondate nell'Islam, che non accetta un ideale religioso che porta al rifiuto della famiglia e concepisce gli esseri umani come creature nate per soffrire e per portare una propria "croce".
D'altra parte non tutto ciò che è proibito riveste la medesima gravità: l'Islam distingue tra "Kobair", il peccato gravissimo che viola le frontiere di Dio e cioè i comandamenti, dai "Donub", le violazioni che Dio perdona grazie alla preghiera e all'adempimento degli altri precetti:
A – La prima categoria di peccati è quella costituita dalla violazione dei comandamenti contenuti nella XVII Sura:
1 – "Allah è l'unico Dio. Non associarlo perciò ad un altro Dio per non trovarti abbandonato. Dio comanda che non serviate che Lui. Non fate dell'unico Dio tre dei, padre, figlio e spirito santo";
2 – "Allah ordina che trattiate con amore i vostri genitori, sia che uno di essi, sia che entrambi raggiungano presso di voi la vecchiaia. Non dite mai "uffa" e non li prendete a male parole, ma rivolgete loro parole affuttuose. Abbassa umilmente davanti a loro le ali, trattateli con misericordia e invoca il creatore: "O mio Signore, sii misericordioso con i miei genitori, come essi sono stati misericordiosi con me quando mi hanno allevato fanciullo". E' significativo come nell'Islam la relazione di amore e di carità verso i genitori e, in particolare verso la madre ("la persona più importante che esista") venga al secondo posto subito dopo l'affermazione della Fede nell'unico Dio;
3 – "Da al parente ciò che gli è dovuto, e così anche da al povero e al ramingo, ma non essere scialacquatore. Se ti trovi a dover rimandare dì loro una parola benevola. Non tenere la mano legata al collo ma non distenderla troppo fino a farla finire nell'indigenza". Il che equivale al dire "sii generoso ma non eccedere in prodigalità.
4 – Il secondo, il terzo e il quarto comandamento sottointendono che è doveroso amare la propria famiglia, i genitori, i bambini e il coniuge. L'amore tra coniugi e il loro rapporto è sacro agli occhi di Allah: "Tra i segni di Dio vi E' che ha creato per voi delle spose, affinchè troviate la calma interiore e un rifugio. Egli ha stabilito tra voi legami di tenerezza e di misericordia (Corano XXX, 21)... e la possibilità di donarvi nel talamo il piacere naturale. Le spose sono una veste per gli uomini e gli sposi sono una veste per le loro spose". Per questo Dio ha ordinato di non commettere "fornicazione": (rapporto sessuale fuori del matrimonio) perchè essa rende peccaminoso il sesso che è invece un dono di Allah. "La fornicazione è turpe perchè crea dolore, disordine e spesso violenza".
5 – "Non uccidete i vostri figli per paura della miseria. Dio provvederà a loro e a voi. L'ucciderli è un gravissimo peccato. Non uccidete le persone perchè Dio ha proibito di uccidere se non vi è un giusto motivo. Al curatore della vendetta di chi sia stato ucciso ingiustamente Dio ha dato il potere del taglione: ma che egli non ecceda nel condannare a morte e sarà aiutato ad avere giustizia".
6 – "Non frodate e non mentite e riempite la giusta misura quando misurate e fate giusti pesi";
7 – "Non seguite ciò di cui non avete conoscenza. L'udito, lo sguardo, il cuore: di tutti questi dovrete rendere conto;
8 – "Non camminate sulla terra con violenza, perchè non riuscirete a trapassare la terra da parte a parte, nè a raggiungere l'altezza delle montagne.
Chi non segue questi comandamenti è detestato da Allah per la sua malvagità.

Nel Corano, oltre alla esposta elencazione è dato incontrare la condanna di altri comandamenti come l'empietà contro i profeti e i loro "segni" (la Thorà, i Vangeli e, in specie il Corano), l'ipocrisia, condannata in ben quattro sure, l'usura e la frode di ogni tipo e il venir meno alla parola data.
Vi sono poi oltre ai peccati gli atti illeciti, consistenti nella violazione degli obblighi e dei divieti che il Corano pone a carico di ognuno per preservare la purezza rituale nella preghiera e l'integrità della mente e del corpo. Vi sono così gli obblighi delle abluzioni rituali, il divieto di bere bevande alcoliche e quello di assumere droghe o di mangiare cibi impuri (ad esempio la carne di maiale).
Nella quotidiana lotta contro il male o Grande "Jihad", alla fede, alla preghiera e al rispetto dei precetti, Allah ha fornito ad ognuno la possibilità di compiere azioni individuali ispirate a carità e misericordia: tali l'insegnamento a chi non sa, il dar da mangiare agli affamati e il da bere agli assetati, il vestire gli ignudi, il consolare agli afflitti, il visitare gli infermi e il seppellire i morti. Sono importanti per essere graditi a Dio il nutrire buone intenzioni, la ricerca del sapere, il rispetto per la vita e per l'onore. Vi sono poi le virtù personali che costituiscono altrettanti scudi contro il male e contro le tentazione di Iblis: la castità, l'umiltà, la verecondia, la pazienza, la generosità, la perseveranza, la giustizia e la prudenza.
Vi sono invece vizi individuali che sono altrettante armi fornite ad Iblis nella lotta contro il male: l'ambizione, la superbia, l'avarizia, l'ira, l'invidia, l'ostentazione, l'avidità, la curiosità invadente e la lussuria.

Amare i genitori, i figli, il coniuge e i parenti in specie i bambini, non deve mai mettere in secondo piano l'amore verso Dio e deve coordinarsi con la responsabilità verso il prossimo e verso l'intera umanità: il razzismo è per l'Islam una grave malattia dello spirito.
Il musulmano deve trovare sempre l'equilibrio tra gli amori e la fratellanza verso i propri simili.
La prova della fede in Dio non può consistere nel fuggire dal mondo, ma è, al contrario la vita del mondo nutrita ed armata dalla coscienza dei propri limiti. Non c'è nell'Islam l'idea di porre un termine alla vita sessuale come non vi è l'idea di porre un termine alla vita sociale. L'idea centrale è di vivere con la coscienza delle proprie responsabilità, dominando la propria persona esaltandone le virtù e reprimendone le tendenze verso i vizi.
In questo cammino c'è il lavoro per la spiritualità che mira a dare vita intensa al soffio divino che è in ognuno di noi. L'Islam esige un impegno quotidiano che è anche alla base della vita sociale e di partecipazione e che cerca di ispirarsi al modo di vita del Profeta considerato "L'uomo perfetto".
Non vi sono immagini che rappresentano il Profeta. La tradizione antica ci riporta che egli non rideva mai in modo sguaiato e arrogante, ma sorrideva, scherzava, si divertiva, giocava molto spesso e non trascurava mai di mettere a proprio agio quanti erano in sua compagnia. Si distaccava dal quotidiano con la meditazione e il raccoglimento, ma mostrava serenità e gioia nella fraternità, semplicità nel voler bene, convivialità, umorismo dignitoso e gioviale.
All'età di 63 anni il Profeta chiese alla diletta sposa Aishya di poggiare il capo sul suo seno. Poi convocò i suoi compagni più fedeli e disse loro: "Fratelli, io sento che l'Angelo della Morte sta per venirmi a prendere. Sto per morire". I compagni scoppiarono in lacrime ma egli gli consolò con queste parole: "Cari fratelli voi non dovete piangere. Io non solo posso morire, ma devo morire perchè sono soltanto un uomo e quindi mortale. Ma questo deve rallegrarmi perchè significa che solo Dio è eterno e immortale".
Il Profeta pronunciò allora i sigilli della Rivelazione: Non tagliate gli alberi; non maltrattate gli animali; se qualcuno vicino a te trema per il freddo, dagli il tuo mantello. E che la Pace sia con Voi. Dice il Corano: "Cerca, con i beni che Allah ti ha elargito la dimora ultima e non dimenticare di fare la tua parte in questo mondo. Sii benefico ad imitazione di Allah, e non corrompere la terra che egli ha creato per le sue creature".

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