martedì 23 novembre 2010

LA DONNA NELL'ISLAM

Largamente diffusa in occidente è la convinzione secondo la quale la donna musulmana è maltrattata, segregata e disprezzata. In realtà l'Islam ha dato alla donna, sia sul piano spirituale e religioso sia su quello socio-comunitario, uno "status" che non è stato eguagliato da nessun altra società umana almeno fino ai giorni nostri.

I - Sul piano spirituale la donna è considerata dall'Islam come una creatura eguale in tutto e per tutto all'uomo. Dice il Corano (Cor. IV, 1):
"O uomini! Temete il vostro Signore che vi ha creato da un solo essere e che da esso ha creato la sua sposa, e che fece nascere dalla loro unione un gran numero di uomini e donne".
Nell'occidente cristiano, nel medioevo, numerosi filosofi e teologi si interrogavano per sapere se una donna avesse un'anima o se potesse sperare di avere accesso in paradiso: "Non è forse lei l'origine del male sulla terra? E non è ella forse associata al serpente?". Così Agostino di Ippona escluse che la donna avesse un'anima, mentre Cirillo di Alessandria, responsabile del feroce supplizio inflitto dai suoi fanatici seguaci ad Ipazia, eccelsa matematica e filosofa neoplatonica, scrisse in una sua opera apologetica che gli ha guadagnato il titolo di sapiente della chiesa, che "alla donna non si doveva insegnare nè a leggere nè a scrivere per non aumentare la sua pericolosità di complice del demonio".
Nel VII secolo, il Corano afferma invece l'origine comune dell'uomo e della donna, e la loro identità spirituale: la donna è responsabile dei suoi atti e lei sola dovrà renderne conto davanti a Dio: "In verità non lascio che vada perduta l'opera di chi agisce bene, uomo e donna che sia. Voi uomini e voi donne siete gli uni degli altri" (Cor. III, 195). "Certo Dio assicurerà una vita beata ad ogni credente, uomo o donna che compia il bene" (Cor. XVI, 97).
"Sì, quelli che sono sottomessi a Dio e quelle che sono a lui sottomesse, i credenti e le credenti, gli uomini pii e le donne pie, gli uomini sinceri e le donne sincere, gli uomini pazienti e le donne pazienti, gli uomini e le donne che temono Dio, fanno l'elemosina e rispettano il digiuno di Ramadan, gli uomini casti e le donne caste, gli uomini e le donne che invocano spesso il nome di Dio, il Signore ha riservato perdono e magnifica ricompensa" (Cor. XXXIII).
Nel contesto di una società meccana in cui la donna svolgeva un ruolo più che secondario, è sorprendente trovare nel Corano una sura intitolata col nome di una donna, Miriam, un nome che viene menzionato 34 volte nel Corano: "E gli Angeli dissero: "O Miriam! Dio ti ha eletta, ti ha purificato e ti ha elevato la di sopra delle donne dei mondi". E fu così che la madre di Gesù divenne per i musulmani un modello di purezza e di santità".

II - Sul piano comunitario l'Islam ha compiuto una vera e propria rivoluzione culturale e sociale nell'indicare chiaramente quale deve essere, nella società umana, il ruolo delle figlie, delle spose e delle madri:

A -  Le figlie. Nell'Arabia pre-islamica esisteva un costume barbarico che consisteva nel seppellire vive le neonate per paura della povertà: la bambina veniva infatti considerata una bocca in più da sfamare, ma, soprattutto la nascita di una figlia era considerata una vergogna. L'Islam ha abolito questa pratica condannandola severamente:
"Quando si annuncia ad un uomo la nascita di una figlia, il suo volto si adombra egli soffoca, si tiene in disparte lontano dalla gente, a causa della disgrazia che gli è stata annunciata. Conserverà egli questa bambina nonostante la sua vergogna o la seppellirà nella sabbia? E il suo giudizio non è forse detestabile?" ... "Il giorno del giudizio verrà chiesto alla neonata sepolta viva per quale colpa sia stata uccisa... Ma nessuno potrà dare giustificazione di questo omicidio".
Anche con i suoi atteggementi personali il Profeta non ha perduto occasione per contrastare i giudizi degli Arabi contro le bambine e le donne. Così, ad esempio egli usava effettuare la preghiera del venerdì portando su di sè la nipotina Umama. L'erudito Al-Fakihami nel commentare questo giusto, afferma: "E' come se la segreta intenzione del Profeta nel portare Umama fosse di metter fine all'abitudine degli Arabi di detestare le bambine. Essendo la preghiera l'atto più nobile del musulmano, quale modo migliore per far comprendere agli Arabi il posto di gran valore che d'ora in poi le loro figlie dovevano occupare nei loro cuori?". In più occasioni il profeta raccomanda ai genitori di non mostrare una preferenza per uno dei figli a discapito degli altri: essi debbono essere giusti sotto ogni aspetto con i maschi e con le femmine "Colui che ha una figlia, non la insulta e non favorisce il figlio maschio a suo vantaggio, Dio lo farà entrare in paradiso come uomo giusto" (Ahmad Ibn Hanbal).
Maschi e femmine hanno diritto allo stesso amore, occorrerà attendere dieci secoli perchè questa equità, che nell'ambito famigliare pone ogni figlio allo stesso livello degli altri, sia realizzata in occidente. Fino al XVII secolo, infatti, era considerato normale avvantaggiare un figlio, generalmente primogenito. Come esempio ci basta ricordare la tragica storia di Gertrude condannata a farsi monaca come racconta ampiamente il Manzoni nel suo romanzo I Promessi Sposi.

B - La sposa. Nell'Islam la tenerezza e la misericordia sono la base della vita coniugale: "Tra i segni di Dio vi è che Egli ha creato a partire da voi stessi, per voi delle spose affinchè trovaste presso di loro la calma e un rifugio. Egli ha stabilito tra voi legami di tenerezza e misericordia ed ha aggiunto a questo la possibilità di scambiarsi nel talamo il piacere naturale. In tutto ciò vi sono segni certi di Dio per tutti coloro che hanno ragione" (Cor. XXX, 21).
Il legame d'amore è reciproco e l'uomo e la donna sono assolutamente indispensabili l'uno all'altro per realizzare un'unione armoniosa che garantisca il pieno sviluppo di ciascuno. La donna, dunque, non è un oggetto di cui l'uomo dispone senza alcun riguardo. E' un essere umano la cui sensibilità è certa ed è un rifugio per l'uomo così come l'uomo è un rifugio per lei: "Siano le donne una veste per voi uomini e voi uomini siate una veste per le donne" (Cor. II, 187).
Il Profeta ha dichiarato: "Il più perfetto dei credenti è colui che ha il migliore carattere e migliori fra voi sono coloro che le loro donne giudicano i migliori ... comportatevi quindi con gentilezza nei confronti delle vostre spose" (Cor. IV, 19).
La legge islamica precisa che non si può far sposare una donna senza il suo consenso. Ibn Abas riporta che una giovane donna si recò in visita dal Profeta dichiarandogli che suo padre voleva assolutamente costringerla al matrimonio. Il Profeta le disse: "Spetta a te la scelta di rifiutare o di accettare. Nessun padre ha il diritto di costringere una donna al matrimonio".
Ciò avveniva nel VII secolo, mentre in Europa è solo molto di recente che si comincia a riconoscere alle donne questo diritto.
Nell'Islam la donna può avere proprietà, può stipulare contratti, effettuare commercio e scambi. "Agli uomini spetta una parte di ciò che si saranno guadagnati, e alle donne spetta una parte di quello che si saranno guadagnate" (Cor. IV, 32).
Una volta sposata la donna musulmana resta proprietaria dei suoi averi; essa è libera di disporre dei suoi bene come meglio crede; ed è in questo contesto che vanno lette le regole islamiche relative all'eredità. Se l'uomo ha l'obbligo giuridico di provvedere ai bisogni materiali della sua famiglia, mentre la donna dispone liberamente della sua fortuna senza renderne conto al marito, è ovvio che a quest'ultimo spetti una parte più importante delle eredità: "Quanto ai vostri figli, Dio vi ordina di attribuire al maschio una parte equivalente di quella di due femmine" (Cor. IV, 11). Bisogna inoltre far presente che nell'Islam la dote è a carico del marito. In realtà non si tratta di una dote vera e propria ma di una specie di "salario d'onore": una sorta di risarcimento che il marito versa a sua moglie, e non ai suoi genitori come riparazione per ciò che il matrimonio può rappresentare di oneroso per lei. La donna, infatti, detenendo una personalità giuridica completa, può godere in modo pieno ed esclusivo dei suoi beni, sui quali nè i suoi genitori nè suo marito hanno alcun diritto, nemmeno quello di esserne informati.
L'Islam autorizza la donna a ricoprire diverse funzioni sociali: nutrice, istitutrice, insegnante, infermiera e medico. Esso ritiene tuttavia che il ruolo più importante della donna sia all'interno della famiglia, anche se nulla le impedisce, in caso di assoluta necessità, di cercare un lavoro retribuito. Nella società islamica, peraltro il lavoro femminile alle dipendenze di terzi non è una regola generale perchè l'Islam, in quanto religione naturale, ha assegnato alla donna un ruolo sociale corrispondente alla sua natura. Anche se si può parlare di eguaglianza di diritti tra l'uomo e la donna, ciò non deve impedire di tener conto delle differenti funzioni dei due sessi:
"Esse hanno diritti equivalenti ai loro doveri, conformemente alla buone consuetudini. Gli uomini hanno però una preminenza su di esse" (Cor. II, 228).
L'uomo ha diversi caratteri vantaggiosi rispetto alla donna: la forza fisica, la resistenza lavorativa e la facoltà di prendere decisioni maggiormente ponderate. La donna, invece, è dotata di acuta sensibilità e di fine intuizione; queste sono qualità corrispondenti alla sua funzione naturale, che consiste nell'allevamento dei figli e della capacità di far fronte in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione alle più essenziali capacità della vita. All'uomo compete quindi il ruolo di capo famiglia:
"Le donne sono a carico degli uomini e sotto la loro direzione in ragione dei vantaggi che Dio ha accordato agli uni rispetto alle altre e in ragione delle spese che essi sostengono che essi sostengono per il loro mantenimento" (Cor. IV, 34).
E' all'uomo che incombe la responsabilità finanziaria della coppia ed è dunque normale che egli assuma la direzione della famiglia. Sarebbe tuttavia sbagliato pensare che il marito, nella famiglia musulmana, si possa comportare un tirannico dittatore. L'Islam insiste sull'utilità delle consultazioni famigliari, che devono precedere qualsiasi decisione riguardante l'avvenire della coppia e dei figli.
Può accadere che la vita coniugale diventi intollerabile e che i coniugi non riescano a riconciliarsi. Come estrema soluzione l'Islam permette il divorzio. La donna come l'uomo ha il diritto di chiedere una separazione; e tuttavia il Profeta ha detto: "Tra tutte le cose permesse, quella più detestata da Dio è il divorzio".
E' per questo che la separazione è relativamente rara in terra musulmana: è nella comunità occidentale che il numero dei divorzi è triplicato negli ultimi 20 anni e un matrimonio su 3 finisce con una separazione. Le cause di questa disgregazione di questa cellula famigliare sono molteplici e qui, per ovvi motivi di brevità sottolineiamo il fatto che l'Islam impone obblighi che riducono le libertà e gli arbitri individuali. All'uomo viene chiesto di provvedere ai bisogni della sua famiglia, di lavorare e di dare ai suoi famigliari il meglio di se. Il dovere di fedeltà gli impedisce le avventure extra-coniugali. La donna, in quanto custode del focolare si consacra al suo sposo e ai suoi figli; ed è da questa comune rinuncia che nasce la fiducia che lega la coppia.
Una società che privilegia i valori edonistici e un individualismo estremo ci guadagna in permissività e può vantare piaceri egoistici: essa invita si alla liberazione dei costumi e autorizza un'illimitata libertà sessuale ma perde la nozione di fiducia reciproca tanto necessaria alla conservazione della coppia.
L'Islam ritiene che il ruolo naturale della donna consista nell'instaurare e nel mantenere l'unità della cellula famigliare. Se la donna si impegna invece al di fuori dell'ambito che le è proprio ne risultano conseguenze negative per tutta la famiglia.
Quanto ai bambini, essi sono le prime vittime delle situazioni di rottura o, più semplicemente di scarsa presenza materna. Senza la presenza costante della madre durante i primi 5 anni di vita i bambini subiscono disturbi psicologici. Pur essendo utile l'asilo non può sostituire il ruolo naturale della madre. I bambini non hanno bisogno soltanto di latte, di vestitini e di giocattoli ma soprattutto dell'amore e della tenerezza che solo la madre può dare.

C - LA MADRE
Il Corano ordina all'uomo di essere buono con sua madre e con suo padre:
"Il tuo Signore ha decretato che non adorerete altri che Lui. Egli ha prescritto la bontà nei confronti dei genitori. Se uno di loro, o entrambi giungono alla vecchiaia presso di te, non dir loro "uffa!" non li respingere, rivolgi loro parole rispettose. Inclina verso di loro con bontà, l'ala delle tenerezza, e dì: "Mio Signore! Sii misericordioso nei loro confronti, come essi lo sono stati con me quando mi hanno allevato da bambino"
(Cor. XVII, 23-24).
Questa raccomandazione riguarda soprattutto la madre:
"Noi abbiamo dato raccomandazioni all'uomo riguardo ai suoi genitori: ma sua madre l'ha portato di travaglio in travaglio e da essa è stato svezzato dopo 2 anni. Sii riconoscente ai tuoi genitori come a Me"
(Cor. XXXI, 14).
"Noi abbiamo raccomandato all'uomo la bontà nei confronti del padre e della madre. Ma sua madre l'ha portato e partorito con grande fatica. Dal momento del concepimento fino a quello del suo svezzamento sono trascorsi 20 mesi di fatica" (Cor. XVIL, 15).
Abù Hurayra riporta una habith del Profeta:
"Un uomo venne a trovare il Profeta e gli chiese: "O Messaggero di Dio, chi tra la gente merita di più che io sia per lui un buon compagno?" il Profeta rispose: "Tua madre". L'uomo chiese ancora: "E dopo di lei chi?" e il Profeta rispose: "Tua madre". Egli ripetè :"E poi chi?" il Profeta rispose: "Tua madre". L'uomo ripete la domanda e il Profeta rispose: "Tuo padre".
Come riporta Al-Moghira il Profeta ha detto: "Dio ha proibito la disobbedienza alle vostre madri, il rifiuto di pagare i vostri debiti e il fatto di seppellire vive le bambine appena nate".

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