domenica 21 novembre 2010

ISLAMOFOBIA: UNA MAL RIUSCITA MESCOLANZA DI IPOCRISIA E DI IGNORANZA

E' di ieri la notizia, anticipata da autorevoli fonti vaticane, che è in corso di pubblicazione un libro-intervista di Papa Benedetto XVI. Le novità più importanti per i mezzi di informazione italiana riguardano la più che timida apertura del pontefice all'uso del profilattico come mezzo di prevenzione dell'AIDS; un certo rilievo è stato dato anche alla questione del burqa che, con una considerazione abbastanza ovvia, il pontefice ha riconosciuto essere una facoltà lecita se la donna che lo indossa non è costretta a farlo.
Silenzio pressochè assoluto sulla affermazione oggettivamente più rilevante fatta dal Papa: e cioè che i musulmani che risiedono nel nostro paese hanno il pieno diritto di esercitare liberamente e dignitosamente il loro culto nelle loro moschee. Attendiamo ansiosamente di raccogliere i commenti che qualche esponente del clero, anche vicentino e investito di responsabilità pastorali, farà a queste ultime affermazioni papali. Chissà se sentiremo ancora "inviti alla prudenza" sulla questione delle moschee che finirebbero con il dare una fisionomia eccessivamente islamica alle nostre città o potrebbero funzionare come luoghi di reclutamento per malintenzionati convocazioni terroristiche, data la coincidenza che vi è nell'Islam tra religione e politica?
Siamo anche curiosi di vedere come gli esponenti leghisti che hanno imbracciato come un'arma da guerra il crocefisso e hanno ritenuto di costruire su questo tipo di attività il loro fervore di veri cattolici, concilieranno le parole papali con i regolamenti anti-moschea varati da comuni come Arzignano o gli innumerovoli episodi, quasi tutti oltre ogni limite di illegalità con i quali sindaci ed esponenti leghisti hanno impedito alle comunità musulmane di avere luoghi di culto in cui pregare. Sotto questo aspetto nutriamo un particolare interesse nei confronti del Comune di Milano, che conta 130.000 residenti di religione musulmana e neppure una moschea degna di questo nome, talchè i musulmani sono stati in più occasioni costretti a pregare sui marciapiedi, suscitando le reazioni legalitarie dell'ex presidente della Provincia di Milano, il diessino sig. Penati: a dimostrazione che l'islamofobia non è deplorevole esclusiva di questa o quella parte politica, ma si dipana come un verme insidioso in più direzioni, trovando favori non soltanto tra i sedicenti ultras cattolici, ma anche tra gli ex seguaci del materialismo storico. Che la islamofobia goda di un ampio spettro di simpatie e di adesioni è dimostrato anche dagli esempi più insospettabili: ci capitò, non molto tempo fa di leggere sulla pagina riservata a un valoroso giornalista come Giorgio Bocca, di cui, pure abbiamo sempre ammirato la coerenza partigiana di combattente antifascista, le seguenti gentili parole riservate ai musulmani e, in particolare, agli arabi: "solo dei buonisti come gli italiani possono credere alle profferte pacifiste di macellai sanguinari come i musulmani...". Giorgio Bocca, evidentemente, dimentica il milione e mezzo di morti che gli algerini hanno pagato per la loro indipendenza dai francesi, i centomila morti pagati dai libici contro il fascismo, e il milione di morti iracheni delle due guerre del golfo; senza dimenticare le centinaia di migliaia di vittime e i milioni di profughi del popolo palestinese. Naturalmente accenniamo appena alla tortura usata come mezzo ordinario di interrogatorio dai parà francesi in Algeria, il caso recente di Abù Ghraib in Iraq, il rapimento nostrano dell'Imam milanese Omar da parte dei nostri servizi segreti e passando il canale di Otranto e inoltrandoci nell'ex Jugoslavia, il tentativo di genocidio condotto da forze congiunte serbo-croate contro i musulmani di Bosnia: solo a Sebrenica, sotto gli occhi vigili dei caschi blu olandesi, ne sono stati ammazzati settemila, mentre circa ventimila sono stati vittime dei cecchini a Sarajevo. Gli stupri di massa usati come arma da guerra contro le donne bosniache da parte di serbi e di croati vanno ricollegati all'indole pacifica, aliena da ogni usanza macellaia di certe popolazioni "cristiane".
Non manchiamo mai di stupirci per l'enfasi prolungata che viene dedicata dai mezzi di informazione italiani quando gli autori di un delitto sono persone provenienti da paesi di religione musulmana. Così il caso del padre pakistano che ha sgozzato la figlia che rifiutava il matrimonio combinato ha occupato le pagine dei giornali e i servizi televisivi per diverse settimane, al pari del caso del padre marocchino che ha tagliato la gola alla figlia fuggita di casa per andare a convivere "more uxorio", con un giovane italiano che in 3 anni non aveva trovato il tempo per andare a parlare con i genitori della ragazza; o infine allo stesso modo dell'ultimo caso più recente del marito che ha ammazzato la moglie a colpi di mattone perchè sosteneva le ragioni della figlia che rifiutava anch'essa un matrimonio combinato (la ragazza è stata ridotta in fin di vita dal fratello). Circostanza notevole di rilievo è il fatto che a poca distanza dal luogo dell'omicidio del marocchino (Pordenone) un marito italiano ha ammazzato a coltellate la moglie e ne ha  fatto a pezzi il cadavere. La notizia ha occupato lo spazio di brevi trafiletti su qualche giornale mentre l'efferato delitto del marocchino musulmano è stato l'occasione di pubbliche manifestazioni con fiaccolata organizzate dai leghisti. Giova ricordare che nello spazio temporale di due anni che separa i delitti dei due pakistani in Italia mariti, ex-mariti, amanti, ex-amanti, fidanzati, ex-fidanzati hanno ammazzato con modalità svariate 186 donne: ma nessuno si è mai sognato di dire che si trattava di delitti a sfondo religioso. La polemica corriva che di continuo viene condotta contro l'Islam per il trattamento riservato alle donne merita comunque una risposta più articolata ed esaustiva: è quanto ci proponiamo di fare con i prossimi post che saranno dedicati tutti alla condizione della donna nell'Islam, quale risulta dal testo sacro del Corano, dalla storia e dal costume dei diversi paesi di religione musulmana. Per evitare polemiche troppo aggressive cercheremo di limitare al minimo i confronti con la condizione femminile nell'occidente non solo ai giorni d'oggi ma anche a quelli di ieri.

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