A dimostrazione della natura velleitaria della cosiddetta Road Map verso la pace basta scorrere la lista dei suoi componenti: gli Stati Uniti d'America con il loro presidente George Bush Jr. si è distinto nei mesi immediatamente successivi alla sua avventurosa elezione per il suo totale disinteresse verso la questione mediorientale. Ciò è equivalso a un disco verde per ogni iniziativa di Sharon. Dopo l'11 Settembre, quando è apparso necessario assicurarsi la benevola neutralità dei paesi arabi cosiddetti "moderati" nella proclamata guerra contro il regime afghano e in quella non ancora confessata contro Saddam Hussein, Bush ha anzi offerto lo zuccherino dell'intenzione di riconoscere uno stato palestinese indipendente assicurando gli sforzi del governo americano in tal senso. Naturalmente erano solo parole. Quando in consiglio di sicurezza dell'ONU, di fronte all'aggravarsi della spirale attentati/rappresaglie che ha caratterizzato il biennio della seconda Intifada, si è discussa la possibilità di inviare in medio oriente una forza internazionale di interposizione sotto Egda ONU, il rappresentante americano ha posto il veto:
1 - l'81° in sessanta anni di storia delle Nazioni Unite e il 55 a favore di Israele
2 - Mentre la Russia è stata invitata solo proforma, anche perché in medio oriente, dopo gli esploit alcolistici del presidente Eltsin, il medio oriente non conta più nulla, l'Unione Europea non ha mai espresso una posizione in qualche misura autonoma dalle menzogne israeliane: agli occhi di quasi tutti i governi europei Israele è l'unica democrazia del medio oriente, e i suoi abitanti sono i discendenti dei sopravvissuti all'Olocausto; e anche chi è più digiuno di storia sa che almeno la seconda "storia" è una favola contraddetta dai fatti: la stragrande maggioranza degli abitanti di Israele è di origine russa, nord africana e americana; i pochi sopravvissuti alla Shoah, fino al 1966 dovevano nascondere ai loro neo concittadini israeliani il tatuaggio impresso dai lager nazisti: "Siete stati dei vigliacchi! Vi siete fati macellare come agnelli, senza difendervi!" commentavano molti cittadini israeliani. "Ma noi non piegheremo la testa a eventuali nuovi carnefici, anche a costo di provocare la terza guerra mondiale".
3 - A rendere del tutto incredibile il piano di pace della Road Map vi è infine la condizione di quelle che dovrebbero essere le parti contraenti e cioè il governo israeliano e l'autorità nazionale palestinese.
Per quanto riguarda il primo partner va sottolineato che fino al 2006 il capo del governo israeliano è stato Ariel Sharon, il quale ha approfittato della seconda Intifada per seminare di rovine le città della Cisgiordania e Gaza, per sterminare, accusandoli di essere "terroristi", gli agenti della polizia palestinese e persino i vigli urbani, per incarcerare migliaia di palestinesi con l'accusa di "complicità col terrorismo"; e con tale pretesto sono stati cancellati dalla scena politica quelli che avrebbero potuto costituire una nuova credibile leadership della Palestina araba.
Per quanto riguarda l'autorità palestinese, essa è stata oggetto di una manovra a più largo raggio da parte di Sharon. Il primo anello della strategia israeliana è stato quello di togliere ogni residuo prestigio ad Arafat accusato a più riprese di essere la versione palestinese di Al Qaida e di Osama Bin-Laden. Sharon ha più volte rifiutato di riprendere trattative di pace fino a che il vero ispiratore degli attentati anti israeliani potesse essere il suo interlocutore: "Non tratterò mai con quel criminale in Kefiah!". Più volte Sharon ha auspicato che Arafat morisse in qualche incidente, salvo consumare nei suoi confronti uno di quelli omicidi mirati in cui è specialista il Mossad. Sharon ha persino progettato di deportare Arafat per farlo ricoverare in qualche ospedale straniero col pretesto di curare il suo morbo di Parkinson. Nel 2003 il povero Arafat è stato costretto a cedere una parte del suo ben magro potere ad un primo ministro "gradito" agli israeliani, che è stato individuato nella persona del mite e inoffensivo Abu Mazen.
Poi è venuto il colpo finale nelle elezioni per il rinnovo della assemblea legislativa dell'autorità palestinese contro tutte le aspettative non ha vinto Al-Fatah, anche perché nel frattempo Arafat era morto, ma il temibile movimento di Hamas che ha addirittura surclassato i seguaci di Abu Mazen nella Striscia di Gaza e si è impadronito nella città di tutte le leve del potere amministrativo e delle forze di sicurezza. In questo modo Sharon ha favorito una sostanziale divisione in due parti di ogni potenziale stato palestinese indipendente: la Cisgiordania, governata dai moderati alla Abu Mazen saldamente sotto controllo israeliano; Gaza, mostruosa città di oltre un milione di abitanti e con la densità di popolazione più alta del mondo, libera di cuocersi nel suo brodo di fame, disoccupazione, assedio strettissimo e blocco di ogni rifornimento di cui si è reso complice anche il regime egiziano di Mubarak.
Nel 2006 Sharon è stato messo fuori combattimento da un ictus che lo ha ridotto a un vegetale, al suo posto ha assunto la direzione del governo israeliano l'incolore Hehudi Olmert il quale si è ben guardato dal modificare la politica del predecessore e di avviare soltanto per finta la famosa Road Map verso la pace. Gli insediamenti "colonici" in Cisgiordania hanno seguitato a moltiplicarsi, fino ad interessare la zona immediatamente confinante con Gaza. Il dirigente di Hamas si erano impegnati a non compiere atti ostili nei confronti del territorio israeliano se per 6 mesi almeno gli insediamenti non fossero ripresi. Di fronte allo gnorri israeliano i loro militanti hanno cominciato a lanciare quasi inoffensivi missili Kassam sulla parte meridionale del territorio israeliano, con una violenza tale che in 6 mesi sono riusciti a provocare 3 vittime, di cui 2 nomadi beduini. Nel frattempo Olmert aveva voluto mostrare i muscoli cercando di invadere la parte meridionale del Libano da dove, con ben altra efficacia partivano gli attacchi e i missili di hezbollah, il movimento filo iraniano degli sciiti libanesi, che hanno inflitto all'esercito israeliano una sonora sconfitta nonostante i bombardamenti a tappeto con i quali gli aerei con la stella di David hanno semidistrutto numerose città del Libano. Per rifarsi della brutta figura Olmert ha così scatenato un criminale attacco contro la Striscia di Gaza. L'operazione, denominata "Piombo Fuso" ha provocato nella città 1535 vittime e un numero imprecisato di feriti, quasi tutti amputati perché colpiti dalle schegge delle bombe al fosforo, vietate dalle convenzioni internazionali, sganciate sulla sventurata città. La flotta israeliana ha imposto un blocco navale totale che impedisce ai palestinesi di Gaza anche di avvicinarsi al mare per pescare. Le condizioni di vita della città sono inimmaginabili e hanno sollecitato la solidarietà internazionale di organizzazioni umanitarie di numerosi paesi. La piccola flotta destinata a portare aiuti alimentari alla stremata popolazione è stata intercettata nella acque internazionali dalla marina israeliana: una nave turca è stata abbordata e i militari israeliani hanno provocato 11 morti.
Ultimissima: l'elezione di Obama aveva fatto sperare in una modifica della politica americana sulla questione israelo palestinese. Il contraltare alla elezione di Obama è stata la nomina a primo ministro israeliano del ben noto Benjamin Netanyahu il quale ha provocatoriamente ignorato il ripetuto invito del governo americano a sospendere gli insediamenti delle colonie ebraiche in Cisgiordania. Due giorni fa il governo israeliano ha dato il via alla costruzione di un complesso di 290 appartamenti nella parte araba di Gerusalemme, suscitando l'indignata reazione del segretario generale dell'ONU. Il consiglio di sicurezza riunito d'urgenza, ha approvato all'unanimità con un solo voto contrario un ordine del giorno che intimava a Israele di sospendere il progetto. Il voto contrario con annesso esercizio del potere di veto, è stato espresso dal rappresentante statunitense alle Nazioni Unite. E l'86° in sessanta anni.
I servi degli americani esibiranno sui loro giornali di "oscillazioni della politica americana in medio oriente".
L'Europa si esibirà nelle sue rituali giaculatorie sulla necessità che le parti tornino al tavolo dei negoziati e, magari tornerà a proporre l'invio di osservatori esterni, per evitare nuovi scoppi di violenza; è certo, comunque che si rassegnerà a pagare ogni aumento del prezzo del petrolio. C'è però una variante rispetto al passato i paesi arabi non seguiteranno a fare quello che hanno sempre fatto: proclami, proteste e sostanziale acquiescenze alla politica israelo americana. L'intero mondo arabo si sta liberando di despoti corrotti, reucci da burla e sceicchi pronti a ogni gioco. I popoli con un grande passato e con un retaggio di antiche civiltà prima o poi si ridestano e impongono le ragioni della storia: e allora "In nome di Dio Misericordioso e Clemente la giustizia verrà!" e Israele non potrà aspettarsi molto dai suoi vicini.
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