domenica 13 febbraio 2011

IL POPOLO EGIZIANO HA VINTO!

Non credo che nella storia moderna ma forse neanche in quella passata, l'Europa ha potuto assistere allo spettacolo di 2 milioni di cittadini di un paese che scendono nelle piazze disarmati, resistono giorni e giorni agli assalti sanguinosi della polizia di regime, resistono ai ripetuti attacchi della teppa reclutata dal potere e costringono alla fine un dittatore trentennale a togliere il disturbo e a mollare il trono che, grazie al saccheggio delle risorse del suo paese, gli ha fruttato una ricchezza valutata in sessanta miliardi di dollari, imboscata nelle banche di tutto il mondo, in gigantesche operazioni immobiliari e in commerci speculativi di ogni tipo. Il prodigio, se così vogliamo chiamarlo, è riuscito al popolo egiziano: un popolo di cui si dimentica una storia millenaria che è stata forse uno dei punti di partenza di quella che si è soliti chiamare la civiltà umana; un popolo che ha seguitato ad essere nei secoli più bui dei medioevo europeo, un faro di cultura e di scienza grazie ad una delle più antiche università della storia e in virtù della potenza creatrice sprigionata dall'Islam. A questo popolo i boriosi colonizzatori europei, francesi prima e inglesi poi, pretesero nella seconda metà dell'800 di imporre un dominio coloniale mascherato dietro la parola "protettorato e, successivamente una monarchia corrotta e vorace il cui ultimo re fu per un decennio il protagonista delle gozzoviglie che i potenti di ogni tipo amavano consumare in Italia nella fantasmagorica Via Veneto di Roma. E fu dall'Egitto, che sia pure fra molti limiti, partì negli anni 50' il primo grande moto di riscossa del mondo arabo che portò alla liberazione del Marocco e della Tunisia, alla vittoriosa rivoluzione algerina (costata un milione di morti), al rovesciamento delle monarchie asservite allo straniero della Libia e dell'Iraq. Alla testa di quel movimento di riscossa vi fu, pur con tutti i suoi limiti, il colonnello Gamal Abd Al-Nasser, protagonista di quel processo che ricevette il nome di panaradismo nazionalista o del cosiddetto "socialismo arabo". Poi Nasser subì un'irreparabile sconfitta nella guerra dei sei giorni combattuta contro Israele e fu schiantato dal dolore nell'assistere al tragico spettacolo dei palestinesi massacrati a migliaia dal piccolo, sanguinario re di Giordania Hussein. Dopo di lui il potere passò nelle mani di un altro capo militare, Anwar Sadat, di cui si ricorda l'asservimento della politica egiziana agli interessi statunitensi in Medio Oriente: fu Sadat a siglare la pace separata con Israele, quasi sicuramente sotto la guida abile e cinica di Henry Kissinger, segretario di stato americano; e fu sempre Sadat ad offrire agli occhi dell'oppresso popolo palestinese il triste spettacolo di un capo di stato arabo che baciava e abbracciava con un sorriso servile sulle labbra un assassino come Menahem Begin già capo dell'Irgun diventato primo ministro israeliano. Sadat ricevette in coppia con Begin il premio nobel per la pace, ma alcuni patrioti egiziani non gliela perdonarono e lo giustiziarono, mentre la lega araba espulse dal suo seno l'Egitto.
Fu al suo posto che assunse un potere di fatto dittatoriale una figura che gli stessi suoi protettori occidentali definirono scialba e priva di qualità: quell'Osni Mubarak che, protetto da una polizia segreta spietata e torturatrice e da un regime di stato d'emergenza privo di ogni giustificazione che in questi giorni è stato cacciato a furor di popolo, grazie anche al sostegno responsabile delle forse armate egiziane, che qualcuno ha avuto la spudoratezza di definire "colpo di stato": ma, ammettiamolo è veramente originale un colpo di stato che si consuma mentre dieci milioni di persone festeggiano in tutte le città d'Egitto, e giù a sud fino al più profondo delle campagne del Nilo, agitando centinaia di migliaia di bandiere riversandosi nelle strade con in braccio i figlioletti in tenera età e adottando come motto lo stesso che ha guidato Barack Hussein Obama alla vittoria nelle elezioni presidenziali americane: "Yes, we can!".
Non più tardi di qualche mese fa l'occidente si stracciò le vesti di fronte alla persecuzione dei cristiani in Egitto, perchè una mano armata non si sa da chi aveva consumato un efferato massacro con 24 vittime davanti a una chiesa copta di Alessandria d'Egitto.
Ve lo ricordate Benedetto XVI ripetere con voce accorata in tre successivi "Angelus" domenicali di come fosse in atto da parte dei musulmani una persecuzione anti cristiana? Anche a questa falsificazione il popolo egiziano ha dato una meravigliosa risposta di fratellanza e di tolleranza inter religiosa. Nel venerdì di preghiera celebrati in piazza dai musulmani, a proteggere la folla inginocchiata dagli attacchi omicidi dei malviventi prezzolati da Mubarak c'erano i cristiani copti; e quando la domenica erano questi ultimi a recitare nella piazza le loro preghiere, erano i musulmani a difenderne l'incolumità. Le avete viste, cinici teorizzatori dello scontro di civiltà e delle guerre di religione , le bandiere egiziane mostrare al mondo la mezzaluna e la croce unite su un'unica bandiera? E di cosa andate cianciando squallidi profeti di sventura di cui colpisce la totale ignoranza mescolata all'abissale malafede, sul pericolo che l'Egitto possa replicare quant'è avvenuto in Iran?
Un fantasma agita in questi giorni i sogni di quanti hanno dovuto fare buon viso a cattiva sorte di fronte alla vittoria della rivoluzione senza armi del popolo egiziano: i Fratelli Musulmani, presentati come una sorte di succursale di Al-Qaeda, che può essere manovrata dallo sceicco del terrore, il saudita Osama Bin Laden. E allora parliamone di questi terribili fratelli.


Dal punto di vista storico i Fratelli Musulmani sono un'organizzazione dell'integralismo islamico sorta in Egitto nel 1928 ad opera di Hassan Al-Badmah. Richiamandosi a una rigorosa applicazione dei concetti coranici nella vita individuale e nell'organizzazione sociale i Fratelli Musulmani propugnavano un ritorno all'originale purezza islamica (quella che aveva caratterizzato la città di Medina sotto il governo diretto del Profeta Muhammad e dei primi quattro califfi considerati "I Compagni Ben Guidati" dello stesso Profeta). In questo ambito essi si battevano contro ogni contaminazione con la cultura occidentale considerata corruttrice ed estranea ai valori dell'Islam: a voler fare un parallelismo esplicativo si potrebbe dire che il loro rigorismo era accostabile al rigorismo dei Giacobini durante la Rivoluzione Francese; e questo spiega perché i Fratelli si diffusero soprattutto nella piccola borghesia artigianale e fra i professionisti, soprattutto nelle città.
Sotto il profilo politico i Fratelli Musulmani portarono avanti una radicale opposizione alla dominazione coloniale britannica, che si estese ovviamente alla casa regnante d'Egitto, sostanzialmente succube nei confronti della Gran Bretagna: ciò spiega perché uno degli argomenti più usati nella propaganda contro di loro vi fu quello di essere simpatizzanti dei regimi fascisti e del nazismo.
Quando l'Egitto giunse all'indipendenza essi tentarono di condizionare l'azione dei governi secondo i loro programmi: e questa, chiaramente è una caratteristica che i Fratelli Musulmani hanno in comune con tutti i partiti, anche occidentali che sono l'opposizione, tanto più radicale quanto più le forze di governo di contraddistinguono per la loro corruzione e per la loro incapacità.
Quando in Egitto gli alti ufficiali dell'esercito guidati da Nasser rovesciarono re Faruk con un colpo di stato i Fratelli Musulmani furono in qualche modo una base di consenso di massa nei confronti della svolta nazionalista e anti occidentale del golpe; fu solo quando Nasser impresse una svolta autoritaria al suo potere che essi divennero violentemente ostili nei confronti del dittatore, di cui, oltretutto non condividevano una "laicità" abbastanza simile a quella di Kemal Pascia Ataturk in Turchia. Nel 1954 una frangia autonoma dei Fratelli Musulmani fu accusata di aver architettato un attentato per eliminare Nasser, circostanza questa che fornì a quest'ultimo di dichiararli movimento anti nazionale e di metterli fuori legge, anche se godevano dell'appoggio politico di almeno della metà della popolazione urbana d'Egitto.
Morto Nasser e salito alla presidenza Amwar Sadat, ne avversarono politicamente le aperture all'occidente e contestarono con durezza quelle ad Israele. La firma degli accordi di Kant David, che portarono alla pace tra Egitto e Israele, essi intensificarono i loro attacchi fino ad organizzare l'attentato nel quale venne ucciso lo stesso Sadat (Ottobre 1981).
Pur colpiti dalla durissima repressione governativa (migliaia di essi finirono nelle prigioni e, consegnati alla polizia segreta vennero sottoposti a efferate torture e non di rado andarono ad ingrossare il numero degli "scomparsi", i Fratelli Musulmani mantennero largo seguito nel paese anche quando Mubarak assunse il potere dittatoriale. La loro principale attività fu quella di organizzare manifestazione di massa anti governative che, naturalmente vennero considerate in occidente come iniziative destabilizzanti del potere del loro fedele alleato. Nonostante tutto negli anni 80', oltre che in Egitto e in Siria i Fratelli Musulmani risultavano attivi nell'intera area medio orientale e in Libia. Favoriti dal diffondersi del fondamentalismo religioso, che, del resto era stato sempre un elemento distintivo della loro identità, i Fratelli Musulmani, dai primi anni 90' hanno sempre affermato la loro visione anti europea e anti americana soprattutto in coincidenza durante le due guerre contro l'Iraq, anche se essi non avevano alcun rapporto con il nazionalismo socialista di Saddam Hussein. Una critica serrata essi cominciarono a rivolgerla anche nei confronti di Arafat e dell'OLT (Organizzazione per la liberazione della Palestina) dopo che questi aveva fermato nel 1993 i primi accordi con Israele. L'accusa di essere gli ispiratori del movimento di Hamas, praticamente maggioritario nella striscia di Gaza non ha molto fondamento; e ancora meno ne ha l'accusa di essere gli ispiratori di Hezbollah (il Partito di Dio), formato dagli sciiti libanesi e sostenuto invece dall'Iran.
In realtà le accuse non espresse ma fondate che gli occidentali dovrebbero rivolgere ai Fratelli Musulmani sono essenzialmente due:
1 - La prima accusa riguarda il ruolo reale che essi hanno svolto nei 30 anni del regime di Mubarak: grazie al loro carattere di confraternità i Fratelli Musulmani hanno organizzato una fitta rete di strutture assistenziali nei confronti dei ceti più poveri della popolazione egiziana; particolarmente importante è stata la loro lotta contro l'analfabetismo di massa che caratterizza il sotto proletariato urbano e le masse dei contadini;
2 - L'altra accusa dovrebbe essere quella di essere dei coerenti musulmani: per un' Europa largamente scristianizzata o "mondanizzata" il fatto che una forza politica tragga aspirazione e forza dalla fede religiosa dei suoi sostenitori è Tout Court, "fondamentalismo estremista potenzialmente terroristico", anche se non esiste la sia pur minima prova che i Fratelli Musulmani abbiano rapporti con la rete di Al-Qaeda.
Non va neppure sottaciuto che la corrente fortemente maggioritaria dei Fratelli Musulmani sostiene una tesi estremamente pericolosa per i sostenitori della globalizzazione di marca occidentale e capitalistica: si sostiene infatti da parte loro che i principi di giustizia e di solidarietà presenti nel Corano non sono affatto incompatibili con un mondo moderno dominato dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dal razzismo e dall'eurocentrismo.
In sostanza i Fratelli Musulmani sono pericolosi agli occhi dell'occidente perché sono ARABI DI RELIGIONE ISLAMICA, niente affatto succubi rispetto a un clero che nell'Islam sunnita non esiste. Quanto alle accuse di voler riprendere la guerra contro Israele (come ha lasciato intendere Simon Peres), va solo ricordato che in Palestina la parte che non ha mai cessato la guerra di aggressione, di occupazione militare e di oppressione è proprio lo stato di Israele.


Voglio concludere queste osservazioni sugli eventi egiziani richiamando l'attenzione dei connazionali su una circostanza: i milioni di manifestanti anti Mubarak non si sono mai abbandonati durante la loro lotta a saccheggi, furti, assalti ai negozi e agli alberghi; tutte le loro manifestazioni sono state improntate alle regole della non violenza e dell'autodifesa. Il giorno in cui sono state annunciate le dimissioni di Mubarak, migliaia di giovani e di meno giovani manifestanti hanno proseguito la loro rivoluzione armati di scope e di detersivi per pulire la grande piazza Tahir.

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